Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Il mio Piemonte: Monteu da Po

E-mail Stampa PDF
Monteau Da PoIn una mattinata estiva, con il sole già alto nel cielo azzurro, parte il mio viaggio da Alessandria alla scoperta di Monteu da Po. L'auto scivola lungo la strada provinciale, attraversando la pianura che si stende calma e dorata, punteggiata da campi di girasoli e granoturco. L'aria profuma di fieno appena tagliato e le colline all'orizzonte si colorano di verde intenso.
Attraverso piccoli borghi e cascine, ognuna con la sua storia silenziosa, mentre il Po scorre poco distante nascosto tra gli alberi. Le risaie lasciano il posto a tratti di bosco, dove l'ombra sembra proteggere ancora la freschezza della notte. Arrivato a Monteu da Po, ci si trova immersi in un paesaggio che parla di antichi insediamenti romani e di natura rigogliosa. Le prime case compaiono tra il verde, accogliendomi con quiete e semplicità.
Il toponimo deriva da Mons Cactus ad Paduli e che significa "Monte Acuto sul Po", vista la posizione collinare che ha una conformazione piuttosto acuta. Ha una storia molto antica e l'attuale borgo sorge nei pressi dell'antico villaggio indigeno di Incombusta che significava "mercato sul Po", infatti Codinismo era il nome che i liguri davano al Po. Nel II secca., i romani, ritenendo il luogo una posizione strategica, in quanto vi era la confluenza della Dora Altea con il Po, vi fondarono Industria.
La città romana che con il nome indicava ingegno, qualità positive per le attività artigianali e commerciali. La città di Industria dominava il versante meridionale del Po, grande via di comunicazione. Intorno al V secche. il sito fu abbandonato e ai piedi della collina si sviluppò, nel corso dei secoli, l'attuale centro storico, unitamente alle frazioni, sino ad assumerne le attuali caratteristiche urbanistiche.
Nel 1186, in una bolla di papa Urbano III, Monoutente da Po viene identificato nelle due pievi di Plebe Monti cali e Plebem Dustriam l'odierna località San Giovanni. Nel 1224, il feudo di "Allustria" venne dato in possesso dall'imperatore Federico II a Guglielmo VI del Monferrato. Tra il 1224 e il 1359, il feudo passò nelle mani di diverse famiglie nobili tra cui i Signori di Cocconato, dei Signori di Tonengo, dei Marchesi del Monferrato.
Verso la metà del XIV secolo, fu retto dai Signori locali, i Gays di Monteu. Nel 1625, durante l'assedio di Verrua. episodio avvenuto durante la guerra di Valtellina nel contesto della guerra dei trent'anni, il borgo fu saccheggiato e incendiato dagli spagnoli. Il castello e due chiese vennero distrutte, si salvò solo la chiesa di San Grato. Con la pace di Cherasco, Monteu da Po venne inglobato nel Ducato di Savoia, e dato in feudo ai Conti di Brusasco.
Faccio una breve sosta a guardare rovine della colonia romana di Industria-Bodincomacus. Il sito è localizzato nella frazione di San Giovanni, comprende un foro romano, un tempio dedicato a Iside, e resti di botteghe. Le rovine venute alla luce non sono che una piccola parte della grande città di Industria, citata per la prima volta da Plinio il Vecchio, che la descrive come importante città e porto sul fiume Po. Fu un'invasione unna a porre fine all'attività commerciale del fiorente porto di Industria, dando fuoco al centro abitato.
Industria deve la sua importanza anche a partire dalla seconda metà del I secolo d.C., al santuario dedicato alle divinità orientali di Iside e Serapide, che la rese ricca e famosa. Vi sono stati ritrovati diverse statue, statuette, ex voto, oggetti di culto, oggetti di uso comune, decorazioni architettoniche realizzate da artigiani di origine greco-orientale, oggi conservati presso il Museo di Antichità di Torino. Sono visibili l'area sacra, delimitata da strade acciottolate e porticate, le fondamenta di botteghe e delle abitazioni.
L'edificio più interessante è il tempio di Iside di cui resta il podio rettangolare, attorno al quale sorgevano spazi funzionali alle cerimonie che il culto imponeva, come la danza, le abluzioni, e per le offerte votive. Nel II sec. d.C. vicino al tempio di Iside fu costruito un santuario dedicato a Serapide, sul modello del Serapeo Campense di Roma in Campo Marzio. Per proseguire il mio viaggio di scoperta, supero la linea ferroviaria Chivasso - Asti, dove a poca distanza vi è la piccola stazione ferroviaria attiva dal 1912, anche se nel tempo ha subito diverse sospensioni d'attività ed oggi la linea ferroviaria è funzionante solo per i treni storici.
