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Dietro le quinte di Cuba (III parte)

Lunedì 14 Marzo 2011 14:02
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Cuba (04/2010)Mentre Wilmer si mette ai fornelli a casa di Fernando, io vado a comprare due cervezas e due gazzose. Sui fornelli cuoce il riso con i fagioli neri e in altra pentola il maiale con i peperoni e le cipolle, aggiungiamo una insalatina ad arricchire il nostro pranzo pasquale.
Wilmer si è trasformato in uno chef e con una insolita capacità, passa a curare i vari tegami con attenzione, quasi stesse danzando, da come il mestolo e i vari cucchiai passano da un intingolo all'altro.
Il tempo del pranzo scorre tranquillo in questa bella giornata, il sole è caldo ma c'è molto vento e riusciamo a far bere un goccio di rum a Fernando, mentre Wilmer si rifiuta categoricamente anche solo di odorarlo.
Lasciamo casa di Fernando per andare a fare due passi sulla bahia di Matanzas.
La cittadina è in fermento come se ci fosse sempre mercato, in centro sono comparse delle bancarelle dove artigiani locali vendono le proprie produzioni in pelle, cinture, portachiavi ecc, molte le bancarelle di profumi ed essenze e bigiotteria femminile. Passeggio tra le bancarelle incuriosito come un bambino, passo di fronte al forno del panettiere dove esce un profumo di pane caldo che mi attira tantissimo e se non avessi appena finito il pranzo mi fermerei a comprarlo per mangiarlo.
Per raggiungere la spiaggia transitiamo davanti al fortino / magazzino Ruinas de Matasiete,ove ora c'è un piccolo locale con musica dal vivo, frequentata dai ragazzi del posto, e un ristorante con prezzi molto alti per i cubani, frequentato molto dai turisti. Il luogo è piccolo, Wilmer mi dice che è più un luogo di "incontro" che una pista da ballo dove è facile incontrare fuori dal locale delle guaricandilla e dei pato.

Il mare è increspato e grandi cavalloni d'acqua s'infrangono sulla striscia di arena candida che corre lungo la carretera blanca.
Vicinissimo alla battigia, sul quale il sole fa un forte riverbero, degrada lentamente un bel prato inglese con alcuni palmizi. Tentiamo di fare delle fotografie, ma il vento scompiglia i miei capelli tanto da ritrarmi quasi con fattezze da folle, alcuni ragazzi sfidano le onde, si gettano dentro a cavalloni spumeggianti prima che questi s'infrangano sulla spiaggia sciogliendosi sotto il sole rovente.
Mi soffermo a vedere i giochi d'acqua di questi ragazzi e ragazze, appaiono sirene e figli di Nettuno per quanto sembrano in simbiosi con l'acqua, gridano, giocano, ridono, si divertono, mi diverto anche io e sorrido solo a guardarli, questi scultorei corpi dai colori meticci che riemergono ora qua ora là tra le onde.

Proseguiamo la passeggiata verso il pittoresco quartiere di Versailles e per raggiungere la chiesa di San Pietro Apostolo passiamo sul ponte de la Concordia che unisce il centro con il quartiere di Versailles a nord del rio Yumuri.
Esso fu colonizzato da un gruppo di francesi fuggiti da Haiti nel xix secolo e qui nacque un nuovo genere musicale che prese consensi nel 1890,la rumba, almeno così dicono le guide turistiche.
Mentre raggiungiamo la Iglesia de San Pedro Apostol, Wilmer mi indica alcuni neo adepti alla Santeria che amabilmente fanno crocchio all'ombra di un banano. Giovani uomini e prosperose donne indossano il tradizionale abbigliamento bianco ma con un braccialetto color giallo che nella Santeria e il riconoscimento dei seguaci di Oshun (Oxum, Ochun).
Orisha che per la religione Cattolica è sincretizzato con la Virgen de la Caridad del Cobre. Per entrambi le religioni è la patrona di Cuba.
Il santuario dedicato alla Vergine della Carità di El Cobre o Madonna della Carità (El Cobre)risale al XVII secolo, ed è situato su una altura a 16 km ad ovest di Santiago di Cuba.
Secondo la tradizione, Alonso de Oljeda, un comandante spagnolo che si trovava in pericolo nel mare a ridosso dell'isola, portava sulla sua nave una statua della Vergine con il Bambino e fece voto di costruire una cappella se fosse scampato al naufragio. Sbarcò a Cuba e compì il suo voto a El Cobre.
Un'altra tradizione narra che furono tre uomini, due indigeni ed uno di pelle scura, perduti in mare durante una tempesta che videro galleggiare un oggetto bianco sull'acqua, la statua della madonna con in braccio il bambino, che portava sulla sua base questa iscrizione : «Sono la Vergine della Carità».
Questa versione è verosimile in quanto gli spagnoli che si trovavano in pericolo, preferivano gettare a mare gli oggetti sacri, affinché i pirati non li profanassero ed è la più amata dai cubani.
Per la Santeria cubana (diversa da quella africana e da quella brasiliana) questa divinità è un importante Orisha che regna sull'amore e sulla maternità. È vista come eternamente allegra ed è annunciata dal tintinnare dei campanelli e dai suoi cinque bracciali.

Stabiliamo che avrei noleggiato un auto e visitato i dintorni di Matanzas e poi portato Wilmer a trovare sua madre e sua sorella a Jatibonico.
Grazie all'aiuto di Maria, i noleggiatori mi portano l'auto al mio alloggio, si contratta un po' e sarei già soddisfatto del primo prezzo, ma qui bisogna mercanteggiare tutto per dare soddisfazione a chi vende e a chi compra (Bisne).
La contrattazione dura una mezz'oretta mentre sorseggiamo un caffè sotto quello spelacchiato limone del cortiletto interno alla casa, ciondolandosi sulle grandi e belle sedie bianche a dondolo.

Proviamo subito questo potente mezzo di costruzione asiatica per andare a pranzare in un ristorantino vicino alla Iglesia de Monserrat recentemente restaurata.
Per raggiungere la chiesa saliamo su una collina posta alle spalle della città, in posizione panoramica sulla baia, da qui si gode lo spettacolo pittoresco della valle dello Yumuri, ricco di frutteti da color smeraldo dalla rigogliosa vegetazione.
Intorno alla restaurata chiesetta alcuni caratteristici ristoranti e un paio di ritrovi notturni per giovani con musica disco e dal vivo. Facciamo un giro nella piccola ma particolare chiesetta, all'ingresso c'è un pannello che ne racconta la storia ed insieme ad essa quella di Matanzas. La giornata è splendida e mentre mi bevo una cerveza "bucanero" ci mettiamo a vicenda in posa per delle foto ricordo per il mio blog.

Le guide turistiche ci raccontano una leggenda sull'origine della valle de Yumuri che Wilmer non conosce e non può confermarmi e quindi prendiamola per buona.
Questa narra di una ragazza di nome Coalina, tenuta nascosta dal padre perché una profezia aveva predetto che, se si fosse innamorata, una terribile calamità sarebbe caduta sulla comunità.
Un giorno, un giovane capo Camaguey di nome Nerey sentì parlare della bellezza di Coalina e decise di andarla ad incontrare. Ovviamente i due ragazzi si innamorarono e come predetto dalla profezia un terribile terremoto squarciò le montagne intorno a Matanzas e dalle viscere della terra sgorgarono le acque dello Yumuri, che distrussero il villaggio portando con se anche i corpi dei due sventurati giovani amanti, e le ultime parole di Coalina furono: Yu Muri nel ovvio arcaico spagnolo Io muoio.

Fine III parte.