Blog di Dante Paolo Ferraris

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Pillole di Storia: Tien-Tsin (oggi Tianjin)

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TientsinNel corso della preparazione di un trasloco di abitazione, rapidamente sistemo anche la catalogazione della mia vecchia raccolta filatelica. Ritrovo così dei francobolli che avevo dimenticato. Erano stati emessi per la colonia italiana di Tien-Tsin, in Cina. Questo ritrovamento, di pochi francobolli risalenti ai primi decenni del Novecento, mi riapre la mente ad alcune pagine di storia entrate nell'oblio.
I francobolli presentano la sovrastampa "Tien-Tsin" e testimoniano la presenza italiana nella concessione cinese. Questi piccoli pezzi di carta rappresentano un'importante traccia della politica coloniale italiana in Estremo Oriente. È abbastanza noto a tutti che l'Italia nella sua storia, sia stato una nazione con diverse Colonie, come parte della Somalia, poi l'Etiopia dopo la guerra del 36 e quindi la Libia dopo la guerra del 1911.
In realtà, queste non furono le uniche colonne italiane, infatti benché di piccolissima dimensione. Il regno d'Italia ebbe anche una Colonia o meglio una concessione in Cina. La concessione italiana era una situazione particolare perché era in realtà parte di un sistema di concessioni cinesi, quindi di vero o proprio territorio extra territoriale. Il contesto storico mondiale è abbastanza particolare ed in continua evoluzione.
L'Ottocento si era chiuso sotto il segno delle iniziativa espansionistica delle grandi potenze. Gli Stati Uniti avevano annientato ciò che era rimasto dell'impero coloniale della Spagna. Infatti nel 1898 gli Stati Uniti avevano cacciato la Spagna da Cuba e dalle Filippine. Gli inglesi erano impegnati nell'Africa del Sud, nella Guerra che terminerà nel 1902 con la vittoria inglese, contro i Boeri che erano bianchi di origine olandese che abitavano l'Orange e il Transvaal.
In Cina tutto ebbe inizio con la decadenza del Celeste Impero cinese, fin dai primi anni quaranta del XIX secolo, quando ebbero inizio le guerre dell'oppio che costrinsero, la dinastia regnante in Cina a cominciare ad aprire i propri porti della costa orientale e meridionale alle potenze coloniali europei. Il vastissimo mercato cinese era di estremo interesse per le potenze occidentali, soprattutto dall'Inghilterra, che riuscì ad addentrarsi con il tempo in questo mercato, diventando uno dei primi e principali partner commerciali.
Per favorire gli scambi commerciali furono concesse e garantite alle potenze straniere alcuni privilegi anche di libertà di movimento. Poterono addirittura stabilire delle rappresentanze permanenti nelle città portuali. La Cina, subì nel 1895 la mutilazione della Corea e di Formosa ad opera del Giappone e nel 1897 capitolò a Port Arthur, consegnando l'importante porto alla Russia. La Cina a cavallo tra fine XIX e inizio XX secolo è al centro delle mire dei paesi occidentali e non solo.
Per quanto formalmente rimanga un impero indipendente, la Cina è ridotta a uno stato di fatto coloniale. La Russia dopo essersi impossessata dalla penisola del Liaotung con Port Arthur voleva estendere la propria influenza sulla Manciuria, come la Gran Bretagna sul Chekiang, la Germania sullo Shantung, la Francia sullo Yoünan. Tra il 1890-1910, la Cina era uscita sconfitta immediata da una pesantissima guerra contro Giappone che aveva conquistato la Manciuria, Taiwan ed altri territori.
Infatti il Giappone temeva l'espansionismo dell'Impero russo nella Cina settentrionale e in Corea, ed era alla ricerca di conquiste all'estero nel tentativo di emulare le politiche imperialiste praticate dai suoi mentori occidentali a spese dell'impero cinese. Nel 1900 l'Impero viene messo nuovamente alle strette, questa volta, da una minaccia interna. Infatti la rivolta dei boxer, un gruppo para militare che intendeva marciare verso una capitale e ristabilire il potere cinese contro quello che era definito il dominio occidentale sulla Cina.
Una vecchia organizzazione segreta cinese, il "Pugno della Giustizia ed armonia" appoggiata dalla vecchia imperatrice madre Tzu-hsi, tentò di costruire un blocco interno contro gli stranieri in nome della "vecchia" Cina. I boxers, così sono stati chiamati in occidente i suoi affiliati, ottennero alcuni iniziali successi iniziali. I Boxers avevano un programma nazionalista in reazione alla preponderante influenza Europea negli affari interni del paese.
