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Il mio Piemonte: Cuorgnè

Lunedì 09 Maggio 2022 08:13
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CuorgnèIl cielo è più pigro di me e fa fare alle nuvole quello che vogliono. Il sole, stamattina fa il vergognoso e si nasconde dietro alle grandi nubi bianche che sembrano batuffoli di cotone. La giornata mi concede una temperatura freschina nonostante l'estate galoppi. Ma mi aspetto prossimamente un cielo azzurro e luminoso, è sempre e solo questione di tempo.
Il mio ritorno a Cuorgnè avviene dopo circa una decina di anni; in quell'occasione anche se mi fermai un paio di giorni, poco ebbi modo di vedere e conoscere, se non la storica manifattura che domina lo skyline della cittadina.
Arrivato a Cuorgnè e superata la rotonda di Piazza della Resistenza con il suo bel Monumento realizzato con una colonna spezzata, mi avvio verso il centro. Il Monumento, appena sorpassato, mi riporta al 29 giugno 1944. In quel giorno, dopo un attacco alla caserma Pinelli a Cuorgnè, da parte dei partigiani appartenenti formazioni Garibaldi, Matteotti e G.L., la 1a Brigata Matteotti togliendo il posto di blocco al Pedaggio, ossia in questi pressi, venne attaccata da una colonna nazista e fascista che era arrivata in rinforzo ai nazifascisti presenti nella caserma cittadina. Vennero uccisi il comandante Italo Rossi, di Casale Monferrato, Ruffatti Sebastiano di 22 di Salto, vice comandante di brigata oltre ai partigiani Beltramo Quarto di 30 anni di Salto, Malano Giovanni Battista di 22 di Borgiallo, Perono Borella Francesco di 33 anni di Salto, Perono Garoffo Ludovico di 23 di Salto; Reggino Alessio di 29 anni di Salto e Viano Domenico, 22 anni di Rivarolo.
Passato il ponte sul torrente Orco, la Manifattura si erge maestosa davanti a me. Ma per prima cosa mi fermo in Piazza del Ponte Vecchio ad ammirarne i ruderi con quattro arcate dell'antico ponte sul torrente Orco.
Per lungo tempo questo ponte fu il transito obbligato per i mercanti e per i contadini che si recavano al grande mercato di Ivrea, ciò faceva di Cuorgnè nel Medioevo, un importante centro commerciale. Il torrente Orco era ricco di acqua e non era ancora imbrigliato come oggi, ciò faceva delle sue acque tumultuose un pericolo per le frequenti alluvioni. Siccome il suo letto si spostava con frequenza il ponte giunse ad avere tredici arcate. Ovviamente per il transito sul ponte era richiesto un pedaggio, infatti la zona si chiama tuttora il Pedaggio. Le furibonde piene distruggevano frequentemente il ponte e solo alla fine del XVII secolo se ne costruirà uno con arcate in pietra. Nel 1780 una piena asportò gli archi centrali che vennero ricostruiti e nuovamente nel 1845 1846 l'Orco distrusse altre arcate; si decise allora di ricostruirlo un centinaio di metri più a valle proteggendolo con muraglioni laterali. Il nuovo ponte, su cui anch'io sono transitato venne iniziato nel 1850.
Invece la Manifattura di Cuorgnè fu costruita nel 1872 come industria per la lavorazione del cotone. Le acque dell'Orco fornivano la necessaria forza motrice e la disponibilità di numerosa manodopera locale, spinsero alcuni industriali svizzeri tedeschi ad impiantare questo stabilimento che occupò, ancora negli anni Sessanta del secolo scorso, oltre 1300 dipendenti.
La Manifattura fu chiusa nel 1991 ed i locali acquisiti dal Comune. Oggi rappresenta una delle più importanti testimonianze di archeologia industriali del Piemonte. Ora nella recuperata Manifattura trovano spazio la sede del Museo Archeologico del Canavese, alcune sale espositive per convegni e fiere e gli uffici del Centro per l'impiego ed altri uffici.
