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Luci ed ombre a Torino (VIII parte)

Domenica 03 Marzo 2013 19:26
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Bellatrix LestrangeUn trillo del telefono cellulare modifica il percorso della mia passeggiata a Torino, è un altro Serpeverde che saputo della mia presenza in città avrebbe piacere di rivedermi. Questi "personaggi" sono proprio strettamente collegati tra loro. Vediamo cosa ha dirmi o cosa vuole scoprire di me per farne un nuovo pettegolezzo. Mi dirigo quindi verso Piazza Statuto, luogo dell'incontro.
Camminando, vari pensieri mi sovvengono proprio su questi personaggi che un tempo frequentavo spesso. Dalla loro frequentazione ho imparato che nella vita, da certe persone si può imparare molto: dai mangiamorte ho imparato a non essere come loro.
Questa zona di Torino è veramente una miniera di sorprese, peccato che il turista affrettato passi velocemente davanti ad antiche residenze, piene di storia e di misteri. Transito davanti a diversi e importanti palazzi costruiti in questa zona e provo a descriverne qualcuno.
In Via Arsenale sono molti i palazzi interessanti che meriterebbero una sosta, parto con il Palazzo Ferrero d'Ormea, al civico 6/8, un prestigioso edificio, attribuito ad Amedeo Castellamonte. Nei secoli fu pesantemente rimaneggiato nei suoi interni da Giuseppe Maria Talucchi, sede dal 1893 della Banca d'Italia, è già per questo mi sembra abbastanza misterioso, insieme ai suoi particolari ingressi.
Sempre in Via Arsenale, al civico 10, a fianco del palazzo Ferrero d'Ormea, vi è il fatiscente palazzo dei Broglia, restaurato a suo tempo da Filippo Castelli. Sono sempre stato affascinato dai suoi capitelli con degli omoni scolpiti insieme ad altri rilievi al quanto inquietanti, un altro pezzo della Torino dei misteri.
E cosa dire del Palazzo al civico n°21 conosciuto come Palazzo della Fortuna, perché a questo indirizzo venivano inviati i biglietti che gli Italiani spedivano per partecipare ai concorsi indetti dalla Rai, quando qui vi era la sua sede centrale. Fu costruito su progetto dell'architetto Luigi Beria nel 1895 come palazzo di rappresentanza. Non puoi non soffermarti ad ammirare gli interessanti medaglioni in ceramica apposti sulla facciata che raffigurano gli scienziati: Volta, Pacinotti, Siemens, Ferraris, realizzati da Cristoforo Vicary, di Zurigo. Definiamoli bizzarri, curiosi, sicuramente misteriosi ed un po' angoscianti e mostruosi i due portalampade posti ai lati del portone, raffiguranti due animali fantastici, non so dirvi se sono draghi o grifoni con le zampe unghiate. A fianco di questo palazzo misterioso come i suoi fortunati vincitori estratti nei concorsi RAI, vi è al civico 19, un bel palazzo privato stile liberty.
Senza dimenticare l'enorme edificio che da il nome alla via, cioè il Palazzo dell'Arsenale, oggi sede della Scuola di Applicazione e Istituto di Studi militari dell'Esercito, un enorme edificio costruito su progetto di Filippo Juvarra dal capitano Antonio Devincenti; costruzione iniziata nel 1736 e conclusasi nel 1890 con il monumentale ingresso del capitano Marullier.
Ancora in Via Arsenale sorge la piccola Chiesa dell'Immacolata Concezione. Per tradizione in questa chiesa venivano esposte le spoglie degli arcivescovi, prima del funerale. Posta propria davanti al Palazzo della fortuna con i suoi angoscianti portalampade che pare deridano chi entra o esce dal portone della chiesa.
Infine citerei in questa via anche Palazzo Ceriana Racca posto al civico 33, sull'angolo con corso Matteotti: appartiene allo stile eclettico torinese. L'edificio è annoverato fra i capolavori realizzati dall'architetto Carlo Ceppi, su un progetto del 1887.
