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La terra degli dei (X ed ultima parte)

Venerdì 01 Settembre 2017 11:55
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greciaUna puntatina, dopo un po' di ristoro e d'obbligo al quartiere della Plàka. Questo è uno dei più antichi e caratteristici quartieri di Atene; si estende proprio ai piedi dell'Acropoli e tra le sue strette vie si concentrano le tradizionali taverne, i ristoranti, gli animati caffè, gli innumerevoli negozietti artigiani. Nella Plaka si possono scoprire scorci di un Atene antica, anche se sei a due passi dai moderni grattacieli. Tra le sue stradine si celano monumenti, palazzi e chiese bizantine, che si affiancano a negozi e ristoranti. Dai palazzi neoclassici e dalle antiche case, cascate buganvillee e gelsomini, inebriano con i loro profumi il turista e con i loro colori accesi creano un ambiente in cui convivono armoniosamente presente e passato, bellezza e razionalità, cultura e svaghi. Il quartiere ha un forte sapore isolano, grazie alla sua pedonalizzazione, si passeggia tra i tavolini dei ristoranti all'aperto dove i camerieri vi invitano a sedervi. Nelle piazzette, nelle stradine trovi musicisti, madonnari, fiorai, e le botteghe. sono affollate da turisti alla ricerca di souvenir tipici. La zona nasce come quartiere operaio, oggi Plaka è una delle maggiori mete turistiche della capitale greca; luogo ideale per una tranquilla passeggiata.
Dopo il meritato riposo, la città ci sveglia con i suoi rumori di una città metropolitana occidentale. Ormai il tempo della vacanza giunge quasi al termine. Ci rimangono poche ore di permanenza in terra greca, che dobbiamo sfruttare al massimo. Ci avventuriamo a piedi, per gustarci meglio la città e i suoi chiaro-scuri e recarci a vedere uno dei più importanti musei del mondo.
Il museo nazionale di archeologia di Atene è il più importante di tutta la Grecia, soprattutto è un incredibile contenitore d'arte ellenica, con esposizioni che riguardano tutta la storia e la produzione artistica dell'antica Grecia, che va dal periodo cicladico, al miceneo e a quello classico. Conserva anche collezioni egizie e romane. Il museo è ospitato in un tipico edificio dell'Atene neoclassica. Dentro a questo museo passeremo un intera giornata, tanta è la storia e la leggenda che ci racconta.
Vi sono collezione di arte neolitica, prima e media età del bronzo, ma anche di arte cicladica con oggetti provenienti dalle isole Cicladi, che documentano lo sviluppo di queste isole dal neolitico all'età del Bronzo con l'esposizione di vasi e idoli di marmo bianco.
Ma la mia attenzione è tutta posta alla collezione di arte micenea con i suoi tesori, maschere d'oro come quella di Agamennone, scoperta a Micene da Schliemann e dallo stesso attribuita quale maschera funeraria del re acheo. In realtà, questa maschera funeraria, non apparterrebbe ad Agamennone, bensì secondo gli archeologi moderni, ad un re morto almeno tre secoli prima dell'epoca nella quale si collocherebbe la guerra di Troia di omerica tradizione. Oltre a gioielli, vasi rituali, ceramiche ecc... sono interessanti anche le statue di giovani uomini “kouroi” e donne “korai”. I kouroi, singolare kouros sono sculture greche del periodo arcaico, la cui origine si colloca intorno alla metà del VII secolo a.C. e la cui impostazione scultorea risente influssi provenienti dalla statuaria egizia. Il kouros infatti è una figura umana, nuda e idealmente priva di azioni o movimenti.
Ma sono tantissime le sculture in bronzo che raffigurano gli dei in azioni come quella raffigurante Poseidone che esprime tutta la sua forza. C'è da perdersi dal mal di testa, nell'aggirarsi intorno a questa statuaria dell'Olimpo, non solo Zeus, Ermes, Afrodite, Ade, Apollo, Ares, Dionisio, Artemide, Athena, Efesto, Era ed Estia, ma anche il Minotauro, Priapo, satiri, arpie, centauri, ninfee in particolari riproduzioni. Ogni statua mi riporta alla mente miti e leggende, tanto da confondermi quasi stordirmi.
