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Luci ed ombre a Torino (VII parte)

Martedì 19 Febbraio 2013 09:26
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Arthur WeasleyLascio Lucius con la promessa di rincontrarci presto e continuo a percorrere via XX settembre verso la chiesa della Visitazione, tornando a pensare a questo mio ultimo incontro e al mio rapporto con molti Serpeverde. Da loro ho imparato molte cose, sopratutto come essere confidente di tutti, amico di pochi e diffidare di tutti i Serpeverde, proprio per evitare le delusioni provate in passato.
All'angolo con via Arcivescovado incontro Arthur della famiglia dei Weasly, un personaggio che se non fosse stato impiegato al Ministero della Magia, Ufficio registrazione oggetti volanti usati impropriamente, avrebbe sicuramente avuto un futuro come conducente dell'espresso di Hogward, il treno magico che porta gli studenti da Londra a Hogsmeadebe, partendo dal binario 9 e 3/4 della stazione di King's Cross, proprio per il suo amore verso i treni sbuffanti.
Benché il suo lavoro sia di tipo amministrativo, si diletta ogni qualvolta ce ne sia la necessità, a guidare con fare irreprensibile il Knight bus anche chiamato Nottetempo, un mezzo che maghi e streghe ma anche i babbani nella Hogwarts torinese possono utilizzare per spostarsi sulla strada.
Quello della Hogwarts di J.K. Rowling, il nottetempo è invece un gigantesco pullman a tre piani di color viola che di giorno al suo interno ha delle sedie e di notte dei letti a castello, mentre quello torinese è bianco, un po' sgangherato ma che ha ancora tutta la sua utilità, sopratutto quando Arthur lo conduce una volta all'anno, con a bordo molti babbani, studenti di Serpevente e i loro mezzosangue, Tassorosso, Corvo nero e Grifondoro dove era nata l'origine di tutto.
Arthur attraversa la strada venendomi incontro sul sagrato della Chiesa della Visitazione per salutarmi. Attendo il suo tradizionale saluto "ciao ciccio" che è il modo in cui Arthur chiama tutte le persone che considera amici.
Nel luogo in cui ora c'è la chiesa della Visitazione, un tempo vi era un più antico monastero, eretto su un lotto di terreno, ai confini meridionali della città nel lontano 1638, per volontà di Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, istitutrice dell'Ordine delle Visitandine. Il primitivo nucleo di questa monastero, cresce rapidamente nel tempo, fino a occupare l'intero isolato di San Francesco de Sales. Oggi non rimane che la chiesa, realizzata su un progetto di Francesco Lanfranchi, posta scenograficamente all'angolo tra le vie XX settembre e Arcivescovado. Questo scenografico luogo di culto ha un prospetto esterno molto elegantemente: la chiesa ha pianta a croce greca, sormontata da una grande cupola e marmi e stucchi sono utilizzati a profusione.
Di notevole importanza è il cosiddetto Cappellone o Coro delle Monache, cui si accede dalla cappella di San Francesco; è un ampio vano rettangolare nei cui sotterranei furono sepolte le monache e alcune principesse di casa Savoia.
La devozione mariana torinese si esprime talvolta nelle piccole cose e nelle piccole chiese come questa, con piccole vicende come nel caso della piccola medaglia miracolosa, nel nome della quale molti fedeli si raccolgono il 27 di ogni mese proprio nella chiesa della Visitazione.
Avevo letto da qualche parte che non è una medaglietta qualunque, ma una medaglia fatta coniare appositamente su volontà della Madonna su modello da lei stessa ideato.
A Santa Caterina Labouré, figlia della carità di San Vincenzo, durante la notte del 18 e 19 luglio del 1830 apparve la Madonna che in lacrime le annunciò le sciagure che da li a poco sarebbero accadute sulla Francia, sul clero e sui cattolici. La Madonna promise protezione alla sua Comunità e Caterina Labouré racconta che le mani della Vergine facevano cadere sulla terra fasci luminosi. Una seconda volta, il 27 Novembre, ebbe una nuova apparizione ma in questa occasione si trattava di due quadri che rappresentavano le due facce della medaglietta ovale (la Vergine da un lato e il suo monogramma dalla parte opposta). La voce della Madonna le disse di far coniare la medaglia secondo il modello apparso e tutti coloro che l'avrebbero portata sarebbero stati protetti in modo particolare e avrebbero ricevuto grandi grazie.