Ma anche nella già vista Via Santa Teresa, vi sono palazzi che andrebbero valorizzati e restaurati, come quello posto nel cuore del centro cittadino, al numero 20, proprio di via Santa Teresa: il palazzo Provana di Collegno. La sua imponenza si rileva già nella facciata, è un edificio monumentale, il suo nome è dovuto ad una famiglia tra le più antiche della nobiltà torinese. La costruzione fu iniziata nel 1687 e pare il disegno sia attribuito a Guarino Guarini, benché il grande architetto fosse già morto nel 1683. I Provana di Collegno sono una casata famosa per il loro attaccamento a Casa Savoia, lo testimonia il conte Umberto Provana di Collegno, scomparso nel 1991, a cui fu conferito dall'ultimo sovrano d'Italia, Umberto II, l'onorificenza del Collare dell'Annunziata come riconoscimento per i particolari legami di fedeltà verso la dinastia, che proseguirono anche quando l'ultimo re era già in esilio in Portogallo. Il Palazzo fu anche sede del partito della Democrazia Cristiana, frequentato ripetutamente da Alcide De Gasperi, allora leader del partito e capo del Governo.
A Filippo Juvarra venne commissionata nel 1729, la costruzione di Palazzo Riche o Ricca di Coassolo, sito in via Santa Teresa 10 nell'antica isola di Sant'Eusebio.
Il palazzo, dai Ricca passò in diverse mani, e secondo alcune fonti, ospitò anche l'Albergo d'Inghilterra. Ristrutturazioni e rifacimenti, ma anche i danni dovuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, hanno mutato profondamente l'aspetto dell'antico palazzo che nel 1978 ospitò anche un teatro chiamato La Bombonera 'd Macario, in omaggio al celebre attore.
Ma in Corso Matteotti, troviamo anche casa Fiorio, un interessa palazzotto in stile liberty edificato intorno al 1910, di cui sono ammirevoli le decorazioni alle finestre e i ferri battuti a mano del pianterreno, poco distante casa Ponzio Vaglia, all'angolo con Corso Re Umberto, comunemente chiamata casa delle colonne, un edificio realizzato da Alessandro Antonelli, nel 1853, dalle forme classicheggianti e dalle colonne in stile dorico che le danno il soprannome.
Come giro l'angolo di Via Arsenale con Via Alfieri, mi compare di fronte improvvisamente Bellatrix Lestrange, un incontro fortuito qualcuno potrebbe dire, sicuramente non cercato e certamente se Bellatrix si fosse trovata sul marciapiede opposto, ben si sarebbe guardata di salutarmi.
Con l'inevitabile incontro, partono una serie di ipocriti saluti e complimenti.
Bellatrix è vestita di nero, non l'ho mai vista con una abito chiaro, il suo atteggiamento è sempre stato di superiorità, come se ti concedesse l'onore di potergli rivolgere la parola e lei di impegnare i suoi augusti padiglioni auricolari ad ascoltarti.
Stranamente è sola e senza il codazzo di altre donne che la seguono, nella mia Hogward è sempre stata una donna altezzosa, a cui bisognava lasciargli obbligatoriamente l'ultima parola.
Il tratto dominante di Bellatrix è la sua ossessione per il potere. Bellatrix è una pericolosissima mangiamorte, una fedelissima del Maligno, dotata di spirito combattivo che assieme alla sua fedeltà è un requisito indispensabile per essere un'autentica seguace del Signore Oscuro. Nella mia Hogward dirige un settore importante, un settore esclusivamente settario, radicato nel tempo, di cui lei ne ha assunto la direzione della lobby.
La vedo come un amazzone nera, vorrebbe presentarsi affidabile ed amica o apparire come Diana/Artemide, ma di quest'ultima ne ha preso tutti i difetti sadici e vizi.
Diana romana o l'Artemide dei greci, fu oltre la dea dei boschi anche la dea dei margini sociali e mentali: "Abiterò i monti e non frequenterò le città degli uomini, se non perché chiamata dalle donne tormentate dalle doglie" canta la dea nell'inno composto da Callimaco.
