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Luci ed ombre a Torino (V parte)

Lunedì 14 Gennaio 2013 14:26
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Lucius MalfoyCome suo solito devo attenderlo, un'attesa snervante, però la colpa è solo mia e conoscendo il suo imperdonabile ritardo avrei potuto prendermi comodamente un caffè con Hagrid, anziché aspettare oltre un'ora il suo arrivo. Non è una caratteristica propria dei Mangiamorte né dei Mezzosangue, anche se appartenenti alla casa dei Serpeverde, ma Lucius è l'eccezione che conferma la regola.
Le persone che arrivano puntuali o con qualche minuto in anticipo sono generalmente persone precise, calme, ordinate, poco nevrotiche e scarsamente irritabili se non di fronte ad un ritardatario cronico; io non appartengo a queste, non sono mai puntuale ma nemmeno in perenne ritardo. Il ritardatario cronico invece, arriva sempre tardi, anche se ha appuntamenti importanti e Lucius tranquillamente fa attendere chiunque.
Inizialmente, pensavo che il suo arrivare tardi fosse un atteggiamento dettato dal suo particolare carattere, che volesse così darsi importanza, per ricoprire un ruolo di centralità tra i suoi amici. Come se Lucius pensasse "possono aspettare, senza me non faranno nulla, saranno arrabbiatissimi ma non possono concludere mai nulla senza di me". Lucius invece, come chi arriva sempre in ritardo, soffre gli orari preimpostati, fissi e da rispettare.
Lucius è ben conscio che il suo ritardo crea molti disagi a se stesso, a chi lo attende, compreso il suo patner e a una moltitudine di altre persone a lui care, ma non può farne a meno; come se la sua personalità coincidesse con una propria incapacità mentale a pianificare la sua giornata, non credo che dei suoi ritardi si possa parlare solo di egoismo e narcisismo, ma anche di nevroticismo.
Lucius Malfoy non è fisicamente come tutti i Malfoy conosciuti della saga di Harry Potter, cioè caratterizzato da capelli biondissimi, freddi occhi grigi e fisico snello, né porta con sempre con sé un bastone da passeggio con la testa di un serpente sul pomello. Anzi fisicamente è molto diverso, totalmente in antitesi, non ha un bastone da passeggio in cui nascondere la sua bacchetta magica "olmo", ma ha altrettanti doti "magiche", benché negative.
Raggiungo il n° 15 di Via XX Settembre e attendo il suo arrivo sotto il portone di Palazzo Trucchi di Levaldigi, da sempre associato a tradizioni malvagie. È un edificio imponente fatto erigere nel 1673 su disegni di Amedeo di Castellamonte.
Trucchi fu un importante notabile e politico che ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di Ministro delle Finanze, conte di San Michele di Mondovì, di Levaldigi e barone della Generala, (una villa principesca da lui stesso costruita).
Questo palazzo, circondato da leggende misteriose, attualmente è la sede della Banca Nazionale del Lavoro. Il palazzo, fastoso e ricco di grandiose sale, fu costruito su un terreno che in parte era occupato dall'orto degli Agostiniani Scalzi del vicino convento di San Carlo.
Col tempo, il popolo cominciò a chiamare l'edificio "la casa del Diavolo": in esso accaddero episodi terrificanti, come la vicenda della ballerina pugnalata misteriosamente durante un ballo.
Il crimine risale al 1790, quando il palazzo appartennne, anche se per un breve periodo di tempo, a Marianna Carolina di Savoia. La cronaca ci racconta dell'uccisione di una ballerina durante una festa e sembra che tanto l'assassino, quanto il pugnale utilizzato si siano volatilizzati, ma il particolare raccapricciante è che nella sala dove si svolgeva la festa c'era un quadro che rappresentava una scena infernale,dove danzatrici in abiti succinti ballavano tra le fiamme, dimenandosi come invasate simboleggiando le anime dannate.
Un ricevimento mondano sconvolto dall'angosciato grido di morte di Emma Cochet. Alcuni indicano la ballerina anche con il nome di Vera Hertz, che si accasciò a terra pugnalata mortalmente.
Le ipotesi furono molte, tuttavia il colpevole non fu mai identificato e a rendere più drammatica la vicenda Alberto Fenoglio cosi lo descrisse:
"Quasi fosse un segno di riprovazione del cielo per il delitto, si scatenò sulla città, benché non ne fosse la stagione, una tempesta notturna impressionante in cui la pioggia scrosciava violenta, i lampi si susseguivano quasi ininterrottamente e il tuono accompagnava il temporale con un frastuono così forte che tremava tutto il palazzo.
La tragedia aveva fatto scendere un velo di gelo, di mestizia e anche paura su tutti, ma la gran paura esplose quando venne un lampo accecante seguito immediatamente da un rimbombo tremendo, fragori di vetri infranti, un soffio gelido, violento che spazzò il salone e spense tutte le luci, determinando il panico e una precipitosa fuga degli invitati".

