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Il mio Piemonte: Verrone

Mercoledì 25 Novembre 2020 11:45
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VerroneLa giornata è soleggiata, con l'auto corro su un nastro d'asfalto baluginante, i colori della primavera rendono ancor più luminoso il mio viaggio.
Raggiungo così il Comune di Verrone, il suo toponimo segnalerebbe origini antiche. Secondo alcuni studiosi deriverebbe dal termine latino vetus'– eris cioè vecchio, secondo altri è di derivazione celtica da uer, ossia sopra, per cui si tratterebbe di un luogo posto sopra qualcosa, oppure da viro-, sempre di origine celtica che significherebbe saldo, oppure vigoroso
Anche se il ritrovamento di lucerne e cinerari romani fa pensare ad insediamenti precedenti, oggi la storia documentata di Verrone risale ai secoli XI-XII.
La storia del Borgo è legata in modo indissolubile a quella della famiglia che l'ebbe in feudo, ossia i Vialardi. Lo testimoniano il Castello e la Chiesa di San Lorenzo sulla quale i feudatari esercitavano diritto di patronato.
Le origini della famiglia dei Vialardi, è tanto antica da perdersi nella leggenda e sono da ricondursi al periodo longobardo. Infatti, Widalardo ossia Wied der Hard, Guido (il coraggioso) il capostipite, sarebbe vissuto tra il IX e il X secolo, con la sua famiglia già da tempo si era insediato sul territorio biellese diventandone un riferimento politico ed economico.
Durante il periodo medioevale e alle lotte tra Guelfi e Ghibellini i Vialardi furono fra i principali capi del partito Ghibellino e con i castelli di Isengarda, Verrone e Sandigliano appartenenti ai diversi rami famigliari, crearono non pochi problemi al territorio dominato dai Guelfi Avogadro.
La compattezza famigliare venne meno quando i Vialardi, militarmente meno esperti e portati più alla ricerca della mediazione politica, videro con poco favore l'alleanza stretta dei cugini di Sandigliano e Ysengarda con i duchi di Milano. Fu allora che nel 1373 a Santhià, Simone figlio di Rolandino Vialardi, a nome proprio e come procuratore dei condomini di Verrone, si sottomise al conte Amedeo VI di Savoia e stipulò reciproci patti concernenti le giurisdizioni sul castello e feudo di Verrone. Questo è considerato il primo atto di sottomissione ai Savoia tra le famiglie biellesi.
La scelta delle alleanze fu essenzialmente motivata da carattere economico, soprattutto alle continue richieste di contribuzioni provenienti dai Visconti che dovevano far fronte alle spese di guerra. Inoltre il periodo storico vedeva una situazione politica estremamente fluida che non garantiva il mantenimento delle proprietà feudale.
I Vialardi di Verrone appoggiando alla lega antiviscontea con il loro territorio, posto all'imbocco del biellese, strategicamente importante riuscirono ad ottenere dai Savoia condizioni estremamente favorevoli, godendo di un'ampia autonomia amministrativa ed economica.
I privilegi ottenuti furono sempre riconfermati dai Savoia e i Vialardi furono, per secoli i signori di Verrone. Si ebbe solo una parentesi assai breve, quando nel 1695, una parte del feudo fu concessa, col titolo di conte, a Pietro Francesco Frichignono di Castellengo, ma già nel 1699, tornò in possesso di Antonio Bernardino Vialardi che del Frichignono aveva sposato una figlia.
I cugini, Vialardi di Sandigliano, furono poi battuti dall'esercito sabaudo nel 1426 e obbligati alla resa; con questa sconfitta il Biellese fu ormai interamente sotto la dominazione sabauda.
Segue un lungo periodo di liti e contese tra la locale Comunità e i nobili Vialardi, soprattutto in merito ad un eccesso di carico fiscale verso i Savoia i cui abitanti erano sottoposti in quanto i loro beni erano allodiali, mentre i beni dei Vialardi, erano invece ritenuti esenti da tasse o gravami.
Il territorio non passa indenne da guerre, carestie, peste che hanno caratterizzato il XVII secolo.
