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A zonzo con il calessino (XVIII parte)

Venerdì 01 Marzo 2019 07:31
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CalessinoParcheggiati i nostri potenti mezzi di trasporto, dopo un rapido happy-hour con Gian e le nostre nuove amiche, abbandono Gian alla loro compagnia e vado a fare un breve giro turistico per Aosta. Anticamente, nel 1352 sull'area oggi occupata dalla piazza e dal municipio, il Conte Verde, ossia Amedeo VI di Savoia vi fece edificare un complesso conventuale dedicato a San Francesco, con una chiesa a tre navate e un campanile alto circa 40 metri. Nel 1835 iniziò la demolizione del complesso conventuale e nel 1835 iniziarono i lavori di costruzione del palazzo neoclassico del municipio. Il municipio è posto sul lato nord della piazza. Il frontone del municipio è riccamente decorato, mentre alla sua base vi sono due statue che rappresentano i due corsi d'acqua che attraversano la città: la Dora Baltea e il torrente Buthier. Adiacente al palazzo municipale vi è l'Hotel des Etas, fu edificato per ospitare l'assemblea legislativa locale alle stretta dipendenza della Corona Sabauda, oggi ospita mostre temporanee. Sotto i portici del municipio c'è lo storico "Caffè Nazionale", istituito a metà Ottocento.
Sul lato sud della piazza, vi è un palazzo in cui abitò lo scultore Xavier de Maistre. La strada che attraversa per il lato lungo il lato sud è ricavata sull'antico percorso del decumanus maximus. Percorro questa strada ora denominata via Pretoriana. La strada è pedonale, si affacciano vecchie case e alle antiche botteghe sono sostituiti moderni negozi. Lungo il percorso ho l'occasione di ammirare Palazzo Ansermin, al civico 42-52 di via Porta Pretoriana che fu dei baroni di Nus e sede del Municipio di Aosta durante l'edificazione dell'attuale municipio. Il Palazzo è frutto di molteplici rimaneggiamenti e di forme baroccheggianti. Sempre sulla via sono presenti diverse lapidi che ricordano diversi personaggi famosi che ci abitarono. Una di queste, in bronzo, ricorda dove nacque il colonnello di CC.RR. Edoardo Alessi che subito dopo l'armistizio del 1943 organizzò la resistenza ai nazifascismo, assumendo la guida delle formazioni partigiane in Valtellina. Costui rimase ucciso in combattimento il 26 aprile 1946.
La strada mi conduce, dopo aver costeggiato tanti negozi di souvenir, abbigliamento, prodotti alimentari tipici e diversi locali di ristorazione e bar, alla Porta Pretoria, che si apriva sulla strada che conduce verso est, ossia verso la strada da noi percorsa con i nostri ape calessini. La porta Praetoria è massiccia e maestosa e come tutte le città romane, anche Aosta aveva quattro porte d'accesso, poste sui quattro lati delle mura urbiche. Infatti la porta contrapposta alla Prertoria, sempre sul decumano era la Porta Decumana, da cui partiva la strada per l'Alpis Graie, ossia il passo del Piccolo San Bernardo. Mentre sulla strada principale di attraversamento urbano da nord a sud, ossia il Cardo, si apriva a nord Porta Principalis sinistra, visibile fino al 1843, oggi sono visibili solo le fondamenta. La strada che vi si apriva conduceva verso l'Alpis Poenia ossia il Gran San Bernardo. Dal lato opposto si apriva Porta Principalis Dextera che permetteva di accedere alla campagna. Nei pressi della porta Pretoria posso rapidamente ammirare i resti del teatro e dell'anfiteatro. Superata la magnifica e restaurata Porta Praetoria, proseguo per via Sant'Anselmo, fino a raggiungere l'arco di Augusto, un tempo posto in aperta campagna. Fu edificato nel 25 a.C. in occasione della vittoria dei romani sui Salassi ad opera di Aulo Terenzio Marrone Mureno. Si trova in asse con il Decumano ed è costruito con grandi blocchi di conglomerato, ha un fornice solo. È molto semplice come architettura, le semicolonne che ne ornano le facciate culminano con capitelli corinzi. Nel Medioevo venne denominato Saint-Vout, ossia del volto Santo perché vi era stata collocata una immagine sacra di Gesù, poiché era il punto terminale delle processioni finalizzate a chiedere intercessioni o per ringraziare per uno scongiurato pericolo. Ma nei secoli fu poi utilizzato anche come abitazione e caserma dei balestrieri. Vi è posto sotto la volta del fornice un crocifisso ligneo, copia di quello originale del 1449 collocatovi come offerta votiva contro le esondazioni del torrente Buthier. Poco distante dall'Arco vi è un ponte di pietra romano, che attraversa il torrente Buthier. Il ponte in pietra ad una solo campata si apriva sulla strada consolare detta "Via delle Gallie".
