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Il mio Piemonte : Andorno Micca

Giovedì 09 Luglio 2020 13:41
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Andorno MiccaL’alba stamattina aveva dei colori splendidi, la giornata si annuncia serena, poche nuvole in cielo che si rincorrono ma, lasciano dietro di se un tappeto azzurro.
Con l’auto raggiungo velocemente il Borgo del biellese che intendo scoprire.
Questo Borgo è abitato da moltissimo tempo, il suo nome ha forse origine medioevale e compare sotto forma di Andurnum o Andornum in un atto di donazione del 962, quando il luogo venne donato dall’Imperatore Ottone I al conte Aimone di Vercelli.
Dopo pochi anni, nell’Anno Mille, Andorno passò ai Vescovi di Vercelli, che ne mantennero il possesso fino al 1377, anno in cui gli andornesi si ribellarono al Vescovo Giovanni Fieschi, che nel 1351 aveva fatto erigere un castello sul luogo dove, da circa due secoli, si innalzava una munitissima torre segno di difesa dei borghigiani.
Nel 1379 il castello fu assalito e conquistato dagli abitanti, che imprigionarono il Vescovo. Il maniero passò quindi al conte Amedeo VI di Savoia, che nominò dapprima castellano Giovanni Duco di Moncalieri. Gli succedette nel 1381 Girardo De Cresto, seguito da Franceschino Tua di Mongrando ed altri ancora castellani, fino all'inizio del XV secolo, quando il feudo alla famiglia De Stratta. Nel 1456 Ludovico di Savoia concesse il feudo ad Antonio Ferraris di Biella. Il 6 settembre 1548 gli andornesi ottennero dal Duca Carlo III di Savoia, l’autorizzazione a demolire il castello, considerato che i costi di manutenzione erano a carico della collettività.
Rimangono famose nella sua storia, le vessazioni subite dal vicino comune di Biella, sfociate in una guerra per poter avere anche ad Andorno un mercato. Oggi, il mercato si svolge con cadenza settimanale, il lunedì, ed ha luogo nella piazzetta vicino alla chiesa di San Lorenzo. Tale mercato ha una storia molto antica e risale al 10 febbraio1488, quando il duca Carlo Emanuele lo autorizzava dopo tanto spargimento di sangue tra soldati e popolazione e dopo aver pagato un esosa multa.
Il 18 maggio 1621, il territorio di Andorno venne elevato al rango di marchesato, in favore di don Emanuele di Savoia, figlio illegittimo di Carlo Emanuele I. Il marchesato fu poi soppresso nel 1720 e fu suddiviso in tanti piccoli feudi.
Il 12 settembre 1722 Andorno fu venduto al vassallo Tommaso Mathis di Bra, al quale fu anche conferito il titolo di conte di Cacciorn. Ma è bene ricordare che il Borgo subì anche il saccheggio di molte truppe e soldataglia che transitavano o occupavano il Piemonte, come quello subito dagli spagnoli nel 1649 che portò morte e distruzione.
Il nome di Andorno Cacciorna fu sostituito in Andorno Micca nel 1929, aggiungendovi il nome dell’eroe di Sagliano, ossia Pietro Micca che che consentì alla città di Torino di resistere all'assedio francese del 1706, durante la guerra di successione spagnola.
Raggiunto il Borgo, parcheggiata l’auto, inizio a passeggiare per il Paese che si è appena risvegliato. Il profumo del pane sfornato da poco, richiama la mia attenzione e mi ricorda che non ho ancora fatto colazione. Occasione per farla me la offre un piccolo bar, posto sul bel viale che attraversa Andorno Micca e in cui i pochi avventori mattinieri di una domenica mattina primaverile stanno già sorseggiando il caffè e discutendo animatamente di calcio.
Il Paese è famoso per la produzione del Ratafià, liquore a base di ciliegie. Questo liquore, nel 1600 era prodotto dai monaci cistercensi di Santa Maria in Sala di Andorno. Giovanni Rapa, fondatore dell’omonimo liquorificio, nel 1880, ne raccolse la tradizione e ne iniziò la produzione industriale. La storia di questo liquore affonda le sue origini in una leggenda: alcuni secoli orsono, fu imprigionata ad Andorno, una giovane ragazza, accusata di stregoneria perché curava le persone e gli animali con le erbe. Fu accusata di aver raccolto a fini malefici alcune erbe come la mandrogora, lavanda ed aglio, che se raccolte con la Rugiada, avevano il potere di moltiplicare i poteri magici.