I Boxer occuparono Pechino uccidendo il ministro della Germania, noi oggi diremmo l'ambasciatore, e assediarono le legazioni europee tra giugno ed agosto del 1900. Le rappresentanze permanenti degli eserciti delle potenze straniere che si trovavano nella città portuale di Tien-Tsin intervennero in difesa del "Celeste Impero" di Pechino per sopprimere la rivolta. Fu concordato un intervento internazionale in cui prese parte anche l'Italia che schiacciò il movimento dei Boxers.
Occorre inoltre considerare che l'opinione pubblica occidentale era spaventata dalla propaganda per il "pericolo giallo", ciò dovuto soprattutto per l'affacciarsi nella galassia degli Stati militarmente più potenti dei popoli dell'Oriente, che avrebbero offuscato lo strapotere, anche commerciale dell'Occidente. L'espressione "pericolo giallo" nacque successivamente in Europa nel 1905 a seguito alla guerra russo-giapponese che vide il crollo del mito sull'imbattibilità dell'uomo bianco.
Già a fine secolo si era fatta strada nell'opinione pubblica europea, questa paura alimentata dalla grande forza militare del Giappone e per l'impetuoso incremento demografico delle nazioni orientali, vedendo vacillare la supremazia occidentale. Vicenda storica che fu ripresa dal celebre film e premio oscar del 1963 : "55 giorni a Pechino", del regista Nicholas Ray con Charlton Heston, Ava Gardner e David Niven.
Tra i soldati che presero parte la spedizione,ci fu anche un contingente italiano di circa 2.000 soldati e benché questo costituisse in meno del 3% del totale delle forze militari coinvolte fu sufficiente perché fosse riconosciuto al Regno d'Italia, il diritto ad avere nella città, una concessione nel quartiere delle legazioni e una propria ambasciata permanente. In realtà la rivolta scoppiò proprio a Tient-Tsin tra il il 1899 e 1901 e inizialmente gli attacchi furono rivolti proprio contro le legazioni occidentali, anche con anche assassinio di mercanti occidentali che in Cina imponevano le loro merci e commerciavano anche se non soprattutto l'oppio.
Questa è una storia che merita di essere ricordata e raccontata e che magari prossimamente scriverò. I circa 2.000 soldati italiani erano in parte marinai delle navi che già si trovano dalla fonda dei portici cinesi. Il tra le concessioni che la Cina dovette fare alle Nazioni che parteciparono alla difesa dell'Imperatore ci fu anche quella di concedere loro dei piccoli quartieri extra territoriali chiamati appunto concessioni che le singole potenze avrebbero potuto amministrare. Quindi a tutti gli effetti delle piccolissime colonie di vari stati europei tutte situate nella città di Tien-Tsin che, seppur di diversa dimensione sostanzialmente riconoscevano un piccolo dominio europeo anche sulla Cina.
All'epoca, l'Italia, come altre sette potenze che aveva partecipato alla soppressione di quella che è passata alla storia come la rivolta dei boxer fu assegnata una di queste concessioni di circa 40 chilometri quadrati, che in realtà si trattava di un territorio in gran parte paludoso e con addirittura un cimitero che negli anni successivi dovete essere smantellato spostando le salme in un nuovo cimitero al di fuori della concessione. Sconfitti i Boxers, l'Occidente impone alla Cina, non solo la concessione di queste basi, ma anche una pesantissima indennità di 450 milioni di dollari, il cui il pagamento veniva garantito col controllo sulle dogane Imperiali.
La setta, benché sconfitta e dispersa dagli eserciti europei accorsi per sedare la rivolta, assumerà nei decenni successivi un valore di simbolo,manifestazione dell'orgoglio nazionale contro le prepotenze del colonialismo. Fu così che su un'ansa del fiume Hai Ho che attraversa il centro cittadino fu riservata alla delegazione della nostra penisola e ci volle una decina d'anni prima che il terreno fosse considerato agibile per la costituzione, senza parlare delle immensa difficoltà che si ebbe nel disegnare la rete idrica.
