Blog di Dante Paolo Ferraris

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A zonzo con il calessino (VII parte)

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CalessinoIl rosso calessino ha voglia di arrivare presto a Biella Piazzo e corre sul nastro d'asfalto sulla lunga e trafficata strada sotto lo sguardo stupefatto di automobilisti e camionisti. Attraversata la parte più moderna di Biella Piano, il calessino inizia ad arrampicarsi verso Biella Piazzo e dalla fontana del "Bottalino" l'atmosfera cambia. La strada poco dopo diventa in ciottolato e le case che si affacciano ricordano epoche antiche.
La fontana del "Bottalino", è a forma di botte e da anche il nome al quadrivio. Questa fontana fu voluta dalla famiglia La Marmora, affinché gli animali destinati al "mercato delle vacche" del Piazzo potessero abbeverarsi. Sempre sul quadrivio, protetta da una grata metallica vi è l'immagine della Madonna di Oropa, del beato De Fango e di San Giacomo.
Raggiungiamo così Porta della Torrazza; questa porta, detta anche Porta d'Oropa, in epoca medioevale era una porta fortificata, sostituita nel 1780 da una scenografica porta monumentale, a modello di arco di trionfo e a ricordo della visita fatta a Biella e al santuario di Oropa, dal re Vittorio Amedeo III e della consorte Maria Antonia Ferdinanda di Spagna. L'armoniosa costruzione è realizzata in mattoni a vista; al centro dell'arco vi era lo stemma sabaudo che venne scalpellato nel 1798 durante il periodo di occupazione francese.
Dopo aver ammirato il panorama di Biella e della pianura biellese dal belvedere posto poco prima della porta, entriamo verso il centro storico, non prima di aver fatto sosta al piccolo oratorio di San Rocco. Questo oratorio, purtroppo buio, dalle pareti scrostate, in cui dentro vi sono allocati pochi e logori banchi è un rifacimento settecentesco barocco di una più antica costruzione del XVI secolo, arricchita però da una preziosa icona settecentesca. È uno dei due oratori dei cinque che erano presenti nel borgo e tutti dedicati a San Rocco a protezione della pestilenza. Transitiamo su una via intitolata al fisico Amedeo Avogadro di Quaregna che in questa strada vi abitò; Casa Avogadro è individuabile da un epigrafe apposta sulla facciata. Lorenzo Romano Amedeo Avogadro, conte di Quaregna e Cerreto, nacque a Torino nel 1776, laureatosi in Giurisprudenza e dottore in legge ecclesiastica, inizio ben presto a studiare Fisica e Matematica; docente dapprima al collegio di Vercelli e poi a Torino con la cattedra di Fisica Sublime. Amedeo Avogadro divenne famoso quando durante la permanenza a Vercelli, formulò un ipotesi che oggi è chiamata "legge di Avogadro", ma anche per aver introdotto in Piemonte il sistema metrico decimale. Su via Amedeo Avogadro si trova anche l'asilo infantile e la scuola femminile. L'edificio delle opere parrocchiali ha i portici ornati con colonne in pietra e un affresco raffigurante San Pietro da Verona,che fu martire domenicano del XIII secolo e attivo predicatore anti-eresia nel vercellese. Ma sulla via, vi si prospetta anche la chiesa di Sant'Anna. Questa chiesa fu eretta tra il XVII e il XVIII secolo per volontà di una omonima Confraternita medioevale.
Giunti all'incrocio con Costa D'Andorno, si affaccia sulla stretta strada Palazzo Scaglia, residenza di un antica famiglia gentilizia biellese del XII secolo. L'importanza della famiglia è riconoscibile nei resti del cornicione e della fascia in cotto dipinta a fuoco. Nei suoi pressi si apre Porta di Andorno, il nome deriva dalla direzione della quale è rivolta. La porta, anticamente fortificata, sopra l'arco conserva un affresco raffigurante l'ostensione della sindone.
Poco prima della strada c'è l'arrivo della funicolare che da Biella Piano porta al borgo di Biella Piazzo; la stazione di Cucco della funicolare è ricavata all'interno di un antico cortile, facente parte della Casa degli Antoniani. Questa Casa è caratterizzata da marcapiani in cotto e il piano terreno è arricchito da un bel porticato; la casa prende il nome "degli Antoniani" quando nel 1349 Giacomo Magnetti, dona all'Ordine degli Antoniani l'edificio. Quest'ordine era composto da religiosi dediti alla cura delle malattie, famosi soprattutto per la cura del "fuoco di sant'Antonio" o fuoco sacro.
Prima di accedere alla piazza principale del Piazzo, ci soffermiamo in piazza Cucco; un altro punto panoramico, questa volta la balconata si affaccia sulle colline della Serra Canavese e sulle Alpi Biellesi. L'atmosfera del borgo è tale da lasciare chiunque vi arrivi per la prima volta, a bocca aperta; se non fosse per le numerose auto dei residenti, parcheggiate, sembrerebbe di essere all'interno di un film ambientato nel medioevo.
