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Il mio Piemonte: Tronzano Vercellese

Martedì 25 Febbraio 2020 18:55
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TronzanoLa giornata si è presentata calda già dal mattino presto, un ottima occasione per fare un giro fuori porta e visitare Tronzano Vercellese un piccolo borgo immerso tra le risaie del vercellese. La strada non è molta ed il borgo è facile da raggiungere.
Le più antiche attestazioni del toponimo riportano Torenciano, Torentiano derivato probabilmente dal gentilizio latino Torrentius, Taurentius o Terentius. Probabilmente i primi abitanti di questi luoghi furono i liguri che poi si fusero con le popolazioni gallo-celtiche, denominate Vittimuli, verso il II secolo a.C. si insediarono in questi territori i romani.
Dopo il loro arrivo si ha notizia di due villaggi, Viculus e Alter Viculus, dipendenti dalla Mansio Viae Longae, ossia l'odierna Santhià. Con l'arrivo dei franchi i due villaggi furono inseriti nella contea di Santhià, mentre una tribù franca, i Salii, fondò il borgo di nucleo di Salomino, il cui toponimo significa appunto Homini Salii, attuale frazione di Tronzano Vercellese.
La più antica attestazione che cita Tronzano è un atto di permuta di terreni del 969, in cui il paese è chiamato Torencjano o Loco Torencjano. Nel 999 i due borghi furono donati dall'imperatore Ottone III alla Chiesa di Vercelli, ciò confermato nel 1027 con un diploma dell'Imperatore Corrado II il Salico. Nei secoli XI e XII, il Comune di Vercelli intraprese una politica di sottomissione dei piccoli centri, che coinvolse anche uno dei due centri abitati che oggi formano Tronzano.
Verso la metà del XIII, i due borghi di Tronzano, tenuti in feudo dai Bazano furono coinvolti dalle disastrose lotte fra guelfi e ghibellini, che indussero la popolazione a trasferirsi altrove, proprio perché i due borghi andarono quasi completamente distrutti. Solo Tronzano Superiore, di cui oggi è ancora visitabile la parrocchiale di San Pietro, fu in parte risparmiato I pochi abitanti rimasti si riunirono in un area intermedia tra i due antichi centri abitati edificarono la chiesa dedicata a San Martino e dove nel 1256 il Comune di Vercelli autorizzò a fondare un borgo franco mentre i due villaggi originari furono abbandonati definitivamente.
Interessante sapere che con decreto del Comune di Vercelli del 15 febbraio 1256 si precisava che agli antichi signori era fatto divieto di costruire alcuna nuova fortezza o casale attorno «alle castella». Ciò ci induce a dedurrebbe che in precedenza vi fosse la presenza di due luoghi fortificati.
Di tali antiche fortificazioni non si ha più nessuna traccia concrete. Forse il toponimo della cascina «il Cristo», detta anche «Torrion dei Ghibellini», posta molto distante dall'attuale abitato, potrebbe ipoteticamente ricordare il luogo ove vi fosse stata un antica fortificazione, ma non esistono elementi certi che confortino l'ipotesi.
Successivamente, nel Trecento essendo il Vercellese, situato fra i territori del marchese del Monferrato e dei conti di Savoia, ai confini con il ducato di Milano, divenne terreno di feroci scontri tra le Signorie. Nel 1315 con Matteo Visconti, il territorio è annesso alla Signoria di Milano e sul finire del Trecento allo Stato Sabaudo.
Così Tronzano fu coinvolta in questi continui mutamenti di signoria fino a quando si sottomise al conte di Savoia.
Ancora nel XVI e XVII secolo, nell'ambito delle sanguinose guerre fra francesi e spagnoli per il dominio in Italia, Tronzano fu attraversata dalle diverse armate che lasciarono pesantemente i segni del loro passaggio con distruzioni e malattie, fra cui la peste.
Durante l'assedio di Torino del 1706, Vittorio Amedeo Francesco di Savoia, detto la Volpe Savoiarda, conosciuto come Vittorio Amedeo II, emanò una Patente in cui accoglieva sotto la protezione ducale la Comunità di Tronzano. Con la conclusione della guerra di successione spagnola, iniziò un periodo di relativa pace in cui il duca Vittorio Amedeo II, sostenne in particolare la rinascita e lo sviluppo dell'agricoltura.
