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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (XVII parte)

Sabato 12 Novembre 2011 16:30
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paradisoLa discesa a mare era sicuramente un po' stancante, ma le poche decine di gradini non spaventano di sicuro. Ad attendere i bagnanti c'è una piccola piazzola protetta da una ringhiera e dotata di sdraio a pochi metri d'altezza sul mare. Balconata dalla quale si può godere di tutto il sole desiderato; ma per il sottoscritto, che con il sole non ha molta confidenza, è sempre presente un ombrellone con annesso tavolino e impianto citofonico che mi permette di chiedere a Gigi di portarmi qualcosa di fresco da bere. Ancora qualche gradino e un altra piazzola ti permette l'accesso al mare proprio nel punto dove potevi immergerti in un acqua che ha le sfumature di un profondissimo blu, quasi tendente al nero. Non vi è spiaggia, ma solo roccia dove anche le agavi fanno fatica a trovare spazio per crescere e io oggi non trovo parole per descrivere l'eleganza delle imponenti onde che vedi arrivare dal mare, quasi a formare un inquietante muro d'acqua che sembra sovrastarti. Queste s'infrangono rumorosamente sugli scogli della piccola insenatura, soprattutto nelle giornate ventose e con il mare molto mosso.
Come descrivere la maestosità del mare visto dalla balconata del solarium, da dove si possono ammirare i particolari colori che vanno dal blu intenso al grigio argenteo di quando il sole inizia a calare all'orizzonte. Ma anche il verde smeraldo che per un attimo scorgi sulle creste argentee e schiumose delle sue onde.
Come descrivere quella sensazione gioiosa che provi quando, seduto sul piccolo attracco, metti i piedi in acqua e ti diverti a sbatterli come quando da bambino lo facevi seduto sul seggiolone. Come descrivere i colori dell'alba che puoi ammirare dal terrazzino della stanza con il sole che si nasconde tra le bianche nuvole o che crea una fantasia cromatica con le rossastre lingue fuoco ma anche di un arancione caldo e dei suoi gialli diversificati in tutte le tonalità e lievemente degradanti fino al rosa confetto, sposarsi con i riverberi del mare dai colori del blu profondo al verde smeraldo, giochi che fanno sembrare il cielo e il mare l'immensa tavolozza di un pittore.
La locanda del fiordo è veramente situata in uno degli scorci più suggestivi della costiera, dove domina una natura selvaggia ed incontaminata; qui i miei diversi compagni di ferie hanno fatto lunghe nuotate e immersioni in questo angolo di Italia nascosta.
Come descrivere gli stati d'animo: la pace rotta solo dallo scroscio del mare e dal fischio del vento o l'oscurità della notte che ti accompagna nelle divertenti chiacchierate che all'ombra della luna argentea fai con gli amici sorseggiando un fresco limoncello.
Dal solarium ho più volte ammirato i compagni di avventura che come delfini passano di onda in onda e le vigorose bracciate di Stefano e degli altri sembrano raccontare come l'uomo riesca ad essere in simbiosi con il mare. Le rapide immersioni di ognuno di loro mi mettevano in ansia fino a quando riemergevano come novelli Nettuno. La profondità delle acque, ti permetteva di vedere i delfini giocare tra loro, mentre sullo sfondo una piccola barca a vela fa ombra al calar del sole. Suoni, odori, profumi sono quelli della serenità e della pace che ognuno di noi ogni tanto cerca quale fonte rigeneratrice dello spirito.
Guardavo Guido nuotare con piccole ma veloci bracciate, fin tanto che all'improvviso lo vedevo scomparire e dopo qualche istante ricomparire da tutt'altra parte, quasi avesse messo le branchie e si fosse trasformato in pesce. All'improvviso non lo vedo più riemergere, il sangue mi sale alla testa, con gli occhi scruto in ogni dove il mare, mi sento un groppo in gola, urlo il nome di Guido, ma il vento trascina via la mia voce.
