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Luci ed ombre a Torino (LVII parte)

Sabato 01 Aprile 2017 10:42
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Horace LumacornoMi avvio in Corso Galileo Ferraris, questa ampia strada alberata, parrebbe non nascondere nulla d'interessante, ma non è vero. Infatti subito s'incontra l'Istituto Magistrale Augusto Monti. Un bell'edificio in stile liberty, progettato da Giorgio Scagnatta e Camillo Dolza, costruito nel 1906. Colpiscono l'ingresso coperto da un elegante tettoia in ferro battuto e vetro e i molto curati e bei finestroni.
L'area dove sorge attualmente anche l'Istituto, è ancora oggi denominata " Siberia" Un tempo vi era una grande piazza, oggi scomparsa dedicata alla città di Venezia. La "Siberia" era una zona malsana ma che può raccontare molte storie. Come quella delle tote Rostagn, ossia le "Signorine di Rostagno" come venivano chiamate delle asinelle, dal nome del loro proprietario. Il grande prato erboso in cui girovagavano le asinelle, era anche stato scelto come deposito per materiale da costruzione. Il latte di queste asinelle si credeva fosse prodigioso per curare il mal di petto., ed il prato era indicato come il "prato del lattaio".
Poco distante dall'Istituto vi è il monumento al Bersagliere, eretto nel 1980. Un monumento moderno dello scultore Franco Assetto. Pochi archi in pietra e sagome metalliche di bersaglieri che corrono, ai piedi del monumento una iscrizione recita "… e la corsa continua".
Lì vicino, in via De Sonnaz 16, un'altra bella palazzina in stile Liberty, ricorda il periodo di massimo splendore di Torino. È Casa Boffa-Costa con i suoi balconi e finestre elaborate in ferro battuto con belle decorazioni, realizzata su progetto del 1904 di Pietro Fenoglio.
Poco distante, su corso Galileo Ferraris, vi è Casa Rey, un grande fabbricato anch'esso in stile liberty, progetto di Pietro Fenoglio del 1904, ha un grande bovindo e portoncini in legno con decori floreali stilizzati.
Sempre in questa zona, ma in via Alessandro Vittorio Papacino 8, un altro esempio di stile liberty con casa Giraudi, di Eugenio Bonelli che la progetto nel 1906, con un grande bovindo rettangolare e balconi con finestroni ad arco.
Costeggio la Scuola di Applicazione dell'Esercito, anzi il nome completo è: Comando per la formazione e Scuola di Applicazione dell'Esercito. Questa scuola nasce dall'unione delle scuole di applicazione delle armi di fanteria, cavalleria, artiglieria e genio, riunite nel 1976 sotto un unico comando, con la comune denominazione di "Scuola di applicazione", nome rimasto tale fino al 2003. A seguito della riforma del 2013 ha assunto la denominazione e funzione di Comando per la Formazione dell'Esercito (COMFOR).
La Scuola di Applicazione può vantare allievi illustri come: Camillo Benso conte di Cavour, Alfonso La Marmora, Faà di Bruno, Joseph-Louis Lagrange, Emanuele Filiberto Duca delle Puglie, Luigi Cadorna e Armando Diaz, il rumeno tre tre volte primo ministro Alexandru Averescu e l'albanese e Ministro della Difesa Prenk Pervizi.
Una lapide posta al civico 31 ci ricorda che qui perse la vita Ghy Mario. Costui nato a Palermo l'8 gennaio 1924 abitante a Torino in via Castelfino, era un partigiano, comandante di divisione con il nome di battaglia "Massimo". Partecipò alle operazioni per la liberazione di Torino e venne colpito a morte il 30 aprile 1945, all'angolo tra corso Galileo Ferraris e corso Oporto, l'attuale Corso Matteotti, durante un azione contro cecchini fascisti.
Sempre all'angolo tra corso Galileo Ferraris e corso Giacomo Matteotti, al civico 22 un altro bell'esempio di casa per appartamenti, realizzato anche questo in stile liberty nel 1904.