In auto raggiungo Piazza Martiri della Libertà ove parcheggio, ed inizio così la mia visita per il centro cittadino passeggiando. Piazza Martiri della Libertà è più comunemente nota come Piazza d'Armi ed è la più ampia piazza di Cuorgnè. Anticamente era detta Piazza del Magnetto e per un periodo fu denominata Piazza Torino, ed ospitò per diversi anni il mercato del bestiame, nonché le prime competizioni calcistiche ella squadra locale del Vallorco. Divenne Piazza d'Armi per via del suo utilizzo destinato alle esercitazioni militari in quanto nel 1878 il Ministero della guerra decise di costruirvi, nei suoi pressi, una caserma degli alpini. Dopo la guerra la caserma venne demolita, al suo posto sorgono adesso alcune attività commerciali.
Da subito mi soffermo davanti al monumento ai caduti realizzato nel 1922 dallo scultore Gaetano Orsolini, collaboratore di Leonardo Bistolfi. Nei suoi pressi c'è il caratteristico edificio della Casa della Musica, sede della prestigiosa Accademia Filarmonica dei Concordi, una delle più antiche del Piemonte, attiva già nel 1773. La casa fu costruita originariamente come cabina elettrica per la filovia Ivrea-Cuorgnè e nel 1932 fu concessa dal Comune all'Accademia Filarmonica che la trasformò per adattarla alle nuove esigenze. Prendo così Via Milite Ignoto, e dopo pochi passi mi ritrovo in Piazza Morgando. In questa grande piazza si affaccia il Palazzo Municipale e la biblioteca. Proprio all'incrocio tra la Piazza e via Milite Ignoto vi è la lapide che ricorda le vittime di una terribile rappresaglia che qui vi ebbe luogo. Furono infatti fucilati il 1 maggio 1945 i partigiani Berta Giovanni, Bianco Giacolino, Bergagna Teresio, Bergagna Giovanni, Gay Amedeo, Finati Primo, Colombatto Bartolomeo Carlo. L'edificio che oggi ospita il Palazzo Comunale di Cuorgnè venne costruito agli inizi del 1600 dalle monache benedettine come loro convento. Del convento la costruzione conserva ancora la struttura originaria, con il bel cortile interno porticato già antico chiostro conventuale. Sulla facciata del Municipio vi è la lapide commemorativa che ricorda il conferimento della Medaglia d'Argento al valore militare per l'attività partigiana. Al centro della Piazza vi è il bel Monumento di Umberto Mastroianni, a ricordo della resistenza canavesana.
Saranno tante le lapidi che incontrerò nel mio breve giro per il centro storico, di qualcuna narrerò le vicende.
Proseguo per Via Milite Ignoto, dove all'angolo con Vicolo Trinità trovo un altra lapide che ricorda Giorgio Rebuffo, uno delle prime vittime del fascismo. Era il 30 ottobre 1922, due giorni dopo la marcia su Roma quando l'artigiano, Giorgio Rebuffo, venne ucciso sulla porta della locale Società di Mutuo Soccorso.
Sulla strada che sto percorrendo, s'affaccia la Chiesa della SS. Trinità, sorta forse ingrandendo un Oratorio con annesso ospizio per i pellegrini, costruito a partire dal 1510 dai frati minori francescani. Realizzata dalla Confraternita della SS. Trinità, grazie a numerosi lasciti a partire dal 1582. La facciata della chiesa venne terminata nel 1637, ma al suo interno sono custodite preziose opere artistiche come la grandiosa Ancòna seicentesca in legno dell'altare maggiore. Attualmente la proprietà dell'edificio è comunale.
