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Il mio Piemonte: Ghiffa

Mercoledì 17 Giugno 2020 10:29
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GhiffaLa giornata è calda e afosa, il caldo torrido mi ha accompagnato per tutto il viaggio. Solo alla vista del lago, all'improvviso l'aria si rinfresca. Costeggio per un lungo tratto il Lago Maggiore prima di arrivare a Ghiffa.
Difficile raccontare la storia di questo borgo costituito da 14 piccoli centri abitati. La stessa Ghiffa, attualmente sede del Palazzo Municipale, è stata una frazione di San Maurizio della Costa sino al 1862, quando si decise di usare il suo nome per tutto il comune.
Tra le altre frazioni, sicuramente le più importanti per la storia del luogo è quello di Frino, già sede del Castello dei Moriggia, fondatori del paese. Frino, dal 1447 e per trecento anni, fu il centro amministrativo e religioso delle degagne di San Maurizio e San Martino. Le degagne di San Maurizio, come quelle di San Martino, erano delle antiche circoscrizioni amministrative ed ecclesiastiche in cui era divisa l'area costiera del lago e la valle Intrasca.
Del castello non vi è più traccia e al suo posto vi è un albergo. Poco distante vi è l'Oratorio di Maria Nascente, dove vi è rappresentata, su una facciata laterale, la “Natività della Madonna” realizzata da Daniele Ranzani, uno dei maggiori pittori esponenti delle Scapigliatura milanese. Infatti proprio a Frino, a Villa Torelli si riunivano frequentemente esponenti dell'arte milanese del XIX secolo come Longoni, Segantini oltre al Ranzani.
Altra fazione importante è Deccio, il cui toponimo potrebbe derivare dal nome di un colone romano fermatosi in questo luogo panoramico sul lago. Un'antica leggenda vuole che fosse stata sede di un monastero, ora scomparso.
Invece a Ceredo, i feudatari tenevano il tribunale o banco di giustizia e qui vi è ancora visibile la balconata in cui si dava lettura delle sentenze.
Carpiano pare abbia un origine molto antica e si narra che possa essere stata luogo di accampamento romano, infatti durante la costruzione di alcune ville furono ritrovate tombe romane con anfore e braccialetti.
Ancora nelle frazioni di Sasso e Arca, vi sono alcune belle cappelle votive che testimoniano la devozione popolare del territorio.
A ridosso del rio Ballona, la frazione di Selva fu sede della rinomata filatura Bianchi, poi Cucirini Cantoni Coats.
La zona, doveva essere un tempo assai boscosa e fu anche il luogo in cui il principe Pietro Troubetzkoy fece costruire Villa Ada in un sontuoso parco e dove vi nacque il celebre scultore Paul Troubetzkoy.
Sopra a Ghiffa vi è anche la frazione di Ronco; dove un tempo vi era la seicentesca casa Cerutti e dove risiedevano i Conti Marocco, il Dottor Luigi Rovetta realizzò una casa di cura. Oggi al suo posto si sta realizzando un albergo.
Analogamente il monastero benedettino di Suore dell'Adorazione Perpetua sorse nel 1906 su un'antica casa patrizia, casa Prestini e sempre a Ronco vi è la chiesa della Visitazione di Maria Vergine.
Ancora Susello, un borgo che nel 1630 fu devastato e distrutto totalmente dalla peste. Qui vi sorge la chiesa di Santa Maria Assunta, già esistente nel 1713 con un ciclo di affreschi del XVI secolo. Questa chiesa è monumento nazionale.
Altre frazioni sono Cargiago, Bozzela e Caronio.
In frazione San Maurizio vi è la chiesa parrocchiale risalente al XVI secolo e che fu edificata su un precedente oratorio datato 1125.
Il toponimo del capoluogo, Ghiffa, potrebbe derivare dal longobardo wiffa ossia ghirlanda o da segno di confine.
Da piccolo borgo di pescatori, Ghiffa, nel XIX secolo con l'avvio delle regolari navigazioni lacustri e con la costruzione della strada costiera, diventò presto un centro residenziale e alberghiero proprio grazie al turismo.
