Blog di Dante Paolo Ferraris

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A zonzo con il calessino (XXXVII parte)

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CalessinoI calessini corrono ormai verso Pavia e transitiamo attraverso diversi comuni come Ferrera Erbognone. Questo borgo è antichissimo e lo testimoniano alcuni reperti della tarda età del bronzo risalenti al 1300-1200 a.C lungo il corso del torrente Erbognone.
La nascita del borgo comunque si fa risalire all'epoca romana. Infatti il suo toponimo deriverebbe dal latino Ferraria, ossia miniera di ferro, dovute al ritrovamento di ferro presenti nel sottosuolo, almeno così pensano alcuni storici. Altri invece, sostengono che Ferrera derivi da Giove Feretrio, divinità del mondo romano che qui sarebbe stata adorata con particolare intensità. Molto spesso il paese è identificato anche come Ferrera Lomellina, come testimoniato ancora oggi dalla stazione ferroviaria della linea Pavia-Torre Beretti-Valenza-Alessandria, inaugurata nel 1862.
Il borgo si è sviluppato nella tarda età imperiale in quanto a nord dell'abitato correva la via di comunicazione che collegava Ticinum (Pavia) ad Augusta Taurinorum (Torino) nei secoli dell'Impero romano. In epoca longobarda Ferrera Erbognone seguì le sorti di Lomello.
Le prime testimonianze di una comunità cristiana sono rappresentate dalla chiesa di Santa Maria della Fede o di San Giacomo, di cui si è persa ogni traccia. Nel Medioevo il borgo fu fortificato e la casaforte che sorge nella parte orientale del paese, verso Sannazzaro lo testimonia.
Ferrera fu feudo dei Sannazzarii per volontà dell'Imperatore Federico I Barbarossa nel 1164, dapprima ed Enrico IV nel 1311 confermato successivamente Ancora nel 1395 l'Imperatore Venceslao confermava il privilegio del territorio al ramo della famiglia noto come "Sannazzarii da Ferraria". Per il resto, Ferrera seguì le sorti della famiglia aristocratica dei Malaspina, dal 1431 fino all'arrivo dei francesi, alla fine del Settecento.
I cittadini di Ferrera Erbognone alla metà dell'Ottocento parteciparono attivamente alle vicende risorgimentali. Infatti uno dei cittadini illustri di Ferrera è il generale di cavalleria Enrico Strada, nato a Ferrera nel 1820 e morto a Torino nel 1888.
Costui partecipò alle Guerre d'Indipendenza sia alla Prima del 1848-49 e anche alla Seconda guerra del 1859 dove ricevette due medaglie d'argento. Nel 1866, durante la Terza guerra d'Indipendenza, combatté a Villafranca caricando gli austriaci alla testa del Savoia Cavalleria: fu decorato di medaglia d'oro al valor militare. Il generale Enrico Strada è sepolto a Ferrera nella tomba di famiglia. Ma vi è anche una particolare leggenda che tratta della guerra d'Indipendenza che vuole che il fantasma di un soldato austriaco ucciso in paese aleggi ancora sulle acque del cavo Quintone.
Tra le cose da vedere a Ferrera Erbognone, sicuramente la chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista di fondazione romanica è stata ricostruita nel XVII secolo in stile Barocco e successivamente rimaneggiata nel XVIII secolo ampliandola con l'aggiunta delle due navate laterali. Poi ancora nel 1913 con l'ampliamento del coro. Al suo interno sono custodite notevoli opere d'arte e il bellissimo pavimento del presbiterio, tutto decorato in mosaico. Tra le opere pregevoli posso ricordare il prezioso dipinto della Madonna del Rosario di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo. Ma anche l'altare maggiore in marmo, è di stile Barocco, gli affreschi dei pittori Villa di Vigevano e di Annibale Ticinese di Semiana, nonché la statua lignea della Madonna, datata 1766. La torre campanaria fu costruita verso il XII secolo in cotto ed era utilizzata come torre di avvistamento. Una leggenda vuole che la torre fosse già in piedi durante il periodo della regina Teodolinda, nel VI secolo d.C.
La piazza principale, su cui si affaccia il Municipio, è intitolata a Ermanno Bartellini, morto nell'aprile 1945 nel campo di concentramento di Dachau. Costui fu candidato socialista alle elezioni del 1924. Bartellini fu condannato al confino nel 1928 a Lipari. Leo Valiani, storico e politico antifascista, lo definì «maestro di umanesimo socialista di tutta una generazione».
Da vedere anche l'antica ghiacciaia della famiglia degli Strada, preziosa testimonianza della civiltà contadina. La struttura in mattoni a forma sferica fungeva da frigorifero per la conservazione del cibo. L'antica casaforte di corso della Repubblica conserva una torretta colombaia dotata di fregio dentellato.