Proseguendo la passeggiata, faccio una breve deviazione in via Perrucchetti, dove all'angolo con Via Ghiglieri, su una semplice abitazione vi è una lapide che ricorda che vi soggiornò e morì il Generale Giuseppe Perrucchetti. Costui nato nel 1839 visse a Cuorgnè fino alla sua morte nel 1916 con la sua famiglia. Partecipò alla Guerra di Indipendenza del 1866, meritandosi a Custoza la medaglia d'argento, ma soprattutto è ricordato come l'ideatore e fondatore del Corpo degli Alpini, istituito il 15 ottobre 1872. Costui raggiunse il grado di Tenente Generale e fu nominato dal Re Senatore del Regno.
Rientro su Via Milite Ignoto e raggiungo così la Parrocchia dedicata a San Dalmazzo posta in Piazzale Giovanni XXII.
Quando Cuorgnè era diviso in due nuclei, ossia della "Villa" e del "Borgo" quest'ultima sarebbe l'attuale Via Arduino, la Chiesa di San Dalmazzo martire era parrocchia del primo nucleo. Questa prima Chiesa è già citata in un documento del 1154. L'antico edificio era volto ad occidente mentre nel 1575 con la sua ricostruzione, fu deciso di modificarne l'orientamento come lo vediamo oggi. Dopo un parziale crollo dell'edificio nel 1804 che compromise la stabilità dell'intero fabbricato, la Chiesa fu riedificata in forme Neoclassiche con il maestoso pronao ionico che ne completa la facciata. Il suo interno è a croce latina, molto luminoso. La volta presenta affreschi di inizio Novecento. Diverse le pregevoli tele presenti, come quella di Santa Teresa, che la tradizione attribuisce a Guido Reni, e quello della Crocifissione con San Biagio sull'altare del Suffragio. Mi soffermo in particolare ad ammirare la tela dell'altare maggiore, con il martirio di san Dalmazzo. Mentre l'affresco della Madonna della Rivassola, patrona di Cuorgnè, considerato miracoloso la tradizione vuole che fosse sto copiata da una pergamena portata a Cuorgnè nel 903 da Costantinopoli, ritratto dal vero della Madonna eseguito dall'evangelista San Luca. Quest'affresco è posto in una cappella-santuario sulla destra dell'altare maggiore.
Prendo la stretta ma caratteristica Via Trento fino a incrociare Via Rivassola che percorro interamente. In via Trento trovo la casa natale di San Callisto Caravario che vi nacque il 18 giugno 1903. Costui fu allievo all'Oratorio di Valdocco a Torino dove conobbe il salesiano Mons. Luigi Versiglia nel 1922. Ancora chierico, nel 1924, partì per la Cina come missionario a Macao, e poi nell'isola di Timor. Il 18 maggio del 1929 fu proprio mons. Versiglia ad ordinarlo sacerdote. Il 25 febbraio 1930 i due missionari viaggiavano in barca lungo il fiume Beijang, per recarsi ad una visita pastorale alla missione di Linchow, quando una banda di pirati li intercettò, esigendo un salvacondotto o del denaro. Quando i pirati cercarono di portarsi via tre giovani catechiste, i due missionari si interposero e furono feriti col calcio delle armi da fuoco e con bastonate. Mons. Versiglia e don Caravario furono successivamente legati, e i loro beni confiscati e bruciati libri e breviari. Furono poi fucilati in un vicino bosco di bambù. Il Papa, San Giovanni Paolo II, il 15 maggio 1983 li ha beatificati entrambi, per poi proclamarli Santi il 1° ottobre 2000, insieme ad altri 118 martiri cattolici in terra cinese. Mentre osservo l'alternarsi di antiche e moderne case, sbrecciate le prime e fuori da ogni contesto storico le seconde, rileggo brevemente la storia di Cuorgnè.
