Messaggio

La città ideale

Mercoledì 11 Gennaio 2017 10:51
Stampa
Città idealeQuando esco a fare due passi o un breve giro in bicicletta nel paesino dove abito o in città, penso inesorabilmente al quadro visto a Urbino, alla Galleria Nazionale delle Marche, intitolato "Veduta da città ideale". Esso è stato dipinto da un anonimo artista dell'Italia Centrale di fine XV secolo. Non vi è nessuna somiglianza tra il quadro e la mia città. Anzi ultimamente è l'antitesi del quadro stesso. Nel mio ideale fanciullesco di città ideale le case sono ben tenute e di colori tenui. I bambini giocano nel prato che è ben curato, ci sono molti alberi e fiori colorati. La gente che incontri per strada è educata e rivolge a chiunque incontri un saluto o un sorriso. Davanti al bar ci sono delle persone ferme a leggere il giornale o parlano di sport e delle felici iniziative del palazzo comunale. Le strade sono ben asfaltate e vengono percorse senza difficoltà da ciclisti e automobilisti. Ci sono ancora alcune delle antiche strade in ciottolato, porfido e pietra monumentale. Dalle finestre delle case vasi e fiori colorati rallegrano le strade. I mezzi di trasporto pubblici sono efficienti, puliti e moderni. Con essi si può raggiungere ogni lato della città e anche i suoi sobborghi. Mezzi ecologici come i filobus o i tram che con il loro scampanellio avvisano il garzone del panettiere che in bicicletta consegna il pane a domicilio. Teneri fidanzati mano nella mano nei giardini, negozianti di alimentari con il loro grembiule bianco, fuori dalla porta del negozio che scambiano parole di cortesia. Mamme che conducono chi una carrozzina con il piccolo pargolo, altre che tengono per mano i loro bimbi ormai scolari, le femminucce con il grembiule bianco e i maschietti nero, tutti con il fiocco al collo. Tutti vanno a scuola con le loro immancabili cartelle. Invece, quando transito per la mia città vedo vecchi autobus che emettono cattivi odori dai gas di scarico. I ciclisti costretti a zigzagare fra i crateri nell'asfalto. Mamme che "scaricano" i loro figli, vestiti all'ultima moda, da potenti SUV davanti alla scuola che, se fosse possibile con l'auto le accompagnerebbero anche in aula. Orribili case moderne senza balconi e vecchie case scrostate, entrambe deturpate con scritte senza senso lasciate da qualche ragazzotto con la bomboletta spray per uno stupido divertimento. Nei bar la gente entra, consuma e fugge via. Qualche raro commento sul calcio o sulla male amministrazione comunale. I negozi alimentari sono scomparsi, sostituiti da grande catene di supermercati. Posso contare sulle dita di una mano le persone che incontrandoti ti rivolgono il saluto. In compenso trovi molti 'homeless' a chiedere l'elemosina, allontanati dai viandanti come un tempo si allontanava un appestato. Bidoni stracolmi di immondizia lungo le vie. Strade un tempo in porfido, in acciottolato o in pietra sostituite da lunghi nastri di asfalto, cancellando così un altro pezzo di storia cittadina. Erbe infestanti che nascono sui già sporchi cigli delle strade e marciapiedi. Topi che sostituiscono lo squittire degli scoiattoli nei giardini. La gente vaga per la strada con passo da corsa e che continua a guardare lo smartphone, socializzando virtualmente attraverso messaggi anziché di persona. Non desidero sicuramente una città ideale come la sognavano nel Rinascimento, ossia nel periodo in cui la cultura poneva al centro dei suoi interessi l'uomo e dove anche la città doveva essere costruita a misura e servizio dell'uomo. Mi limiterei a una città pulita con gente sorridente e servizi pubblici economici ed efficienti, con i giardini dall'erba tagliata e molti fiori. Parchi giochi senza pericolo per i bimbi di pungersi con gli aghi delle siringhe dei tossicodipendenti. Ma anche la gente per la strada che saluta, anche semplicemente con un sorriso. Parcheggi pubblici economici, un centro città pedonale, percorso da biciclette e mamme che spingono passeggini e negozianti sorridenti.
Forse è il sogno di tanti, ma è anche vero che l'incuria non è solo colpa della pubblica amministrazione che comunque eleggiamo, ma anche nostra con le piccole azioni quotidiane. Come nel Rinascimento la città ideale rimarrà solo un'utopia.