A metà Settecento l'Intendente Blanciotti descrive il luogo in questo modo "Questo feudo signorile di Verrone appartiene solidamente al signor conte Vialardi in esso abitante. Confinano al medesimo Massazza a matina, Carisio e Saluzzola a mezzo giorno, Gaglianico a sera, Benna a settentrione. Il suo territorio è steso in vasta pianura, ma li prati sono asciuti, produce fromento, segla, melica, legumi e vino inferiore qualità, tutto questo prodotto non solamente basta per la comune manutenzione, ma eziandio vari delli abitanti ne fanno anche qualche disastro specialmente di parte della melica su i mercati di Candello e Biella e del vino ad uso delli abitanti di Netro, Donato e mandamento di Mosso. Non si rinviene quivi chi professi fori del luogo altro mestiere toltane l'agricoltura …", questo documento è tratto dal sito del comune di Verrone.
La storia di Verrone segue poi la storia, dapprima dello Stato Sabaudo e poi dalla Repubblica Italiana.
Da un economia prevalentemente agricola, il territorio s'arricchisce nel XX secolo, di diverse industrie. Lo sviluppo della comunità avviene soprattutto nel 1959 a seguito dell'apertura della Strada Trossi che collega Vercelli a Biella, con la realizzazioni di molte manifatture tessili e meccaniche.
Parcheggiata l'auto nell'ampio piazzale che si prospetta davanti alla Chiesa Parrocchiale, inizio il mio giro turistico proprio da questo antico edificio.
La Chiesa Parrocchia dedicata a San Lorenzo risale ai secoli XIII-XV, ma fu fondata come rettoria della confinante Pieve di San Pellegrino di Puliaco (Salussola), tra il X e il XII secolo. È una chiesa che ha conservato intatta la propria struttura romanica. L'elegante facciata tripartita da lesene è decorata con un rosone centrale e da archetti gotici in cotto sotto il cornicione. Interamente intonacata presenta un portico posto davanti all'unica porta d'ingresso. Due ampie finestre semicircolari sono poste ai lati della porta d'accesso. L'alto campanile invece risale al XVIII secolo.
L'interno è a tre navate, divise da pilastri in muratura, con capitelli ed archi acuti che richiamano l'arte gotica. La primitiva chiesa era a una sola navata, ed aveva l'ampiezza minore. Infatti nel secolo XIII-XIV fu allungata e ancora nei secoli XIV e XV vi furono aggiunte le due navate laterali. In questa occasione fu elevata anche la navata centrale dotandola del rosone centrale. Il portico esterno risale al secolo XVII, come pure il coro attuale.
Al suo interno presenta ragguardevoli opere pittoriche, come gli affreschi dei primi anni del XVI secolo che ornano la navata centrale e quelli della Madonna in trono con San Sebastiano e un altro Santo. Nell'ultima lunetta a sinistra della navata centrale vi è una bella Presentazione al Tempio. Nella navata sinistra vi sono affrescati San Lorenzo e San Domenico, opera di scuola vercellese. La chiesa conserva anche una bella vetrata cinquecentesca raffigurante un Re Magio che adora e porge doni a Gesù, con in basso lo stemma Vialardi, di Martino Spanzotti (XVI sec.). Notevoli anche le opere di scultura lignea, lascito dei nobili Vialardi come la fonte battesimale. Una lapide interna, dal dodicesimo secolo accolse le tombe della famiglia Vialardi che ne ebbe il patronato.
Uscito dalla chiesa parrocchiale e percorso un breve tratto di via dei Gorghi, toponimo che sta a indicare come un tempo questa zona fosse paludoso o comunque allagato, raggiungo la cappella San Rocco, che si erge quasi in aperta campagna.
La semplice chiesetta è circondata da bei roseti e aiuole con basse siepi. Questa ha fattezze semplici con facciata a capanna, ed accesso anticipato da un bel portico, Sul portale, un affresco ormai abbastanza danneggiato, riproduce il Santo a cui è dedicata. La cappella fu ricostruita nel 1714 dai fedeli in ringraziamento per la protezione accordata da San Rocco da una malattia epidemica che aveva colpito il bestiame nel Biellese. Un tempo intorno alla cappelletta veniva radunato il bestiame che una volta all'anno veniva benedetto.
