Blog di Dante Paolo Ferraris

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Effetto fotografia anni 80

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Bob MarleyMi è recentemente capitato di ritrovare qualche vecchia foto degli anni 80, quando poco più che diciottenne, appena rientrato dal servizio militare obbligatorio mi sembrava di essere pronto alla conquista del mondo.
Mi accomodo sul divano con le fotografie in mano, accendo una vecchia radio, ancora dotata di riproduttore di cassette musicali e faccio partire la musica da una vecchia musicassetta contenente "Out there on my own".
Quanto tempo è passato da allora, quante cose sono cambiate, eppure mi sembra ieri. Come un film lascio correre la mia mente, i miei ricordi mentre sfoglio le fotografie stampate su carta Kodak.
Non sapevamo cosa era il telefono cellulare, noi ragazzi non avevamo la più pallida idea che cosa fosse internet. Dotati di una manciata di gettoni telefonici, tenuti nel borsellino per evitare che bucassero le tasche dei pantaloni giravo il mio piccolo mondo, spesse volte fatto di strade sterrate di campagna o delle piccole vie di paese percorse a piedi o in bicicletta, talvolta raggiungevo perfino la città, sia in bici o con il motorino. Avevo un Issimo, color arancione della Fantic Motor.
Ricordo il banco di scuola ricoperto di formica azzurra o verdognola, col buco per il calamaio che non abbiamo mai avuto, andavo a scuola con i libri e quaderni trattenuti da cinghie elastiche. Mia madre che mi faceva l’uovo sbattuto alla mattina prima dell’interrogazione, sollecitandomi a ripassare la lezione. Indossavo in inverno un cappotto Loden verde in uso fino alla fine anni settanta e poi l’Eskimo blu operaio e le magliette Fruit of the loom d’estate. Gli stivali Camperos erano uno di quei capi di abbigliamento maggiormente agognati da tutti i ragazzi. La merenda era fatta con pacchetto di crackers, normalmente con l'interno tutto sbriciolato o da una piccola merendina con la glassa di zucchero: il Buondì della Motta. I miei giochi e divertimenti erano il flipper a piano inclinato, ascoltare musica dagli ultimi jukebox, in cui introducevi una moneta per scegliere il disco di vinile, giocare a pallone, con le porte improvvisate, fare lunghe passeggiate tra i campi intorno a casa. Mi piace ricordare com’era divertente spalmarsi il Vinavil sulle mani per poi togliere la pellicina. La biro bic era usata come cerbottana per sparare chicchi di riso o pallini di carta inumiditi con la saliva. Le palline clic clac erano i tormentoni estivi come il frisbie. D’estate, nei cortili, si giocava a tirarsi secchiellate d’acqua e lanciare alle ragazze palloncini riempiti con l’acqua gelata. Guardavo con invidia il compagno di scuola a cui dopo lo scrutinio gli veniva regalato dai genitori la moto Caballero della Fantic Motor, rigorosamente rossa, oppure la Vespa 50 della Piaggio.
Si attendeva di poter andare alla festa del paese sugli autoscontri, oppure sui seggiolini volanti ma comunemente chiamati "calcinculo", la pesca del pesce rosso con le palline e le partite di calcio Scapoli contro Ammogliati.
Il pane e prosciutto a merenda e il latte caldo la sera con il pane inzuppato.
Potendo avere un’automobile tutta mia, acquistata con i miei primi risparmi e in parte donata dai miei genitori, una splendida Fiat 131 rossa, ovviamente acquistata già usata, potevo percorrere le strade della mia provincia e conoscere nuovi posti. In auto una vecchia autoradio, sempre accesa, mi permetteva di ascoltare le prime radio locali: radio Cosmo, radio Alessandria International, radio Gamma, Radio West e Teleradiocity che fu anche la prima TV della nostra provincia, nata nel 1977, dove scorreva l’hitparade di quegli anni con "Cicale" di Heather Parisi, "Gioca Jouer" di Claudio Cecchetto, " Maledetta primavera" di Loretta Goggi ecc
Per televisione ricordo gli spot pubblicitari: Cynar con Ernesto Calindri seduto in mezzo all’incrocio, la pubblicità della Girella della Motta con lo slogan "la morale è sempre quella fai merenda con la girella", le pentole Lagostina, con il personaggio animato "La linea" ed ancora lo spot col martello della Plasmon.
