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Andy Warhol: un mito del suo tempo, una storia americana

Giovedì 21 Giugno 2018 12:04
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Andy WarholL'occasione mi viene data dopo aver visto un manifesto che annunciava una mostra dedicata a Warhol a Genova. Opportunità alquanto ghiotta per scoprire l'artista della pubblicità delle scatolette della soup Campbells. Anche il viaggio in treno è stato particolarmente interessante per la presenza di maestre di scuola che rientravano a casa dopo una mattinata di lezioni, un viaggio veramente divertente e anch'esso alternativo come l'artista che sto andando a vedere; infatti ho raccolto un vero campionario di pettegolezzi su colleghe e bidelle. Arrivato a Genova Brignole lentamente attraverso piazza Giuseppe Verdi e raggiungo via XX settembre. I bar e le trattorie sono ancora pieni di impiegati che si godono la pausa pranzo. Le vetrine dei negozi di abbigliamento portano tutte le scritte che annunciano i saldi. Raggiungo piazza Deferrari, dopo aver assistito a una sgradevole manifestazione di omofobia. Due ragazzi mano nella mano presi in giro e canzonati da un gruppo di ragazzini in età scolare.
Sulla piazza si affaccia il palazzo Ducale, un maestoso edificio che rappresenta il periodo più prospero della vita politica e commerciale della Repubblica di Genova, iniziata con la vittoria navale contro la rivale città di Pisa nel 1284. L'attuale edificio sorge sul luogo in cui in precedenza vi erano due palazzi, di proprietà delle famiglie Doria e Fieschi. Il palazzo assume il termine ducale nel 1399 con il doge Simon Boccanegra. Nel 1591, consolidata la repubblica Andrea Doria chiama Andrea Ceresola a ricostruire il palazzo. La nuova costruzione, realizzata in stile manierista, vista dall'attuale piazza Matteotti sembra proprio imponente quasi una fortezza. Prima nel 1777 un terribile incendio danneggiò la parte centrale dell'edificio, in particolare le sale del Consiglio Maggiore e Minore, poi la flotta francese di Luigi XIV provocherà molti danni con i suoi bombardamenti. L'architetto Cantoni viene incaricato dei restauri e delle nuove decorazioni dei saloni, che saranno ingentiliti in stile neoclassico. Con l'annessione al Regno di Sardegna il palazzo perde le sue strutture militari difensive con la demolizione delle "cortine" e diventa sede del municipio e del tribunale. Interventi mirati agli inizi del XX secolo riportarono il palazzo agli antichi fasti. I restauri sono continuati per tutto il XX secolo, trasformando il palazzo in un grande luogo espositivo, di incontri culturali e commerciali.
Salita la grande scalinata, accedo alla mostra antologica dedicata ad Andy Warhol, un grande artista americano, sicuramente il più grande esponente della Pop art e dell'innovazione della comunicazione visiva. Vi sono alcune importanti opere che sono divenute icone degli anni sessanta e settanta come i dipinti a Marylin Monroe presentati sia su tela che con la tecnica serigrafica. Ma anche Jackline Kennedy o il ritratto di Mao del 1961, anno in cui vi è uno scambio studentesco tra la Cina e gli Usa.
Warhol rappresentava i personaggi più famosi negli avvenimenti che li vedeva protagonisti. Il suo studio a New York, che chiamava Factory, non solo produceva dipinti e serigrafie ma si faceva cinema, musica rock, si sperimentava nuovi linguaggi. In questa factory si ritraevano personaggi famosi del mondo dello spettacolo, industria, commercio, politici, amici, comprese prostitute e tossicodipendenti. La mostra prosegue con una lunga serie di ritratti alle prime drag queen che si aggiravano apertamente per New York. Giunto all'apice della sua fama, era solito camminare per la città in compagnia di personaggi vestiti con abiti colorati, spesso di suoi sosia che indossavano la parrucca d'argento come lui. Fondò una rivista e personalmente intervistava i personaggi più famosi. Nella factory nascono molti dei quadri che hanno accompagnato la mia giovinezza e non solo. Nella mia memoria Andy Warhol è quel ritratto di Marilyn Monroe con i suoi capelli biondo intenso e sofisticati, labbra contratte rosso carminio con quel sorriso etereo, un pesante trucco azzurro che la rende un personaggio immortale. L'artista dipinge la tela dopo la morte di Marilyn, avvenuta il 5 agosto 1962 a soli 36 anni, rinvenuta ormai cadavere nella camera da letto nella sua abitazione di Brentwood.
Ma ritrovo anche i ritratti, quasi foto tessera con immagini piatte, di tanti personaggi famosi visti in tante riviste patinate. Ancora il simbolo del dollaro, metafora dell'economia consumistica alla conquista del mondo.
Ma sono veramente tanti i ritratti che alla mostra mi colpiscono come Lisa Minelli, Elizabeth Taylor, Gianni Agnelli e molti altri. Farsi ritrarre da Andy Warhol era diventato ben presto un must.
Nel 1968, Warhol rischiò la morte: un artista frequentatrice della sua factory, Valerie Solanas, femminista radicale gli spara. Dopo l'attentato, Andy Warhol diminuisce di molto le sue apparizioni pubbliche e inoltre non testimonia in tribunale contro la sua attentatrice.
Non posso non soffermarmi a guardare le sue sculture che sono poi le riproduzioni dei suoi progetti pubblicitari; come la riproduzione delle famose lattine di minestra Campbell's Soup Can-Tomato e le scatole del detersivo Brillo. Presenti alla mostra anche i suoi dipinti che rappresentano l'eruzione del vulcano Vesuvio, realizzato dopo una sua visita alla città partenopea, su invito di un noto gallerista locale. L'austero vulcano è rappresentato con un incredibile cromatismo di colori accesi, ma sempre raccontando la drammaticità dell'evento eruttivo.
Morì a 58 anni a New York il 22 febbraio 1987 in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea.
Esco dalla mostra dopo aver visto anche i suoi scatti fatti con la polaroid, una macchina fotografica istantanea con pellicola autosviluppante con cui Andy Warhol si dilettava a fotografare, come ritratti, i personaggi famosi.
Mentre scendo le scale del palazzo ducale, mi sovviene di aver visto recentemente su un canale internet lo spot pubblicitario in cui Andy Warhol fa da testimonial al lancio del Commodor "l'Amiga 1000" e mi sorge spontanea la domanda: come sarebbe l'arte oggi se un artista, il re della Pop art, avesse potuto conoscere ed usare i personal computer?
Mentre percorro i carruggi per raggiungere la stazione ferroviaria di Porta Principe ed osservo le colorate vetrine con i prodotti etnici, penso che le sensuali e accattivanti tele di Andy Warhol hanno combattuto gli stereotipi, esaltato il consumismo ma anche se benché prive di un contenuto morale, hanno rappresentato un epoca, facendo delle opere di Warhol, delle cartoline di tre decenni del XX secolo.