Rientrando verso il centro per raggiungere Gian, sono obbligato a fare una visita al complesso della collegiata di Sant'Orso. Mi soffermo nella piazzetta antistante la collegiata e non posso non alzare gli occhi verso il campanile di Sant'Orso, ancora oggi isolato dal complesso monumentale della Collegiata. Di chiara matrice romanica fu fatto costruire nel 1131 dal canonico di Sant'Orso. Il campanile a forma quadrangolare è realizzato con enormi massi squadrati. Vi sono tre piani con trifore mentre al quarto, ove c'è la cella campanaria, vi sono delle quadriforme. È ornato da una gotica cuspide piramidale ottagonale. Il complesso monumentale di Sant'Orso è uno dei più importanti luoghi di culto della regione ed è costituito dalla collegiata di San Pietro e Sant'Orso, dal Chiostro e dal Priorato. Recenti scavi archeologici hanno evidenziato come in precedenza vi fosse una necropoli e una primitiva chiesa a navata unica, già ampliata nel IX secolo in epoca carolingia. Un intervento costruttivo importante fu promosso dal vescovo Anselmo I che resse la cattedra vescovile di Aosta dal 994 al 1026. La chiesa venne così ampliata con le tipiche architetture romaniche, ossia a tre navate con coperture e capriate lignee. Il coro sovrasta ancora oggi una cripta con due vani, una con importanti sepolture, l'altra per cerimonie di culto. Le attuali volte a crociera delle navate e molte altre sistemazioni sono del XV secolo, volute da Giorgio di Challant, ecclesiastico di grande prestigio. Posso fare solo un rapido giro al suo interno, purtroppo è anche molto buio al suo interno; sono presenti diversi affreschi di fine Quattrocento. Rilevante è il colore delle cinque vetrate artistiche dell'abside realizzate tra il 1494 e il 1503, come interessante è il mosaico pavimentale con tessere bianche e nere rinvenuto con gli scavi archeologici del 1999. Un tramezzo barocco con tre archi sormontato da una balaustra traforata, realizzato in marmo, separa le navate centrali dal coro. Notevoli anche gli stalli lignee del coro, realizzato in puro stile gotico nel XV secolo. Uscito dalla chiesa, prima di entrare nel chiostro, attraverso una porta laterale, voglio dare un'occhiata alla sua facciata. Per farlo mi siedo sui gradini della torre campanaria. Mentre alzo gli occhi per guardarlo un bel gatto bianco e nero, con lunghe vibrisse e dagli occhi dolci e chiari mi si avvicina in cerca di coccole, che ricambia con le fusa. Osservando la facciata della chiesa si vede, chiaramente che sul lato sinistro ingloba il vecchio campanile, sicuramente in funzione fino al XI secolo quando fu realizzato quello isolato. Un superbo portale a ogiva con decorazioni in cotto è incorniciato da una ghimberga in cotto, quasi fino al tetto. Due piccole finestre rettangolari completano la facciata.