Raggiugo così, dopo una bella camminata, circondato dalla campagna dai bei colori primaverili, il grande edificio che è il castello di Verrone.
Il castello di Verrone è di origine assai remota, andò a formarsi in diversi secoli, raggiunse la sua attuale conformazione quadrangolare con sviluppo attorno ad una corte centrale a seguito della trasformazione di fortificazioni preesistenti, documentate già nel corso dell'XI e del XII secolo. La parte più antica del castello è forse il massiccio torrione quadrangolare o Dongione posto a sud-ovest del complesso. Questo Dongione, localmente detto Bicocca è costruito a paramenti in laterizio con qualche corso binato di pietre, evidenziandone così la parte più antica, attorno al quale i Vialardi, signori di Verrone, svilupparono a più riprese il Castello nel suo complesso. Anche il dongione è completato da caditoie quattrocentesche.
La parte ovest del castello, detta Rocchetta è risalente al XV secolo, munita di una fila di caditoie su beccatelli, organizzate su un triplice ordine di mensole in pietra. La Rocchetta comprende ed è appoggiata ad una torre a pianta circolare, sulla quale sono leggibili diverse fasi di modifiche. La torre è infatti costituita da una parte più antica che giunge fino all'altezza delle caditoie e termina con merli alla guelfa, i quali sono murati per la successiva sopraelevazione della torre, fino all'altezza del tetto della Rocchetta. Successivamente alla torre fu aggiunta un ulteriore coronamento a pianta ottagonale, con diverse apertura su ogni lato, ricoperta da un tetto.
Parte delle mura del maniero furono inglobate, nei secoli, in civili abitazioni. Nella parte rivolta verso il borgo, ove esiste l'arco della porta d'accesso al castello, si notano ancora le aperture dove i bolzoni permettevano l'apertura del portone e della pusterla. Nell'Ottocento parte delle mura furono demolite per far posto alla costruzione della scuola materna.
All'interno della corte è presente una cappella seicentesca che conserva affreschi dedicati all'Assunzione della Vergine. Vi si trova anche un altro piccolo edificio religioso, decisamente più antico, che possiede un'abside forse risalente al XII secolo. Questa chiesetta castrense è dedicata ai Santi Simone e Giuda ed è anch'essa stata affrescata (XV secolo).
Originariamente questa cappella gentilizia era a due navate, ridotte a una dopo il XVI secolo. Sotto l'intonaco nel corso di recenti restauri, sono affiorati affreschi quattrocenteschi con figure di Santi: Quirino, Emiliano, Beato Giovanni Avogadro, Nicola da Tolentino, altri Santi Vescovi e una Messa di San Gregorio.
Il Castello passò dalla famiglia Vialardi ai coniugi Zumaglini-Curbis nel dicembre 1835 con atto di vendita dai fratelli Amedeo ed Augusto Vialardi. Il ramo dei Vialardi di Verrone si estinse nel 1940 con la morte del Generale Vittorio Amedeo ultimo Conte della famiglia.
Il Castello appartiene dal 1993 per più della metà al Comune di Verrone e per la restante parte a tre privati. Al suo interno, oltre agli edifici comunali ospita l'Ecomuseo agricolo di storia contadina e il Falseum. Il museo del falso o Falseum racconta di come l'uomo sia riuscito a cambiare il corso della storia usando il falso o l'inganno, direi unico nel suo genere, tutto da visitare per meravigliarsi.
