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A zonzo con il calessino (XXXX ed ultima parte)

Lunedì 01 Febbraio 2021 11:58
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CalessinoIl tempo di svegliarci, fare una rapida colazione, caricare i bagagli sui nostri calessini che sono in attesa di percorre l'ultima tappa, che già salutiamo Pavia e ci ritroviamo lungo la strada ex statale 35 in direzione di Milano. Un cartello stradale mi ricorda che transiteremo nei pressi della Certosa di Pavia. Basta un breve cenno a Gian e alle due ragazze che ci seguono sul loro potente mezzo gemello a tre ruote, che decidiamo di fare una breve sosta in questo antico e affascinante luogo. Vuol dire che attraverseremo rapidamente Milano per consegnare i due calessini entro l'ora prefissata.
Certosa di Pavia è un comune situato nei pressi del Naviglio Pavese, ed il Borgo prende il nome dal monastero certosino situato sul suo territorio. Il comune fu fondato nel 1929 dall'unione dei comuni di Torre del Mangano, Torriano e Borgarello, quest'ultimo si rese nuovamente autonomo nel 1958. La nascita d'importanti industrie nelle vicine città e paesi, assieme alla strada statale che attraversa il Borgo e unisce Milano a Pavia diedero un rapido sviluppo al comune di Certosa di Pavia.
Torre del Mangano, risalente al secolo XIV, possiede un antica porta d'accesso che si trova sulla ex Statale 35 vicino alla Chiesa di San Michele Arcangelo. Fa parte di Certosa di Pavia anche Cascine Calderari che fu un comune autonomo fino al 1872, quando venne unito al comune di Torre del Mangano. In questa borgata vi è una bella Chiesa Parrocchiale del secolo XVI intitolata a San Rocco confessore. Ne fa parte anche l'ex Comune di Torriano, autonomo fino al 1929. Qui vi è la Chiesa di Sant'Apollinare Vescovo e Martire, del secolo XV, è sede di parrocchia. Ma vi è anche Samperone, uno dei centri abitati che fu un comune autonomo fino al 1872, quando il comune di Sanperone venne aggregato al comune di Torriano, anche questo Borgo ha la sua chiesa dedicata, la Chiesa di San Brizio Vescovo, che è originaria del XVI secolo.
Strombazzanti entriamo nel lungo viale che conduce alla Certosa, dopo aver superato il ponte sul Naviglio. Il monastero fu fondato nel 1396, per volere di Gian Galeazzo Visconti. Dall'esempio della Certosa di Champmol, che fu fondata presso Digione da Filippo l'Ardito, duca di Borgogna e cognato del Visconti, derivano l'idea di un grandioso progetto celebrativo della dinastia. La Certosa infatti era collocata in prossimità di quello che era il vasto parco posto a nord del castello ducale di Pavia in direzione di Milano, cui il monastero era collegato da numerosi percorsi interni.
La posa della prima pietra avviene un anno dopo l'investitura di Gian Galeazzo a duca di Milano, concessa dall'Imperatore nel settembre 1395. Per Visconti prima e poi degli Sforza la Certosa rappresentò , un luogo privilegiato, onde manifestare attraverso il suo splendore la grandezza della casata. Infatti riuniva le funzioni di palazzo nobiliare, chiesa palatina e mausoleo.
Raggiungiamo così il complesso e purtroppo lo troviamo chiuso, possiamo solo ammirare, dopo aver parcheggiato i nostri Ape calessini, la magnifica facciata della chiesa attraverso il cancello del portone d'accesso ampio giardino antistante l'edificio religioso. Il complesso della Certosa di Pavia è composto dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, dalla grande corte ducale antistante la facciata della Chiesa, sulla quale affacciano sia le costruzioni adibite ad attività agricole e a destra il Palazzo Ducale, dietro al quale si articolano diversi chiostri.
Mi trovo così a descrivere cosa avrebbero potuto vedere se avessimo trovato il complesso aperto. La mia conoscenza è soprattutto dovuta ad una frequentazione sia dovuta alla mia innata curiosità per il bello, che per l'uso costante di prodotti erboristici che ancora oggi i monaci producono.
Superato il fossato che cinge tutto il complesso certosino la cancellata da accesso al vestibolo, che appunto introduce al piazzale ducale antistante il tempio. La facciata del vestibolo è decorato all'esterno da un'Annunciazione posta ai lati dell'arco d'ingresso anche se difficilmente leggibile perché mancante di molte parti, con figure di Profeti e Santi posti nelle lunette. Il vestibolo al suo interno è diviso in due ambienti ampiamente decorata e con la seconda volta a padiglione impreziosita da decori con il monogramma GRA-CAR (“Gratiarum Chartusia”, Certosa delle Grazie).
