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Viaggi pruriginosi (I parte)

Giovedì 28 Aprile 2011 14:03
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misexNon vorrei scandalizzare i miei lettori ma questa volta mi addentro in un argomento "scottante" o quantomeno che i benpensanti potrebbero considerare scandaloso, certamente è uno scritto leggero e forse frivolo.
Però ho ritenuto che questo breve racconto dovesse comunque essere scritto in virtù di alcune considerazioni: la prima sta nel mio non accettare più quel falso moralismo ormai imperante nella nostra società, la seconda sta nella ricerca di un‘etica in tutte le cose e per ultima ma non per questo meno importante nel voler affrontare una ricerca su un mondo fino ad oggi per me quasi sconosciuto.
Fatte queste considerazioni posso tranquillamente invitare il lettore che condivide i miei presupposti a proseguire nella lettura, gli altri a cambiare blog o a passare ad altro post.
Ovviamente cercherò di non essere triviale, osceno e tanto meno volgare e chi cerca ciò non mi conosce bene.
Iniziamo con raccontare il contesto e da li discernere nuove e vecchie considerazioni nate da incontri con una realtà per molti trasgressiva e pruriginosa.
Alcuni giorni or sono, con Matteo, una mia giovane conoscenza, abbiamo deciso di andare a passare una serata in discoteca a Milano e giunti nei pressi della città, su una radio locale sentiamo che in quei giorni, proprio lì vicino, si sta svolgendo una particolare fiera, monotematica e direi curiosa. Già il nome dava precise indicazioni: MI.SEX.
Ci guardiamo e forse con comuni pensieri ci viene voglia di andare a ficcarci il naso presi entrambi da grande curiosità. Per la verità qualche anno prima avevo avuto modo di vedere una manifestazione simile a Torino e non ne fui certamente entusiasmato.
Decidiamo quindi una rapida sosta in questo albergo di Assago dove ha svolgimento tale manifestazione dedicata all'antico e mai tramontato argomento che coinvolge tanto noi uomini, il sesso e tutto l'universo dell'erotismo.
Non vi descrivo né gli oggetti in vendita negli stand e nemmeno le "attricette" in bella mostra presenti, impegnate ad attirare gli sguardi più morbosi, ma neppure gli ameni e devo dire anche poco esaltanti spettacolini presentati dall'intramontabile Maurizia Paradiso che dall'alto dei suoi 56 anni tiene ancora banco e presenta le "avvenenti" soubrette sul palco in abiti succinti o in spogliarelli spero improvvisati vista la poca grazia manifestata.
Mi soffermo invece sui miei "colleghi" visitatori, di cui posso raccontare con più spavalda arroganza i comportamenti o le manifeste attenzioni di libido messe in gioco.
La prima cosa che ci colpisce e che confido al mio compagno di viaggio è l'età media dei visitatori, giovani e giovanissimi che si aggirano "vogliosi" e sempre in branco tra i vari stand alla ricerca del goloso frutto, bramato quanto la Nutella e certamente meno attenti agli spettacolini che qua e la le varie case cinematografiche hard mettono a disposizione dello spettatore (tengo a precisare subito a scanso di qualunque equivoco che non c'è mai stata scena reale di sesso o di effusioni esplicite). Questi giovani sono impegnati a sentirsi subito "Grandi" e a competere tra di loro in comportamenti ardimentosi, quasi fossero alla conquista della terra promessa.
Altro fetta ragguardevole di pubblico è quella degli "anzianotti", quelli dai capelli bianchi, quelli che non hanno più le polluzioni notturne ma che hanno ancora desideri reconditi e che si aggirano tra i vari stand alla ricerca di un passato che non torna più, il cui rimpianto e il desiderio si manifesta dagli occhi sempre puntati addosso alle maggiorate e prosperose intrattenitrici.
Tanto da ripetutamente scontrarsi con altri spettatori nel loro camminare con la testa come tra le nuvole ma permanentemente girata verso questi angoli di piacere mancato.
Potrei pensare a queste persone come a frequentatori dei più squallidi postriboli ma invece mi fanno tenerezza e mi auguro di non diventare mai come loro.
Merita un discorso a parte la cosiddetta età di mezzo, "i diversamente giovani", che non sono molti ma sono tra quelli con gli occhi arrossati, fuori dalle orbite come se non gli bastasse mai la compagna della vita e cercassero l'avventura ad ogni costo e soprattutto smaniosi di trovare ciò che in famiglia potrebbe essere considerato sconveniente.
Li trovi attaccati al palco delle spogliarelliste a fischiare, agitarsi, a conquistare centimetro per centimetro la prima fila, a tentare di allungare la mano per sfiorare una coscia che volutamente la ierula di turno ti fa toccare fuggevolmente, con la differenza che queste leggiadre signorine di sacro non hanno nulla.
Mentre mi accomodo su una poltroncina rossa, a guardare confortevolmente lo spettacolo degli astanti visitatori della fiera, posizionato comodo in penultima fila di quello che dovrebbe forse essere un centro convegni trasformato in un improvvisato santuario di Afrodite mi sovvengono appunto i racconti di Erodoto sugli usi dei babilonesi nel tempio di Militta (gli Assiri chiamavano Militta la Dea Afrodite).