Mi soffermo un attimo sugli ultimi proprietari del castello, ossia Maurizio Antonio Zumaglini e la sua consorte Cristina, Aloisia, Olimpia Curbis dei Conti di San Michele, vedova dell'avvocato Felice Marandono. Lo Zumaglini, nativo della vicina Benna nel 1804, si laureò in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Pisa nel 1825, e si ritirò nel castello coltivando l'arte della medicina della omeopatia e soprattutto della botanica. Infatti proprio nel Castello di Verrone compose l'opera sua monumentale ancor oggi celebre "Flora Pedemontana", tesa a classificare la flora biellese e con essa diversi trattati scientifici sulla botanica e sulla medicina. Costui fu Consigliere Comunale in Verrone, Senatore del Regno Sabaudo, e fu insignito del Cavalierato dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Morì il 18 novembre del 1865 fu sepolto nella Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo. Invece la moglie Cristina, Aloisia, Olimpia Curbis dei Conti di San Michele nacque a Chieri nel 1798 andò in sposa all'avvocato Felice Marandono da cui ebbe tre figli Luigi, Angiolina e Giuseppina. Rimasta vedova ancora in giovane età, sposò in seconde nozze il dottor Antonio Maurizio Zumaglini.
Continuo ad aggirarmi per il piccolo Borgo, dove ogni tanto s'incontrano antichi edifici con le vecchie scritte di attività commerciali, ormai scomparse. Sono un insieme di costruzione agricole e nuove villette. Anche i due antichi edifici municipali attirano la mia attenzione, posti entrambi su piazza Marandono. Piazza sulla quale fa bella mostra di sé il Monumento ai Caduti delle Guerre Mondiali verronesi.
L'ex Municipio che fronteggia la piazza, è un edificio su due piani con una lunga balconata in pietra e ringhiera in ferro battuto. Questo edificio ospitò la casa comunale dal 1882 al 2003. Questo fabbricato fu acquistato dalla municipalità con l'Opera Pia Santo Spirito e accolse altresì la scuola maschile e l'abitazione del maestro secolare o del cappellano.
Il secondo edificio che si prospetta sull'adiacente via Roma, è più antico e di più modeste dimensioni, presenta oggi un bel portale sia per la porta d'accesso che per portone carraio, anch'esso è su due piani ma la facciata presenta una sola finestra e una bella meridiana. Questa fu la sede comunale dal 1759 e fu un acquisto che il municipio d'allora fece da un privato nel 1740.
Questa Piazza è intitolata a Luigi Marandono, figlio di prime nozze della Contessa Olimpia de' Curbis. Alla morte della madre avvenuta nel 1866 ereditò la consistente parte materna compresa una parte del Castello di Verrone, oltre a cascine e beni terrieri. In omaggio alla figura della madre, legò questa sua cospicua eredità alla nascita in Verrone di un Asilo Infantile; quest'ultimo è ricordato dalla scritta sul frontone dell'edificio dell'Asilo e da una lapide nell'atrio, oltreché dall'intitolazione della Piazza.
Un altro interessante edificio, poco lontano dal Castello e dal centro del Borgo è la Cappella della Madonna delle Grazie, detta anche della Madonnina, anch'essa con tetto a capanna e portico anteriore. Questa fu fatta erigere da Giuseppe Francesco Vialardi di Verrone nel 1725 in ringraziamento per la vittoria di Torino sui Francesi da parte di Eugenio di Savoia-Soissons il 7 settembre 1706. L'edificio, detto Cappella di Pasquere, fu realizzato intorno ad un più antico pilone votivo affrescato con la Madonna col Bambino, opera cinquecentesca di scuola valsesiana.
Anche se è impossibile perdersi per le strette vie de centro storico, proprio per le sue minute dimensioni è bello aggirarci, sia per le caratteristiche antiche costruzioni di campagna, sia per la tipicità di una zona dove la storia incontra la leggenda e l'arte culinaria, tipica di una zona a coltivazione risicola.
Per il mio breve viaggio per Verrone, non ho potuto approfittare del libro "Verrone: Brevi Memorie storiche" pubblicato nel 1926, vero compendio della storia del paese di allora, scritto dal biellese don Achille Borello, che fu parroco di Verrone. A testimonianza del suo profondo legame che ebbe con il paese di Verrone, l'Amministrazione gli intitolò una via.
Riprendo così il mio viaggio alla scoperta di nuovi borghi e delle sue leggende in questo meraviglioso Piemonte.