Usciamo confusi dal Museo archeologico di Atene, ovviamente sono carico di libri che mi riservo di leggere con calma. A cena sul desco, ordiniamo capperi, olive, feta e altri tipi di formaggio, pomodori e un bicchiere di vino bianco: quasi un banchetto omerico, un'ode alla Grecia, alla sua storia e alle pagine di leggende e mitologia che ci ha fatto rivivere in questi giorni.
L'ultimo giorno, prima di rimbarcarsi per l'Italia lo dedichiamo ad una visita, fuori porta. Infatti raggiungiamo in auto Capo Sunio. Qui lo sguardo sul placido mare è fantastico, l'aria è calda ma un fastidioso vento ci accoglie.
Da questo promontorio, situato sulla punta meridionale si trovano, in posizione suggestiva, i resti di un tempio greco dedicato a Poseidone e di un secondo tempio dedicato ad Atena, di cui vi sono solo le fondamenta. Ai tempi dell'antica Grecia, quando i lunghi viaggi si facevano soprattutto per mare, per un ateniese vederlo significava il ritorno a casa o viceversa l'addio per chissà quanto tempo da Atene.
Secondo la mitologia, da questo promontorio si sarebbe gettato in mare, Egeo, re di Atene, e dal quale il mare prese il suo nome. La leggenda vuole che Egeo, da questo promontorio scrutasse l'orizzonte alla ricerca della nave del figlio, Teseo, partito per sconfiggere il Minotauro. Teseo si dimenticò di sostituire le vele della sua nave, da nere in bianche, per annunciare il suo successo, ed Egeo, pensando quindi che fosse morto, si gettò dal promontorio per lo sconforto.
La prima citazione letteraria di questo luogo la si trova nell'Odissea. Infatti Omero racconta che doppiato Capo Sunio, morì il nocchiero della nave di Menelao. Il sito, anticamente, era molto frequentato e vi si teneva una processione, nella quale i capi ateniesi si recavano al promontorio via mare su una barca sacra.
Il tempio arcaico fu probabilmente distrutto nel 480 a.C durante l'invasione di Serse dell'Attica. Il tempio venne ricostruito in marmo probabilmente intorno al 440 a.C e poi anche fortificato durante la guerra del Peloponneso del 413 a.C. Del Tempio colonnato restano tuttora in piedi 18 colonne. La sua posizione strategica e panoramica a picco sul mare lo rese ben noto a viaggiatori famosi e alla moltitudine di turisti. Fu visitato anche da lord Byron, che vi lasciò purtroppo, incisa la propria firma sulla base di una delle colonne, non dando il buon esempio. Lo stesso lord Byron menzionò Capo Sunio nel suo poema "Don Juan".
Ormai abbiamo lasciato la nostra auto, Subaru Vivio, all'autonoleggio, i bagagli sono già sul nastro trasportatore per il caricamento sull'aereo. L'attesa del nostro imbarco sarà breve, l'area calda e i profumi della Grecia sono già un ricordo. Dall'aeroporto il via vai di aeromobili è intenso, come il chiasso intorno a noi. Chissà cosa avrebbero pensato gli antichi abitanti di queste terre nel vedere la modernità, anche nelle sue più brutte sfaccettature? Loro che hanno costruito la democrazia, posto le basi del libero pensiero, della scienza. Questi grandi artisti e sognatori, avrebbero mai immaginato che invece di navigare su un triremo per raggiungere le coste italiche, bastava qualche decina di minuti di volo su una nave che viaggia in aria e tra le nuvole, senza nemmeno bruciarsi le penne come fece Icaro? Finisce così un altro breve vacanza, sono molto riconoscente ai miei compagni di viaggio Emilio e Carlo per aver con me viaggiato tra i posti più belli e suggestivi della antica Grecia classica.



Fine X ed ultima parte.