Non passò molto tempo dal fattaccio che alcuni "testimoni" videro passeggiare una figura femminile evanescente, che scrutava le persone, per poi scomparire attraverso i muri.
La scelta del luogo dell'appuntamento da parte di Lucius, sotto al portone di questo palazzo, ubicato esattamente in via Alfieri (sino al 1849 detta via San Carlo) angolo con via XX Settembre, è sicuramente dovuto anche alla sua appartenenza alla casa dei Serpeverde; il misterioso palazzo gli rende l'ambiente sicuramente più adatto agli incontri.
Lo vedo arrivare da lontano, pare un panino imbottito, passo lungo e trafelato. Ha le mani e le gambe affusolate che contrastano con la pancia, il testone grosso è ricoperto di un rado capello nero su un ampia fronte. Il naso leggermente appuntito e dal dorso concavo lo rende grande e patatoso, nonostante le sue non ridotte dimensioni. Gli occhi sono azzurri e profondi, nascosti da sottilissimi occhiali che evidenziano guance paffute, incorniciate da una leggera barba corta, anche volutamente incolta che nasconde un mento leggermente pronunciato. Le labbra sono poco carnose, ampie anche se sottili e ben definite.
Come consuetudine mi accoglie con un ampio sorriso, sciorinandomi molteplici scuse per il suo ritardo a cui non do più ascolto, ma che accetto come sempre. Ci soffermiamo a parlare dei classici convenevoli ed ameni discorsi senza senso alcuno, in attesa di trovare un discorso comune che sia d'interesse per entrambi e non irriti nessuno di noi due.
La chiacchierata ha luogo proprio davanti all'ingresso del palazzo Trucchi di Levaldigi, che quando venne costruito non aveva nessun portone d'ingresso e chiunque si sarebbe potuto introdurre, attraversandone tranquillamente il cortile. Una mattina comparve misteriosamente un portone, piazzato nella notte e pare che nessuno si sia accorto di nulla.
Al primo sguardo potrebbe sembrare solo un'enorme elegante porta di legno massiccio,utilizzata per chiudere un importante nobile palazzo.
Le teorie popolari per spiegarne e giustificarne l'improvvisa collocazione sono diverse; c'è chi semplicemente racconta di un modo per impedire l'ingresso indesiderato agli sconosciuti, mentre altri parlano di più inquietanti storie, come quella di un apprendista stregone che dopo aver infastidito uno spirito abitante nel palazzo, fu intrappolato per castigo all'interno del portone da quell'essere metafisico.
Ciò andrebbe a giustificare il primo particolare che non può passare inosservato, ed è ciò che raffigura il battente, un immagine agghiacciante; il volto di un diavolo sogghignante con uno sguardo maligno, dotato di evidenti corna che pare scrutare chi inconsapevolmente passa sotto i suoi occhi. Non oso pensare quali idee, ieri come oggi, il visitatore di palazzo Trucchi di Levaldigi si possa esser fatto ogni qualvolta doveva utilizzare il battente per accedervi.
Non a caso è chiamato "il portone del diavolo", benché adorno di frutta, fiori, cupidi e varie simbologie. Il battente bronzeo con Satana, ha la bocca spalancata dal cui interno pare sgorghino due serpenti. Un gruppo di putti pare giocare in una gloriosa ammucchiata nella lunetta superiore del portone, mentre nella sua colonna centrale vi è invece uno strano mostro che tiene il mondo tra i suoi artigli, rendendolo da un lato terribilmente affascinante dall'altro stupendamente terrificante, ma c'è anche un minuscolo topolino di mia difficile definizione, che non sia l'apprendista stregone intrappolato?
Ciò che è nascosto tra gli intagli delle decorazioni è sicuramente misterioso (ideato da un italiano, Pietro Danesi, e commissionato ad una manifattura parigina) e non rappresenta che una piccola parte dei segreti del palazzo o meglio di ciò che è avvenuto all'interno di esso. Indubbiamente la presenza del maligno non è circoscritta nel portone, ma bensì all'interno del palazzo, infatti esistono altre storie che alimentano la presenza del diavolo a palazzo e non vi era miglior luogo per un appuntamento con Lucius.



Fine V parte.