All'ingresso del borgo trovo la Chiesa di San Grato posta ai piedi della collina, in piazza Bava. Questa chiesa fu costruita nel 1557 e fu la chiesa parrocchiale di Monteu da Po fino al 1636, quando fu terminata la chiesa di San Giovanni Battista. Questo edificio è inserito tra i monumenti nazionali. La primitiva chiesa di San Grato risale al X-XI secolo ma l‘attuale edificio ha una facciata a salienti, tripartita da leggere lesene con un oculo sopra al portale centinato e bugnato dell'unico acceso. Sulle mura esterne sono presenti diversi reperti di vestigia romane.
La chiesa internamente a 3 navate, impostate su 4 pilastri quadriformi per lato che sostengono volte a crociera senza costoloni. L'altare maggiore è in legno e risale al XVI secolo. In fondo alla navata si eleva un massiccio campanile ristrutturato di recente. Nei suoi pressi vi è il parco della rimembranza con il monumento ai caduti. Il monumento è costituito da una scultura in bronzo rappresentante un soldato posto su un alto piedistallo in granito. Intorno sono posti dei piccoli cippi della memoria, riportanti i nomi dei caduti.
Proseguo il mio vagolare verso il centro del paese a piedi, costeggiando il rio della Valle che attraversa il paese e che tanti danni ha creato all'abitato per le sue esondazioni. All'angolo con via Manzoni trovo una piccola lapide, posta sul muro di una casa che ricorda il giovane partigiano Pinna Giuliano. Costui nacque il 21 dicembre 1926, nome di battaglia Pinta che fu catturato e trasferito in Germania e dichiarato morto il 07 giugno 1945.
Inizio a percorre via San Giovanni, strada in salita che mi condurrà nella parte alta del paese dove si erge la chiesa parrocchiale. Lungo la strada trovo il teatro comunale che ha origini recenti. Sulla facciata del Teatro una lapide ricorda la sua inaugurazione nel 1955. In cima alla salita, prima della chiesa vi è il palazzo comunale e le scuole elementari e la vecchia sede dell'asilo. Sul muro della facciata principale degli edifici a due e tre piani, tinteggiati di color giallo paglierino è affissa una lapide in marmo grigio che ricorda i militari caduti nella grande guerra.
Il Comune fu istituito nel 1861, venne nel 1929 con le leggi fasciste unificato al Comune di Lauriano e fu nuovamente autonomo dal 1 gennaio 1947. Salgo fino al sagrato della chiesa parrocchiale da dove si gode di un bellissimo panorama sull'intero borgo. La chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista fu costruita nel secolo XV ed incendiata nel 1625 dagli spagnoli e ricostruita tra il 1631 e il 1636 in stile barocco, con il materiale dell'antica casa forte che sorgeva a destra dell'attuale casa parrocchiale.
La chiesa realizzata in stile barocco presenta una facciata a due ordini. La porta d'accesso anticipata da una breve scalinata presenta un bel portale con lunetta a tutto sesto. La porta è posta centralmente al primo ordine ed è l'unica frontale dell'edificio. Il primo ordine presenta 8 lesene che sembrano sorreggere un alto ed elaborato marcapiano. Sempre nel primo ordine, due nicchie vuote sono poste ai lati del portale e presentano lunette a tutto sesto. Il secondo ordine, centralmente è tripartito da lesene. Sempre al centro vi è una finestra rettangolare con una bella cornice intonacata e timpano spezzato.
Ai lati vi sono due nicchie vuote con cornici a stucco e timpano spezzati. Il frontone è triangolare con nicchia vuota nel timpano. Lateralmente vi sono ricche volute che corrono lungo il marcapiano. L'intera facciata è intonacata e tinteggiata. La chiesa la trovo chiusa ma posso comprendere facilmente che sia a 3 navate. Scendo lungo la strada provinciale, le case che si affacciano sono assai semplici e di antica costruzione, purtroppo vi sono tante saracinesche abbassate, segno delle floride attività commerciali dei tempi passati.
La camminata è interessante e lunga, fino a raggiungere in via Cocconato la chiesa di San Rocco, posta ai limiti dell'abitato. Questa chiesetta venne edificata nel 1875 con il concorso di tutti i montuesi in ringraziamento per la liberazione miracolosa da un'epidemia di peste che aveva colpito tutta la zona nel 1867. La chiesa presenta una facciata intonacata e tinteggiata di ocra. Presenta un tetto a capanna, con una porta d'accesso affiancata da due rettangolari finestre. Sopra il portale vi è una tettoia e sopra di esso una lapide marmorea che ricorda la sua edificazione.