Del cantiere della Certosa fu inizialmente responsabile Bernardo da Venezia, architetto già impegnato in numerose fabbriche milanesi, cui vennero affiancati Cristoforo da Conigo e Giacomo da Campione, ingegnere del Duomo di Milano, seguirono molti altri architetti. Ripetutamente ampliato anche il Palazzo Ducale si ispira ai canoni architettonici del Classicismo austero. Ma la libertà espressiva e d'azione di questi architetti che si esprime tra Controriforma e Barocco, fu relativamente limitata, infatti la presenza di un ordine monastico come i certosini, imponeva una struttura architettonica definita e di rigorosa semplicità. Come ad esempio, accanto alla Chiesa la necessità, di un chiostro piccolo nel quale raccogliere gli edifici connessi alla vita della comunità monastica, dal refettorio, al capitolo, all'infermeria ed un chiostro più grande suddiviso in 123 arcate con le celle dei monaci, cui si aggiungevano alcuni altri edifici di servizio, come la foresteria per gli ospiti.
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è a pianta longitudinale a tre navate con volte a crociera e 14 cappelle laterali. L'abside e transetto sono coperti da volte a crociera sorrette da pilastri polistili in pietra e con decorazioni pittoriche. Ricordo che rimasi impressionato benevolmente dal monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este.
Quello che possiamo ammirare dal vestibolo d'accesso alla corte ducale dove si prospetta davanti a noi la Chiesa è comunque una manifestazione di imponente grandezza e bellezza di questo edificio. Infatti la facciata é tutta una decorazione marmorea, composta di statue, rilievi e intarsi che furono inizialmente affidati ai fratelli Cristoforo e Antonio Mantegazza, Antonio Della Porta detto il Tamagnino. Il portale è dei primi anni del Cinquecento a cui lavorò anche Cristoforo Lombardi detto il Lombardino a metà del XVI secolo. Sulla facciata vi sono decine di medaglioni con profili di imperatori e qualche scena legata all'epica antica.
È un vero peccato che non possiamo accedere al suo interno, non vi è un solo locale che non nasconda meraviglie, oggetto di una continua mia scoperta. Sono vane molte mie descrizioni in un complesso che raccoglie la storia di importante casate milanesi oltreché un bel tratto di storia dell'arte.
Lasciamo così la Certosa con la promessa di tornarci per una accurata visita e ci buttiamo nel traffico della strada che ci conduce verso Milano. Transitiamo per molti borghi piccoli e grandi come Giovenzano, Casarile, Binasco, Badile, Moirago, sempre costeggiando il naviglio pavese. Mi piacerebbe fermarmi in qualcuno di queste località, ma il tempo è tiranno e sembra che i nostri calessini vogliano rientrare il prima possibile al loro deposito. D'altra parte non credo sia facilissimo attraversare la città di Milano con i nostri mezzi a tre ruote, anche se sarà divertente. Superiamo anche Rozzano, Milanofiori, ormai non distinguo più dove siamo, fortunatamente a condurre è Gian che si destreggia abilmente in questo intrigo di strade e tra un caotico traffico veicolare. Certamente se fossi stato da solo, mi sarei perso. Invece con Gian alla guida i nostri calessini in un lasso di tempo veramente breve attraversiamo Milano. Certo che sarebbe stato bello arrivare in Piazza del Duomo o davanti alle Colonne di San Lorenzo con i nostri strombazzanti calessini, magari fermarci davanti alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie per poter andare a vedere l'affresco dell'ultima cena di Leonardo da Vinci.
Milano è una città che mi ha sempre affascinato ma mi ha sempre spaventato per il suo essere caotico. Riesce a nascondere dietro ai suoi grattacieli delle piccole perle di architettura, di storia; è ricca di leggende e storie vissute da tanti famosi personaggi della nostra Italia.
Superiamo così anche Milano, inizio a vedere i cartelli stradali di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e raggiungiamo così Cusano Milanino, nostra tappa finale. Ad attenderci, come all'andata, troviamo Angela, con il suo bel solare sorriso.
Ripercorriamo tutti insieme le tappe del nostro viaggio, le emozioni, le sensazioni, i colori dei paesaggi visti, le meraviglie architettoniche visitate, le persone conosciute con le loro storie, i sapori dei piatti tradizionali gustati. I nostri saluti sono calorosi con molti rimpianti per la nostra separazione dai calessini che ci hanno trasportato e accompagnato nel girovagare sulle strade del novarese, biellese, vercellese e della Valle d'Aosta. Con il rombo schioppettante dei loro motori a scoppio che hanno richiamato l'attenzione delle persone incontrate lungo il nostro percorso. Lo strombazzare dei clacson nei centri abitati ha per lo più raccolto i gioiosi commenti dei ragazzini che divertiti, ci accompagnavano correndo per un tratto di strada.
È tempo ormai di sciogliere la nostra compagnia e tornare alle nostre residenze. Giunti alla stazione ferroviaria ci salutiamo calorosamente con la promessa di risentirci ed io con la speranza di tornare a girovagare su un calessino per il mio Piemonte.



Fine XXXX ed ultima parte.