Con l'arrivo di Napoleone Bonaparte nel 1796, Tronzano entrò in Piemonte nel 1798 a far parte della Repubblica Piemontese ed anche in questo borgo fu piantato l'albero della Libertà simbolo della Rivoluzione. Successivamente Tronzano diventa parte del "Departement de La Sesia" e dell' "Arrondissement de Santhià". Nel 1815, dopo la caduta dell'imperatore francese anche Tronzano rientra sotto i possedimenti Sabaudi.
Dopo una sosta in una riseria, posta alle porte di Tronzano Vercellese, dove acquisto diverse qualità di riso e alcuni dolcetti fatta di pasta di riso, inizio la mia scoperta del borgo e inizio dalla Chiesa di San Martino. Intorno a questa chiesa si è sviluppato l'antico borgo franco nato dall'unione degli abitanti di Viculus e Alter Viculus. Attualmente non presenta molte memorie della piccola chiesa originaria. La facciata è molto semplice suddivisa in due ordini, dove nel primo vi è l'unica porta d'accesso, mentre nel secondo un affresco troneggia al centro. La facciata è tripartita da grandi lesene nel primo ordine e da più leggere lesene nel secondo. Un grande timpano semicircolare con pinnacoli ai lati completa la facciata.
La chiesa è interamente intonacata, mentre i suoi lati sono in cotto. Il sagrato antistante è in pietra. Il suo interno è ad aula unica con rilevanti affreschi databili XVII secolo e diverse interessanti tele, come è particolarmente degno di nota il coro con la composizione lignea Barocca raffigurante l'Ultima Cena.
Non molto distante vi è la piazza del Municipio, dove sia le scuole e la chiesa parrocchiale si affacciano. Per raggiungerla devo transitare sotto il massiccio e alto campanile che da lontano sembra dominare tutto il borgo. Una lapide posta sul campanile ricorda Don Giacomo Abbondo. Servo di Dio (1720-1788), fu professore di Umanità presso le Regie Scuole di Vercelli e Prevosto di Tronzano dove, secondo un diritto risalente al 1435, l'elezione del parroco spettava ai capifamiglia.
La chiesa parrocchiale dei Santissimi Pietro e Paolo s'affaccia all'antistante piazza, ove al centro il soldato del monumento ai caduti pare vigilare sulla tranquillità del luogo.
L'edificio fu costruito tra il 1732 al 1752 e fu consacrata nel 1766. Nonostante abbia una sola porta d'accesso la facciata è imponente come lo è il vicino oratorio. Interamente intonacata con colori tenui, fanno bella mostra delle statue che vi furono collocate nel 1866 mentre quella centrale del Divin Redentore nel 1902. La chiesa è una sola navata con quattro altari ai lati.
Dopo aver fatto due passi per il centro urbano del borgo e ricordato alcuni suoi eminenti esponenti come Alessandro Negri di Sanfront (1804-1884). Costui di famiglia nobile, frequentò l'Accademia Reale di Torino e nel 1848, all'inizio della Prima Guerra di Indipendenza, comandò i tre Squadroni di Guerra dei Carabinieri Reali, creati per garantire la sicurezza del re sul campo di battaglia. Raggiunse il grado di Tenente Generale. Fu anche sindaco nei comuni di Ponzone nell'alessandrino, di Tronzano Vercellese e di Chiavari. Ricoprì alche l'incarico di Presidente del Consiglio provinciale di Acqui nel 1852 e il 16 novembre 1876 fu nominato Senatore del Regno d'Italia. Ma anche Alessandro De Rege conte di Giflenga (177 4-1842). Militare, aiutante di campo nell'esercito francese. Costui partecipò alle campagne del 1806 e del 1807 in Italia e in Germania, e poi Capo di Stato Maggiore della divisione dell'Adriatico. Fu insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Legion d'onore e della Corona di ferro (1809) e altresì nominato Capo di Stato Maggiore della divisione Grenier. Si ritirò a Tronzano nel 1824 dedicandosi a opere filantropiche, fu nominato regio commissario presso il ricovero di mendicità di Vercelli dal Re Carlo Alberto e nel 1841 fu sindaco di Vercelli. Ancora nel 1842 fu insignito del gran cordone dei Santissimi Maurizio e Lazzaro e della medaglia mauriziana.
