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Collegno

Mercoledì 17 Marzo 2021 13:45
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CollegnoRaggiungo quindi Collegno, chiamata in origine denominata Collegium Ad Quintum perché posta a cinque miglia da Augusta Taurinorum lungo il tracciato della strada romana delle Gallie. Collegium Ad Quintum, poi Ad Quintum scomparve lasciando posto a Collegium che divenne infine Collegno; infatti la storiografia ufficiale fa risalire la nascita di Collegno a duemila anni fa quando, in epoca romana, costituiva una tappa mansio, cioè una stazione di fermata per i viaggiatori diretti verso la Gallia.
Il primo insediamento a cui risale l'attribuzione di Collegium sorse all'incirca nell'80 d.C forse ove oggi è situata la Chiesa di San Massimo. E sempre tra quest'area e Rivoli avrebbe avuto luogo la sanguinosa battaglia tra gli eserciti di Massenzio e Costantino nel 312 che vide la morte di 100.000 uomini.
Successivamente, sempre in questa zona, si insediò nel VI secolo una "fara" longobarda, ossia un villaggio. Nel 950 Collegno e il suo territorio passò sotto il controllo dei Marchesi di Susa e poi nel 1046 divenne feudo dei Savoia e da questo momento ne seguì le sorti.
Nel 1171 Umberto III di Savoia iniziò la costruzione del Castello di Collegno, contribuendo così a far nascere l'attuale centro storico, delimitato da una cinta muraria. Ci fu un breve periodo, ossia quello delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, in cui Collegno venne concessa in feudo al Vescovo di Torino, tornerà a casa Savoia nel 1238 quando Tommaso II di Savoia fu investito del feudo dall'Imperatore Federico II.
Nel 1320 venne investito del Borgo, Anselmo o Lantelmo detto "il Bastardo d'Acaia", figlio illegittimo di Filippo d'Acaja, i cui discendenti manterranno il feudo fino alla fine del XVI secolo. Ciò nonostante in questo periodo, Collegno, come molte altre città piemontesi, fu occupata più volte dalle truppe e dagli eserciti stranieri, francese e spagnolo ed è che in una di queste occasioni che le sue mura vennero rase al suolo.
Nel 1599 viene investito del Borgo, Francesco Provana di Cartignano, appartenente a una delle famiglie più prestigiose del Piemonte e con lui il castello venne ricostruito.
Il XVII secolo vide Collegno provata da nuove occupazioni francesi e spagnole e poi la terribile guerra civile tra principisti e madamisti; siamo intorno al 1640 quando le due fazioni, ossia Tommaso e Maurizio di Savoia con i loro sostenitori da una parte, e Maria Cristina di Francia, la prima Madama Reale con i suoi fedelissimi dall'altra, si scontrarono. Ma Collegno subì anche nel 1626 lo scoppio della peste bubbonica che uccise un'alta percentuale di abitanti.
Nel 1641, una comunità di Padri Certosini, ordine religioso fondato da San Brunone nel 1084, si trasferisce, da un piccolo monastero di Avigliana, a Collegno, invitati da Maria Cristina di Francia, reggente di Casa Savoia, a custodire il Convento. Inizia così, nel 1648, la costruzione della Certosa.
Collegno rimane sotto la dominazione francese dal 1798 al 1815, ossia in epoca napoleonica. In questa occasione davanti al Castello di Collegno viene eretto l'albero della Libertà.
Superata l'occupazione napoleonica, iniziò la crescita industriale con nuove manifatture, favorendo anche la crescita demografica. Sempre in questo periodo si insedia nell'edificio della Certosa, il del Regio Manicomio di Torino (1852). Il 1878 fu un anno importante per la comunità di Collegno, perché l'imprenditore svizzero Napoleone Leumann fondò l'omonimo cotonificio che diventò in poco tempo un'azienda di notevoli dimensioni con oltre 800 operai e seicento telai meccanici. Accanto alla fabbrica venne addirittura costruito un villaggio residenziale per operai e impiegati tra fine del XIX e l'inizio del XX secolo.
