Blog di Dante Paolo Ferraris

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Arezzo - parte III

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ArezzoOggi, Arezzo conserva un ricco e bel patrimonio storico e artistico che testimonia il suo glorioso passato, rendendola una delle città più affascinanti della Toscana. Prendo via della Seteria per raggiungere Corso Italia. Mi ritrovo davanti alla magnifica chiesa di Santa Maria della Pieve. Questa era l'antica chiesa battesimale urbana che sorse tra il V e il VI secolo, forse su resti di un edificio pagano, ingrandita intorno al IX secolo.
A metà del XII secolo la pieve alto-medievale venne demolita e ne fu eretta uno nuova in forme romaniche. Si tratta di uno degli edifici di culto più importanti di Arezzo che spicca nel panorama architettonico non solo cittadino per bellezza e per complessità. La facciata che posso ammirare risale al XIII secolo e rende ancora più monumentale l'edificio. L'ordine inferiore presenta cinque arcate sorrette da colonne, di cui 4 cieche e nelle due ai lati estreme sono ricavate delle porticine. Si sovrappone un loggiato a tre ordini con esili colonnine.
Le colonne dei primi due ordini sorreggono arcatelle a sesto pieno, mentre quelle dell'ultimo sostengono un sistema architravato. I tre superiori presentano colonnine diverse tra loro, che si fanno sempre più fitte salendo verso l'alto. La torre campanaria fu aggiunta a partire dalla fine del XIII secolo ed è stata terminata soltanto nel 1330, detta «delle cento buche». Il campanile è così definito in riferimento alle finestre, che in realtà sono 80 per i cinque piani. Il coronamento della facciata è privo di timpano.
La chiesa è dotata di quattro portali: tre in facciata e uno aperto nel fianco meridionale lungo via di Seteria. Quest'ultimo presenta sui capitelli delle semicolonne Sansone che uccide il leone, a sinistra, e il momento in cui lo sbrana, a destra. La decorazione della sua lunetta del XII secolo presenta una trama fatta di tralci, foglie e grappoli d'uva. Mentre sul fronte principale, la lunetta del portale destro rappresenta il Battesimo di Cristo. Quello di sinistra riporta un disegno di modanature con dei grappoli.
Sulla lunetta del portale centrale si ammira una scultura datata 1216, con la "Vergine tra due angeli". Subito sotto un fregio a piccole figure con la "Madonna tra gli arcangeli Michele e Gabriele, i santi Satiro e Donato e gli apostoli". Nell'archivolto del portale centrale è collocato il complesso con il "Ciclo dei Mesi", si tratta di una vera meraviglia di scultura medievale. L'edificio all'interno presenta un impianto a tre navate, coperte da capriate lignee. Il presbiterio è rialzato, con cripta sottostante.
In controfacciata, a destra del portale centrale vi è un bassorilievo marmoreo forse del XII secolo raffigurante l'Adorazione dei Magi. Nella navata destra vi è il fonte battesimale del XIV secolo, di forma esagonale e con formelle raffiguranti Storie di san Giovanni Battista. In chiesa è appeso un Crocifisso ligneo forse di fine XVI secolo. Al presbiterio si accede tramite due scalinate laterali.
Nel presbiterio è presente il polittico con la Vergine col Bambino e i santi Giovanni Evangelista, Donato, Giovanni Battista e Matteo, commissionato nel 1320 a Pietro Lorenzetti dal vescovo Guido Tarlati. Nel presbiterio sono presenti capitelli dell'XI e XII secolo, e ornamenti sopra le arcate, con colonnette e bifore del XIV secolo. Su un capitello sono stati affrescati nel XIV secolo, San Francesco e San Domenico.
Invece in una cappella a sinistra vi è un Crocifisso databile non prima del 1220 ed è appartenente alla tipologia del Cristo Triumphans ossia che mostra Gesù crocifisso vivo, con la figura intera dritta, in posa statica, con la testa non reclinata, gli occhi ben aperti e con l'espressione impassibile non sofferente. Cerco di accedere sotto il presbiterio dove vi è la cripta, risalente al XII secolo.
Riscoperta e rimaneggiata nella seconda metà del XIX secolo, si presenta divisa da tozze colonne. Qui vi è custodito il Busto reliquiario di San Donato vescovo in Arezzo e suo patrono, in argento dorato, sbalzato e cesellato, con applicazioni di smalti traslucidi e opachi, pietre dure e vetri colorati. In un altra urna sono invece conservati resti di Sant'Igino martire. Nella navata di sinistra vi è la bella cappella di fine XVI secolo, del Santissimo Sacramento, conservante la miracolosa statua della Madonna con il bambino.
