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Il mio Piemonte: Solonghello

Sabato 11 Novembre 2017 10:53
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SolonghelloLasciata la strada che corre lungo la Stura del Monferrato, con Andrea ci arrampichiamo in auto, attraverso un falso piano in cui scorre il rio Ormea verso Solonghello. Sulla dorsale collinare alla nostra destra intravediamo la frazione Cignale, entriamo così, attraverso una tortuosa e ripida salita, nell'antico borgo di Solonghello. Giunti sulla piazza principale, parcheggiamo l'auto vicino al salone dedicato a Vittorio Emanuele III, ora sede di un bar-giornalaio. Sull'intero borgo troneggia imponente il suo castello, che sembra voler gareggiare con il campanile del borgo dell'antica parrocchiale dedicata a Sant'Andrea. La piazza è pressoché deserta, sarà l'ora tarda e tutti i suoi residenti saranno intorno al desco a pranzo, nelle loro varie e ricche abitazioni. Già dalla striscia d'asfalto che ci ha condotto a Solonghello abbiamo potuto ammirare il placido borgo, arroccato intorno al suo castello, incorniciato da una serie di variopinte valli e vallette e pendii dalle coltivazioni multicolore, Una visione che potrebbe essere d'ispirazione ai maestri dell'Impressionismo. Dapprima ci soffermiamo davanti all'imponente facciata della parrocchiale che volge il suo sguardo sulla valle dell'Ormea e dello Stura del Monferrato e che pare fare l'occhiolino al Santuario di Crea che dirimpetta all'orizzonte. La chiesa realizzata con mattoni a vista ha tre nicchie vuote ed è realizzata in stile tardo barocco, addolcita da forme curvilinee ed è attribuita al progetto del Magnocavallo. Fu costruita nel 1738 ed è stata recentemente restaurata; una ampia finestra sagomata, sopra il portale, filtra la luce che va ad illuminare uno spazioso interno a croce greca. Quattro semplici lesene, completate da capitelli dorici arricchiscono la facciata, al suo interno sono presenti pregevoli e diverse pale d'altare. Collocata sul vicino muro del palazzo municipale, le targhe che ricordano i solonghesi caduti in guerra e Riccardo Forti, milanese e benefattore del paese. Vicino alle lapidi, un piccolo ma bel parco della rimembranza che ricorda con i suoi alberi i caduti della prima guerra mondiale. Il belvedere, sito poco distante dal palazzo municipale, ci permette di osservare in questa giornata, dove il sole è luminoso e il cielo sgombro da nuvole, un incredibile paesaggio che si estende su tutti i colli circostanti. Tra le culture prative, grano e i boscosi versanti si distinguono chiaramente Serralunga di Crea, Ozzano Monferrato, Treville e il piccolo borgo di Castellazzo, nel fondo valle la frazione Castagnone. Intorno a noi, antiche case rimodernate, segno di agiatezza, ma anche antiche case sbrecciate dal tempo che ci ricordano l'antica storia del borgo. Mentre ci avviciniamo all'imponente castello, con Andrea facciamo un ripasso sulla storia del borgo e del suo maniero. Il toponimo è forse derivante da salixgellum per la presenza di salici, ma forse, come affermano gli studiosi da jugantus da aggiogato, o ancora dal germanico swal dal verbo “ardere”. La storia di Solonghello è legata a quella di tutto il territorio monferrino. Dal XII secolo, appartenne ai marchesi del Monferrato che lo infeudarono a diverse famiglie piemontesi e francesi. Il castello subì, insieme al borgo, diversi saccheggi e devastazioni ad opera di spagnoli, francesi e truppe alemanne nell'ambito di diverse guerre che vedevano come obiettivo il possesso di Casale Monferrato e della sua cittadella fortificata. Raggiungiamo dalla piazzetta una lunga rampa di scalini, chiusa a metà da un cancelletto, impedendoci l'accesso al castello. Il maniero fu eretto nel XII secolo da vassalli del marchese del Monferrato. Nel 1522 ospitò, diversi nobili casalesi in fuga dalle infezioni di peste che colpirono la città di Casale Monferrato. L'edificio si presenta come un blocco disposto su tre piani a forma di C, anche negli ultimi tempi il castello passa di proprietà in proprietà, dal conte Gaetani che fu presidente della Confagricoltura ad un ramo della famiglia dei conti Calvi di Bergolo. Attualmente, mi dicono sia di proprietà di Pier Vittorio Crova, industriale del settore orafo, proprietario della Bulgari manifattura. Lasciamo così il borgo di Solonghello e attraverso una bella strada che corre tra i campi e piccoli stagni che fanno di Solonghello il paese delle Libellule, raggiungiamo la frazione di