Poi alzo lo sguardo verso la ripida parete di roccia, aldilà della piccola insenatura, e come le capre trovo Guido che s'inerpica sulla nera roccia con la sola propria forza, utilizzando le mani e i piedi come uncini che tentano di graffiare la roccia. Solo ora mi sovviene che Guido è uno sportivo che pratica freeclimbing. E' un piacere vederlo arrampicare, non è molto alto ma benché magro è tutto muscolo in movimento. Lo ammiro nella sua scalata, assaggia con le mani il punto migliore per farsi forza e sollevarsi, mentre con i piedi cerca un appoggio sicuro. I suoi capelli rossicci, come la sua carnagione, appaiono su questa roccia nera come una figura sinuosa che lentamente sale verso il sole. Su questa parete rocciosa, dove anche le piante grasse fanno fatica a trovare spazio vitale, e dove solo i gabbiani trovano spazio per posarsi, vedere Guido che lentamente sale e gareggia con la forza di gravità cercando spazio tra le gli speroni della dura roccia, mi crea da un lato una sensazione di ammirazione e dall'altro paura e sgomento; fintanto che lo vedo ergersi in piedi, su uno sporgenza della roccia, irta come la prua di una nave, alzare lo sguardo verso il cielo, poi scrollare tutto il corpo come rassodare i muscoli e infine gettarsi in acqua, da un altezza che sicuramente supera i 10/15 metri. Il tuffo è perfetto come l'entrata in acqua. Una schiuma d'acqua bianca richiude i cerchi concentrici che Guido ha creato immergendosi, ed eccolo ricomparire a poche decine di metri e con rapide nuotate raggiungere la piccola banchina che funge da spiaggia. Dalla banchina, un po in ombra, appena riemerso e con l'acqua che gli cola da tutto il corpo, volge la testa sul terrazzamento del solarium, e come se niente fosse la sua voce mi raggiunge e semplicemente dice “fantastico! Hai bisogno?”. Sconsolato ma anche ammaliato da ciò che l'ho visto fare posso solo invitarlo a degustare i prodotti culinari che la costiera ci propone e che Gigi ha già preparato su un tavolo imbandito.
Ma se di tuffi vogliamo parlare, anzi di grandi tuffi e grandi tuffatori, proprio dal ponte che supera il fiordo di Furore, ho potuto assistere ai tuffi dalle grandi altezze che si svolgono in costiera.
Poche parole per descrivere il MarMeeting, che infatti è innanzi tutto una competizione sportiva ma è anche amore per il mare e desiderio per gli atleti di mettersi alla prova con la spettacolarizzazione dello sport estremo.
Questa specialità sportiva consiste in tuffi da altezze comprese tra i 23 e i 28 m. per gli uomini e tra i 18 e i 23 m. per le donne.
Nel tuffo dal ponte del Fiordo di Furore da un'altezza di 28 m, i tuffatori hanno 3 sec. circa di volo per coordinare i loro movimenti prima dell'ingresso in acqua che avviene alla velocità di 100 Km/h. Rimango ogni volta che posso ad ammirare dall'alto del ponte o dal basso della spiaggia sempre ammaliato da questi intrepidi sportivi che da tutto il mondo giungono per un così prode tuffo. Chissà cosa passa nella loro mente in quei pochi secondi che passano dal lancio all'entrata in acqua e quale quantità di adrenalina hanno in corpo durante la loro attività fisica di tuffatore.
Un esperto mi raccontò che generalmente la partenza, dove è possibile, ha origine direttamente dalle rocce, altrimenti avviene da una piccola piattaforma installata in un posto naturale come in questa manifestazione che vede gli atleti lanciarsi.
Certamente questi atleti con la A maiuscola devono avere una buona preparazione nei tuffi e nel nuoto per svolgere un così importante sport acrobatico, nonché forte determinazione e coraggio e un grande controllo psico-fisico.
Ad attenderli in mare ci sono subacquei pronti ad intervenire ed imbarcazioni sanitarie attrezzate con medici e infermieri specialisti, infatti uno di loro mi raccontò che il momento di maggior rischio è quello dell'impatto con l'acqua, cioè quando i tuffatori sono al massimo della contrazione muscolare e ricevono una forte sollecitazione ai legamenti e ai tendini. Un altro pericolo è quando non vi è un perfetto allineamento del corpo durante l'entrata in acqua, in questo caso potrebbe determinarsi una pericolosa compressione a carico degli organi interni.
Mi dispiace molto lasciare il fiordo di Furore ma il nostro viaggio deve proseguire e riprendiamo la strada verso Positano.



Fine XVII parte.