Ma anche Esopo nei suoi proverbi si chiede "Dov'è che non ha danzato con Artemide", ed Omero ne esalta l'aspetto "Dea della sonora caccia, vergine riverita, che uccide i cervi saettatrice, sorella di Apollo dalla spada d'oro, che tra le colline ombrose e le cime ventose, godendo della caccia, tende il suo arco d'oro e scaglia dardi dolorosi. Tremano le vette delle alte montagne, la scura foresta terribilmente risuona del fragore delle belve, si scuote la terra e il mare pescoso..", veniva chiamata dagli antichi greci Orthia (retta), Agrotera (cacciatrice), Corifera (della cima), Limnea (del lago), Dafnia (dell'alloro), Licea (simile al lupo), Arista (ottima) Callista (bellissima), polimastide (dalle molte mammelle) e molte ancora. Artemide sempre nella mitologia greca era uno dei dodici dèi dell'olimpo; dea della luna, della caccia, delle nascite e patrona della castità e delle fanciulle nubili.
Nella mitologia di Roma, Diana, era venerata sopratutto nell'Italia centrale. Nel boschetto sacro di Ariccia, presiedeva la lega delle città latine. Diana era protettrice delle donne e delle nascite, ma anche protettrice delle Amazzoni.
Proprio per la sia assoluta ed esclusiva benevolenza al sesso femminile, la mia Bellatrix Lestrange mi pare una seguace di Diana/Artmide.
Altra caratteristica che la accomuna con Artemide è il carattere vendicativo, infatti la Dea, con il fratello Apollo partecipa al massacro dei figli di Niobe - figlia di Tantalo - punita per aver affermato di essere superiore a Latona (madre di Apollo e Artemide). Infatti come Diana / Artemide, Bellatrix è vendicativa, oltre al regolamento di conti con i figli di Niobe, i due fratelli (Artemide ed Apollo) uccidono il gigante Tizio, un drago, il gigante Grazione il mostro Bufago e anche Orione deve vedersela con lei.
Fintanto che ero "Torinese", nutrivo qualche dubbio su Bellatrix Lestrange, più volte era stata al mio fianco in difficili battaglie ed aveva sempre manifestato un comportamento garantista, ma l'arrivismo viaggia in simbiosi con l'arroganza.
Bellatrix Lestrange è una mangiamorte ed una strega eccezionalmente dotata. L'incontro davanti a Palazzo Lascaris benché fortuito, non è sicuramente casuale, infatti la sua facciata è disseminata di volti grotteschi, che si prospettano sulla strada, questi volti sono circondati da fogliame o altri vegetali che fuoriescono dalla bocca o da altri orifizi del viso, cui è legata una complessa simbologia. La loro presenza in modo pittoresco è associata ai mitologici 'Guardiani della Soglia', con funzione di proteggere chi sta all'interno. Proteggerli da chi o da cosa? Chissà!
Palazzo Lascaris è un esempio significativo di dimora signorile della Torino barocca. Pur rimaneggiato nei secoli ha mantenuto le sue caratteristiche di edificio padronale sia nelle sue strutture esterne che interne. Il palazzo, voluto dai Beggiami di Sant'Albano, viene costruito tra il 1663 e il 1665 nell'isola di Santa Francesca Romana della Contrada di San Carlo. 
Passa di proprietario in proprietario, fino a quando l'ultima erede dei proprietari del palazzo convola a nozze con il marchese Agostino Lascaris di Ventimiglia. Da allora il palazzo assume il nome che porta tuttora. Dal matrimonio tra Agostino Lascaris e Giuseppina Carron di San Tommaso nasce un'unica figlia, Adele o Adelaide Susanna che va in sposa al marchese Gustavo Benso di Cavour, fratello del più famoso Camillo. Nel 1833 Adele Lascaris muore di parto appena ventiseienne. Il marito Gustavo si trasferisce con i figli nel palazzo di famiglia. I Benso mantengono tuttavia la proprietà di palazzo Lascaris sino al 1883 concedendolo però in affitto, dal 1861, al Ministero dell'Interno, ad uso del Consiglio di Stato e, dal 1872, alla Corte di Cassazione.
