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Bergamo (II parte)

Giovedì 01 Aprile 2021 11:58
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BergamoLa mattina si presenta calda e luminosa, dopo una buona colazione ricomincio la mia passeggiata dove l'ho abbandonata ieri sera; torno così in Piazza Vecchia da secoli il fulcro del potere politico di Bergamo e ancora oggi è il "salotto buono" dove ci si incontra nel tempo libero.
La Piazza fu realizzata ove un tempo sorgeva l'antico foro romano, divenendo già in epoca medioevale, punto nevralgico della città. La Piazza Vecchia come esiste oggi assume questa forma solo dopo l'innalzamento del Palazzo della Ragione, infatti prima si estendeva fino ad Duomo.
Al centro di Piazza Vecchia mi soffermo ad ammirare la fontana Contarini, donata alla città nel 1780 dal Podestà Alvise Contarini, voluta durante la dominazione veneziana, sia per ragioni di abbellimento del centro della città, sia per scopi pratici come fornire una fonte per dissetare i viandanti, bevendo dalle sue bocche che rappresentano delle sfingi. Curiosamente venne sostituita a fine del XIX secolo da una statua dedicata a Giuseppe Garibaldi, ma fu poi ripristinata nella sua forma originaria nel 1922.
Sulla Piazza si affacciano maestosi edifici tanto da far dire a Le Corbusier: "non si può più toccare neppure una pietra, sarebbe un delitto". Tra questi vi è il Palazzo della Ragione, che risale alla fine del XII secolo e rappresenta la più antica sede comunale esistente di tutta la Lombardia.
Un'altra statua presente in Piazza è quella di Torquato Tasso, posta all'ombra del Palazzo della Ragione. Se non fosse per la targa apposta sulla statua e per il vicino caffè che porta il suo nome, sarebbe stato difficile riconoscerlo. La statua marmorea appare defilata nella scenografica Piazza, fu voluta dal bergamasco Marco Antonio Foppa con il suo lascito testamentario del 1673. Questa fu realizzata otto anni dopo dallo scultore milanese Giambattista Vismara, ma vista le sue dimensioni non poteva essere posta sotto i portici del Palazzo Nuovo. Fu allora collocata ove io posso ancor'oggi ammirarla. Torquato Tasso non era nato a Bergamo ma a Sorrento, trascorse però lunghi anni della sua vita a Bergamo, essendo la famiglia paterna originaria di questa città.
Curiose anche alcune vicende del caffè che oggi porta il nome del grande letterato, infatti prima si chiamava Locanda delle due Spade e cambiò denominazione proprio nel 1681 quando fu collocata la statua. Questo caffè, inoltre fu il ritrovo già dal 1859 dei volontari bergamaschi che si unirono a Garibaldi.
Prima di accedere al Campanone, faccio visita al Palazzo della Ragione. Il Palazzo della Ragione subì diversi gravi incendi come quello del 1513, appiccato per mano degli spagnoli che in quell'anno avevano occupato la città, conseguentemente subì diversi rimaneggiamenti, come nel 1453, quando vennero aperte due ampie trifore ogivali rivolte verso la Piazza. Tra le due trifore, nel Cinquecento venne aperto un grande finestrone in stile veneziano con balcone, sormontato dal leone di San Marco. Nell'ampio spazio sotto al Palazzo della Ragione vi è una antica meridiana solare costruita nel XVIII secolo. Mi si dice che alle 12.00 in punto dell'ora solare, il raggio che filtra dal foro nello scudo appeso alle arcate indicherà la data e il segno zodiacale. Purtroppo non ho tempo per aspettare mezzogiorno e mi accontento di guardarla con ammirazione per l'ingegno creato. Infatti oltreché fungere da orologio solare, è anche datario con mesi e giorni dell'anno, segna le costellazioni astrologiche e presenta anche una rosa dei venti. Questa meraviglia fu realizzata nel 1798 dall'abate Giovanni Albrici è incisa per terra su lastre di marmo.
Sotto il porticato vi è una gradinata posta sull'unico lato chiuso del Palazzo della Ragione, in questo luogo un tempo si pubblicavano le sentenze. Su questa gradinata, un tempo ricoperta da comodi cuscini e tappeti, sotto all'edicola votiva della Beata Vergine col Bambino in gloria di angeli di fine XVII secolo, opera dello scultore italo-svizzero Bartolomeo Manni, i giudici si sedevano per amministrare la giustizia; erano denominati Giudici del maleficio o delle cause criminali. Usanza che sopravvisse fino al 1797, ora si seggono i bambini a gustarsi il gelato.
Un momento di sosta devo dedicarlo ai capitelli delle massicce colonne del Palazzo. Queste raccontano, attraverso le figure del bestiario medioevale, le basi su cui si reggeva la comunità. Ed ecco che trovo un leone pacifico e mansueto a rappresentare un governo forte ma vigile, ossia il Potere, ma anche rappresentato dall'aquila presente su un'altra colonna. Mentre una figura umana con le ali e una corona che le cinge la testa, intento a srotolare un cartiglio, rappresenta la proclamazione della legge degli uomini e la nascita del Comune. Ancora due oche che incrociano il collo, a simbolo della fedeltà. Lì vicino due figure maschili che sorreggono la cornice di un capitello, uno nudo e l'altro ben vestito a rappresentare come il povero e il nobile concorrono a sorreggere l'edificio del Comune. Ancora una catena di persone che si tengono per mano, questi sono i "cives", ossia i cittadini e con loro il Podestà che tiene tra le mani le chiavi della città. Sono molte le figure che, come elementi decorativi, ricordano l'epoca comunale di Bergamo.