Di Ferrera Erbognone occorre ancora ricorda un tragico evento storico che divenne famoso canto popolare "Il 24 di maggio a Ferrera", noto anche come "La canzone di Maria Provera". Nel maggio 1912 un imponente sciopero di mondine porta all'arresto della "passionaria" Maria Provera. La manifestazioni era tesa ad ottenere le otto ore di lavoro giornaliere. Lo scontro avviene con le "crumire" sostenute dalla Cavalleria. Le mondine si sdraiano a terra davanti alla cavalleria. Gli scontri hanno termine con l'arresto di Maria Provera, mondina, probabilmente una di quelle che capeggiava la protesta. Nella canzone si cita il "sultano", soprannome del fittabile locale, che gestiva il raccolto e amministrava il personale impiegato nei campi.
I calessini continuano a correre, strombazzanti per salutare i ciclisti e chi dalla strada ci porge un cenno di saluto in direzione di Sannazzaro dei Burgundi. Borgo che non attraversiamo ma di cui facciamo la circonvallazione.
Sannazzaro si trova citato attorno al 1000 come cella Sancti Nazari, per cui si può ritenere che abbia tratto origine da un piccolo insediamento monastico. Da qui proviene la potente famiglia Sannazzaro, forse in origine sotto l'alta signoria dei conti palatini di Lomello, ancor oggi possessori del castello di Giarole nell'alessandrino. Il toponimo dovrebbe derivare da San Nazzaro, dal nome del Santo patrono e Burgondi, potrebbe derivare da un ramo degli stessi Sannazzaro. Infatti Burgondo, ovvero Bergonzo, era nel XII secolo il nome di uno dei quattro capostipiti della famiglia. La tradizione popolare vuole che "de' Burgundi" derivi all'omonima popolazione germanica che nel VI secolo si insediò nella regione del Giura scendendo poi in Italia. Nessuna prova storica né reperti archeologici confermano tale leggenda se non il "Burgundo", maschera popolare del Carnevale locale. Nel 1466 il borgo divenne feudo dei Malaspina, la cui signoria durò fino all'abolizione del feudalesimo nel 1797 ad eccezione di un breve periodo in cui il feudo andò ai Campofregoso tra 1473 e il 1520. Attorno al 1600 una violenta piena del Po distrusse in gran parte il paese, che fu riedificato in zona più protetta dalle alluvioni. Sannazzaro in seguì le sorti della Lomellina e con il suo territorio passò ai Savoia nel 1713. Comunque il territorio subì le influenze e l'orbita dei Visconti e poi degli Sforza, passando nel Cinquecento prima ai francesi e poi agli spagnoli. Ma vi furono acquartierate le truppe che occuparono di volta in volta la Lomellina prima spagnoli e poi la cavalleria piemontese, agli austriaci a dalle truppe napoleoniche.
Tra i monumenti principali di Sannazzaro, per chi avesse occasione di soffermarsi, sicuramente da visitare è la Parrocchiale, costruita tra il XV o XVI secolo e oggetto di rimaneggiamento Barocco nel XVII - XVIII secolo. Nel 1933 un restauro ripristinò l'aspetto originale, eliminando le sovrastrutture barocche. Rimangono a ricordo delle precedenti edifici un altare Barocco laterale, quello delle anime purganti, e l'altar maggiore. Conserva ancora due pregevoli statue lignee del XV secolo rappresentanti i due patroni, e un grande Crocifisso risalente allo stesso periodo. Caratteristica è la facciata a capanna è suddivisa in bande orizzontali bianche e nere, interrotte da un rosone. Il prospetto tripartita da lesene presenta oltre la porta principale anche due porte laterali, il cornicione è decorato da cotto in dente di sega ed è conclusa da svettanti pinnacoli in cotto. Un altro importante edificio è il Santuario della Madonna della Fontana. La costruzione di questo edificio è del XVIII secolo, collegato alla tradizione di un miracolo della Vergine, che avrebbe fatto scaturire l'acqua dalla roccia.
Una precedente chiesa già dedicata alla Madonna doveva esistere nel XV-XVI secolo fu già ricostruita una prima volta nel '600 dopo un'inondazione. Nel 1705 la popolazione riuscì a salvare solo l'immagine della Vergine dopo una nuova alluvione. Fu decisa allora la costruzione del nuovo edificio, spostata da quella precedente in zona sicura, dove fu trasportata la Sacra Raffigurazione. La facciata del Santuario neoclassica si staglia in altezza, con le sue linee pulite il tetto a capanna, porta unica d'accesso con due affreschi laterali e un ampia finestra rettangolare.
Un altro importante edificio Sacro di rilievo che meriterebbe una sosta è la chiesa di San Bernardino, già nel XVII secolo e poi ristrutturata nel 1782.
Ma la corsa dei calessini non ci permette soste perché siamo attesi a Pavia e la strada è ancora lunga.



Fine XXXVII parte.