Nuove aziende continuarono a installarsi a Collegno, come la Chazalettes. I suoi proprietari, originari di Chambéry, emigrarono a Torino, capitale dell'allora Regno di Sardegna, nel 1860, anno della cessione della Savoia alla Francia. Dal primo stabilimento in Torino realizzato nel 1876 da Clemente Chazalettes che fondò la Cte.Chazalettes & Co Premiata Fabbrica di Vermouth e Liquori, con sede in via Sacchi, vicino alla stazione torinese di Porta Nuova, sviluppò l'azienda e la sua produzione nel nuovo stabilimento a Collegno nel 1909. Ma anche l'azienda Bertolini con la produzione di spezie e preparati per la cucina e molte altre.
Durante la Guerra di Liberazione, tanti giovani collegnesi si arruolano nelle bande partigiane e dettero il loro contributo alla lotta antifascista. Al termine della guerra, il 30 aprile 1945, Collegno e Grugliasco pagarono un alto tributo di sangue con il sacrificio dei 68 Martiri, tra i quali Don Sapino, Parroco della frazione Savonera. Questa tragica pagina di storia, conosciuta come "La strage di Grugliasco e Collegno" fu un eccidio compiuto il 30 aprile 1945 dalla 34ª Panzer Division in ritirata, contro civili e partigiani del posto, cui seguì, il giorno successivo, la ritorsione partigiana sui prigionieri di guerra della 2ª Divisione Granatieri Littorio.
Collegno è per lo più famosa per il suo "smemorato", un fatto realmente accaduto nel 1926, quando una persona fu ricoverata nel manicomio. Conosciuto anche come il "caso Bruneri-Canella", ebbe rilievo internazionale e fu fonte d'ispirazione letteraria per scrittori, registi e drammaturghi del Novecento, tra i quali "Il teatro della memoria" del 1981 di Leonardo Sciascia. A teatro con "L'uomo che smarrì se stesso", commedia di Giovanni Cerlone (c'è chi afferma che è lo pseudonimo di Eduardo De Filippo), portata in scena il 3 settembre 1927; anche "Lo smemorato", commedia in tre atti di Emilio Caglieri messa in scena dalla compagnia "Durante" nel 1929; fu rappresentato per la prima volta a Milano nel 1930 "Come tu mi vuoi", dramma in tre atti di Luigi Pirandello. Al Cinema con: "Come tu mi vuoi (As You Desire Me)" del 1932, film di George Fitzmaurice con Greta Garbo, basato sul dramma di Pirandello; anche "Non ti conosco più" del 1936, film di Nunzio Malasomma con Vittorio De Sica, tratto dalla commedia di De Benedetti; del 1938 "Un caso famoso (Carrefour)", un film francese di Curtis Bernhardt, interpretato da Charles Vanel, sceneggiatura di Hans Kafka, ispirata dal caso Bruneri-Canella; del 1936 è il film "Lo smemorato", di Gennaro Righelli con Angelo Musco, tratto dalla commedia di Caglieri; invece Dead man's shoes del 1939, è un rifacimento inglese del film francese del 1938; fu diretto da Thomas Bentley e interpretato da Leslie Banks; più recente del 1962 "Lo smemorato di Collegno" film di Sergio Corbucci con Totò; ancora "Non ti conosco più amore" del 1980, film di Sergio Corbucci con Gigi Proietti, Monica Vitti e Johnny Dorelli, basato sulla commedia di De Benedetti del 1932; invece del 1984 "Uno scandalo perbene", film di Pasquale Festa Campanile con Ben Gazzara e Giuliana De Sio. Per televisione con "Lo smemorato di Collegno", miniserie diretta da Maurizio Zaccaro, trasmessa da Rai 1 il 29 e il 30 marzo 2009, con la partecipazione e magistrale interpretazione televisiva del mio amico Gualtiero Burzi nel ruolo di Renzo Canella, ipotetico fratello dello smemorato.
Nel dopoguerra Collegno cambia volto e si ingrandisce, grazie all'intenso sviluppo industriale e all'immigrazione dal meridione d'Italia.
In seguito alla dismissione dell'Ospedale Psichiatrico, parte del complesso architettonico fu riqualificato ed attualmente ospita molti servizi per la città, oltre a scuole e centri culturali.