Sotto il marcapiano vi è posta centralmente una finestra e lateralmente due affreschi necessitanti di restauri. Il frontone e triangolare e centralmente nel timpano vi è un affresco raffigurante San Rocco, anch'esso necessitante di restauri. Il novecentesco e snello campanile è invece in mattoni a vista. È il momento di andare a prendere l'auto per spostarmi nella frazione di Mezzana. Incontro mentre mi reco in questa frazione alcuni contadini. Questi sono gente semplice e laboriosa, legata profondamente alla terra e alle tradizioni. Amo pensare che vivono in armonia con le stagioni, tramandando saperi antichi.
Tra cortili e cascine, custodiscono l'anima autentica del borgo. Mezzana è una piccola frazione di Monteu da Po, un accogliente borgo collinare immerso nel paesaggio monferrino. Trovo al centro la chiesa di San Sebastiano, testimonianza di fede e architettura seicentesca. Le case in laterizio, riflettono l'originario impianto rurale e la tradizione contadina. Qui la campagna crea un'atmosfera tranquilla, ideale per passeggiate fuori porta e per respirare la quiete della natura.
Mi soffermo a osservare esternamente la chiesa San Sebastiano che presenta un tetto a capanna con facciata intonacata. La chiesa è più alta del piano stradale e si accede attraverso una scala. Anticamente l'edificio fungeva da parrocchia (cappellania), presenta una porta affiancata da due strette ed alte finestre con arco a tutto sesto. Sopra la porta vi è un ampia finestra polilobata. Dalla frazione parte un sentiero che s'inerpica, attraversando bei luoghi boscati, per raggiungere la cima del colle dove si ergono due ruderi di torri medioevali, che sono i resti di un castello costruito non prima dell'anno 1.000.
Questa località prende il nome di Torre del Greppio. Il "Castrum" esisteva sicuramente nel 1186, in quanto Federico Barbarossa, con il suo diploma del 5 marzo, diede a Ottobono, Conte Radicati, l'investitura di varie terre, villaggi e castelli, fra i quali vi era annoverato anche quello di Monteacuto ossia Monteu da Po. I resti del castello, ossia le torri sono poste sulla collina più alta che sovrasta il tratto della valle che comprende un tratto percorso dal fiume Po con gli abitati di Lauriano Po sino a Brusasco e Cavagnolo. Nel 1589, intorno al "castrum diruptum" è segnalato la presenza di un ricetto.
Nei verbali di visita pastorale del 1751 e nel catasto settecentesco sono attestate altresì, le rovine di una cappella dedicata a San Sebastiano, contenuta nel castello medesimo, scomparsa con castello e ricetto. La distruzione della fortificazione avvenne nell'Ottocento per opera del proprietario, il Cavalier Salvagno, finalizzate a recuperare i materiali.
Dopo una sosta dal belvedere che mi regala un vasto panorama, riprendo l'auto e mi dirigo verso i ruderi della Pieve di San Giovanni di Lustria, "Plebs Sancti Joannis Baptistae de Lustria". Di questo antico edificio realizzato in laterizio rimangono solo una piccola parte muraria. L'edificio esisteva già nel X secolo essendo citata in un documento di Ottone III. Non conosco il motivo della sua distruzione, ma sicuramente le alluvioni del Po contribuirono.
Mentre torno soddisfatto per la visita verso casa, ricordo che a Monteu da Po nacque Felice Nazzaro il 4 dicembre1881 e che morì a Torino il 21 marzo 1940, famoso pilota automobilistico italiano. Costui appena quindicenne fu assunto come apprendista dalla ditta Ceirano e nel 1899 passò alla FIAT quale meccanico e pilota automobilistico. Nazzaro fu anche imprenditore, fondando la casa Nazzaro & C. fabbrica di automobili che fu in attività dal 1911 al 1916. Felice Nazzaro fu un pioniere dell'automobilismo e nel 1901 vinse la Piombino – Livorno e partecipò al 1º Giro automobilistico d'Italia.
Nel 1907 vinse il Gran Premio di Francia, la Targa Florio e il Kaiserpreis sul Circuito del Taunus in Germania, affermandosi come il miglior pilota del mondo. Nel 1908 si aggiudicò la Coppa Florio, assistito dal co-pilota Augusto Bertelli, e fu il primo a superare la barriera dei 200 km/h. Partecipò al Gran Premio degli Stati Uniti del 1908 in cui si qualificò terzo. Vinse poi nuovamente la Targa Florio nel 1913 e il Gran Premio di Francia nel 1922, e il 2º Gran Premio d'Italia, sul Circuito di Monza.