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Facciamoci prendere in giro

Lunedì 22 Aprile 2013 23:43
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ItaliaDifficilmente scrivo di politica sul blog ma questa volta proprio non ce l'ho fatta a resistere. Le televisioni, le radio, i giornali, i socialnetwork sono stati invasi di notizie e contronotizie su quanto è accaduto per arrivare all'elezione del Presidente della Repubblica Italiana.
La cosa mi ha da un lato molto divertito e dall'altro mi ha gettato nel più profondo stato d'angoscia, pensando allo stato delle cose nel nostro bel paese.
Praticamente abbiamo assistito all'ascesa all'olimpo del Parlamento del nuovo partito, che non ama farsi chiamare così, ma di fatto lo è, cioè il Movimento 5 stelle, nato sull'onda del disgusto degli italiani sul modo di gestire l'Italia. Movimento sviluppatosi attraverso la rete dei socialnetwork, grazie a Beppe Grillo, comico televisivo, che da bravo istrione ha saputo cavalcare bene il malcontento popolare. Dapprima è riuscito a mettere in crisi i due elefantiaci partiti di centro destra e centro sinistra, tanto da impedirgli di riuscire a formare un Governo che possa ritenersi stabile, poi è riuscito a spiazzare le candidature dei maggiori partiti anche alla presidenza della repubblica.
I fatti così come letti e vissuti sono: Grillo, leader del movimento 5 stelle, propone ufficialmente per il Quirinale lo statista Stefano Rodotà, come miglior candidato immaginabile alla Presidenza della Repubblica.
Benché Rodotà sia uomo di sinistra ed ex Presidente del PDS, il centro sinistra non condivide la sua candidatura e decide di accordarsi con Berlusconi (centrodestra), creando una serie vorticosa di paradossi, senza neanche giustificare il perché del mancato appoggio alla candidatura di uno dei suoi padri fondatori.
L'astuto Berlusconi sceglie di appoggiare un uomo del PD (altro paradosso), che sia garante di uno stato di fatto politico e, mentre i militanti del PD (centrosinistra) di tutta Italia manifestano contro il gruppo dirigente del partito che ha accettato l'accordo con il Centro destra (PDL – Berlusconi), in aula i grandi elettori vanno a votare l'ex parlamentare On. Franco Marini, un giovane ottantenne,già sindacalista e uomo politico di area popolare che alle ultime elezioni del 2013 non riesce a farsi rieleggere benché candidato nel suo collegio natale. Tutto avviene senza spiegare perché Marini, uomo del PD, voluto da Berlusconi, va bene e Rodotà, uomo di sinistra e proposto da Grillo, non vada bene quale Presidente della Repubblica. In aula Marini è votato da tutto il PDL ma non da tutto il PD, "impallinato" dai franchi tiratori del partito a cui appartiene che ne vanificano l'elezione.
Di fatto la coalizione del centro sinistra "Italia bene Comune", composta dal PD, Sinistra Ecologia e Liberta (SEL) e partito socialista italiano di fatto si scioglie ancor prima di aver dato vita a qualunque forma di proposta di Governo.
A questo punto irrompe nella agorà politica del centro sinistra il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi che, dopo aver perso le primarie del PD per la candidatura a premier ed aver caldeggiato un rinnovamento dei quadri attraverso la rottamazione della vecchia politica, propone il Prof. Romano Prodi, un politico ed economista bolognese, che ha ricoperto in passato la carica di Presidente del Consiglio dei ministri per due volte (dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008) e che venne "silurato" dagli stessi compagni di partito. La candidatura del Prof. Prodi è fatta dalla corrente del PD che fa capo al sindaco di Firenze, in virtù di ragionamenti presi direttamente dal manuale Cencelli, usato ampliamente dalla vecchia Democrazia Cristiana.
Tutti i "grandi elettori" in tv applaudono alla scelta, ma in aula un drappello di cento dissidenti del PD fa saltare la candidatura di Prodi, il PDL si astiene, mentre il voto del Movimento 5 stelle continua a convergere su Rodotà.
L'On. Bindi, Presidente del PD si dimette, l'On. Bersani, segretario del PD si dimette e Renzi, il supergiovane rottamatore allievo del Cencelli, si sente vincitore. ma gente di sinistra gli ride dietro sapendo che Renzi è più vicino alle idee di Berlusconi di quanto non lo siano molti iscritti del PDL stesso. Il Leader On. Silvio Berlusconi, capo del PDL, brinda, canta e se la ride.
Il PD, o ciò che ne resta, decide in accordo con il PDL di chiedere di ricandidarsi al Presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano, ovvero colui che negli ultimi mesi, pur di non andare a elezioni anticipate, ha messo a capo del Governo il tecnocrate Mario Monti, di fatto evitando vittoria del PD alle elezioni politiche e la scomparsa del PDL, garantendo così il funzionamento della casta tentacolare.
Alla ricandidatura di Giorgio Napolitano, il Movimento 5 stelle reagisce organizzando una manifestazione di protesta in piazza Montecitorio a Roma. In precedenza gli iscritti al PD contrari alla candidatura di Franco Marini occuparono le sedi del proprio partito in segno di protesta. Anche dimostranti del PDL e di estrema destra scendono a protestare in piazza, davanti alla Camera dei deputati a manifestare contro la candidatura del Prof. Romano Prodi. Alla manifestazione del Movimento 5 stelle sia il PD che il PDL evoca subito la marcia su Roma di fascista memoria.
Napolitano ridiventa Presidente a 88 anni, paradosso tutto italiano, chiedendo carta bianca per formare un Governo che garantisca e accontenti PD e PDL piuttosto che tornare alle urne.
I nodi prima o poi verranno al pettine, e come sempre saranno sciolti in una maniera o nell'altra. Il popolo, e non solo quello della rete, si riapproprierà delle proprie scelte e deciderà per il suo futuro.
Scriveva Luigi Pirandello"Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà", concetto quanto mai attuale nel nostro bel paese.