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Pronto Soccorso

Domenica 21 Gennaio 2018 10:38
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Pronto SoccorsoOgni tanto tocca anche al sottoscritto frequentare il pronto soccorso, questa volta non sono io a dover ricorrere alle cure dei sanitari, ma per un amico di famiglia a cui mi sono prestato ad accompagnarlo.
Ogni volta è per me un'esperienza importante, oltre che per l'ovvio coinvolgimento emotivo, per i pensieri e le riflessioni che mi suscita.
In attesa di essere visitati vi è una enorme folla di persone con problemi piccoli o grandi che condividono insieme un lungo, lungo tempo d'attesa.
Noi siamo arrivati alle 10.30 circa, di un giorno infrasettimanale, Federico ha un lungo taglio, sanguinante sulla nuca, causato dalla caduta accidentale, dalla catasta di legna, di un pezzo di tronco da ardere.
Dopo le quasi immediate cure di un primo triage infermieristico, sostanzialmente un sacchetto di ghiaccio in testa, attendiamo in sala d'aspetto insieme ad un'altra miriade di persone, giovani ed anziani che attendono il loro turno per essere visitati da un medico.
Un'esperienza che assomma e rivela il meglio e, per contrasto, il peggio del nostro sistema sanitario. Il meglio me lo aspetto e con me se lo aspettano tutti gli astanti; ed in effetti lo troviamo, nella professionalità dei medici e degli infermieri, nella disponibilità degli specialisti, insomma tanti piccoli particolari che svelano quanto un'organizzazione così complessa si basi anche sull'umanità dei professionisti. Un mio amico medico, che lavora in un pronto soccorso in Umbria, paragona la loro attività a quella di un esercito schierato in battaglia contro la morte. Più volte mi ha detto: a volte vinci tu, a volte vince lei. Il peggio non risiede tra le mure del pronto soccorso, ma nel "sentire comune" delle persone che vedono in questa organizzazione l'incapacità di dare una risposta immediata ai bisogni della gente.
È un via vai di ambulanze che arrivano da ogni parte della provincia, anche da luoghi lontani, dopo un prima triage, se non in pericolo di vita, gli ammalati e gli infortunati rimangono sulle barelle, sulle carrozzelle o semplicemente seduti o in piedi in attesa del loro turno. Tra le 10.30 e le 19.00 ho contato nei momenti di punta anche 30 persone in attesa della prima visita del medico o che si trovi loro un posto letto in reparto. I medici presenti non potevano fare altro che correre da un caso all'altro, secondo un canovaccio che vuole che gli infermi siano codificati secondo colori legati alla gravita.
Tali codici, sono articolati in quattro categorie ed identificati con colore sono:
codice rosso: molto critico, pericolo di vita, priorità massima, accesso immediato alle cure;
codice giallo: mediamente critico, presenza di rischio evolutivo, possibile pericolo di vita;
codice verde: poco critico, assenza di rischi evolutivi, prestazioni differibili;
codice bianco: non critico, pazienti non urgenti.
Certo vi sono anche casi "particolari", infatti è difficile capire cosa spinge una signora di circa settant'anni a venire in pronto soccorso lamentando dolori alle caviglie, altri con "febbre alta" che si rivela dalle loro parole di 38 gradi, ma anche un altro anziano con un modesto rialzo pressorio e un giovane ragazzo con un banale herpes zoster che lamentano continuamente una scarsa attenzione da parte del personale sanitario. Ma vi è anche chi giunto prima di noi, con una frattura alla spalla a seguito di un incidente stradale, o un'anziana signora con l'Alzheimer, accompagnata dall'anziano coniuge, che indica stati dolorosi, che cercano un attimo di tranquillità e privacy e che non trovano. Ma al pronto soccorso arrivano in ambulanza oltre a casi evidentemente gravi, come infartuati, difficoltà respiratori ecc.. anche alcolisti e tossicodipendenti.
I pazienti in attesa della visita medica possono variare nel migliorare o peggiorare le proprie condizioni cliniche, è quindi ogni tanto l'infermiere del triage chiama gli astanti per la rivalutazione della congruità dei codici colore assegnati, è anche vero che se non fosse per le macchinette distributrici di bevande e di insalubri generi alimentari confezionati, nessuno ha offerto ne generi di conforto nelle 9 ore di permanenza, ne assistenza o supporto psicologico ai presenti. Questo sia a chi costretto in attesa in barella o sulle carrozzine o sulle dure sedie della sala d'aspetto. Per non parlare dell'ambiente poco accogliente e freddo, in cui non trovi meglio da fare che guardare le disgrazie altrui e chi può, telefonare o chattare sul telefonino, lamentandosi delle estenuanti attese.
Certo è bene utilizzare i servizi del Pronto Soccorso per problemi urgenti e non risolvibili dal medico di famiglia o dalla guardia medica, ma è anche vero che la riforma sanitaria ha solo risposto all'esigenza del risparmio economico e non dei bisogni dell'utenza. Se da un lato occorre razionalizzare i servizi sanitari, offrendo maggiore qualità e specializzazione, non è che chiudendo i reparti negli ospedali presenti sul territorio, accentrando le specialità in un solo grande ospedale di quadrante, riducendo i posti letto per risparmiare, si sia seguita l'idea dell'ottimizzazione, ma solo ad un mero risparmio di cassa. Come se la teoria meno posti letto, meno ammalati o infortunati, fosse vera, come se a qualcuno facesse piacere andare in ospedale a seguito di un infortunio o malattia. Certo anche noi tutti abbiamo perso la nostra capacità di sopportare e gestire da soli anche i problemi sanitari più piccoli, ma la risposta del "fai da te" non può far altro che creare problemi ulteriori e costi aggiuntivi.
Ovvio che per ciascuno il proprio problema è importante, e solo quando vedi gli altri che stanno peggio di te, ti rendi conto che forse non sei un caso da "codice rosso". È pur vero che la chiusura di reparti ospedalieri sul territorio porta risparmio e giovamento alle casse regionali, ma il non pensare a potenziare i pronto soccorso ed ad aprire poliambulatori specialistici crea anche questi enormi congestionamenti del pronto soccorso. Sempre Manuel, il mio amico medico è solito affermare che "il pronto soccorso sia come una stazione di arrivo, ma non solo di persone. È il rifugio di tanti che non trovano riparo fuori, è il luogo di cura delle paure, delle ansie".
Federico alle 19.00 viene visitato dal medico, cucito con 11 punti in testa e rimandato a casa, finisce bene quel che è iniziato male, lode al personale sanitario, molto meno alla gestione politica e manageriale dei nostri ospedali.