Per salire al piano superiore del Palazzo della Ragione devo fare una bella scalinata in pietra. Questa scalinata loggiata è detta Scalone dei Giuristi e sulle sue pareti sono affisse una moltitudine di lapidi, di foggia e dimensioni diverse; non comprendo a chi appartenessero, ma queste sono ricche di simboli, stemmi, animali incisi che da sole potrebbero raccontare la storia della città.
Accedo così alla Sala delle Capriate, come è denominata dalle sette capriate lignee che reggono gli spioventi del tetto, scaricandone il peso lungo le pareti. La Sala, di grandi dimensioni e con i suoi ampi spazi, è luogo d'esposizione per mostre d'arte. Questa Sala raccoglie gli affreschi o parte di essi, che decoravano la città rinascimentale e che a causa del deterioramento dovuto dal tempo e dagli eventi atmosferici, rischiavano di essere perduti per sempre e che furono distaccati per preservarli ivi collocandoli. Vi sono anche affreschi del Bramante che adornavano il Palazzo del Podestà e la Piazza Nova, ossia Piazza Vecchia. Infatti un tempo il Palazzo del Podestà era interamente affrescato. Questo Palazzo è posto sul fianco dello Scalone dei Giuristi e per secoli fu chiamato "Hospitium potestatis", ed è Palazzo che comprende la Torre Campanaria, mio prossimo oggetto di visita.
Il Palazzo del Podestà fu edificato nel XII secolo dalla famiglia di fazione ghibellina dei Suardi, che ne perse la proprietà a causa delle sanguinose lotte tra le famiglie cittadine di fazione o guelfa o ghibellina, divenendone di proprietà del Comune e residenza dei Podestà fino a tutto il XIV secolo. Passò poi in mano di diversi proprietari fino a che la Repubblica di Venezia cambiò l'aspetto della città e la destinazione dei differenti edifici tra cui questo che venne ingrandito e prese temporaneamente il nome di Palazzo dei Giuristi, ma con questo nome viene ancora identificata la parte a sud della torre civica. Nel 1477 la facciata del Palazzo del Podestà venne dipinta dal Bramante, con la raffigurazione dei Sette savi detti "Li philosophi" dell'antichità e di targhe recanti iscrizioni, ormai scomparse. Subì diversi incendi e durante l'occupazione napoleonica e la formazione della Repubblica Cisalpina, l'edificio divenne sede della Corte di Giustizia e del Tribunale provinciale. Fu anche sede, nel XX secolo, del Civico Museo di Storia Naturale, divenne poi Scuola Superiore di Giornalismo dell'Università Cattolica di Milano e nel 1961 la Scuola Biennale di Specializzazione post-laura di Giornalismo. Dal 1968 è sede del Consorzio per l'Istituzione di Facoltà Universitarie.
Prima di accedere al Campanone, faccio visita al Museo del Cinquecento che si trova nel Palazzo del Podestà, dove ho l'occasione di vedere attraverso le sale interattive, la storia cittadina orobica, sia sotto l'aspetto urbanistico che commerciale. Ci accedo attraverso una grande apertura ad arco a sesto acuto del palazzo, subito trovo i resti del proto urbano di epoca protostorica del VI-V sec. a.C., con il foro romano dell'epoca tardo repubblicana imperiale. Vi sonomolti affreschi ed opere rinascimentali e proseguendo per le sette sale che si susseguono, ho modo di conoscere la vita, i personaggi, i prodotti, le mode della città durante il Rinascimento. Mi soffermo soprattutto in una sala che racconta il cibo che i bergamaschi del Cinquecento conoscevano, commerciavano e mangiavano, in particolare ciò che lo speziale o aromatoio vendeva nella sua bottega.
Dal Museo accedo al Campanone ossia all'antica torre o casa-torre della famiglia ghibellina dei Suardi, poi diventata Torre Campanaria. Questa Torre civica svetta su l'intera Bergamo alta e nel XIV secolo ospitò anche le carceri cittadine. Fu poi acquisita dalla municipalità che vi collocò alcune campane che oltre a scandire il tempo, servivano anche per richiamare a raccolta la cittadinanza, soprattutto in momenti di calamità. Nel 1656 vi fu collocata la campana maggiore, ribattezzata dagli abitanti Campanone, che alle dieci di ogni sera dall'ora batte cento rintocchi. Un tempo stava ad indicare l'inizio del coprifuoco e ricordava la chiusura delle quattro porte di accesso alla città. Il Campanone, oggi batte i suoi rintocchi anche quando si riunisce il Consiglio Comunale, si svolge la Processione del Corpus Domini o durante il concerto di tutti i campanili della città che avviene il 25 agosto, giorno della vigilia del patrono Sant'Alessandro.
È ora di scendere da questa alta Torre di 56 metri dalla quale sommità ho goduto di uno splendido panorama, sia sulla città Alta, che sulla città Bassa, la pianura circostante, nonché le propaggini montuose delle Prealpi Orobie.



Fine II parte.