In pochi minuti sfogliando le foto e ascoltando "five o'clock in the morning" dei Village people mi sono volati gli anni più belli della mia vita.
In televisione potevi vedere "I fumetti-tti a puntate-te in tivù" con il detective Nick Carter e i suoi assistenti Ten e Patsy, a presentare le loro avventure sulle tracce di Stanislao Stravinsky, e quelle dei "colleghi a cartoni animati". Dai membri del "Gruppo TNT", eterogeneo gruppo di agenti segreti, sempre in bilico nelle loro avventure sul filo della legalità, all'Uomo ragno, nella mitica serie in cui lotta contro Goblin, Electro, Octopus, fino alle avventure del coraggioso giovane detective belga Tin Tin con il cagnolino Milù. Enzo Tortora conduceva la trasmissione "Portobello". Ma ricordo di essere rimasto incollato alla televisione per vedere come sarebbe finita la storia del piccolo Alfredino, poi terminata tragicamente con la sua morte a Vermicino. La vicenda del piccolo Alfredino Rampi ebbe una notevole risonanza mediatica, infatti si trattò del primo evento con una diretta televisiva non stop organizzata dalla RAI di ben 18 ore, che catturò l'attenzione di circa 21 milioni di persone, che rimasero per ore davanti al televisore per seguirne lo svolgimento. Come non serbare memoria di Bernacca e le sue previsioni del tempo e di "Giochi senza frontiere" una trasmissione televisiva prodotta dall'Unione Europea di Radiodiffusione, una sorta di olimpiadi dove ogni nazione europea partecipante era rappresentata, in ogni puntata, da una diversa città che sfidava in prove molto divertenti e curiose le città delle altre nazioni. In quasi tutte le edizioni ciascuna puntata veniva ospitata in una delle città partecipanti alla puntata stessa.
Al cinema potevo andare vedere "Ricomincio da tre" con Massimo Troisi, "Fuga per la vittoria" con Sylvester Stallone, "Il postino suona sempre due volte" con Jack Nicholson, "I predatori dell’Arca perduta" di Steven Spielberg, "Guerre stellari" (Star Wars), la saga cinematografica creata da George Lucas, e molto altro ancora.
Ero da poco entrato a fare volontariato in Croce Rossa, sulle strade si vedevano correre le prime Golf GT della Wolswagen, la Fiat faceva nascere la Ritmo, la Fiat 127, la 126, la 131, ma produceva ancora la Fiat 124 e giravano ancora molte Fiat 128. La Fiat 850, posseduta da mio padre era già fuori produzione. Correvano ancora le vecchie ammiraglie, come la Fiat 132, presto sostituta dall’Argenta e dalla Croma. Mio padre sostituì la sua Fiat 850 special color carta canna da zucchero scura, dopo un incidente, per fortuna senza feriti, con una Simca 1000 blu metallizzato. Come non ricordare la Citroën Ami 8, Citroën 2cV, Citroën Cx, ed ancora l’Alfa 6, Lancia Gamma, Talbot Tagorà, Ford Granata, l’Audio 100, la NSU Prinz blu del parroco che noi chiamavamo "la saponetta" per le sue originali forme, ecc.. Le ambulanze su cui prestavo servizio come volontario erano allestite su Fiat 238b, su Citroën Ds (l’unica a 5 marce), F.12 dell’Alfa Romeo e furgoni Volswagen Trasporter T2.
Anni ricchi di nuove amicizie, di divertimenti e di scoperte, dove al posto di Internet e Wikipedia usavamo pesantissime ed ingombranti enciclopedie che non potevamo certo portarci dietro come oggi fai con lo smartphone, ma che comunque non ci rendevano meno "intelligenti".
Ascolto ancora, comodamente seduto sul mio divano ad occhi chiusi Der Kommissar del cantante austriaco Falco del 1982, pronto poi ad alzarmi e tornare ai giorni odierni per ricominciare il tram tram quotidiano. Mi piace ricordare una frase attribuita a Bob Marley " Ci sono quattro cose che non tornano più indietro: una pietra dopo averla lanciata, una parola dopo averla detta, un occasione dopo averla persa e il tempo dopo essere stato sprecato" ed io sono certo che potevo fare di più e di meglio del mio tempo, ma non l’ho certamente sprecato.