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La terra degli dei (IX parte)

Martedì 01 Agosto 2017 11:55
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greciaDopo un lungo viaggio raggiungiamo la città di Atene, una metropoli cosmopolita, centro economico e culturale della Grecia.
È nota in tutto il mondo per la nascita della democrazia, per essere stata la sede dell'accademia di Platone e del liceo di Aristotele, oltre che aver dato i natali a tanti illustri personaggi come Socrate, Pericle, Sofocle. Fu una fiorente polis, considerata la culla della civiltà occidentale.
La prima tappa è arrivare al piccolo albergo che i miei compagni di viaggio hanno trovato e prenotato. La cosa che più impressiona arrivando ad Atene è il caos: le strade sono intasate da automobili strombazzanti, dalla folla caotica di turisti che si aggirano come perduti. Ma entrando nei quartieri centrali, dove le vie si fanno più strette e gli alti palazzi non permettono al sole di penetrarvi, mi colpisce soprattutto l'odore. Un odore intenso, quasi nauseabondo, un miscuglio di puzze provenienti da piccoli locali di ristoro e chissà da cos'altro!
L'albergo o pensione è in un alto palazzo, l'ascensore per arrivarci non è certamente tra i più moderni e il rumore che fanno i cavi d'acciaio non sono tranquillizzanti. Raggiungiamo la stanza assegnataci, un grande locale con tre posti letto, un minuscolo e squallido armadio e giuste tre sedie, diverse e disadorne. Al giungere della sera, la lampadina che illumina la stanza, produce una fioca luce che ricorda miseramente quella crepuscolare dei sepolcreti.
L'angolo servizi igienici si limita ad un lavabo con un misero specchio appeso al muro e una tenda di plastica, dai disegni irriconoscibili che nasconde una tetra doccia, il piatto doccia se potesse parlare racconterebbe le vicissitudini di intere generazioni.
L'unica finestra s'affaccia sulla stretta strada, innumerevoli impianti di climatizzazione, nascondono il panorama benché povero e scuro. Le antenne paraboliche sembrano voler gareggiare per quantità e tipologia con le più oscure selve amazzoniche. La nostra stanza, non ha condizionatore, ma una grande e luminosa finestra senza tapparelle o persiane. Una sottile tenda la nasconde. Gli odori che arrivano dalla strada, insieme ai rumori della metropoli ci terranno compagnia per tutta la nostra permanenza ad Atene.
La città di Atene è affetta da un forte effetto isola di calore causato dall'attività umana, che eleva di molto la sua temperature urbana, con effetti negativi sulla salute e il benessere umano.
Ma Atene ha tradizionalmente come protettrice la dea Atena, raffigurata sia sullo stemma che sulla bandiera della città, ed è a Lei che mi rivolgo per poter soggiornare senza problemi sul suo territorio.
Al di là della stanza, Atene è una capitale piena di vita che regala sensazioni uniche e particolari. Decidiamo di scoprire ogni suo angolo, rimanendone affascinati sia dalla sua storia e dall'archeologia, ma anche dai numerosi locali notturni, luoghi ideali per chi vuole divertirsi.
Atene sarebbe stata fondata dal leggendario Cecrope, che era un mezzo uomo e mezzo serpente. Il mito lo considera primo re di Atene. Infatti gli stupendi monumenti di Atene risalgono a epoche lontanissime e si alternano alla modernità degli alti e squallidi edifici, ai suoi più belli ed esclusivi quartieri alla moda.
Atene ha il privilegio di non somigliare a nessun'altra città della Grecia ed è il perfetto connubio tra l'atmosfera dalle grandi città e quella dei piccoli borghi.
La città di Atene è stata abitata continuamente per più di 3000 anni. I primi insediamenti sono forse del Neolitico intorno al 3500 a.C., ma la storia della città inizia in età micenea. Infatti nel quinto secolo a.C., in età classica, Atene diventò la città più importante di tutto il mondo greco. Dopo un periodo di declino, la città ritorna ed essere prosperosa in età bizantina (IX-X secolo), ruolo mantenuto anche durante le Crociate, grazie soprattutto al commercio delle Repubbliche marinare italiane.
