Ormai è metà aprile, è una mattinata di quelle in cui l'aria sa ancora di fresco ma il sole comincia a scaldare sul serio. Le colline del Monferrato, avvolte in una nebbia leggera all'alba, sembravano risvegliarsi lentamente, scrollandosi di dosso l'ultimo torpore invernale. La strada verso Olivola si srotola tra dolci colline e verdi campi e vigneti ordinati, punteggiati qua e là da cascine antiche e filari che sembrano appena pettinati.I ciliegi sono in fiore, e ogni tanto qualche petalo si staccava e vola come una piccola farfalla bianca sopra l'asfalto. Ho il finestrino socchiuso, lasciando così entrare il profumo dei fiori e il canto degli uccelli che già sembrano voler raccontare qualcosa. Arrivare a Olivola è come entrare in una cartolina. Un pugno di case in pietra, la chiesa con il campanile che si staglia contro il cielo azzurro, e quel silenzio che si sente solo nei borghi di collina, rotto appena dal ronzio di un'ape o dal rintocco della campana.
Le origini di Olivola sono certamente antecedenti al X secolo d. C., periodo nel quale venne edificata la primitiva chiesetta dedicata a San Pietro, lo attesta il suo caratteristico campanile romanico in tufo. Il borgo fu controllato in origine dai marchesi del Monferrato, e quindi infeudato in tempi successivi a famiglie come i Celloria, i Ferraris,i Candiani e i Curioni-Guazzi, che ne assunsero il titolo di conti.
Nell'ottobre 1928 il Comune fu soppresso ed accorpato a Frassinello diventando Frassinello d'Olivola. Conclusasi la Seconda guerra mondiale, gli abitanti di Olivola presentarono una petizione al Presidente della Repubblica in seguito alla quale il 10 novembre 1950 fu ripristinata l'autonomia comunale. Appena raggiungo il borgo, faccio subito sosta al parco della Rimembranza, posto all'ingresso del borgo provenendo dalla valle Ghenza.
Nel piccolo parco trovo un piccolo cannoncino Bofors da 40 mm, una delle armi antiaeree più diffuse nella seconda guerra mondiale, ormai reso innocuo ricordo. Il monumento ai caduti è formato da un altorilievo in bronzo raffigurante una figura femminile, la patria, nell'atto di baciare la bandiera, mentre un aquila rappresentante la forza sotto il quale vi sono elencati i militari caduti. Sul basamento in pietra vi sono invece la foto dei militari olivolesi periti.
La scultura è datata 1922 ed è firmata Carlo Fait di Torino. Il monumento ai Caduti è circondato da una siepe semicircolare ed affiancata da due cipressi nani. Sono presenti inoltre quattro proiettili colorati con il tricolore. In corrispondenza dei cipressi nani, sono presenti 16 paline commemorative con targhette in acciaio su cui sono riportati i nomi dei Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Su un lato del parco è collocata la piccola Cappella intitolata a San Rocco. Questa è realizzata interamente in mattoni a vista, tetto a capanna e piccola porta di accesso protetta da una grata.
Proseguendo lungo la cresta della collina su via Principe Umberto, dopo aver svoltato su via Duca d'Aosta, parcheggio l'auto sotto la bella chiesa di San Pietro e Paolo, che si trova in posizione isolata posta su uno splendido belvedere, dove si dominano le colline del basso Monferrato. La Chiesa di San Pietro e Paolo è stata recentemente restaurata e risale appunto al X secolo. Presenta un caratteristico campanile romanico caratterizzato da una curiosa inclinazione.
Il campanile, di origine medievale, è realizzato in pietra da cantoni, mentre la chiesa è probabilmente una successiva costruzione addossata alla torre e presenta una facciata interamente intonacata. Questa è tripartita da lesene che sembrano sorreggere un frontone triangolare con timpano intonacato. Sempre in facciata è presente una semplice porta d'accesso affiancata da due finestrelle poste ai lati e una posta centralmente sopra la porta stessa. La chiesa a navata unica è rettangolare con un tetto a capanna e un abside semipoligonale realizzato in pietra da cantoni e mattoni.
Questa fu la prima chiesa parrocchiale del borgo fino al sec. XVI, quando, negli ultimi decenni, venne ridotta a cappella per la confraternita dei Disciplinanti. Mi soffermo a godere, nel piccolo parco che circonda la chiesa della vista panoramica meravigliosa sulle colline del Monferrato ed ad ascoltare il canto degli uccelli. Le colline intorno sono verdeggianti con i filari delle vigne che sembrano tanti soldatini, interrotti solo da piccoli boschetti.
A piedi, attraverso via Regina Elena arrivo così in piazza Europa, cuore del borgo. Per raggiungerla passo vicino ad antichi pozzi incassati nelle case, costruite tutte in pietra da cantoni e ottimamente conservate. Il borgo è lindo, con le strade in selciato e le case che si affacciano sono sobrie e decorate con vasi di fiori colorati. Il colore ocra della pietra da cantoni crea un bellissimo contrasto con i colorati fiori che adornano le finestre.
Un bel gattone bianco e rosso, mi vede arrivare e controlla i miei movimenti. Dopo che il felino ha verificato i miei intendimenti, decide di anticipare i miei passi nel girovagare. Quando mi soffermo a osservare qualcosa o a scattare una fotografia, anche il gattone si ferma ad aspettare e a guardare cosa faccio, per poi riprendere insieme la passeggiata. Raggiunta la piazza, recentemente restaurata mi soffermo ad osservare la chiesa parrocchiale e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Nei miei trascorsi lavorativi, feci anche il vigile provinciale, ossia il guardia caccia e pesca, ero solito attraversare la piazza in auto, per raggiungere il piccolo Municipio. La Chiesa parrocchiale è anch'essa intitolata a a San Pietro, patrono del paese ed è stata costruita a partire dagli ultimi anni del XIX secolo. Questa costruzione in stile moderno con tetto a capanna, fu progettata dell'ing. Crescentino Caselli nel 1896 a e venne completata, senza campanile, solo nel 1938.