Si racconta che il Borgo più antico fu distrutto da una piena dell'Orco intorno all'anno Mille e si ricostruì il Borgo medievale in un luogo sicuro dalle inondazioni, ossia la Cuorgnè attuale. Fu costruita intorno ad un castrum, cioè un recinto fortificato. Dell'antico castello è rimasta solo la cosiddetta "Torre Rotonda. Il Borgo ebbe diversi ampliamenti e l'abitato fu diviso in due parti, la Villa, anticamente dominata dal castello Ardiciano, e il Borgo col castello della Torre Rotonda, suddivisione che si mantenne fino al XVIII secolo. Gli abitanti del Borgo parteciparono alla rivolta popolare denominata del Tuchinaggio (1386-1391), alla quale pose termine Amedeo VII di Savoia, che assediò e conquistò Cuorgnè, imponendo la rappacificazione.
Nel secolo XVI il territorio con i suoi borghi subì il saccheggio dei francesi in lotta con gli Spagnoli. Nel secolo XVII anche Cuorgnè fu funestato dalla peste del 1630. Il territorio di Cuorgnè, già alla metà del secolo XIII, passò in mano alla potente famiglia dei Valperga. Costoro fecero costruire nella prima metà del XIV secolo una torre, detta oggi "Torre Quadrata, più alta di quella rotonda che vi dista a poca distanza.
Questo a dimostrazione del potere e delle lotte tra signori locali, infatti sono dette torri "di discordia. I Valperga, riuscirono a conquistare Cuorgnè e l'intero Canavese. Negli anni della rivoluzione francese anche in questa cittadina si piantò l'albero della libertà e la città dovette fornire non solo derrate alimentari all'esercito napoleonico, ma anche molti uomini dovettero andare a rinforzare le fila delle compagnie napoleoniche, afflitte, dalle ingenti diserzioni. Ciò diede vita ad una sommossa popolare detta "rivolta degli zoccoli" che fu soppressa nel sangue. Cuorgnè partecipò al Risorgimento e al movimento garibaldino, nel quale si misero in evidenza i fratelli Pinelli e il magistrato Giuseppe Ghiglieri.
Pier Dionigi Pinelli, nacque a Torino nel 1804, fu giurista, parlamentare per quattro legislature e più volte Ministro dell'Interno. Subito dopo essere stato eletto Presidente della Camera morì ed era il 1852. Mentre il fratello Alessandro, il maggiore, fu giudice del Senato di Piemonte e primo presidente della Corte d'appello di Genova, mentre il fratello minore, Ferdinando Augusto, fu militare e deputato di Cuorgné alla Camera del Regno di Sardegna e poi del Regno d'Italia rispettivamente nella quarta e nell'ottava legislatura.
Invece Ghiglieri di Cuorgnè fu un importante giurista, nel 1875, ricoprì il ruolo di primo Presidente della Corte di Cassazione e nel 1877 fu nominato Senatore del Regno e per cinque legislature venne eletto Vice Presidente del Senato.
L'espansione di Cuorgnè avvenne con l'industrializzazione del territorio, in particolare dal 1872 con la nascita della Manifattura Tessile, ma diventando anche un importante centro metalmeccanico, sino ad essere considerata la "capitale delle bronzine, grazie alla presenza degli stabilimento Botto e Trione.
La prima e la seconda guerra mondiale videro molti Cuorgnatesi cadere in combattimento oltre a tutte le vittime del nazifascismo. In epoca fascista, nel 1927 Cuorgnè, passò dalla provincia di Torino a quella di Aosta insieme a altri comuni dell'ex Circondario di Ivrea. Con la fine della guerra la provincia di Aosta venne soppressa e Cuorgnè e tutti i comuni non compresi nel territorio della Valle, tornarono a far parte della provincia di Torino.