Il declino si ha nuovamente sotto il dominio dell'Impero Ottomano, fino a ricomparire tra le più importanti città europee nel diciannovesimo secolo come capitale del neonato Stato greco, ma soprattutto quando nel 1896 ospitò la prima edizione dei Giochi olimpici moderni.
La nostra visita ad Atene si concentra nei pochi giorni ancora disponibili e pertanto non possiamo farci mancare una visita all'Acropoli e al Museo Archeologico Nazionale.
L'Acropoli di Atene è il simbolo della Grecia, della sua storia, dei fasti della sua civiltà classica ed è il punto di riferimento più significativo della cultura greca che ogni studente ha imparato.
Pertanto cominciamo con l'arrampicarci sulla ‘città alta', edificata sulla collina sacra in modo da dominare l'intera città moderna.
La città sacra, l'Acropoli, è posta su una scoscesa rupe calcarea, è da sempre centro di attrazione per viaggiatori, ma anche per colonizzatori e conquistatori, storia che si ripete da oltre 5000 anni. Secondo una leggenda fu fondata appunto da Cecrope e ampliata in seguito da Eretteo. Cecrope era figlio della Madre Terra, a lui sono attribuiti i primi segni di civiltà, come l'abolizione dei sacrifici cruenti, il principio della monogamia, l'invenzione della scrittura e l'uso di seppellire i morti. Cecrope sposò Agraulo, figlia di Atteo, dalla quale nacquero tre figlie: Aglauro, Erse e Pandroso. Ebbe anche un figlio, non si sa se da Agraulo, di nome Erisittone. Creope nacque nell'Attica, ed era rappresentato con un corpo da uomo terminante con una coda di serpente, in quanto nell'antichità il serpente era uno dei simboli della terra. La tomba di Cecrope, sempre secondo la leggenda sembra sia da collocarsi, sull'acropoli di Atene, nei pressi dell'Eretteo.
Un'altra leggenda vuole che invece fosse Atena la fondatrice, ma un altra dice soltanto che la dea diede il suo nome e diventò la protettrice della città. Seguendo questa leggenda, la città che diventerà Atene quando fu fondata, il fato (il destino) decise che sarebbe diventata la città più potente di tutta la Grecia.
Fu allora che Atena decise di prenderla sotto la sua tutela. Ma anche Poseidone lo desiderava. Ne nacque un contenzioso in quanto nessuno dei due dei si voleva cedere. Neppure Zeus riuscì a metterli d'accordo, si decise allora di lasciare decidere i cittadini.
Atena e Poseidone riunirono il popolo della città sull'acropoli per offrire un regalo: quello che sarebbe giudicato il migliore avrebbe portato la vittoria. Poseidone fece apparire un cavallo splendido, Atena fece sorgere dalla terra un ulivo. Un anziano cittadino parlando per il popolo disse che tutti e due i due regali erano degni di essere scelti: il cavallo rappresentava la forza, il coraggio, la guerra, mentre l'ulivo la prudenza, la serenità, la pace. La guerra poteva portare ricchezze, potere, ma anche la pace portava beni e serenità, sicuramente più duraturi.
Approvarono e scelsero il regalo di Atena, che diede il suo nome alla città. Dopo la scelta, i cittadini si impegnarono altresì di edificare un tempio dedicato a Poseidone.
Sotto la protezione di Atena, dea della saggezza, Atene diventò una città fiorente, abile anche nelle guerre. Finché Atene mantenne alti i valori della prudenza, della diplomazia, della pace, non ebbe problemi: quando li abbandonò, decadde e venne assoggettata.
Raggiungere l'Acropoli non è difficile ed è altresì piacevole, in quanto i lunghi viali pedonali, sono costellati da animati da caffè e ristoranti. Superati i venditori di cianfrusaglie di dubbio gusto, si giunge al cancello alla base della rupe o roccia sacra. Percorriamo quindi una lunga scalinata per raggiungere l'ingresso vero e proprio del sito archeologico.
L'Acropoli era una cittadella molto sicura, non solo perché posta su una rupe inespugnabile ma aveva una propria sorgente d'acqua. In epoca micenea fu la residenza del sovrano e funse sempre da cittadella con funzioni difensive. Rimase semplicemente fortezza fino al VI secolo quando il tiranno Pisistrato costruì i primi propilei (porta monumentale) e con la costruzione del primo tempio dedicato ad Atena e diede inizio anche all'Acropoli vista come santuario. Ma il suo scopo difensivo fu ribadito durante molte guerre che la vide protagonista, dai duchi fiorentini contro i turchi, dai turchi contro i veneziani e fino al 1944.