La mia visita comincia proprio dalla Chiesa di San Massimo, posta in Via XX Settembre che un tempo era posta fuori del Borgo cittadino ed era sulla strada della Via Francigena. Oggi la Chiesa è totalmente diversa, considerato i numerosi rifacimenti subiti. Questo si presenta con una facciata più ampia, in mattoni con archetti e lesene e coperta da tetto a capriate, che abbraccia le tre navate interne. Durante la ricostruzione di metà XX secolo, negli scavi della Chiesa è stata scoperta una cripta, dove sono emerse le tracce di un'antica e imponente Basilica, risalente alla seconda metà del V secolo d.C., verosimilmente eretta per la sepoltura del secondo vescovo di Torino, di nome Massimo. Pare che il primo edificio paleocristiano fosse stato edificato su un preesistente edificio romano. La chiesa conserva una statua lignea di San Massimo, eseguita intorno al terzo decennio del sec. XV.
Raggiungo così il Borgo medioevale, realizzato intorno al castello. Proseguo a piedi e prima di salire verso i castello, mi soffermo a guardare la Cappella della Madonnina o Madonna del Ponte.
Questo piccolo edificio religioso era già esistente nel 1581 e fu riedificato nel 1791. Fu dedicato alla Natività di Maria Vergine quale voto comunitario. In passato una bealera correva davanti alla chiesa e l'accesso alla stessa avveniva tramite un piccolo ponte.
Poco distante la Dora Riparia realizza una grande ansa, ove al centro vi era edificata un Setificio, ora adattato a struttura residenziale.
Il voto comunitario per cui fu riedificata la chiesetta, sul precedente edificio religioso, fu fatto in occasione dell'assedio di Torino da parte dei soldati franco-spagnoli del 1706. Caratteristico il piccolo campanile della chiesetta che ha un impianto triangolare. L'attuale prospetto della chiesetta è tripartita da lesene e presenta due ordini ed un enorme frontone con lapide dedicatoria marmorea nel timpano. Ai fianchi dell'unica porta d'accesso vi sono due finestre rettangolari e al centro del secondo ordine una grande finestra ovale. Salgo verso il castello, ed è delizioso perdersi tra le antiche stradine del vecchio centro storico. Qui oltre al castello, ovviamente di proprietà privata, è possibile ammirare diversi edifici storici, palazzi nobiliari ed edifici religiosi. Non sembra nemmeno di essere nella caotica e rumorosa Collegno che si estende sotto la collina. Il Castello dei Provana, vuole che la sua edificazione sia attribuita a Umberto III di Savoia, nel 1171. Il maniero venne distrutto nel secolo XIII per le diverse vicissitudine storiche del torinese e poi ricostruito.
La parte più recente del castello è del XVII secolo si deve ai Provana, feudatari di Collegno e proprietari del castello dal 1599 al 1915, quando Luisa, ultima discendente della famiglia, sposerà Alessandro Guidobono Cavalchini Garofoli ed il castello passa a questa famiglia.
La seicentesca facciata del castello è attribuita al Juvarra ed è stata ultimata dall'ingegner Talucchi. Dell'antico maniero rimane la massiccia torre che svetta su Collegno e sul corso della Dora Riparia. Nel complesso castrense è presente anche la Chiesa della Beata Vergine Maria e dei Santi Felice e Calogero. Sempre nel Borgo antico, in Via Matteotti vi è la Chiesa di Santa Croce che probabilmente sorge sull'antica Cappella Disciplinatorum, già sede della Confraternita dei Battuti o disciplinati, presente nel 1538. Questa Chiesa sarà l'unica chiesa officiante di Collegno tra il 1585 ed il 1772 in quanto le attuali parrocchiali di San Massimo e San Lorenzo erano fuori dal centro cittadino e non protette dalle antiche mura. La struttura attuale risale al 1714 ed il campanile venne aggiunto nel 1742. La facciata è maestosa, suddivisa in due ordini con marcapiano aggettante e un grande frontone per il tetto a capanna. Presenta un unica porta d'accesso, nella facciata tripartita da lesene. Anche il secondo ordine è tripartito e presenta una finestra ovale al centro.