Entro a vedere il chiostro che è semplicemente fantastico con al centro un antico pozzo su un tappeto di erba verde. Tutto intorno il chiostro con le sue arcate a tutto sesto con pilastri e colonne semplici e binate, molti i graziosi capitelli striati. Il chiostro fu rimaneggiato nel XV secolo e nel XVIII secolo. Conserva 37 dei 52 capitelli originali. Alcuni capitelli hanno un colore nero, dovuto a un restauro fatto con della vernice impermeabilizzante che ossidandosi è diventata nero. I capitelli sono tutti diversi e raccontano in particolare percorso iconografico con scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, del Vangelo e vicende storiche locali. Dal pilastro con i basilischi, simbolo del male, all'Annunciazione, Natività, Infanzia di Gesù, Adorazione dei Magi e molti altri, tutti diversi. Dopo aver scattato decine di fotografie esco dal chiostro e posso rapidamente osservare il Priorato di Sant'Orso. Con sorpresa trovo il mio amico gatto che mi aspettava, sempre in cerca di coccole. Non è un gatto randagio, troppo amichevole e troppo ben pasciuto per essere un randagio.
Il Priorato è una ampia costruzione posta a destra della chiesa, formata da tre corpi di fabbrica a tre piani con cinque arcate al piano terreno e sovrastato da una torre a pianta ottagonale culminante con una cuspide aguzza. Le finestre e i marcapiani sono decorati in cotto. L'edificio fu fatto costruire da Giorgio di Challant come sede del priorato da lui presieduto.
Sempre sulla piazzetta si prospetta la chiesa di San Lorenzo. Questa chiesa fu ricostruita e restaurata più volte e fu parrocchiale del quartiere fino al 1793, quando questa funzione passò alla collegiata di Sant'Orso. Recenti scavi hanno evidenziato che la chiesa ha origini paleocristiane del V secolo. Nel VI e VII secolo vi trovarono sepoltura i vescovi di Aosta: Agnello, Grato e Gallo. Trasformata poi in caserma, oggi è utilizzata per mostre ed esposizioni. Un grande e solitario tiglio ombreggia con la sua folta chioma l'ingresso della chiesa di San Lorenzo. Il tiglio plurisecolare ha quasi 500 anni, essendo stato piantato tra il 1530 e il 1550 in sostituzione di un vecchio olmo, che fu strappato dalla forza del vento. La leggenda vuole che il vecchio olmo fosse stato piantato nel VII secolo dallo stesso Sant'Orso. Il tiglio dal 1924 è stato dichiarato monumento nazionale.
Allungo il passo per raggiungere Gian, che mi attende in compagnia di una moltitudine di persone arrivate per l'happy-hour. Anche le nostre compagne di viaggio sono con Gian, tutti particolarmente impegnati a scattare fotografie alle molte persone che vogliono farsi ritrarre a bordo degli ape calessino. Dagli occhi di Gian, lucidi, umidi e arrossati, comprendo come possa essere febbricitante. Dobbiamo rimanere in Piazza Chanoux per diverso tempo, e dopo aver accontentato le decine di persone, curiose del nostro particolare viaggio a zonzo con il tre ruote, ci sediamo ormai esausti sul gradino del palazzo municipale di Aosta.
Il cielo si sta nuovamente annuvolando e una gelida aria inizia a infastidirci. Ma i bambini rimangono imperterriti in coda dal gelataio per acquistare il loro cono-gelato, non sembra che esista per loro né freddo né paura della pioggia. Colgo l'occasione del termine dell'happy-hour per fare ancora due passi, mentre Gian è impegnato a conversare con alcune sue fans che lo seguono sul suo blog di "Viaggia e Scopri".