M'avvio per corso Giacomo Matteotti, un tempo intitolata ad Oporto, città portoghese in cui si spense in esilio, re Carlo Alberto di Savoia nel 1849. La via si prospetta come un lungo rettilineo Nell'antica via Oporto, al civico 5, vi era il Foro Frumentario, costruito tra il 1864 e il 1866, nei sui pressi vi era l'asilo infantile dedicato al conte Camillo Benso di Cavour, aperto nel 1861. Asilo realizzato con lasciato testamentario del conte nel 1857. L'asilo fu ampliato dal nipote ed erede, il marchese Ainardo. La strada che era utilizzata anche per le parate militari, vide tra i suoi chiaroscuri diversi eventi, tra i quali ricordo che nel palazzo al civico 17, nel 1911 nacque Alì Khan, figlio di Aga Khan ovvero Sultan Maometto Shah, Aga Khan III, capo dei Nizari Isma'ili musulmani, una setta sciita e della torinese Cleope Teresa Magliano detta "Ginetta".
Alì Khan o meglio il principe Ali Salman Khan, appassionato di cavalli e di belle donne, divenne il terzo marito della famosa attrice Rita Hayworth. Tra gli eventi negativi, sicuramente spicca l'atroce delitto accaduto al civico 51, dove nell'agosto 1930, in un alloggio al quinto piano, Rosa Vercesi strangolò l'amica, Vittoria Nicolotti per rubargli dei gioielli e si dice per amore. Rosa e Vittoria si conoscevano da diversi anni. Vittoria guadagnava bene dalla sua attività commerciale, aveva un negozio di abbigliamento per bambini e voleva investire i suoi guadagni in borsa. Rosa era un'abile e scaltra donna d'affari. Vittoria si affido totalmente a Rosa per gli affari e investimenti. Tra le due nacque molto di più che interessi comuni in affari. Tuttavia pare che qualcosa non andasse per il verso giusto e il delitto non possa essere solo inquadrato come una storia di soldi e debiti. A un certo punto, però, l'incantesimo tra le due donne si rompe. Vittoria vuole indietro i suoi soldi e Rosa, dal canto suo, morbosamente anche vincolata dal rapporto che si era creato tra le due donne l'uccide.
Attraversando corso re Umberto mi sovviene anche la tragica fine del torinese Primo Michele Levi, meglio conosciuto come Primo Levi (1919-1987); costui fu uno scrittore, partigiano e autore di racconti, poesie e romanzi. Sicuramente il suo romanzo più famoso e opera d'esordio fu "Se questo è un uomo", che racconta le sue terribili esperienze nel campo di sterminio nazista. Lo scrittore venne trovato morto nell'aprile 1987 in fondo alla tromba delle scale della propria casa di Torino, in corso re Umberto 75. Ufficialmente morì seguito di una caduta accidentale, ma rimane il dubbio che si trattasse di un suicidio.
Fermo al semaforo tra corso Matteotti e via XX Settembre, vedo una persona che conosco, è di un mio stretto conoscente: Horace Lumacorno. La J.K.Rowling, nel suo romanzo lo descrive come un personaggio ambizioso e avido di potere e conoscenza, ma con anche delle particolarità positive, infatti non gradisce i ruoli di primo piano, ma preferisce essere dietro le quinte. L'Horace Lumacorno, invece di mia conoscenza, non risiede a Torino, ma in passato ebbe modo di lavorarci e quindi la conosce molto bene, è sicuramente ambizioso ma non è avido e ama anch'esso stare nelle retrovie, esercitando così una grande influenza soprattutto sulle giovani generazioni di maghi.
Accelero il passo, ma non riesco a raggiungerlo, sale rapidamente su un tram. Horace è alto, con capelli neri leggermente brizzolati, un viso ovale con due occhi scuri, porta due grandi occhiali, sempre sportivamente vestito, non l'ho mai visto con la barba, anche solo di qualche giorno. È un mio "levante", abbiamo fatto tanti viaggi insieme quando militavamo nello stesso sodalizio e abbiamo conosciuto e vissuto belle pagine della storia della Hogwarts torinese ma anche conosciuto e vissuto le pagine più nere e tristi. Entrambi avevamo comuni conoscenti tra i mangiamorte, ed insieme abbiamo scoperto le loro trame nei nostri confronti.
Imbocco via XX settembre per attraversare Corso Vittorio Emanuele II, all'incrocio del quale ritrovo un folletto, fermo al semaforo pedonale, in attesa che scatti il verde.


Fine LVII parte.