Nei suoi pressi vi è il bel circolo sociale, risalente al 1879. Mentre in Via Belfiore vi è l'omonima Villa che il Conte Alessandro Giuseppe Provana, conte di Collegno, nel 1852 mise a disposizione delle figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli per la gestione della scuola femminile, poi divenne il primo asilo infantile per tutti i bambini collegnesi.
Nel 1994 la famiglia Guidobono Cavalchini Garofoli la donò al Comune di Collegno con il vincolo di destinarla ad attività benefica a favore della popolazione locale. Il bell'edificio, presenta un artistico portale e sulla facciata vi è una lapide marmorea con altorilievo del ritratto del donatore. Sempre nel Borgo antico non è difficile trovare affreschi votivi sulle case, decorazioni e portali gotici in cotto su quelle più antiche, anche se non tutte ben conservate. Sulla via principale del Borgo antico, ossia Via Amedeo Duca d'Aosta, fa bella mostra di sé il Circolo Martiri della Libertà, alcune trattorie di cucina tradizionale e un palazzetto porticato, che presumo un antico edificio pubblico.
Dopo un accurata visita al centro antico, poco fuori di quelle che un tempo erano le mura urbiche, trovo la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo, o meglio dei Santi Massimo, Pietro e Lorenzo Questa Chiesa fu edificata verso tra il XVII e il XVIII secolo in stile Barocco, sul sito della vecchia Chiesa di San Pietro. Nel 1815-1816 la Chiesa fu ancora ampliata e prese la forma che conserva tutt'oggi cioè a forma di croce latina. La Chiesa attuale è composta da un'aula unica, quattro cappelle laterali dedicate rispettivamente a Sant'Ignazio, a Sant'Antonio, alla Madonna del Rosario e al Santissimo Crocifisso e conserva pregevoli sculture lignee settecentesche dello scultore torinese Stefano Maria
Clemente. Tra cui dieci grandi statue di Santi, un gruppo della Santissima Trinità, oltre al pulpito, alcuni crocifissi e un piccolo gruppo ligneo del Battistero di Gesù.
La Chiesa presenta un campanile edificato nel XIX secolo, ma rimasto incompiuto perché i Certosini della Real Certosa di Collegno ritenevano che lo stesso potesse disturbare la clausura del monastero. La facciata è tripartita da coppie di leggere lesene, ed è divisa in due ordini. Presenta una sola porta d'accesso con un bel portale sormontato da un frontone semicircolare. A lati due nicchie con statue. Al centro del secondo ordine una finestra con colonnine e nel mezzo del timpano un altorilievo.
Poco distante vi è il magnifico portale d'ingresso della Certosa Reale di Collegno.
La Certosa sorse per volere di Maria Cristina di Francia, duchessa di Savoia, prima Madama Reale, voluto al ritorno da un soggiorno a Grenoble in visita al fratello Luigi XIII, ed in quella occasione si recò in pellegrinaggio alla "Grande Chartreuse", casa madre dell'Ordine dei Certosini.
Alla sua edificazione parteciparono Maurizio Valperga e Filippo Juvarra, quest'ultimo progettista dell'ampliamento settecentesco e del magnifico portale di ingresso. Questo portone che rende la facciata della Certosa monumentale, fu realizzata dallo Juvarra nel 1737 in occasione del matrimonio di Carlo Emanuele III con Elisabetta Teresa di Lorena. Furono i Certosini del monastero provenienti da Avigliana che dal 1641 si occuparono della Certosa, dedicata all'Annunziata, patrona di Casa Savoia.
Con l'occupazione napoleonica, del 1802, i Certosini di Collegno furono privati dei propri possedimenti, soltanto col ritorno dei Savoia, nel 1816, la Certosa poté nuovamente essere destinata all'attività spirituale. Ma dal 1853 i locali furono successivamente trasformati nella sede del Regio Manicomio, la nuova destinazione rese necessario un ulteriore ampliamento.