La cappella fu costruita dopo l'evento miracoloso accaduto il 5 giugno 1591 quando questa statua "fu vista ... aprire e serrar gli occhi ... e sudare e mutar colore ..." tratto da "Ricordi" di Gregorio d'Antonio Sinigardi. Dopo essermi aggirato un po' per la chiesa, esco su corso Italia, si è fatto quasi buio, decido di guardare ancora la bella fontana Bartholomei Albergotti, la casa museo Ivan Bruschi e Palazzo Albergotti, sede dell'Archivio di Stato poi cenare prima di rientrare in albergo.
La bella fontana è tardo rinascimentale e porta un iscrizione incisa nel marmo che fa cenno al Cavaliere di Santo Stefano, Bartholomei Albergotti, che avrebbe fatto restaurare la fontana, rovinata dalle ingiurie del tempo, in una forma più elegante. Invece la casa museo Ivan Bruschi è posta nel Palazzo del Capitano, uno degli edifici civili del primo Trecento più eleganti di Arezzo. il "Palazzo del Capitano" deve probabilmente il suo nome dall'essere stato la sede della Parte Guelfa di Arezzo e forse del Capitano di Giustizia.
L'origine del Palazzo risale al secolo XIII quando venne costruito su un edificio ancora più antico. La storia del Palazzo del Capitano del Popolo è in parte raccontata dagli stemmi posti sulla facciata dell'edificio. Viene indicato anche come Palazzo della Zecca poiché, come risulta dai documenti, all'inizio del XIV secolo divenne per un periodo la residenza degli Ufficiali di Gabella e nel XV sec. degli Ufficiali pubblici fiorentini.
La bella e severa facciata del Palazzo è a conci regolari di pietra serena che con le luci della sera risaltano particolarmente. Oggi l'edificio ospita la fondazione Ivan Bruschi con esposizioni d'arte e di antiquariato. Invece le prime notizie certe del complesso del complesso che ospita l'archivio di Stato risalgono al XIV secolo, quando il sito era caratterizzato dalla presenza di due torri: l'una ancor oggi visibile.
Lo spazio tra le due costruzioni era occupato da una serie di botteghe, come conferma la denominazione che questa parte di corso Italia aveva nei catasti quattrocenteschi come "via dei fondachi". L'edificio apparteneva alle famiglie Sassoli e Albergotti e poi dalla metà del XVI secolo, accorpato le varie proprietà, fu l'abitazione Francesco di Francesco Albergotti, il cittadino più ricco della città. La proprietà rimase a questa casata sino alla fine del '700 quando con la morte di Anna Bacci, ultima discendente di questo ramo il fabbricato venne venduto a vari acquirenti.
Attorno alla metà del XIX secolo una parte dell'edificio divenne sede del Corpo dei Carabinieri Reali del Granducato di Toscana. Divenne sede nel XX secolo della Cassa di Risparmi di Arezzo e poi della Casa del Fascio Arnaldo Mussolini. Al termine della Seconda Guerra Mondiale il palazzo fu destinato a sede dell'ufficio del Genio Civile e in seguito dei reparti di Guardie di Pubblica Sicurezza fino al 1947. L'ingresso dell'Archivio di Stato è in Piazza del Commissario.
Decido di cenare al Ristorante delle Logge del Vasari prima di rientrare. Il Ristorante è stato ricavato dalla sede dell'antica dogana del sale, all'interno del monumentale palazzo progettato dal Vasari. Concludo la giornata con una cena a base di Zuppa di Ceci e Farro e guanciale di chianina brasata, il tutto innaffiato da un buon bicchiere di chianti.
Dopo una bella dormita rientro in città ad Arezzo, situata nella parte settentrionale della Valdichiana. Voglio ripartire dalla Pieve di Santa Maria che ho già visitato. Proprio sull'angolo di Corso Italia con via della Bicchieraia, dove si erge l'antica torre medioevale dei Marsupini, realizzata in massicci massi squadrati. Al pino terreno è stata ricavata una attività commerciale. Corso Italia è coronata da antichi e bei palazzi e pavimentata con lastroni in pietra; gli edifici al piano terreno sono adibiti ad attività commerciali.
