Blog di Dante Paolo Ferraris

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L'impegno di essere felice

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felicitàUna delle cose che amo di più è appisolarmi sul divano con la mia copertina colorata sulle gambe. Inserire le cuffie nelle orecchie e ascoltare le mie canzoni preferite. Rimanere assorto nei pensieri, magari con in mano un libro. Sono questi i momenti in cui cerco soluzioni alle preoccupazioni o che analizzo il percorso della mia esistenza. Quante volte, immerso nelle mie riflessioni, ho pensato che alcuni miei problemi fossero gravissimi, di difficile risoluzione. Mi sentivo cadere addosso tutte le disgrazie del mondo, ritenendomi quasi la persona più perseguitata dalla sfortuna dell'universo. Mi incupivo per diverso tempo, tanto da rendere triste ogni mio atteggiamento. Poi mi rendevo sempre conto che stavo esagerando. Non mi servono sermoni o altro, comprendo da solo che bisogna essere felici con quello che si ha, che la strada che ho davanti, per lunga o corta che sia, è solo mia. Io sono il padrone della mia vita. Allora mi rimprovero e mi riprometto di cambiare. Mi dico che la vita va goduta giorno per giorno perché il domani non sarà migliore. Ne sono tanto convinto da essermi dato delle regole precise, che però ogni tanto devo ripassarmi. Ad esempio non voglio più perdere un buon amico per una piccola discussione, e se qualche volta dovesse capitare, costui non era sicuramente un buon amico. I miei amici sono la famiglia che ho scelto e non voglio abbandonare quelle persone che mi hanno dato affetto e compagnia nei momenti più tristi. Non voglio più smettere di sorridere. Il sorriso può fare felice qualcuno in qualsiasi momento oltre che rende più radiosa la giornata. Mi sono ripromesso di non dire cose negative sugli altri. Sono il padrone delle mie parole. Questo mi costa fatica perché ho sempre cercato di essere trasparente, ma se ciò crea del dolore mi devo impegnare per evitarlo. Non voglio più arrabbiarmi quando ascolto commenti che mi offendono, non voglio ricordarli. Voglio solo ricordare i bei pensieri, certo che chiunque mi critica non ha calzato le mie scarpe e non ha percorso la mia strada. Per lo stesso motivo non voglio cercare di avere la meglio in tutte le discussioni. Sempre più convinto che anche gli altri abbiano il diritto di sbagliarsi. Devo imparare ad accettare che le altre persone non la pensino sempre come me. Anche perché le diversità di pensiero aiutano a far crescere e alimentano il mio spirito critico. Mi sono impegnato a non dire più "mi dispiace" con ipocrisia. Lo voglio dire guardando negli occhi l'altra persona. E se domani qualche storia appassionata dovesse finire, non voglio più piangere, ma devo sorridere perché se è successo, costei sicuramente non mi meritava. Alcune persone sono entrate nella mia vita per migliorarla, altre se ne sono andate per renderla fantastica. Non voglio più credere a tutto ciò che sento. Sono io l'unico responsabile della mia felicità, le parole altrui devono essere come il vento sulle tremule foglie. Sono tutti pensieri che ho scritto nella mia mente, che ho scribacchiato a grandi carattere e appese alle pareti dell'ufficio, nascosti tra le pagine dei libri, così quando lo sguardo vaga per la stanza mi ritrovo. E quando, aprendo un libro mi compare il mio biglietto, e come un richiamo ad essere sempre felice e sorridente. Voglio usare i periodi tristi e di merda per concimare il mio futuro, non per ammorbarmi la vita. Alla mia età, non ho più tempo né voglia di capire tutto, la pazienza scarseggia. Non cerco più di piacere ma cerco ciò che mi piace. Stanco di falsi sorrisi, cortesie obbligate, ritengo di aver raggiunto un equilibrio tra saggezza ed età. Allora scrollo le spalle e dico: "Ma VAFFANCULO" e riacquisto subito sorriso e spensieratezza.