Il palazzo viene poi venduto da Giuseppina Benso di Cavour Alfieri di Sostegno al Banco di Sconto e Sete. L'11 luglio 1899, nel palazzo viene tenuta la prima "Adunanza" del Consiglio di amministrazione della FIAT. Passa ancora di mano in mano fino a Riccardo Gualino che, dal 1920, ne fa la sede della SNIA-Viscosa.
Il bombardamento di Torino del 13 luglio 1943 colpisce anche palazzo Lascaris, nel 1948 la Snia-Viscosa vende l'immobile alla Camera di Commercio Industria ed Artigianato fino a che nel 1975 la Regione Piemonte acquista il Palazzo per farlo diventare sede del Consiglio Regionale.
Bellatrix Lestrange, non è molto alta, porta i capelli sempre freschi di cotonatura, ad ogni ora del giorno e della notte, ama le persone che si pongono nei suoi confronti come paggi davanti alla regina. Ha sempre avuto dalla sua la fortuna di trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, mistificando il suo vero comportamento per ottenerne benefici e rimanere sempre in luoghi dove si gestisce il potere occulto.
Poche parole di convenevoli, come se l'incontro anche se fortuito, fosse sgradito o meglio sconveniente, ma d'altra parte, se prima era cordialmente "obbligato" ora può manifestarsi in tutta la sua sincerità.
D'altro canto la sua anima è di strega e se fossimo stati nel medioevo il nome Diana/Artemide insieme a Ecate erano nomi attribuiti spesso alle streghe, questo mi fa affermare con maggior certezza, l'appartenenza di Bellatrix Lestrange ai Serpeverde o comunque legati al malvagio, proprio per i mezzi spicci con cui vuole raggiungere i suoi personalissimi obiettivi. Certo che sempre nel medioevo non sarebbe stato cosi facile ingannare i babbani come il sottoscritto. In un canone del "De synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis" scritto da Reginone, abate di Prun ( +915) su richiesta dell'Arcivescovo di Treviri, confluito successivamente nel Decretum di Burcardo di Worms (965-1025), noto semplicemente come Canon Episcopi, vera pietra miliare teologica per quanti si occuparono di stregoneria, vi è scritto in un suo brano "Né bisogna dimenticare che certe donne depravate, rivolte a Satana, e sviate da illusioni e seduzioni diaboliche, credono e affermano di cavalcare di notte alcune bestie al seguito di Diana, dea dei pagani, e di una innumerevole moltitudine di donne; di attraversare larghi spazi, grazie al silenzio della notte profonda e di ubbidire a lei come loro signora e di essere chiamate certe notti al suo servizio". La lotta alla stregoneria, in tutte le sue espressioni, vere o presunte, è fortemente legata alla lotta contro il maligno e uno dei suoi più fidi servi, Lord Voldemort, non è mai stata vinta. Mi aspetto da un momento all'altro di veder volar via Bellatrix Lestrange con la sua scopa di ordinanza.
Non mi meraviglierei vederla invocare Valdemort o il maligno, con ai piedi Belzebuth sotto l'apparenza di un gatto nero, oggi più semplicemente nella Hogwarts torinese basta un telefono o una mail. Nell'immaginario medievale la strega è una figura multiforme, gli elementi della sua iconografia sono la scopa, il calderone ribollente, il gatto nero, la prima si trasforma in una cavalcatura diabolica ma anche in uno strumento erotico, il calderone che rappresenta la casa e il calore della cucina per la preparazione di pasti, si trasforma in un elemento infernale in cui bollono rospi, sangue di draghi insieme a bambini in fasce che non hanno ancora conosciuto l'acqua battesimale, il tutto per preparare pozioni magiche. Il gatto nero è la rappresentazione del maligno, furono proprio i gatti neri a passarsela male, oltre alle le streghe: addirittura papa Gregorio IX nel 1233 emanò la bolla Vox in Rama, che è il primo documento ecclesiastico ufficiale che condanna il gatto nero quale incarnazione di Satana e dava l'avvallo della chiesa di Roma allo sterminio dei gatti e delle loro padrone. Ma sempre contro al povero gatto nero ci si mise Papa Innocenzo VIII (1484-1492) che scomunicò ufficialmente tutti i gatti.