Un cartello turistico mi indica che uno di questi edifici ospitava un tempo il palazzo vescovile. Infatti questo luogo fu la residenza dei vescovi da quando ad inizio XIII secolo dovettero spostarsi dal Colle del Pionta, fino al 1256 quando si trasferirono in piazza Duomo. I negozi sono già aperti e i primi clienti stanno effettuando i primi acquisti. Questo un tempo era il borgo Maestro e dove da sempre si affacciano le residenze nobiliari e delle grandi famiglie. Tra queste ricordo Palazzo Lambardi, appartenuto a questa nobile famiglia ghibellina, ma anche il duecentesco Palazzo Altucci appartenuto a messer Cione d'Altuccio, banchiere di parte guelfa.
Invece Palazzo Marsupini appartenne alla nobile famiglia guelfa del secolo XIII, con una facciata a bugnato forse settecentesca. Poco distante, nell'adiacente via Bicchieraia vi è la casa natale di Carlo Marsupini natovi nel 1379 e che fu segretario della repubblica Fiorentina. Poco dopo incontro piazzetta San Michele, dove si erge una chiesa. Questa è intitolata ai SS. Michele e Adriano. Benché il primo edificio fosse stato costruito presumibilmente in epoca longobarda, intorno all'VIII secolo, la facciata attuale è ottocentesca.
I primi documenti la citano come la chiesa di "San Michele de Plateola" e risalgono all'XI secolo ed era dotata di un piccolo monastero camaldolese. Già a partire dalla prima metà del XIV secolo l'edificio fu ampliato e modificato in stile gotico, arricchito di cappelle ed affreschi. Nel 1652 l'edificio monastico fu chiuso e rimase solo la parrocchia. Sulla facciata esterna, ai primi dell'Ottocento fu realizzato un pronao in stile neoclassico provvisto di quattro colonne, frontone e timpano.
Con gli interventi dei primi anni Trenta del XX secolo la facciata assunse un aspetto neogotico, impreziosito da un mosaico sopra il portale con "Cristo Re tra i santi Michele e Adriano". L'interno ad unica navata è arricchito di opere d'arte. Proseguo la mia passeggiata per Corso Italia, che si presenta anche come via giovanile, grazie ai tanti colorati negozietti e locali di ritrovo. Trovo anche su un bel palazzo, una lapide che ricorda il passaggio di Giuseppe Garibaldi il 22 settembre 1867.
Giro proprio in via Garibaldi, dove a poco decine di metri si apre la splendida piazza Sant'Agostino dove si erge l'omonima chiesa. La piazza è molto grande ed ha forma triangolare, a dominarla c'è l'antica e grande chiesa con il suo alto campanile. Inizialmente la chiesa nel XIII secolo era di piccole dimensioni, ma nel 1330 i frati agostiniani promossero i lavori per un luogo di culto a tre navate, che già nel 1377 risultava essere uno dei più grandi della città.
L'edificio nacque assieme al vicino convento per volere dei frati eremitani di Sant'Agostino, uno dei principali ordini mendicanti sorti nel Duecento. La fiera facciata è in pietre conce come il superbo campanile quadrangolare, entrambi quattrocenteschi. L'interno è a tre navate ed in tipico stile barocco e conserva belle tele seicentesche, una pala d'altare cinquecentesco e affreschi di fine Quattrocento. Lungo via Garibaldi il svolge il tradizionale mercato cittadino. Le circostanti case sono moderne ma ben integrate con l'antica chiesa.
Proseguo per via della Minerva, leggermente in salita e incorniciata da belle case con giardini privati. Raggiungo la piazzetta di San Geminiano, dove si ergono due torri medioevali e la chiesetta di San Giminiano. La chiesa, di origine alto-medievale, fu ricostruita in epoca romanica già documentata nel 1030. L'edificio è in pietra e presenta una semplice porta d'ingresso con lunetta ad arco acuto contenente un altorilievo.
Sotto il culmine del tetto a capanna vi è una grande finestra rettangolare, strombata. La finestra e la porta non sono in asse. Due torri duecentesche si aprono ai lati di via Fra le Torri. La torre di sinistra ha una porta ad arco acuto, mentre quelle di sinistra presenta due porte alte ma strette. Poco distante, in via Guglielmo Oberdan vi è la chiesetta di Santa Maria Maddalena. Mi ci reco anche se brevemente, per poterla ammirare, ben sapendo di trovarla chiusa perché ormai di proprietà privata. Questa chiesa e il convento omonimo sono databili a prima del XIV secolo.