Su questa piazza si affaccia un bellissimo esempio di casa medioevale; costruita su travi in legno ed è uno degli ultimi esempi di abitazione medioevale a struttura mista in legno e laterizi intonacati presenti in Piemonte. Originariamente la copertura della casa era in paglia, frequente in età medioevale, ma con gli statuti biellesi del 1245 furono proibite al Piazzo l'uso di paglia, strami e "melecatiis" ossia magliasse, fasci di steli secchi di mais per la realizzazione delle case. Ovviamente la sua architettura è molto lontana dalla dimora signorile dei Vialardi, presente al Piazzo, meglio conosciuta come Casa Redenta costruita su XIV secolo, caratterizzata da un portico con archi ogivali, impreziosita da terracotte.
Con il calessino fiancheggiamo i sonnacchiosi portici e gli antichi muri di Palazzo Cisterna, che ci portano in piazza della Cisterna. In questa piazza ci accolgono le antiche dimore che sprigionano un alone di nobiltà e di mistero, dove la storia s'annida negli anfratti poco illuminati e le terracotte ornamentali che da secoli decorano i portici dei nobili palazzi, sembrano pizzi di un vecchio paramento sacro che decora l'altare.
In piazza Cisterna che prende il nome dal palazzo che vi si affaccia, vi troviamo degli amici ad accoglierci e subito dietro a noi arrivano con il loro calessino strombazzante le nostre compagne di viaggio.
La piazza è circondata su tre lati da portici medioevali costruiti con moduli a due campate, con capitelli in pietra e fasce decorate in cotto.
Ci sediamo sotto i portici in un caratteristico bar-pasticceria per rinfrescarci e riposare qualche minuto, mentre io continuo a scrivere appunti e suggestioni di ciò che ho visto, sul mio notes giallo.
Gli amici come Stefano, Veronica, Lele, Luca e Ines incuriositi dai calessini con Gian intanto fanno un giretto per Biella Piazzo, per poi rientrare in piazza per fare tutti insieme un ape-hour.
La sosta serve anche per annotare la storia di questa antica piazza e del borgo che inizia nel XII secolo, quando Uguccione, vescovo di Vercelli vi fa erigere un castello su questo colle. Il maniero veniva utilizzato come sede vescovile e fu distrutto nella seconda metà del XV secolo nel corso di una sommossa contro il vescovo Giovanni Fieschi. Ciò che rimase del castello fu poi trasformato in convento. Il vescovo Uguccione concesse tre importanti privilegi, ossia la macellazione delle carni, il mercato settimanale e l'amministrazione della giustizia, a chiunque fosse stato disposto ad abitare sulla collina. La decisione del Vescovo non era disinteressata, ed era in realtà la necessità per il vescovado di trovare un rifugio sicuro dalle lotte aperte tra guelfi e ghibellini. Poco a poco il Piazzo assunse una sua particolare fisionomia, definita da una possente cinta muraria e cinque turrite porte di accesso. Le famiglie gentilizie Biellesi fecero a gara per costruirsi sontuose dimore e anche il Comune di Biella vi realizzò la sua sede.
Dalla nostra comoda posizione, sorseggiando una bevanda rinfrescante, con Stefano osserviamo i palazzi che s'affacciano su piazza Cisterna.
Dapprima commentiamo Palazzo Cisterna che ha origini medioevali ma che viene più volte rimaneggiato. Il palazzo era la residenza dei principi Dal Pozzo della Cisterna, ora di proprietà comunale, fu costruito sul luogo dove sorgevano le case dei fratelli Dal Pozzo: Ludovico, Giacomo, Fabrizio conte di Ponderano e Carlo Antonio arcivescovo di Pisa. La facciata con portale e balcone in pietra sono stati aggiunti a fine XVI secolo, mentre la scala di accesso è molto più recente. Di gusto rinascimentale sono i busti romani che sporgono dai timpani spezzati del secondo piano. I busti rappresentano gli imperatori romani Augusto, Vespasiano e Tito. Di medioevale sono rimaste alcune decorazioni in cotto e archi a sesto acuto, poste sul lato destro del palazzo. Questo è l'unico palazzo che si affaccia sulla piazza privo di portici. Il palazzo fu spogliato di ogni arredo nel 1821 a seguito della condanna inflitta al principe Carlo Emanuele Dal Pozzo, coinvolto nei moti di rivolta risorgimentali. Una lapide ricorda che la figlia del principe implicato nei moti, divenne regina di Spagna in quanto sposa di Amedeo di Savoia.
Sulla piazza si affaccia anche Casa Teccio che è l'edificio più antico della piazza. Il nome deriva dai suoi antichi proprietari; il palazzo di origine medioevale, presenta arcate ogivali del portico con innesti di fregi floreali rinascimentali. Invece l'ex palazzo del Comune è posto sul lato sud di piazza della Cisterna e fu comprato nel XIII secolo per trasferirvi le riunioni del Consiglio Comunale sotto il suo porticato; prima il Consiglio Comunale si riuniva al Piano nel complesso di Santo Stefano. Attraversiamo la piazza lastricata in dura pietra e raggiungiamo i portici del già palazzo municipale per osservare e tentare di leggere gli affreschi quattrocenteschi, e le scritte in latino che ancora conserva. Con l'arrivo dei francesi nel 1799 a Biella, il palazzo comunale fu riportato al Piano.
Davanti al palazzo civico vi è una fontana, sotto la quale vi è un antico pozzo cisterna che fungeva da riserva idrica al borgo.



Fine VII parte.