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Luci ed ombre a Torino (IV parte)

Martedì 11 Dicembre 2012 14:26
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Rubeus HagridMi pare già di intravedere Rubeus Hagrid, con il suo passo deciso, venire verso di me. Ad annunciarlo, quasi fosse il suo ciambellano, è la sua immancabile coppola siciliana che non ha nulla a che vedere con la sua terra d'origine, essendo lui proveniente dal Principato Ultra del Regno di Napoli.
Quasi impossibile trovare Rubeus senza coppola d'estate, accoppiata durante l'inverno nei colori e nella foggia a quella del cappotto, rigorosamente scuro e di taglia classica.
La coppola per Rubeus non è un accessorio di tendenza, né deve essere interpretato come si faceva un tempo, in un simbolo di "malandrinaggio". Con Rubeus Hagrid questo particolare berretto è diventato uno status symbol, quasi manifestasse la sua presenza anche quando fisicamente fosse altrove, ciò molto lontano dalla facile ed improvvida equazione coppola-mafia.
Oggi per molti giovani questo accessorio non può mancare nel guardaroba di ogni uomo che si rispetti, tant'è che anche le star di Hollywood sono state conquistate da questo copricapo, facendolo diventare un vero status-symbol del giovane moderno ed alla moda.
Ormai le case di moda ne hanno prodotto moltissimi, con originalità di disegni e fantasie di tessuti per ogni stagione, addirittura dipinti a mano. La coppola può essere tranquillamente indossata in ogni occasione, anche nelle serate importanti ed il nostro bravo Rubeus è stato sicuramente antesignano ambasciatore a Torino di questo tipo di copricapo.
L'incontro è generoso di saluti e prolisso di complimenti, come sempre è un momento simpatico e fa molto piacere chiacchierare con lui, soprattutto quando ti racconta gli episodi avvenuti nella sua gioventù e durante la sua vita professionale. Mi piace molto starlo a sentire perché dai suoi racconti si può sempre apprendere e capire come si viveva in passato e soprattutto analizzare alcune caratteristiche di collaboratori o pseudo-collaboratori che avevamo quando si cooperava insieme e che lui conosceva ormai da molto tempo.
Non posso non notare come le sue scarpe nere siano come sempre lucidissime e la sua bocca sia sempre impegnata a trattenere tra le sottili labbra la sigaretta.
Dopo i convenevoli ci mettiamo a passeggiare per via Santa Teresa; in questo breve tratto di strada, nel pieno cuore della città, sono accaduti diversi episodi degni di nota, tra i quali quello che ha visto protagonista Giorgio Pontiglio, un personaggio veramente stupefacente. Lessi su di lui un vecchio articolo che riguardava la sua persona e più precisamente i fenomeni che lui vedeva. Tutto per lui era iniziato proprio in via Santa Teresa ed esattamente nella chiesa dedicata a San Giuseppe di Torino. Con Rubeus ci fermiamo proprio davanti ad essa, una chiesa che passa inosservata al passante, nonostante sia stata edificata tra il 1683 e il 1690. E proprio con Rubeus ripercorriamo l'articolo giornalistico, letto molto tempo fa e che raccontava di come Giorgio Pontiglio vedesse accanto a coloro con i quali s'intratteneva, volti di persone care ormai scomparse. Si dice che fosse un uomo robusto, dal viso simpatico e contraddistinto da un atteggiamento cordiale e disponibile.
La prima volta che si accorse di questi "strani poteri" fu davanti ad un sacerdote presente nella chiesa di San Giuseppe, ora gestita dai padri Camilliani. Non aveva mai incontrato questo sacerdote e per tutto il tempo che stette con lui, vide accanto al religioso due visi di donna, uno minuto, l'altro più "pacioso". Li descrisse al sacerdote e questi riconobbe nella descrizione sua madre e una sua compaesana.
Da quel momento, si susseguirono un'infinità di riconoscimenti. Inizialmente temette di essere impazzito, in quanto vedeva le anime sui muri, pensava di essere soggetto ad autosuggestioni, ma alla fine si convinse di essere un "sensitivo". Chi lo conobbe lo descriveva come una persona razionale e del tutto aliena a illusioni o fantasie e la sua vita lo dimostrava.
Nato da una famiglia di panettieri, al ritorno dalla guerra trovò lavoro nella locale Cassa di Risparmio. Convolò due volte a nozze, ma non ebbe figli. Da pensionato si rese utile come volontario a tenere la contabilità e a fornire consulenza in particolare ad enti religiosi, parrocchie e istituti di beneficenza.
Rubeus Hagrid, benché sia una persona magica, è molto razionale, pratico, schivo a credere a facilonerie e benché io lo ritenga un ottimo insegnante di Cura delle Creature Magiche, tende sempre a cercare una ragione scientifica in tutto.
Hagrid ha una grande passione per le creature di sesso femminile, che ama e rispetta. Tuttavia, la sua attrazione per queste creature portava in molti di coloro che lo circondavano, un senso di disprezzo, rendendolo spesso ridicolo. Lo vedo quasi come un piccolo eroe coraggioso che armato di "pastiglie azzurre", sempre presenti nel taschino di sinistra della giacca, affronta qualunque situazione, nonostante la sua veneranda età. Fu per questo oggetto per una minoranza di persone, di invidie e maldicenze, ma che ha sempre teso a sottovalutare.