Inizialmente il governo italiano non fu particolarmente interessato alla concessione, aveva partecipato per motivi diplomatici e di orgoglio, ma non avevano nessuna intenzione di investire soldi nella costruzione di edifici. Comunque il piano regolatore venne approvato non prima del 1905 e le costruzioni non iniziarono prima del 1907/1908. Così mentre il vecchio mondo scopriva la Belle Époque, in Cina a Tien-Tsin finalmente si poteva inaugurare la città italiana, ricca di oltre un centinaio di villette, con il suo Municipio, un ospedale civile indicato come cattolico, scuole maschili e femminili sia per italiani che cinesi.
Le costruzioni erano tutte in stile italiano e non cinese. In realtà in gran parte delle risorse finanziarie arrivava da cittadini cinesi interessati a costruire la propria casa non su territorio cinese, per evitare di sottostare troppo strettamente alle regole dell'imperatore prima e della Repubblica poi, senza però trovarsi lontano dalla capitale Pechino. In realtà il meccanismo cercò di favorire soprattutto gli italiani e particolarmente i mercanti, facendone la sede dei suoi commerci. Allo scoppio della guerra, nel 1915 la concessione italiana che confinava con la concessione austriaca e la concessione russa, aveva una popolazione di circa 400 italiani contro i quasi 10.000 cinesi.
Durante questa guerra, le poche truppe composte da marinai che si trovavano in loco, vennero quasi tutti ritirati. Però Tien-Tsin fu invece raggiunta da un gran numero di italiani. Tra questi vi erano giunti, attraversando l'intera Siberia russa, gli appartenenti alla cosiddetta Legione Redenta, cioè migliaia di uomini che erano stati erano italiani ma vivendo in Trentino a Trieste ecc… allo scoppio della guerra furono arruolati nell'esercito austro-ungarico, perché all'epoca quei territori erano parte dell'Austria. Costoro non furono mandati a combattere contro altri italiani, ma mandati a combattere sul fronte Russo.
Allo scoppio della rivoluzione russa, avevano attraversato l'intera Siberia fino a raggiungere proprio la concessione italiana. Qualcuno era tornato in patria, altri si erano fermati. La fine della prima guerra mondiale comportò un allargamento della concessione italiana perché quella austriaca ne venne inglobata, praticamente raddoppiandone le dimensioni. Le concessioni rimaste furono quella italiana, quella giapponese, quella francese e quella inglese che rimaneva la più grande.
Ricordo che durante la terribile alluvione del 1917, quando il fiume straripò, migliaia di cinesi furono salvati e ricoverati nelle strutture italiane. Lo stesso dicasi durante una grave epidemia di vaiolo nero e i medici italiani diedero. Dopo la marcia su Roma e la presa di potere di Mussolini la concessione di Tien-Tsin divenne un vero vanto dell'Italia.
Interessante sapere che negli anni immediatamente successivi alla marcia su Roma, le elezioni che si erano tenute nella concessione per eleggere il proprio Sindaco, videro la vittoria degli antifascisti, tra i quali anche da uno dei nipoti di Garibaldi, ossia Menotti Garibaldi. Costui era un ingegnere che lavorò alla progettazione della ferrovia cinese. Menotti si trasferì in Cina, nel 1906 dove fondò un'importante impresa per la costruzione di ferrovie. Ricevette dal Governo cinese diversi incarichi per lavori laboriosi, e molti riconoscimenti dalla Cina e dal Giappone. Fu infatti nominato Mandarino di primo e quinto grado.
Venne richiamato dal padre per la guerra di Grecia nel 1912 e per la campagna di Francia nel 1914 e nel 1915 si arruola come i fratelli nel 51 Fanteria Alpi per la durata della guerra. Finita la guerra, il 10 luglio 1918, riceve l'incarico di recarsi in Siberia quale delegato dell'Italia al Comitato tecnico interalleato per la riorganizzazione della Transiberiana e la delimitazione dei confini siberiani. Successivamente torna in Cina dove gli viene affidata la direzione delle tramvie di Tien-Tsin. Occupa quell'incarico fino al 1924 e nell'anno successivo tornò in Italia.
Solo nel 1925 venne imposto, sciogliendo il consiglio comunale un podestà fascista. In questi anni vennero costruiti numerosissimi edifici nello stile razionalista tipico del ventennio. Negli anni 30 del secolo scorso, Tien-Tsin raggiunse gli 8.000 abitanti e con all'interno circa 60 esercizi commerciali. La città ospitò anche una caserma che fu intitolata al sottotenente di vascello Ermanno Carlotto, che nel 1900 morì durante la rivolta dei Boxer difendendo la città di Tien-Tsin, insieme ad altri 20 marinai italiani.