Durante una pestilenza, un suo carceriere gli chiese aiuto per curare il proprio figlio. Ella accettò, dovette affrontare coloro che credevano nella sua magia maligna, ma alla fine se ne convinsero. Si fece portare delle ciliegie nere e con quelle produsse la medicine per salvare il ragazzo. Compreso la bontà della sua azione fu alla fine rilasciata e da quella mistura si racconta che sia nato il Ratafià.
Inizio la mia vista con la parrocchiale di San Lorenzo, costruita nel XV secolo su una chiesa preesistente, sorta intorno all’Anno Mille.
Questa chiesa fu oggetto di pesanti modifiche nel XVIII secolo, quando il suo ingresso fu ruotato di 180 gradi. Infatti, ancora oggi la chiesa stupisce il viandante perché appena raggiungi il centro del paese, ti trovi una chiesa con la porta murata. Ma è l’antica porta prima che ne fosse invertito l’orientamento. Modifica dovuta al fatto che la chiesa anticamente non si prospettava verso il centro del borgo, ma le offriva le “spalle”.
Le tracce di quell’antico passato sono nelle terracotte, alcune addirittura invetriate, che adornano alcune finestre e l’antico rosone. Oggi alla chiesa si accede da una piccola piazza, sulla quale si prospetta la facciata neoclassica della chiesa.
Al suo interno sono conservate le spoglie del pittore e scenografo Bernardino Galliari, uno dei tre fratelli originari di Andorno, che si distinsero per le pregevoli opere sacre da loro prodotte, nella seconda metà del XVIII secolo. Di Bernardino Galliari, nella chiesa è conservata la Pala d’altare dedicata al martirio di San Lorenzo.
Della precedente chiesa del XIV secolo, degna di nota è l’acquasantiera in pietra. Fra le cappelle, quella dedicata a San Giulio, spicca all’attenzione per i pregevoli affreschi della cappella Barocca, quest'ultima a pianta quadrata e con cupola ottagonale. Di certo, il suo alto e imponente campanile non passa inosservato. Esiste anche una leggenda che interessa il campanile: pare che tanti anni orsono, un personaggio legato a Casa Savoia, tale marchese Emanuel, vivesse ad Andorno. Costui era un attaccabrighe e mal voluto dalla popolazione. Quando questi morì, nessuno volle officiare il suo funerale e in attesa di una decisione, il corpo venne chiuso in una stanza del campanile. Col passare del tempo, la salma iniziò a decomporsi, imputridire ed emanare cattivi odori. Decisi a seppellire definitivamente il cadavere, aperta la stanza, questa fu trovata vuota. Si narra che ancora oggi il suo corpo sia da qualche parte dentro le mura del campanile.
Sulla casa parrocchiale, una lapide, ricorda il passaggio ad Andorno del presbitero e compositore di musica sacra, Lorenzo Perosi, che qui avrebbe scritto una parte dei suoi oratori “La Resurrezione di Cristo”.
Sempre nel centro del borgo trovo l’Oratorio di San Pietro che si presenta con una bella facciata neoclassica, tripartita da lesene suddivisa in due ordini. Nel primo vi è solo la porta centrale, architravata con un timpano e piedriiti in pietra. Sopra di essa un altorilievo scolpito con Gesù che consegna le chiavi a San Pietro.
Nel secondo ordine vi sono due nicchie con statue di santi e al centro una grande finestra rettangolare tamponata.
Tutta la facciata è intonacata e ben conservata mentre il campanile è in pietra. Su un lato della chiesa un lungo porticato è sorretto da capitelli di forme diverse in pietra.
Vagando per il Borgo, noto che su alcuni edifici vi sono affreschi anche databili XVII secolo.
Altri edifici di rilievo che trovo ad Andorno sono la Commenda dei Cavalieri di Malta. Questo è un edificio turrito, posto in posizione sopraelevata del Borgo. La Commenda dei Cavalieri di Malta, è un antico edificio che fu eretto da questo nobile ordine di cavalieri della fede. Sulla semplice facciata si vede preservato fino a oggi, l’affresco originale raffigurante la Croce stemma dei Cavalieri. Ma soprattutto, vi era attivo un ospedale che, come dice l’antica etimologia, era un luogo di ospitalità per i pellegrini e i malati.
Un tempo nei suoi pressi vi era la Basilica di Santa Maria delle Grazie, imponente costruzione di cui restano solo poche testimonianze grafiche di disegni ritrovati su antichi manoscritti.