La caratteristica peculiare di Rubeus Hagrid era per me la sua grande abilità nel farsi amare da molte persone, ragione che mi spinse ad affidargli incarichi importanti e di fiducia, ciò nonostante un suo passato politico gli avesse dato un qualche problema con la giustizia terrena. Ma per me aveva una dote segreta, sapeva allevare e domare ogni persona, per quanto questi si considerasse unico e dotato di poteri superiori, quasi magici, sapeva domarla, come calmarla ed addolcirla, cioè trovava il modo per acquietare gli istinti aggressivi di ognuno per poi stabilire un contatto, e un rapporto con essa, proprio come il guardiacaccia Rubeus Hangrid di Hogwarts.
Ci intratteniamo sul sagrato della chiesa di Santa Teresa d'Avila e insieme, prima di entrare, ne vogliamo ricordare la sua storia. Questa chiesa venne commissionata dalla Madama Reale Cristina di Francia, e fu iniziata nel 1642. Anche se la paternità del progetto non è certa, si è soliti attribuirla al padre carmelitano Andrea Costagurta, molto legato alla duchessa Cristina, impegnato in quegli stessi anni nell'edificazione della chiesa di San Francesco da Paola. La chiesa venne completata nella parte muraria alla metà del XVII secolo ma solo successivamente fu commissionata a Filippo Juvarra la realizzazione di opere di ornamento e completamento architettonico. L'edificio è stato gravemente danneggiato da un bombardamento nel 1943 sicché alcune parti, facciata compresa, sono state profondamente restaurate.
Rubeus Hagrid spegne la sua Marlboro e si toglie la coppola prima di varcare la soglia della chiesa, nella quale siamo entrati insieme diverse volte per assistere a diverse funzioni religiose e dove spesse volte mi sono soffermato dinanzi alle cappelle laterali, soprattutto a quella dedicata a Sant'Erasmo. È la prima a destra entrando e conserva anche le spoglie mortali della duchessa Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amedeo I, morta nel 1663, che vennero in seguito qui traslate dalla chiesa di Santa Cristina durante l'occupazione napoleonica. Alcuni personaggi, tra cui i Malfoy e diversi membri di Serpeverde, disprezzano Hagrid, considerandolo rozzo e stupido. Non è il Mezzogigante di Hogwarts e non è neppure figlio di un Babbano e di una Gigantessa. Non porta barba, anzi pare imberbe nonostante l'età, ma quando si arrabbia può incutere molta paura. Nonostante la sua apparenza minuta ha l'aspetto di un duro, quasi si trattasse di un piccolo gangster, ma dal cuore molto tenero, soprattutto con le creature magiche che sono per lui i giovani di cui, spesso, è l'unico a vedere bellezza e grandi qualità.
Il suo umore sembra manierato, la sua irrequietudine naturalmente posticcia. In compagnia mantiene una corrente continua di ilarità, tutto gioia e riso. Eppure è sorprendente come questo piccolo strano uomo non mostri, nella sua espressione abituale, una manifestazione di allegria o di gioia.
È una persona molto semplice e apparentemente ingenua, sempre disposta a fidarsi del prossimo ma ha spesso il difetto di lasciarsi sfuggire cose che non dovrebbe dire. Quando smette di sorridere, il suo viso sembra cadere in una serietà innaturale, come qualcosa di simile al dolore, ma forse ciò è dovuto alle pene della sua vita passata.
Conoscendolo ho capito che le persone anziane hanno molto da insegnarci, soprattutto che noi abbiamo molto da imparare dalla loro esperienza.
Ma se Via Santa Teresa con Pontiglio assume un aurea "magica", il sagrato dell'omonima chiesa racconta una triste storia accaduta nel 1766. Pare che l'allora Abate si lamentò del fatto che proprio di fronte a quella chiesa stazionassero, offrendo " un abominevole spettacolo" ai passanti, una moltitudine di ladri e malfattori, proprio perché tale luogo forniva loro una qual forma di "asilo ecclesiastico", concedendo così impunità a chi vi sostasse. Solo che tali spazi erano divenuti veri e propri bivacchi, con tende e baracche abitate da delinquenti e pare che nei dintorni vi fossero sempre gendarmi, pronti ad acciuffarli appena questi si fossero allontanati da questo luogo sacro.
L'Abate si fece solerte portavoce anche dei cittadini che disapprovavano l'impunità garantita da quel luogo sacro al Re, ma nonostante le loro incessanti richieste non trovarono riscontro e il bivacco di malandrini rimase li per diverso tempo, fintanto che per ragioni di igiene pubblica ebbe a terminare, anche grazie a diversi cittadini stranieri che alloggiavano nell'antistante albergo "Inghilterra" che ormai avevano dato notizia in gran parte dell'Europa della totale mancanza di decoro di quell'area.
Con dispiacere devo abbandonare Hagrid, ma un altro incontro mi aspetta, lascio il mio "amico" con una nota di rammarico per una persona con cui abbiamo condiviso molte battaglie e anche molti viaggi, il cui ricorda mi rimarrà per sempre impresso nella mente. Mi dirigo verso via XX settembre con passo leggero e deciso. Ad attendermi, forse, uno degli appartenenti alla casa dei Serpeverde.



Fine IV parte.