Raggiungo così Piazza Pinelli dove insiste l'Ala mercatale eretta nel 1866. Sulla Piazza si affacciano diversi bei palazzi, alcuni restaurati con i loro colori originali. Percorso Via Maurizio Parigi, raggiungo Via Arduino. Questa strada ha mantenuto le caratteristiche del Borgo medioevale. Si tratta di un bellissimo esempio urbanistico e architettonico di antico Borgo mercantile con i negozi si affacciavano sotto il lungo porticato. Il tempo pare essersi fermato e così posso immaginare il via vai di massaie, servi, giullari, menestrelli, palafrenieri, contadini che portano i loro prodotti a vendere, ma anche locandieri, tavernieri, speziali, vasai, beccai, fabbri,ecc. Alcuni negozietti erano posti fra pilastro e pilastro. Percorro così ripetutamente la via per poter meglio apprezzare i particolari di questo centro commerciale, alcuni antichi mestieri artigiani sono ricordate in formelle di terra cotta che sono stati collocate sotto i portici. Quasi tutta la via è fiancheggiata da portici, su questa strada trovo diverse case con alcuni affreschi a tema religioso. Sulla strada si affaccia la Torre Quadrata che fu ceduta, nel 1469, al Comune e che la utilizzò inizialmente come torre di vedetta e più tardi vi collocò la campana civica e l'orologio. Anche la torre rotonda è ormai incorporata nelle case che si affacciano su Via Arduino. La torre rotonda, è costruita in ciottoli di fiume posti a spina di pesce ed è detta di Carlevato, risale probabilmente al 1200 ed era parte dell'antico castello. Secondo alcuni studiosi fu costruita sulle fondamenta di una torre di guardia tardo romana. La Torre è appunto detta Carlevato in quanto una leggenda popolare, racconta che intorno all'Anno 1000 un giovane molto povero, ma con sogni di grandezza, veniva spesso deriso dai suoi amici; costui abbandonò Cuorgnè e si recò all'estero dove fece fortuna. Ritornato a Cuorgnè vestito da mendicante, solo la famiglia di un vecchio amico lo accolse, mentre gli altri continuarono a prenderlo in giro sbeffeggiandolo col ritornello "Carlevato, Carlevato, povero partito, povero tornato. Invece rapidamente costui edificò un'alta torre nel centro dell'abitato per mostrare la sua ricchezza lasciando i delatori a bocca aperta. Questa Torre è ben visibile dall'angolo della piazzetta su cui si affaccia la Chiesa seicentesca della Confraternita di San Giovanni. La Chiesa di San Giovanni, era la Chiesa della Confraternita della Misericordia o di San Giovanni Decollato. Svolse funzioni parrocchiale del Borgo antico ossia l'attuale Via Arduino. Questo edificio risale all'inizio del XVII secolo. La sua facciata è semplice con tetto a capanna suddiviso su due ordini, con due lesene che corrono su tutta la facciata, interrotte da un ampio marcapiano. Nel primo ordine vi è il portale d'ingresso modanato, sopra alla porta vi è un affresco ritraente San Giovanni. Nel secondo ordine vi è un ampia finestrone con cornici modanate. Un affresco è presente anche nel Timpano.
La Chiesa è ad una sola navata con altari barocchi laterali. Mentre l'altare maggiore è in marmi policromi e risale ad inizio XIX secolo Questa Chiesa conserva grandi tele settecentesche. La sua Confraternita assisteva i condannati a morte e ne accompagnava la salma in questa Chiesa. Privilegio della Confraternita era quello di poter liberare ogni anno un condannato a morte.
Su Via Arduino si affaccia la pittoresca e antica abitazione detta casa di re Arduino. Si tratta di un bell'edificio Gotico su portico a tre archi con soffitto ligneo e decorazioni in terracotta. Secondo la tradizione vi soggiornò il re Arduino, di certo è sicuramente l'edificio più antico del Borgo. Sempre su Via Arduino si apre Piazza Boetto, sul fondo della quale, si vede la facciata del Teatro Comunale, sul cui fianco si trova un'antica torre – porta detta di "San Giovanni appartenente alla più antica cinta muraria che separava i due rioni del Borgo e della Villa. I due rioni erano separati e comunicavano tramite un'unica torre-porta.