La Commenda fu fondata nel 1490 ad opera del fondatore frà Guglielmo Beretta e fu scelta la collina detta “della Vergine” per edificarla. Si racconta che vi fosse una preesistente costruzione romanica dedicata a Santa Maria delle Grazie ed era invocata contro le pestilenze, come “Vergine delle Grazie”, “della Misericordia” o “del Mantello”, in riferimento all’iconografia che la ritrae in atteggiamento di proteggere i fedeli sotto il suo ampio manto.
In auto raggiungo successivamente alcune sue frazioni in quella di San Giuseppe di Casto, precedentemente denominata San Giuseppe e/o Sereno. La sua chiesa Parrocchiale, è intitolata a San Giuseppe; il suo interno è impreziosito da un settecentesco organo e da una pregevole via Crucis. Conserva inoltre un crocifisso ligneo attribuito al famoso intagliatore della vallata, ossia Pietro Serpentiero. Mentre è posta nei boschi vicini al paese, la cappella o Santuario degli Eremiti, detta anche delle formiche perché i fedeli vi ricorrevano in caso di infestazioni di insetti nelle loro colture. Questa chiesetta conserva nell’abside cinquecentesca dei pregevoli affreschi dedicati alla Madonna della Pietà.
San Giuseppe di Casto, un tempo era Comune autonomo e venne inglobato nel comune di Andorno dal regio decreto numero 609 del 28 marzo 1929.
Il nuovo comune di Andorno mutò invece la propria denominazione da Andorno Cacciorna ad Andorno Micca. Per San Giuseppe il termine Casto fu aggiunto dalla municipalità nel 1862 ed indica il Monte Casto che domina il Borgo. Comunque San Giuseppe ebbe già in precedenza un tentativo di fusione con Andorno, ed esattamente nel XVIII secolo, ma fu una breve esperienza.
Della chiesa Parrocchiale di San Giuseppe notevole è pure il campanile di pietra che sorge davanti ad essa. A ricordare anche, che nella frazione di Locato Superiore, esiste un Oratorio del XVII secolo, dedicato a San Rocco, posto a ridosso della strada principale che conserva un bell’altare ligneo e la Chiesetta della Madonnina a Locato Inferiore. La Chiesetta si presenta in ottimo stato di conservazione, con il suo bel porticato prospiciente alla facciata, protetto da una cancellata in ferro battuto e due belle colonne in pietra che sorreggono un arco d’accesso. La Chiesetta ha un unico accesso con due piccole finestre quadrate ai lati. Sopra il porticato una grande finestra sagomata sul quadrato, come la sua cornice. Un timpano semicircolare completa la facciata e affianca la Chiesetta un alto campanile.
Sono tanti i personaggi che nacquero ad Andorno, non solo Bernardino Galliari nato 1707 e morto 1794, che fu un importante pittore, ma anche i suoi fratelli Fabrizio Galliari e Giovanni Antonio che furono scenografo dei Teatri Regi di Torino e Milano e decoratori. Sempre nelle arti si distinse il figlio di Giovanni Antonio Galliari, ossia Gaspare, nato nel 1761 e defunto nel 1823 che fu anch’esso scenografo e paesaggista. Costui lavorò soprattutto a Vienna, Venezia, Milano e Genova. Per non parlare di Bartolomeo Verona natovi nel 1744 e morto nel 1813 che lavorò con Galliari a Berlino e rimase alla corte prussiana come pittore delle scene del teatro reale.
Tra i pittori ricordo anche Pietro Lace nato nel 1648 e morto nel 1733, che lavorò come pittore in numerose chiese e castelli del biellese. Invece nel XVII secolo Michelangelo Golzio pubblicò diversi poemi, tra i quali La legione Tebea, e tradusse in versi il De imitatione Christi, che stampò nel 1658. Tra gli scienziati ricordiamo Francesco Levera del XVII secolo, che fu Astronomo ed autore di numerosi trattati di astronomia.
Tra i militari Lorenzo Rappis Tenente generale d’artiglieria che nel XIX secolo creò un tipo di cannone ancora utilizzato nella guerra del 1915-1918. Invece tra gli innovatori sicuramente Severino Rappa del secolo scorso che fu un noto Xilografo, litografo e figurista, attivo in Parigi, dove fu allievo del Charpentier.
E’ curioso pensare che ad Andorno vi erano ben due stazioni ferroviarie, Andorno Micca e Andorno Bagni, funzionanti fino al 1958. Le stazioni erano sulla linea a scartamento ridotto Biella–Balma (Quittengo), che fu realizzata nel 1891.
Lascio Andorno Micca non dopo aver fatto buona scorta di Ratafià, speranzoso che questa bevanda magica faccia miracoli anche con il sottoscritto.