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Il Mio Piemonte: Graglia

Martedì 21 Agosto 2018 08:41
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Santuario di GragliaMi ritrovo così a Graglia, non potevo visitare il suo Santuario e non fare due passi per il vecchio borgo. Parcheggio nella piazza della chiesa e lentamente salgo la salita che conduce all'ingresso della chiesa parrocchiale. Secondo alcuni studiosi il toponimo di Graglia avrebbe origine dal tardo latino Gradalia, derivazione di Gradus, ossia gradino, a causa della sua fisionomia scoscesa del luogo dove sorge l'abitato.
Mi ritrovo davanti alla maestosa chiesa intitolata alla Santa Croce. La sua facciata è in un barocco rimaneggiato, intonacato e affrescato. La chiesa al suo interno è a navata unica, ricca di decori barocchi, dove fa bella mostra un grande organo oltre ad importanti tele della scuola del Tiepolo. Attira subito la mia attenzione una grandiosa statua lignea della Madonna con bambino, posta sotto un ricco baldacchino e l'altare maggiore in marmi policromi.
La chiesa fu fatta edificare sulla piazza del castello, dove il Comune aveva fatto voto di erigere una cappella in onore di San Rocco. Nel 1576 i cittadini vollero istituire una confraternita ed erigere una chiesa in onore della Santa Croce invece della cappella dedicata a San Rocco. La chiesa una volta costruita fu anche intitolata a San Pietro Martire e presentava quattro altari, dedicati anche ai santissimi Rocco, Maria della Consolazione ed a Agostino e Monica. Dopo aver subito pesanti danni, venne riedificata ed ampliata portando a sei le cappelle laterali, dedicate al Santo Rosario, alla Madonna della Cintura, ai santissimi Francesco d'Assisi, Stefano e Antonio da Padova, ai santissimi cinque Santi (Germano, Michele, Rocco, Giovanni Battista e Gottardo) e la cappella della circoncisione.
Vicino alla chiesa, sotto un piccolo portico, un cartello ci ricorda che qui vi era il castello di Graglia. Ciò mi permette di ricordare brevemente la storia del borgo. Il luogo era abitato dapprima da tribù liguri poi soggiogate da tribù celtiche. I Romani, conquistato il territorio nella bassa valle Elvo, coltivarono le "aurofodinae", riserva aurea dell'impero. Nell'alto medioevo, Graglia appartenne al comitato di Vercelli e poi ai Vescovi eusebiani. Appunto nel 1165 il vescovo Uguccione concedette il borgo in feudo agli Avogadro che vi eressero il castello. Nel 1243 il legato pontificio, cede Graglia al Comune di Vercelli. Entrerà poi sotto il controllo dei Savoia che ne investirono gli Avogadro di Cerrione che fortificheranno ulteriormente il castello. Negli anni 1540-1546 i soldati imperiali spagnoli distruggono il castello, ne rimane solo una torre gravemente danneggiata. I resti del castello furono acquistati dalla Confraternita di Santa Croce che nel 1639 diede inizio ai lavori di edificazione della chiesa. La storia del borgo prosegue con l'infeudazione del territorio nel 1619 da parte del duca Carlo Emanuele I al marchese Carlo Alberto Bobba, dopo l'estinzione degli Avogadro. Nel 1712 dopo la vendita del marchesato, diventò conte di Graglia, Ignazio Gabutti di Ivrea e poi per testamento passa al nipote Giacomo Tommaso Ignazio Mestiatis. Con l'arrivo di Napoleone Bonaparte, dall'aprile 1801 Graglia diventa Capo di Mandamento con tribunale e Ufficio del Precettore Mandamentale.
Proseguo la mia passeggiata tra le stradine acciottolate, dove vi si prospettano gentili casette, dove i balconi fioriti ne arricchiscono il pregio. Ampi portoni, graziose edicole votive, antiche scritte di alberghi dipinte sulle facciate ne raccontano una storia recente, fatta di benessere, dovuta sia ai pellegrini diretti al santuario che alle rimesse dei selciatori. Le molte fontanelle e i lavatoi in pietra poste lungo le strade, ricordano che Graglia è il paese dell'acqua grazie alle sue molteplici fonti. Il borgo ha anche un bel teatro comunale che chissà quali spettacoli mette ancora in opera. Vicino al palazzo comunale, una targa ricorda Danilo Astrua, capitano degli Alpini, medaglia d'oro al valor militare, morto il 20 gennaio 1943 sul fronte russo; a lui è intitolata la piazza principale di Graglia.
Ma sono anche altri i personaggi di cui Graglia può andarne fiera e annoverarli tra gli illustri concittadini, tra cui l'architetto e pittore Giuseppe Maffei (1821-1901) a cui tanto deve l'aspetto urbanistico della Valle Cervo. Ancora un altro importante gragliese è il pittore di fama nazionale Paolo Giovanni Crida (1886-1967). Tra le arti anche Giuseppe Astrua (1879 -1965), scrittore e poeta, nonché fondatore della scuola di apprendistato di arte muraria. Tra gli sportivi, Graglia può annoverare il ciclista Giancarlo Astrua, corridore di fama internazionale e maglia rosa nel 1951 e nel 1952. Prima di allontanarmi da Graglia, mi soffermo ad ammirare il monumento bronzeo al "ciulin" ossia i selciatori gragliesi che hanno pavimentato molte strade d'Italia, Francia, Svizzera e molti altri Paesi. Anche oggi ho scoperto un nuovo borgo di questo bellissimo Piemonte.