Poco distante da il Palazzo Comunale, sempre sul lungo lago di Ghiffa, sorge la chiesa di Santa Croce, edificata a metà Seicento come semplice oratorio e divenuta chiesa parrocchiale nel 1954.
Mentre il suo alto e slanciato campanile, risale al 1773 e si presenta l'intonacato come l'intero edificio religioso.
Sempre sul lungo lago, non perdo l'occasione per visitare il Museo dell'Arte del Cappello, realizzato in alcuni locali dell'antico cappellificio Panizza che produsse pregiati cappelli in feltro da uomo dal 1879 al 1981.
Il museo racconta, attraverso gli antichi macchinari e foto d'epoca, l'intero processo produttivo, dal pelo di coniglio al feltro per il cappello. Il percorso museale permette anche di vedere diverse fogge del cappello in uso in un secolo di vita della fabbrica, da quando Giovanni Panizza, di origini biellesi, inaugurava l'omonimo cappellificio.
Con l'auto risalgo le strette strade che s'inerpicano sulla montagna e raggiungo così il Sacro Monte di Ghiffa.
Un complesso architettonico che oltre al vero e proprio Santuario conserva diverse cappelle e una Via Crucis porticata, realizzando un percorso devozionale. Mi aggiro così sul piccolo sacro monte, costruito attorno ad un oratorio romanico dedicato alla Santissima Trinità edificato nel XII-XIII secolo ed ampliato nel cinquecento. Una leggenda vuole che la cappella fosse già presente nel IV secolo ai tempi dell'evangelizzazione del novarese da parte di San Giulio e Giuliano.
Nel XVII-XVIII secolo si iniziò con l'ampliamento dell'Oratorio della Santissima Trinità che diverrà successivamente Santuario.
Le Tre sue cappelle da me visitate, quella dell'Incoronazione della Vergine è datata 1647, quella di San Giovanni Battista è invece del 1659 e quelle di Abramo, che situata verso il bosco ed è leggermente più discosta, è stata realizzata tra il 1703-1722.
La cappella dell'Incoronazione della Vergine è a pianta ottagonale con un bel pronao. Il gruppo statuario dell'Incoronazione della Vergine è molto semplice con la presenza delle figure di Cristo, del Padre Eterno e Angeli mentre porgono la corona in testa alla Vergine.
Anche la cappella di San Giovanni è a pianta ottagonale anche se di forma più ridotta e con portico anulare. La cappella conserva un bel gruppo statuario in gesso raffigurante il Battesimo di Cristo sul fiume Giordano.
La cappella di Abramo è dedicata al suo incontro con tre figure angeliche, come narrato nella Genesi ed interpretato da Sant'Agostino come allusione al mistero della Trinità (Tres vidit, unum adoravit).
Dopo aver fatto il giro tra le cappelle mi dirigo verso l'elegante porticato a 14 arcate che ospita la Via Crucis, realizzata nel 1752. Le raffigurazioni della Via Crucis, che posso ammirare, sono state realizzate nel 1930 sostituendo i precedenti affreschi ottocenteschi che si erano ammalorati.
Sul lato nord del porticato, pochi anni dopo, viene realizzato un oratorio dedicato alla Madonna Addolorata.
Tornato nel Santuario, mi soffermo ad osservare l'affresco dell'antico Oratorio che rappresenta la Trinità triandria, ossia la figura ripetuta tre volte di Cristo seduto al desco. Si tratta di un immagine considerata taumaturgica e per tanto molto venerata.
Sul fianco della chiesa vi è la “casa del Romito”, modesta abitazione dei padri Trinitari che custodivano il sito.
Ormai è ora di pranzare e mi fermo a gustare le specialità locali in un piccolo ristorante posto nei pressi del santuario; scelgo un tagliere di salumi e formaggi con il pane nero, verdure di stagione alle erbe aromatiche, risotto Trinità ai funghi porcini innaffiato da un buon vino.
Lascio lo splendido panorama del Sacro Monte e dopo ancora una bella passeggiata sul lungo lago di Ghiffa, lentamente rientro verso la mia città, lasciandomi alle spalle il lago e i suoi riflessi.