Il campanile fu fatto realizzare dalla municipalità nel 1987 e modificato nel 2003, secondo i disegni del progetto originali ritrovati. La chiesa è interamente in mattoni a vista, non presenta finestre in facciata se non una finestrone rotondo posto sotto il frontone triangolare. La chiesa è chiusa, ma mi raccontano che vi sia una bella Crocifissione e altari laterali con dipinti moderni con anche il trittico di Maria Consolata, di Andrea Pistarino, 1954-55.
Sulla piazza si affaccia anche un Auditorium, ricavata nella ex chiesa di Santa Maria delle Grazie. Questa chiesa fu anche parrocchiale poco prima del 1577, subentrando alla romanica chiesa di San Pietro. L'edificio è tardo romanico, realizzato in muratura frammista di mattoni pieni e conci di calcare locale. La facciata è a capanna caratterizzata da due contrafforti d'angolo e da un semplice occhio centrale. Presenta un piccolo campanile, privo ormai delle sue campane.
Mi raccontano che l'interno sia spoglio e sulle pareti si conservi qualche testina d'angelo in stucco. Sembra che la chiesa di Santa Maria delle Grazie sia stata edificata come ringraziamento per aver superato un epidemia di peste. Scendendo per via Vittorio veneto, poco distante dalla piazza, trovo il Municipio e l'Ufficio postale. Il mio amico felino bianco e rosso, si ferma al ristorantino sulla piazza e segue con lo sguardo il mio allontanarmi. Si tratta di un bell'edificio interamente in pietra da cantoni. Sulla facciata lo stemma del comune: "uno scudo d'azzurro al cavallo d'argento allegro e inalberato, nel cantone franco l'aquila di nero a volo spiegato".
Tra i personaggi illustri di Olivola ricordo Evasio Pugno che fu nel XX secolo militare ed imprenditore. Costui come Colonnello del Genio, partecipò ad alcuni degli scontri più noti della Prima guerra mondiale, come le battaglie sul Piave, sul Carso e quella di Caporetto. Evasio Pugno come Imprenditore fu azionista degli Zuccherifici Eridania, Ligure Lombarda e SIS Cavallino Rosso. Inoltre fu proprietario dello Stabilimento Idroterapico della Fons Salutis a Vignale Monferrato.
Proseguo fino al cancello di Villa Guazzo-Candiani, situata in posizione defilata dal borgo, nel cuore delle colline del Monferrato. La dimora risale al 1585 e fu di proprietà dei Marchesi del Monferrato e, successivamente, fu posseduto dai Curioni-Guazzi che tennero il paese col titolo di Conti. Le loro memorie si possono ritrovare nella chiesetta di San Sebastiano, oggi sconsacrata, che fiancheggia l'edificio principale.
La proprietà, nei secoli, passò alla nobile famiglia Candiani, che fra i suoi esponenti più illustri vanta il conte Camillo, nato proprio in questo luogo. Camillo Candiani vi nacque nel 1845 e morì nel 1919. Costui fu conte, militare e senatore. Arruolato dal 1856 al 1910 nella Marina, nel 1895 fu promosso al grado di controammiraglio.
Nel 1866 fu inviato in missione diplomatica a Pechino, in una impegnativa prova di politica internazionale del neonato Regno d'Italia. Fu vicedirettore d'Artiglieria a Genova e professore della Regia Scuola di Marina. Dopo un lungo periodo trascorso a bordo delle più moderne unità della Marina, nel 1888 fu nominato al prestigioso incarico di addetto navale a Londra. Fu anche direttore dell'Arsenale della Spezia per poi passare al comando della piazzaforte marittima de La Maddalena.
Nel 1900, al comando dell'Ettore Fieramosca, partecipò al trasporto del corpo di spedizione italiano in Cina, parte della forza internazionale inviata dalle potenze coloniali per fronteggiare la ribellione dei Boxer. Nel 1901 fu nominato senatore. Ma ricordo anche Stefano Guazzo che costruì la villa e la dedicò alla moglie Francesca, costui era un uomo del suo tempo, dall'animo rinascimentale. Scrisse libri come la "Civil Conversazione", viaggiò al seguito dei Gonzaga e fondò l'Accademia degli Illustrati.
Continuo a passeggiare tra le viuzze strette, dove ogni muro raccontava una storia, ogni scorcio offre un panorama da dipingere. Dal alto del belvedere vicino a piazza Europa, lo sguardo abbraccia le colline a perdita d'occhio, punteggiate di vigneti e macchie di bosco. Ripresa l'auto, con il cuore pieno di quiete e gli occhi ancora pieni di meraviglia, lascio Olivola, minuscolo gioiello del Monferrato. Borgo questo che mi ha regalato un viaggio nella bellezza senza clamori, ma di quelli che ti restano addosso legati al piacere della memoria.
Olivola è una gemma discreta del Monferrato: un borgo di poche anime con panorami struggenti, storia autentica e un'atmosfera lenta che invita a scoprire tufo, vigne, ulivi e boschi. Perfetto per un weekend rigenerante a due passi da casa.