Prima di salire in auto per raggiungere gli altri edifici storici di Tronzano mi soffermo per un attimo vicino alla riseria, dove troneggia, ormai arrugginito ancora un mulino ad acqua un tempo fondamentale per le attività industriali e che meriterebbe di essere restaurato e riconsegnato alla collettività come memoria storica.
Poco lontano dalla riseria in mezzo alla campagna si erge solitaria la chiesa della Madonnina od esattamente la chiesa del Molinetto. La chiesa dalle linee semplici, la sua origine è sconosciuta ma con molta probabilità fu edificata per venire incontro alle esigenze degli abitanti delle tante cascine circostanti. Facciata a capanna, totalmente intonacata, con una semplice porta d'accesso affiancata da due finestre rettangolari. Sopra la porta una scritta recita: "Beatae Marie V. AB Angelo Nuntiatae Dicatum", sopra di essa un oculo ovale ne permette una maggiore illuminazione. Mi affaccio a una delle due finestre e noto come anche l'interno sia curato, segno di una profonda devozione.
Subito dopo mi avvio verso la chiesa di San Pietro al cimitero, per raggiungerla devo attraversare il borgo, che nelle sue semplici linee un passato assai ricco e prospero, belle case ad antiche cascine, esercizi commerciali moderni danno l'idea di un borgo intensamente vissuto. Vicino alla stazione ferroviaria sulla linea Milano-Torino, un edicola ricorda la venerazione per San Vincenzo Ferrer, anche nei giardini fa bella mostra una moderna e artistica fontana. Poco distante, in un vicolo posto nei pressi di un viale alberato, c'è l'antico e storico Albergo del Sole, che oggi ospita il Centro polifunzionale comunale.
Superati i binari della ferrovia raggiungo la chiesa di San Pietro al cimitero, o meglio la chiesa di San Pietro extra muros e prima chiesa parrocchiale di San Pietro superiore. Con la distruzione di Tronzano Superiore nel 1201, la chiesa Romanica, danneggiata, cessò di essere la parrocchiale. Fu poi abbandonata e gli arredi portati nella nuova chiesa parrocchiale, verso la metà del Quattrocento le sue condizioni erano molto precarie. Nel 1688 furono iniziati i restauri con la ricostruzione della volta della chiesa, il pavimento e i solai del campanile. Si presenta con le nobili forme delle chiese romaniche con la facciata interamente in cotto è divisa in tre scomparti, tra i quali quello centrale più ampio e alto a formare un tetto a capanna, mentre gli altri due hanno un tetto a spiovente.
La porta d'accesso è unica e sopra di essa un ampia finestra che permette alla luce di penetrare in chiesa ed illuminare l'altare maggiore. Due finestre, aperte sicuramente posteriormente alla primaria edificazione sono poste lateralmente alla porta d'accesso e hanno forma goticheggianti. Intorno alla chiesa un ampio parcheggio e giardino, dove la massiccia torre campanaria, con solennità pare guardinga di ciò che accade.
Il campanile è tozzo e discretamente alto, a pianta quadrata, la base ed il primo piano sono in pietra e poi s'innalza in laterizio per gli altri tre piani. Se al piano terreno e primo piano presenta una piccola finestra, nei piani successivi presenta finestre più ampie e a tutto sesto, prima una e poi due, mentre nella cella campanaria presenta due finestre per lato con leggere bifore. Ogni piano è coronato da leggeri archetti che la circondano.
Mentre raggiungo la chiesa di San Grato a Salomino ricordo altri illustri personaggi nativi di Tronzano Vercellese.
Mazzocchi Pietro Matteo vi nacque nel 1751 e morì nel 1795. Eminente medico scrisse: Prospetto medico, in cui l'ammalato viene de' suoi doveri, e del suo stato instruito, e della necessaria assistenza provveduto; con un discorso alle donne; Vol. 1 in 12. Vercelli, stamp. Patria. Michelati Giovanni (1748-1804) fu prevosto di Buronzo; fu famoso oratore e poeta, anche Tronzano Simone degno di nota del XV secolo, nonché professore d'eloquenza a Trino. Ricordo anche Giacomo Lignana (1827 – 1891), poeta e studioso delle lingue orientali e glottologia. Fu anche un patriota convinto partecipando agli eventi storici del Risorgimento, ma anche Augusto Rosso (1885-1964), diplomatico a Washington, Mosca e Ginevra.
Lascio cosi questo piccolo borgo della pianura vercellese e rientro a casa per provare a cucinare il riso acquistato e degustare i biscotti di riso.