Oggi nei sui immensi spazi ospita scuole, università, strutture sanitarie ed altre attività pubbliche. Mi piace perdermi tra i sui grandi chiostri, leggere le tante targhe commemorative che ricordano i benefattori e le funzioni a cui fu destinata la struttura. Nel chiostro grande, belle colonne in granito e un bel pozzo marmoreo che ne occupa il centro. All'interno della Certosa vi è un grande ippocastano, considerato uno dei simboli della città, si narra infatti che sotto le sue fronde, Giulia Canella abbia riconosciuto lo Smemorato di Collegno come suo marito disperso nella Prima Guerra Mondiale.
Un tempo, la Certosa doveva contenere preziose tele e pale d'altare. Di particolare attenzione è la chiesa della Certosa che nel 1840 fu dichiarata da re Carlo Alberto, cappella dell'Ordine supremo dell'Annunziata.
Lentamente rientro verso la mia auto per andare a vedere ancora alcuni edifici che hanno fatto la storia del Borgo. E nel recarmi all'auto ricordo alcuni personaggi importanti per Collegno, come Giacinto Provana di Collegno nato nel 1794 e deceduto nel 1856. Costui fu un Politico e militare di carriera, prese parte alle campagne napoleoniche del 1813 e del 1814 e poi ai moti piemontesi del 1821. Fu altresì ministro della guerra nel governo provvisorio lombardo nel 1848 per alcuni mesi e quindi Senatore del Regno e Ambasciatore a Parigi.
Un altro personaggio è Lajos Kossuth, un'eroe dell'indipendenza ungherese, nato nel 1802 e morto nel 1894. Costui fu amico di Garibaldi e Mazzini e visse per circa trent'anni a Collegno.
Ripreso l'auto vado a vedere dapprima la bella ma da ristrutturare Villa Richelmy in strada San Lorenzo, opera di Carlo Ignazio Galletti, fatta costruire dal banchiere Pietro Rignon a fine Settecento. Mi sposto poi ad ammirare la Chiesa cimiteriale, posta a poca distanza dalla villa. Il cimiero sorge su una vasta area un tempo abitata dai Longobardi e con sepolture databili VIII secolo. La cappella cimiteriale, già Chiesa San Lorenzo, era già attestata nel 1047 da un diploma di Enrico III a favore dei canonici capitolo della Cattedrale di Torino. A ridosso della chiesetta che non presenta in facciata particolari caratteristiche vi è una torre di origine medioevale. Proseguo per la Cappella di San Martino situata in Via Alpignano, edificata nel XVIII secolo, come ex voto dall'allora famiglia Negro. All'interno della cappella sino ad alcuni anni fa erano custoditi ex-voto donati dai soldati provenienti dalla Campagna di Adua e della Campagna d'Africa, e successivamente, mi raccontano, trafugati da ignoti.
Mi reco altresì in Corso Francia a vedere la Chiesa di Santa Elisabetta, che fu voluta come mi ricorda una lapide murata all'interno della Chiesa, da Napoleone Leumann nel 1907 il progetto per la Chiesa fu commissionato all'ingegnere Torinese Pietro Fenoglio, esponente di spicco dello stile Liberty a Torino.
La Chiesa con navata unica, è coperta da capriate lignee e ha ai lati due piccole cappelle illuminate da aperture trifore di ispirazione neo-romantica. Le vetrate e la decorazione interna della Chiesa sono di tipo gusto Liberty. La facciata è caratterizzata dalla presenza dei due campanili e da un pronao con 4 colonne d'ingresso con una breve scalinata. Sopra al pronao una ampia vetrata lunettata e 2 finestre in corrispondenza dei campanili. L'intera facciata, è realizzata con alternanza di mattoni a vista e fasce di cemento.
Purtroppo ho poco tempo per visitare il villaggio operaio di Leumann. Il complesso è costituito da due comprensori di casette ai lati dello stabilimento tessile. Sia le case che l'ingresso dell'opificio sono in stile Liberty.
Napoleone Leumann, illuminato imprenditore volle realizzare questo villaggio non solo come un centro residenziale per i suoi operai e impiegati, ma come un'area con istituzioni sociali e tempo libero rendendolo per l'epoca un centro socialmente evoluto.
La giornata è trascorra rapidamente ed ho potuto godere di una città come Collegno, che benché ormai un unicum con la metropoli torinese, riesce a mantenere posti nascosti in cui tramandare il suo secolare passato e affascinarmi con il suo centro storico.