Nonostante ciò, i persiani nel 480 a.C. la distrussero totalmente e solo grazie al genio politico di Temistocle e il valore militare dei suoi comandanti tornò ad essere una potenza militare ed una città ricca. Il primo impatto alla visione del Partenone, del tempio di Atena Nike, dell'Eretteo ecc.. è incredibile, se non sapessi che un tempo era usanza di colorare vivacemente di blu, rosso e oro la bianca pietra in cui sono edificate le costruzioni, avrei pensato che la monotonia di questo cangiante colore bianco, benché consumato dal tempo e dallo smog, sarebbe stato noioso se non addirittura funereo. Oggi l'Acropoli è patrimonio mondiale dell'Unesco e il monumentale paesaggio offre un colpo d'occhio bellissimo.
Il sole è cocente ed è bello perdersi tra incredibili monumenti, ma è anche così accecante da stordire. Possiamo cosi ammirare i Propilei che, secondo il volere di Pericle, dovevano “incoronare la cittadella degli dei come un magnifico diadema”. Questi sono posti all'ingresso della cittadella sacra, progettato dall'architetto Mnesicle, costruito tra il 437 e 432 a.C. La sua realizzazione venne interrotta a causa della guerra del Peloponneso e si compone di un corpo centrale e di due ali laterali, costruiti con l'utilizzo del marmo bianco pantelico e la pietra grigia di Eleusi.
I Propilei hanno un aspetto unico e il corpo centrale presenta sei colonne doriche, un corridoio con tre colonne ioniche su entrambi i lati e sei colonne doriche sull'uscita posta ad ovest. Impressionante la campata delle travi orizzontali del tetto dei Propilei, fa pensare con quali fatiche ed attrezzature possano aver posizionato tali lunghe e pesanti travi. Davanti ai Propilei si trova un massiccio piedistallo di marmo grigio di circa 10 metri di altezza su cui un tempo sorgeva una scultura raffigurante un carro trainato da 4 cavalli in onore del re di Pergamo. Nel corso dei secoli l'edificio fu trasformato dapprima in palazzo del vescovo bizantino e nella metà del XVII secolo fu addirittura utilizzato come polveriera. Un'esplosione, causata da un fulmine, nel 1645, danneggio gravemente la struttura ma grazie ai lavori di restauro i Propilei riacquistarono in parte il loro antico splendore. Le ali indipendenti dei propilei sono la parte incompiuta del progetto originale e nella parte settentrionale si trova la Pinacoteca. Dopo essere stata residenza dei vescovi bizantini fu utilizzata come residenza dei duchi Acciaiuoli che addirittura vi aggiunsero un maschio quadrato, poi demolito dall'archeologo Schliemann nel 1875. Ulteriori danni i propilei lo subirono durante l'assedio del 1827 per la guerra d'indipendenza. Raggiungiamo così il Tempio di Atena Nike, chiamata anche Nike Apteros (Vittoria senza ali). Si racconta che lo scultore le abbia tolto le ali per paura che prendesse il volo. Il piccolo tempio fu progettato nel V sec a.C. per commemorare la vittoria sui persiani. È un tempietto anfiprostilo tetrastilo (con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro) ornato nei fregi di bassorilievi che narrano vicende di una battaglia fra greci e persiani (probabilmente Maratona). La statua di culto, come ci viene descritta da Pausania, era di legno e portava in mano una melagrana. La statua era appunto aptera, cioè senz'ali, il che si spiegava col fatto che la dea non doveva mai più lasciare la città. Il tempietto fu abbattuto dai turchi per erigerci una postazione di artiglieria. Le pietre furono riutilizzate nel 1687 per costruire un bastione difensivo; quest'ultimo rimase sul sito dell'antico tempio fino all'indipendenza della Grecia, quando nel 1831 fu decisa l'altamente simbolica ricostruzione del sacello. Fortunatamente i i resti del tempio rimasero in loco e fu possibile ricollocarli. I tratti mancanti, come i pannelli del fregio sono esposti una parte al British Museum, dopo che Lord Elgin nel 1810 ebbe l'autorizzazione da parte del sultano di portarli a Londra, altri presso il Museo dell'Acropoli.