La caserma fu anche la sede del Reggimento San Marco. Questo gesto valse ad Ermanno Carlotto la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. La città aveva ed ha all'incrocio delle strade maestre, delle piazze circolari adornate da colonne di monumenti. Con la nomina del Conte Sforza a Ministro ( Ambasciatore) a Pechino fu per merito suo il consolato italiano di Tien-Tsin ebbe la sua sede nella concessione.
Attorno alla sede consolare sorsero subito nuove ed eleganti costruzioni e la concessione assunse un aspetto così signorile che i cinesi lo battezzarono « la concessione aristocratica ». Importante sopratutto fu infatti l'ospedale civile dovuto alla benemerita Associazione per la protezione dei Missionari Cattolici. Una delle piazze principali era sicuramente il piazza Regina Elena, oggi piazza Marco Polo e era il teatro delle parate militari del nostro esercito. La piazza presentava al suo centro, il monumento della vittoria della prima guerra mondiale.
La città fu anche residenza di Costanzo Ciano, genero del Duce che fu per un certo periodo diplomatico italiano in Cina. Il fascismo cercò di far penetrare l'industria aeronautica in Cina in qualche modo, soprattutto per via dei rapporti privilegiati di Galeazzo Ciano. Tuttavia il tentativo non decollò mai. Ovviamente nel 1941, con lo scoppio della seconda guerra mondiali, i giapponesi occuparono le concessioni francesi e inglesi, lasciando sostanzialmente unica la concessione italiana membro dell'asse tedesco-italiano-giapponese.
Anche se l'Italia era cobelligerante pare che gli italiani fossero guardati con sospetto dai giapponesi che non concedevano in alcun modo di uscire dalla concessione ai pochi cittadini italiani rimasti né alle truppe italiane nel battaglione San Marco presente sul territorio.
Il 10 settembre del 1943, cioè due giorni dopo la firma dell'armistizio tra l'Italia e gli alleati, i giapponesi entrarono nella concessione italiana, catturarono i militari italiani che si trovano accasermati. Costoro posti davanti ad una scelta presero strade diverse: chi rimase fedele al re venne avviato verso i campi di concentramento in Corea, chi invece giuro fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana, rimase bloccato nella caserma e lì vi rimasero.
La concessione fu infine revocata nel 1947 e il territorio restituito a quella che da li a poco sarebbe diventata Repubblica Popolare Cinese. L'Italia mantenne per quasi mezzo secolo, sulla costa orientale cinese a poca distanza da Pechino, la propria concessione. E se l'antica, Piazza Regina Elena, con il monumento alla Vittoria oggi è piazza Marco Polo, il quartiere viene ancora chiamato quartiere italiano ed è ancora una delle principali attrazioni turistiche della zona.
Vi è ancora il monumento a Dante Alighieri o Dàndiing che si erge nell'omonima piazzetta, tutto ciò racconta l'amore dei cinesi per la nostra cultura. Non i resta che ricordare alcuni personaggi italiani di rilievo come il già menzionato nipote di Garibaldi, Menotti; Padre Leonetti, che contribuì alla costruzione della concessione comprando una certo numero di terreni; l'intellettuale Nicola di Giura, che nel 1900 partì per la Cina con la spedizione contro i Boxer come colonnello medico e lì rimase per 30 anni vivendo tra Tien-Tsin e Pechino. Quest'ultimo diventò uno dei più grandi traduttori, nonché medico di Aisin Gioro Pu Yi, l'undicesimo imperatore Qing e l'ultimo imperatore della Cina, regnando dal 1908 alla sua deposizione nel 1912 (rivoluzione Xinhai).
Dal 1934 al 1945 fu imperatore del Manciukuò, Stato fantoccio creato dall'Impero giapponese. Altro personaggio fu Luigi Barzini che oltre a partecipare all'impresa della FIAT con la Itala che, nel 1907 vinse il raid Pechino-Parigi, competizione automobilistica internazionale, con la vettura guidata da Scipione Borghese e Ettore Guizzardi, contribuendo non poco a propagandare l'impresa come giornalista del Corriere della Sera, era stato in precedenza inviato in Asia come corrispondente di guerra al tempo della rivola dei Boxer.
Rimetto a posto i due francobolli, pensando a chi in quegli anni inviò una lettera dall'Oriente italiano su cui incollò le affrancature.