Fabiano. Un altro piccolo borgo, altro scrigno di bellezza immerso nel verde delle colline del basso Monferrato. Non puoi non sostare davanti alla magnifica parrocchiale dedicata a Sant'Eusebio, posta nelle vicinanze della vecchia piazza del peso pubblico. Sulla cui facciata della Pesa si legge ancora l'antica iscrizione della data di costruzione della pesa sociale, ossia 1900 e puoi ancora vedere il vecchio selciato in pietra percorso un tempo dai carri. Sul fianco della chiesa, si erge il monumento ai caduti. Il monumento è una statua bronzea di un combattente denudato che impugna la bandiera con la mano destra e con la sinistra una piccola figura alata della vittoria con corona d'alloro. Il monumento è posto su un piedistallo in marmo con incisi i nomi dei soldati caduti in guerra, ed è cinto da una ringhiera metallica. Opera dello scultore vercellese Attilio Gartmann, figlio di un orologiaio svizzero che aveva bottega a Vercelli. L'inaugurazione del monumento si tenne il 19 agosto 1928 alla presenza del principe di Piemonte Umberto di Savoia, ultimo Re d'Italia. Fabiano diventa parrocchia autonoma nel 1635 e l'attuale chiesa parrocchiale, costruita sotto il titolo dei santi Eusebio, Fabiano e Sebastiano è opera Settecentesca del Magnocavallo. La chiesa s'affaccia su un elegante sagrato con un bel acciottolato con motivi bianchi e neri e un curato prato verde. La chiesa che trovo chiusa, ha un bellissimo prospetto ondulato e sinuoso; lesene e nicchie, marcapiano sono tutte in mattoni a vista. Sopra l'unico portone d'accesso una lunetta con una frase dedicatoria, sopra il marcapiano una grande finestra rettangolare con una cornice leggera e sinuose volute, sempre in mattone, che rendono l'intero prospetto plastico, ed anche qui, come a Solonghello le nicchie sono vuote. Prima di lasciare Solonghello e Fabiano, voglio fare una visita al cimitero di quest'ultimo borgo, ed Andrea mi accompagna volentieri, colto anch'esso da curiosità. Il cimitero di Fabiano è posto fuori dall'abitato, su un'altra collina a ridosso della strada che conduce a Camino. Il camposanto è molto piccolo, un viale alberato e un alta siepe, dall'ingresso ci conduce direttamente alla piccola chiesetta del X secolo, forse uno degli edifici sacri più antichi del basso Monferrato. La chiesetta, che da lontano sembra una piccola e bassa casetta a capanna, ha una semplice prospettiva, chiaramente rimaneggiata nel tempo. Da sempre è richiamo per una moltitudine di fedeli nel nome di Sant'Eusebio. Ha il piano ribassato di due, tre gradini dal piano terreno e dai recenti restauri in corso si evidenza come l'antico edificio sia stato nel tempo ampliato. Vi è una semplice ed unica porta d'accesso, sopra all'ingresso un affresco ricorda Sant'Eusebio. L'accesso è interdetto dai lavori di restauro e solo da una piccola finestra posso guardare l'interno e il cantiere del restauro. Sempre nel piccolo cimitero, collocato sulla destra della chiesetta, insiste una grande edicola funeraria monumentale, con il busto di Carlo Gallardi. Un grande mosaico e un lancia bombarde completano l'edicola. Il sottotenente Carlo Gallardi decorato di medaglia d'oro al valor militare, cadde in combattimento sul monte Hermada il 27 agosto 1917. Alla sua sinistra, una lapide ricorda le motivazioni della sua alta decorazione, mentre sulla destra vi è l'elenco degli altri fabianesi deceduti nell'atroce conflitto. La lapide richiama alla memoria come durante un contrattacco nemico, con una mitragliatrice il Gallardi si portava arditamente in campo aperto e mentre il nemico ripiegava, cadeva ucciso. Nel lasciare Solonghello, voglio ricordare un'altra figura importante dell'antico borgo e che meriterebbe maggiore riconoscenza, si tratta di Ernestina Valterza. Costei fu una staffetta partigiana, durante la guerra di liberazione dal nazifascismo che garanti per mesi i collegamenti tra le formazioni partigiane della Val Cerrina, con anche lunghi viaggi in bicicletta a Biella dove vi era un punto di rifornimento partigiano. All'epoca, giovane insegnante elementare, nascose in Solonghello giovani renitenti alla leva e partigiani. Dopo la guerra continuo la carriera d'insegnante, docente alle scuole superiori, fu tra le prime donne d'Italia ad essere eletta sindaco, nel 1956, proprio a Solonghello. Con Andrea, lentamente rientriamo verso la pianura, lasciandoci alle spalle un piccolo borgo che ha saputo mantenere nel tempo, le sue caratteristiche e che oggi lo rende originale e affascinante.