Proseguiamo lungo la Via sacra che attraverso l'ingresso centrale dei Propilei conduce in salita su una spianata rocciosa, un tempo occupata da imponenti statue di bronzo e di marmo. La più grande e colossale, secondo gli storici. era quella di Athena Prómachos ossia la “Condottiera in battaglia” di Fidia. Si narra che per la sua dimensioni, la sua lancia e l'elmo dorati fungessero da faro per i naviganti. Statua che fu portata a Costantinopoli nel VI secolo d.C dall'imperatore Giustiniano.
Le biancheggianti colonne doriche che emergono dal basamento del Partenone, quasi accecano la vista del visitatore, soprattutto nelle giornate calde e assolate. Questo è il più grande tempio dorico mai costruito ed è un simbolo duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese. Il tempio fu edificato tra il 447 e il 432 a.C e fu costruito per iniziativa di Pericle, sulla fondamenta di templi precedenti, il suo architetto fu Ictino e il suo capomastro Callicrate mentre lo scultore fu Fidia. A pianta rettangolare circondato da 17 e 8 colonne scanalate. Lo stilobate, piattaforma sulla quale si reggono le colonne, curva in su leggermente per ragioni ottiche. L'effetto di queste leggere curve è quello di far apparire il tempio più simmetrico di quanto realmente sia. Il Partenone è definito dagli specialisti un tempio dorico octastilo e periptero con caratteristiche strutturali ioniche. Io comprendo solo che la ricchezza delle decorazioni nel Partenone è unica nel suo genere. Sono novantadue metope doriche, realizzate da Fidia e da suoi allievi, scolpite come altorilievi. Sul fregio esterno le metope del lato est del Partenone, sopra l'entrata principale, descrivono la Gigantomachia, ossia la lotta degli dei dell'Olimpo contro i Giganti, mentre sul lato ovest, le metope presentano l'Amazzonomachia cioè la mitica battaglia degli Ateniesi contro le Amazzoni. Le metope del lato sud, ormai buona parte andate perdute raccontano la Centauromachia Tessala. Invece un lato nord del Partenone, le metope ancor peggio conservate, sembra vogliano ricordare la Guerra di Troia.
Ma sono i frontoni che più mi attraggono, perché lessi una descrizione fatta da Pausania, il viaggiatore del II secolo, che quando visitò l'Acropoli e vide il Partenone, ne descrisse i frontoni. Infatti il frontone orientale descriveva la nascita di Atena dalla testa di suo padre Zeus, mentre il frontone occidentale narrerebbe la disputa che Atena ebbe con Poseidone per il possesso di Atene e dell'Attica.
Il nome Partenone si riferisce all'epiteto parthenos della dea Atena, che indica il suo stato di nubile e vergine nonché al mito della sua creazione, per partenogenesi, dal capo di Zeus. All'interno del Partenone si ergeva la monumentale statua di culto crisoelefantina, appunto in oro e avorio, ed era il luogo di raccolta di offerte votive. Poiché i sacrifici greci si svolgevano sempre su di un altare a cielo aperto e mai all'interno, dove potevano accedere solo i sacerdoti.
Mi debbo, obbligatoriamente fermare e ricordare che il sacrificio nella religione greca era un atto fondamentale nei riti della religione stessa. Il sacrificio si presenta con caratteristiche differenti e nomi diversi a seconda del tipo di sacrificio e delle divinità o esseri a cui esso è destinato. Ad esempio: Choaí è quando si offriva del vino oppure latte e miele o sola acqua, ed era destinato ai defunti, agli eroi e alle divinità ctonie; Spondaí era la stessa offerta ma destinata agli dèi dell'Olimpo; Con Aparchái invece era l'offerta di un oggetto dell'agricoltura poste nei boschetti sacri o gettate nei corsi d'acqua e destinate a Dioniso o alle ninfe; Per Nephália era l'offerta di acqua, miele od olio e destinato ai defunti. Più truce era la Thysía, consistente nel sacrificio di uno o più animali, generalmente bue, maiale, capra o pecora, sacrificio destinato agli dèi dell'Olimpo. In genere in questa immolazione della vittima sacrificale venivano bruciate solo il grasso e le ossa, la parte rimanente dell'animale veniva macellata e distribuito ai partecipanti al sacrificio per il banchetto sacrificale. Ma c'era anche l'Enágis anch'esso consiste nel sacrificio di uno o più animali, rito rivolto ai defunti, agli eroi o alle divinità ctonie. In genere in quest'ultimo sacrificio la animale sacrificale veniva interamente bruciato.