Poco distante dal palazzo municipale si erge la cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista. Prima di accedervi voglio poter ammirare dall'esterno l'edificio. Dove oggi sorge la cattedrale, già in tempi assai remoti esisteva un antica chiesa. La chiesa venne riedificata nel corso dell'XI secolo per volontà di Anselmo I che fu vescovo di Aosta, da non confondere con Anselmo di Aosta o Anselmo di Canterbury che benché nato ad Aosta nel 1033 o 1034, ed anch'esso teologo, monaco e vescovo e venerato sia dalla chiesa cattolica, come santo e dottore, ma anche da quella anglicana per l'attenta svolta quale Arcivescovo di Canterbury. In origine questa "chiesa anselminiana" era a tre navate con cinque absidi e un tetto a capriate. Nel XIII con l'arrivo anche ad Aosta dell'architettura gotica venne nuovamente modificata. Tra il XV secolo e il XVI secolo vennero fatte le più profonde trasformazioni che le fecero assumere l'aspetto attuale, realizzando anche un piccolo chiostro. Anche il tetto a capriate fu sostituito con una copertura a volte a crociera costalonata, e modificando la facciata. Infatti l'attuale prospetto principale è in stile neoclassico e fu realizzata nel 1848. Nelle sue nicchie sono presenti le statue di Sant'Anselmo, di San Giocondo, e sopra il timpano quelle di San Giovanni Battista, della Vergine e di Sant'Orso. L'atrio della facciata è tipicamente rinascimentale e decorato con un vivace e ricco prospetto scultoreo e pittorico, realizzato intorno al XVI secolo.
Sono tre i portali presenti, sopra i quali sono posti tre affreschi che impreziosiscono la facciata e sono dedicati a tre episodi della vita della Vergine e dell'infanzia di Gesù. Sopra la porta principale un gruppo plastico con figure ad altezza naturale rappresenta gli apostoli che guardano attoniti verso l'Assunzione della Vergine, raffigurazioni che completa la maestosa facciata, con la Vergine sorretta da due Angeli, sempre in terracotta. Sotto l'arco sono affrescate otto schiere di Angeli musicanti.
Entro dentro la cattedrale e faccio un rapido giro. Rimango colpito appena entro, dalla presenza del grande crocifisso ligneo, sospeso in alto nella navata centrale, al centro del presbiterio. Il crocefisso si staglia contro le volte a crociera leggermente ogivali. Le tre navate, separate da pilastri a pianta rettangolare reggenti archi a sesto acuto che si sviluppano per sette campate. Volgendo lo sguardo sempre verso l'alto sono impressionato dalle vetrate della navata centrale, opere di fine XV secolo. Mi soffermo dopo l'ingresso della cattedrale dove nella contro-facciata vi è la cappella dei baroni di Cly del 1576, decorata con gusto manieristico con volte a crociera, totalmente affrescate. Nell'area funeraria della cappella è posta una Deposizione. La chiesa è una miniera di affreschi e storie, dall'altare di Santa Lucia, a tele con episodi della vita di San Grato, ai mosaici del pavimento. Dalla navata di destra una scala consente di scendere nella cripta, antica testimonianza della "basilica anselminiana". Nel presbiterio è conservata il sepolcro del conte Tommaso II di Savoia. Tommaso II di Savoia divenne conte di Torino nel 1248, infeudato dall'imperatore Federico II, cosa che non piacque ai torinesi. La città di Torino aderì nel 1255 alla coalizione di comuni guidata da Asti, coalizione che sconfisse Tommaso II nel 1255, facendolo altresì prigioniero.
Il gisant è una scultura funeraria raffigurante un personaggio sdraiato. Costui è vestito dell'armatura, con la grande aquila araldica, ai piedi un leoncino accovacciato che ha nel collare il motto Fert. Purtroppo gli stemmi furono abrasi durante il periodo di occupazione francese.
Ma la cattedrale contiene anche importanti reliquie come quella di San Grato e Giocondo, due santi locali.



Fine XVIII parte.