Nel 1561 fu costruita una nuova chiesa di maggiori dimensioni dove fu portata la "Madonna col Bambino detta della Rosa", dipinta da Spinello Aretino per il Duomo Vecchio. L'edificio è realizzato in pietra e laterizio a vista con tetto a capanna e campanile a vela a due finestre campanarie posto anteriormente. Presenta un grande portone ligneo incorniciato da un portale di pietra. Un grande finestrone è posto sotto il culmine del tetto.
Rientrato su piazzetta di San Geminiano, mi avvio per la stretta via Fra le Torri, che se non fosse per i garage con le porta a saracinesca metalliche, mi sembrerebbe di fare due passi nel medioevo. Lo stesso si può dire di via Pescioni. Ad un certo punto incontro uno dove inizia via Colcitrone. Lo slargo espone in bella vista le mura etrusche della primitiva città di Arezzo, vi è anche una riproduzione della statua in bronzo della Minerva.
L'originale della statua in bronzo della Minerva è risalente agli inizi del III secolo a.C., fu ritrovata in questo quartiere ed ornava una villa romana, fu nel 1542 acquistata da Cosimo I de' Medici e portata a Firenze, dove oggi è ammirabile nel museo archeologico del capoluogo toscano. Interessante sapere che i materassai in latino erano chiamati "culcitrones" da cui il nome della strada. Al termine di questa strada mi ritrovo in piazza di Porta Crucifera. Qui vi trovava l'antica porta medioevale che dà nome al Quartiere e che venne abbattuta nel 1890 per creare una strada più larga. Qui vi è la piccola ex chiesetta di Santa Maria della Porta con la facciata a capanna ed è interamente intonacata.
Proseguo per via Borgo Santa Croce, fino a raggiungere l'omonima chiesa sorta su un tempio pagano. Qui si trova la chiesa del Quartiere che è intitolata alla Santa Croce. Questa semplice chiesetta venne menzionata per la prima volta nel 1081 e venne costruita in conseguenza del forte sviluppo urbano del popoloso quartiere "extra moenia". La chiesa venne distrutta da un bombardamento durante l'ultima guerra mondiale, lasciando intatto solamente l'abside, ma fu ricostruita sul precedente disegno. Invece del campanile a torre, fu costruito un campanile a vela. L'esterno della chiesa è realizzato in pietra come l'originale e suggestiva abside del XII secolo nella sua forma semicircolare.
Rientro verso il centro del quartiere e giunto in via Colcitrone piego su Piaggia di San Lorenzo, posta in leggera salita dove trovo il trecentesco palazzetto Alberti, sede del Quartiere di Porta Crucifera. La facciata dell'edificio è in realizzata in conci di pietra squadrata a vista. Benché Palazzo Alberti subì gravi danni durante i bombardamenti del dicembre 1943 fu restaurato secondo gli antichi disegni.
Poco dopo incontro la chiesa san Lorenzo che si affaccia sulla Piaggia (piazzetta) che prende l'omonimo denominazione. Edificata su un precedente edificio documentato nel 1025, la nel chiesetta corso del Duecento fu ricostruita in stile romanico, benché di quel periodo siano rimaste poche testimonianze. Interessante l'abside di pietra decorata con elementi in cotto, parzialmente visibile.
Internamente fu affrescato nel XIV da alcuni pittori aretini, come afferma il Vasari nei suoi scritti. Costui scrive anche che nel 1472 il cortonese Luca Signorelli affrescò per la chiesa una cappella con le "Storie di Santa Barbara", purtroppo oggi scomparsa. Proseguendo la mia passeggiata, dopo pochi metri, in un altra graziosa piazzetta trovo la chiesetta di Sant'Agnese. L'esistenza di questa chiesetta è documentata già nel 1025.
Costruita in epoca alto-medievale fu rinnovata in età romanica, la chiesa è stata poi completamente alterata nel corso nel XVII - XVIII secolo e recuperata negli anni Trenta del XX secolo. La facciata realizzata nel XIII secolo è realizzata in pietra squadrata. In facciata,sopra porta accesso, vi è una lunetta con all'interno un mosaico, sopra di questo un oculo incorniciato con una serie di mattoni. Il tetto a capanna è corononato ad archetti pensili. Dove inizia via della Pellicceria vi e un bel palazzo di origine trecentesca di cui restano alcune tracce in facciata. Adibito a edificio scolastico, oggi è sede distaccata dell'Università di Siena.



Fine III parte