Mi fa piacere incontrare Arthur proprio qui, uno degli angoli più magici della città di Torino, dove ritrovi una forte spiritualità positiva con uno dei suoi segni più tangibili, come la medaglia miracolosa.
Mi accoglie con grandi sorrisi e con una cordiale stretta di mano, purtroppo è un po' claudicante ed ha alcune difficoltà motorie anche alle articolazioni degli arti superiori, dovute a un tragico incidente occorsogli con la motocicletta che era appartenuta a Sirius Black.
Ha una parlata veloce, con un tono sempre dolce e ti guarda con i suoi occhi piccoli incorniciati in un testone ampio e un po' stempiato, due folte sopracciglia ormai grigio/nere rendono ancora più piccoli gli occhi dal disegno sottile, un enorme naso a patata allontana tra loro gli occhi e pare coprire le sottili labbra. Due paffute guance rendono il suo viso solare anche quando è arrabbiato, e lo è molto frequentemente; lo noti subito dal rosso vivace che assumono gli zigomi, dallo sbuffo facile e dal leggero tremore della fossetta del mento.
Non indossa più la divisa, che ha sempre onorato, ma che gli ha dato anche tanti problemi, proprio perché dice ciò che pensa, e nel Ministero della Magia non è sempre una cosa positiva, sopratutto da quando i Serpeverde ed in particolare i mangiamorte e i mezzosangue hanno ricoperto ruoli di prestigio, tanto da vedersi più volte trasferito e apertamente ostacolato nella carriera.
All'angolo di via XX settembre con via Arcivescovado, proprio a pochi passi dalla curia, Antonio Gramsci, aveva fondato nel 1919 con Palmiro Togliatti il giornale Ordine Nuovo che voleva essere la voce o la bandiera rivoluzionaria.
Gramsci frequentava assiduamente Borgo San Paolo, per parlare con gli operai che tornavano dalle fabbriche e per favorire i primi moti rivoluzionari che già covavano nel mondo operaio. Due anni dopo Gramsci fonderà il partito comunista. Una piccola e dimenticata lapide, lo ricorda.
Ma sono altre le vicende che hanno portato via XX settembre all'onore delle cronache. Alcune lapidi, sia sulla via principale che sulle vie laterali, ci riportano agli anni della Liberazione, come quella vicino al civico 41 di via XX settembre che ricorda l'uccisione del partigiano ventottenne Antonio Barroccu del 1° settore delle SAP (squadre di azione patriottica), avvenuta il 13 agosto 1944, proprio sotto il portone dove aveva sede la Società Italiana del Gas, ospitato nell'antico palazzo dei conti d'Harcourt. Sopra il magnifico portone campeggia un imponente stemma nobiliare sotto il quale sono transitati in epoca remota principi e ambasciatori, mentre ai lati troviamo due magnifici lampioni alimentati a gas, a memoria delle origini della società nata nel 1837 come "Anonima per l'illuminazione della capitale"; al fianco di quello di destra c'è la piccola lapide commemorativa. Il palazzo ha perso molto dell'antico smalto e necessiterebbe una maggiore attenzione.
Girato l'angolo di via XX settembre con corso Matteotti, al civico 9 troviamo un'altra lapide che ricorda tre giovanissimi partigiani dell'80a brigata Garibaldi. I giovani partigiani: Amone Luciano 16 anni, Borghi Mario 14 anni e Grazia Silvano 16 anni, muoiono a seguito dello scoppio di una bomba tedesca in via Oporto, l'attuale corso Matteotti.
Con il suo "ciccio arrivederci a presto" Arthur Weasly si accomiata e accelera il passo per raggiungere la Stazione di Porta Nuova, dove chissà se ad aspettarlo per riportarlo a casa c'è l'espresso di Hogward.



Fine VII parte.