I sacrifici cruenti venivano introdotti da un corteo guidato da una vergine detta kanephoros che portava un cesto contenente dei pani, chicchi di cereali e il "coltello sacrificale” Iniziavano con libagioni di acqua, vino o latte e miele, poi l'animale veniva asperso con dell'acqua durante la purificazione delle mani, di modo che scuotendosi assentiva al sacrificio. Infatti senza l'assenso della vittima, il sacrificio greco non poteva avere luogo. Dopo le implorazioni e devozioni oratorie seguiva il lancio dei chicchi di cereali, all'animale veniva tagliato un ciuffo di peli dal capo e poi sgozzata. Se il sacrificio era per gli dei dell'olimpo il sangue veniva raccolto e quindi spruzzato sull'altare, invece nel caso di un sacrificio era rivolto ai morti o alle altre divinità veniva lasciato colare a terra.. La suddivisione in parti dell'animale sacrificato era rigidamente stabilità da rigide norme nelle quali ad esempio la pelle andava sempre al sacerdote, come anche le cosce che divideva però con i magistrati.
Il Partenone, come la maggior parte dei templi greci, fu utilizzato come tesoreria e, per qualche tempo, servì come tesoreria della lega di Delo. In epoca bizantina, fu convertito in chiesa dedicata a Maria, o della Theotokos ossia Madre di Dio. La conversione del tempio in chiesa richiese una sua profonda modifica, come la rimozione delle colonne interne e di alcuni dei muri, e la realizzazione di un'abside nella facciata orientale.
Nel 1456, Atene fu sottomessa agli Ottomani ed il Partenone fu trasformato in moschea, aggiungendovi un minareto, poi rimosso. Gli Ottomani e rispettarono gli antichi monumenti e non distrussero le antichità di Atene. Solo in tempo di guerra, demolirono alcune parti al fine di procurarsi materiali per muri e fortificazioni.
Il Partenone subì la maggiore distruzione nel 1687, quando i Veneziani, attaccarono e gli Ottomani fortificarono l'Acropoli usando l'edificio come magazzino di polvere da sparo. Il 26 settembre, un colpo di bombarda veneziana, fece esplodere il magazzino e la costruzione fu parzialmente distrutta.
Ormai siamo stanchi di camminare sotto il sole cocente, ma dobbiamo ancora andare a vedere l'Eretteo.
Raggiungiamo sotto un cocente sole l'Eretteo e divertito osservo un gruppo di asiatici che scattano decine di fotografie, protetti da un ombrellino da sole. Questo tempio combina un insieme di stili sia dorico che ionico.
La costruzione di questo edificio, destinato ad ospitare i rituali religiosi, è insolito in quanto incorpora due portici, uno a nord-ovest che è sostenuto da alte colonne ioniche, e uno presso l'angolo sud-ovest che è sostenuto da 6 statue femminili alte circa 6 metri. Queste sono le famose Cariatidi che vedevo fotografate sul sussidiario scolastico. Le statue delle Cariatidi, hanno una forma sinuosa, che sembra sostenere con sicurezza il peso della trabeazione sulle loro teste. Queste figure femminili sono repliche esatte degli originali oggi custoditi nel museo dell'Acropoli. Non è difficile comprendere, visto le figure femminili raffigurate, perché nel 1456, quando Atene fu conquistata dai turchi, l'Eretteo sia stato utilizzato come harem del governatore turco.
L'acropoli è un ottimo punto d'osservazione della città di Atene. Proprio sotto i nostri occhi osserviamo del tempio di Zeus e la Plaka, nostro prossimo obiettivo.
Con passo stanco e alquanto assetati, scendiamo lentamente all'Acropoli in ricerca di un po' di ristoro.



Fine IX parte.