Il prendersi cura di uno o più gatti neri era motivo sufficiente per finire sul rogo.
La sua bolla papale Summis desiderantes, del 1484, non solo istigò misure molto severe nei confronti di maghi e streghe in Germania; i cui principi saranno in incorporati nel famoso Malleus Maleficarum (noto anche con il nome di Martello delle Streghe), il libro utilizzato dalla Santa Inquisizione in cui vi erano elencati tutti i sintomi e le caratteristiche che bastavano per far sospettare una donna di stregoneria: libro pubblicato per la prima volta nel 1486. La notte di San Giovanni venivano arsi vivi nelle pubbliche piazze di ogni città, centinaia di gatti chiusi in ceste di paglia, chissà se questo insano costume era d'uso anche a Torino.
Viene incontro a Bellatrix, un vescovo torinese del V secolo, Massimo, che nei suoi Sermones, parlando della "società di Diana", l'antenata della stregoneria, attesta la presenza del dianaticus, ma afferma anche che la stregoneria non è solo femminile; ed io ne sono certo perché nella mia Hogwarts ci sono molti stregoni tra i mangiamorte.
Un saluto veloce e lascio Bellatrix Lestrange andare via velocemente.
Percorrendo la traversa denominata Via Lascaris, non possono sfuggire all'attenzione dei passanti, i curiosi "occhi" dal taglio maligno che si aprono ai piedi del palazzo d'angolo con via San Francesco. Forse antica sede di una Loggia Massonica, le feritoie sono in realtà delle prese d'aria e di luce per i locali sotterranei, dove immagino si tenevano le segrete riunioni della Loggia Muratoria.
Certamente non puoi fare a meno di sentirti come "osservato" da forze occulte e misteriose, d'altro canto lo stesso Alfieri, che abitava poco distante fu uno degli affiliati alla loggia "La mystérieuse".
Questa loggia nasce inizialmente come loggia militare e poi pian piano anche i borghesi sono ammessi, e benché a Torino i Libero Muratori trovarono sempre ostacoli a diffondersi per il mancato appoggio della casa reale, rendendola semiclandestina. Alfieri era un "fratello" alquanto esagitato tanto da avere qualche problema con altri notabili della Muratoria.
Ricordiamo anche che in Via Alfieri 10, nella cosiddetta city torinese, ossia della città degli affari e delle banche, sorge il Palazzo delle Poste;l'edificio venne progettato da Ernesto Ghiotti e inaugurato nel 1911, l'anno della grande esposizione di Torino per il cinquantenario dell'unità d'Italia: Nell'atrio dell'ingresso venne posta una statua raffigurante la Vittoria, a ricordo dei postelegrafonici caduti nel corso della prima guerra mondiale, di Edoardo Rubino, come i bronzi posti all'ingresso.
Invece una lapide posta all'ingresso del palazzo al civico 19 di via Alfieri, ricorda la la staffetta partigiana (giustizia e Libertà) Falerno Elsa Pasqualina, ivi abitante. Suo padre, nei giorni dell'insurrezione cittadina gli aveva vietato di uscire di casa, ma Lei sapendo che in piazza Solferino sarebbe transitata un automobile con a bordo dei partigiani, saliva al piano superiore della propria abitazione per vedere il transito della vettura, ma poco dopo aver aperto le persiane del balcone verso via Alfieri, veniva colpita alla fronte da un proiettile sparato da tedeschi e fascisti che pattugliavano Piazza Solferino, moriva così una adolescente che aveva compiuto da 10 giorni 15 anni.
Devo ora accelerare il passo per incontrare il giovane Serpeverde che mi aveva chiamato telefonicamente.



Fine VIII parte.