Uno in particolare narra che le donne dovevano recarsi almeno una volta nella loro propria vita in questo Santuario ed unirsi carnalmente con un uomo straniero. Il cerimoniale. continua Erodono prevedeva che ogni donna stesse seduta all'interno di questo edificio con una corona fatta di corda che cingeva il capo nella attesa di poter tornare a casa propria solo dopo aver ricevuto del denaro dallo straniero che si fosse unito a Lei fuori dal tempio. Il "pagamento" doveva essere effettuato mentre si invocava la Dea Militta gettando preventivamente il denaro nel grembo della donna che aveva l'obbligo di seguire l'uomo senza la possibilità di rifiutare il rapporto. Quelle di bell'aspetto presto se ne andavano mentre le altre rimanevano per molto tempo, talvolta anche anni non potendo soddisfare la legge.
Tali costumi ora ci appaiono licenziosi ma non credo che siano stati molto diversi da comportamenti non meno pudici di ciò che ultimamente leggiamo sui giornali e non solo sui rotocalchi di gossip.
Lo spettacolo del via vai di persone che entrano ed escono dalla manifestazione, vista dalla penombra della mia poltrona non è male, anzi mi permette di analizzare con occhio meno compromesso dalle nudità presenti a ridosso degli stand il comportamento e le varie tipologie di frequentatori.
Vi sono, anche se sparute, giovani coppie alla ricerca di qualche nuova emozione o attenti ad imparare qualche nuova posa come se ciò che suggerito dal Kamasutra non fosse sufficiente.
Sono teneramente mano nella mano o addirittura abbracciati e con un dito lui o lei indicano sempre qualche cosa, quasi come se volessero spettegolare su qualcosa o qualcuno.
Appaiono un po' fuori luogo in questo ambiente dove l‘uomo generalmente si presenta in branco o lo trovi in posizione di caccia singola.
Mi colpisce la figura di un ragazzo, alto di aspetto ben curato, con movenze fini, capello nero fuliggine con taglio moderno a spazzola osserva, da lontano tutto, pare prendere nota di ciò che accade intorno a lui, mi ricorda tanto un ragazzo conosciuto qualche tempo fa con cui mi sono trattenuto volentieri a chiacchierare per farmi raccontare, dopo esserci conosciuti meglio, il suo strano ma affascinante lavoro.
Simone di professione fa il gigolò, termine francese che significa etimologicamente "ballerino".
I gigolò erano effettivamente dei ballerini che nelle balere erano disposti a far ballare le signore non accompagnate e magari poteva anche capitare che il ballerino potesse offrire qualche "lezione" privata alla momentanea compagna, per approfondire qualche particolare passo di danza.
Il termine "gigolò" ci rammenta anche una qual galanteria, essendo la lingua francese più sinuosa, dolce e sensuale della nostra e ci ricorda vagamente la teatralità del palcoscenico con gestualità delicate e naturali tali da portare il nostro inconscio a pensare alla sensualità.
Simone mi spiega che l'oggetto della compravendita del proprio corpo e delle prestazioni intellettive annesse ha necessità di continue attenzioni e aggiornamenti e tanto studio per potersi saper vendere presentando ciò che si possiede nei migliori modi.
La cura della propria immagine è fondamentale per poter battere la sempre più agguerrita concorrenza, quindi Simone passa molto del proprio tempo libero a fare attività fisica, jogging, calcetto, palestra, nuoto ma anche saune, lifting, lettini abbronzanti e bagni termali ma coltiva anche interessi culturali per accattivare le clienti, aggiornandosi su mostre, musica anche classica, frequentando saloni del gusto e corsi di cucina o del buon bere. Bon Ton nel vestire e galateo diventano fondamentali come conoscere gli ultimi ritrovati nel mondo hard.
Lui aveva cominciato a capire che poteva fare business dopo essere stato adescato dalle amiche della mamma, ma altri sono arrivati a questa "professione" dopo aver fatto i modelli sulle pedane delle sfilate di moda o i personal trainer nelle palestre più frequentate. Per un uomo con fisico atletico e prestante, non eccessivamente alto, conoscitore di luoghi e culture, che sa intrattenersi con charme discutendo amabilmente in diverse lingue, vestito con gusto, con molti hobby il passo è facile e le potenziali clienti faranno a gara ad accaparrarselo.
Ero curioso di capire cosa spinge una donna a fare ricorso al gigolò e Simone allora mi spiega che esistono diversi tipi di accompagnatore, novelli chaperon del XXI° secolo. Ciò mi dimostra come la prostituzione maschile sia in crescita esponenziale, differenziandosi però in alcune tipologie tra le quali troviamo: il vero gigolò, quello che accompagna la "cliente" ad un ballo ad una cena, anche in un viaggio o semplicemente per un week end sulla neve o in una località di mare con turismo di classe, offrendo discrezione, compagnia mettendo in risalto la persona che accompagna e soddisfacendone ogni desiderio; l' accompagnatore/turistico colui che accompagna la signora di turno per la città facendole conoscere i luoghi più caratteristici, raccontandone gli eventi storici magari citando qualche romanzo che vede protagonisti i luoghi visitati ma che sa anche accompagnarla in posti romantici per farle assaporare i luoghi più trendy accattivandole i sensi con l'arte culinaria; l'autista accompagnatore che come dice il nome porta a spasso la "cliente" con un auto a noleggio o della cliente stessa, ponendosi come uno chauffeur attraente, servizievole e disponibile. Ma l'ultimo nato è il city-escort, figura evoluta del personal shopper colui che accompagna la signora a fare shopping nelle migliori boutique, si intrattiene con lei dalla parrucchiera, sa attenderla fuori dalla porta dell'estetista per complimentarsi con lei sulla scelta del colore del rossetto, smalti per unghie ecc... che le porge la sedia sotto il fondo schiena nel miglior locale alla moda, sapendo ordinare i migliori aperitivi.


Fine I parte.