Il teatro comunale fu invece ricavato nell'interno Chiesa del monastero delle monache benedettine. Nel 1865 e dal 1919, l'edificio fu dato in affitto ai privati, che vi realizzarono il cinema comunale, una delle prime sale cinematografiche in Canavese. Tornati liberi i locali intorno al 1970 furono restaurati dalla Pro Loco cuorgnatese ed oggi ospitano mostre temporanee nella platea del teatro.
Sulla facciata vi e una lapide che ricorda il Capitano pilota Armando Boetto, nato a Cuorgnè nell'agosto 1911 e che morì nel cielo del Mediterraneo, l'8 maggio 1941. Costui fu decorato con la Medaglia d'oro al valore militare alla memoria. Un altra lapide è posta a poca distanza in Via Nigra e ricorda il partigiano Rinaldo Vallosio, caduto il 17 giugno 1944.
Ritorno così verso su via Garibaldi e mi ritrovo nuovamente in Piazza Morgando.
Colgo l'occasione, visto che sono nuovamente davanti al Palazzo Municipale, ricordare che l'origine del toponimo, Canavese è antico. Infatti nei pressi dell'attuale abitato esisteva l'insediamento di "Canava" dal celtico Knappe o Canaba, forse della tribù dei Salassi, e poi in latino Cohors Canava, da cui deriva il toponimo Canavese. Mentre l'origine del nome Cuorgnè non è facilmente identificabile. Si è ipotizzato derivi dal nome proprio di qualche importante proprietario romano Coroniacus, oppure ancora da Cornai ossia luogo ricco di Cornioli, ma anche dal latino Cornu Nictatio, o Corniatu, cioè luogo dove si suonava il corno d'allarme. Il territorio di Cuorgnè ebbe diverse variazioni di estensioni, infatti con il R.D. del 2 gennaio 1927 e con R.D. del 3 agosto 1928, fu temporaneamente ampliato il suo territorio aggregandovi i Comuni soppressi di Borgiallo, Canischio, Priacco, Chiesanuova, Colleretto Castelnuovo, Prascorsano, Salto e San Colombano Belmonte, di cui dopo la guerra solo Salto e Priacco non riavranno la propria autonomia.
Ed è il momento di risalire in auto e andare a visitare alcune delle attuali frazioni di Cuorgnè. Raggiungo così dapprima Priacco lungo la strada che porta a Borgiallo e Chiesanuova. L'abitato di Priacco è di origine celtica e il suo nome significa prima delle acque, ovvero del torrente Orco. Durante i lavori di realizzazione di una strada, nel 2006, vennero alla luce dei resti di un insediamento di epoca romana. Questo ritrovamento è un ulteriore testimonianza della presenza romana in canavese. La frazione di Priacco è suddivisa in diverse borgate e il territorio è prevalentemente coltivato a prato stabile. Il bel Borgo possiede una bella Chiesa Parrocchiale intitolata a San Faustino. Ma non è l'unico edificio religioso presente a Priacco, vi è anche una Cappella dedicata a San Rocco risalente al XVIII secolo. Il territorio di Priacco è interamente attraversato dal Rio Bandono, un piccolo ruscello che si getta nel torrente Orco in prossimità del ponte della circonvallazione della Strada Statale, in zona Piova. Proprio in località Piova, vi è un altro ponte romanico sull'omonimo torrente che dà il nome alla località, posto in prossimità della sua confluenza con l'Orco. Realizzato in pietra ad una sola arcata verso il 1300, il ponte costituiva l'antico collegamento tra gli abitanti delle Valli Orco e Soana con Castellamonte. Grazie alla ricchezza d'acqua sul territorio di Priacco vi sono ancora due antichi mulini ad acqua, ora abbandonati, ma che hanno significato ricchezza per il territorio e i suoi abitanti.
Ormai in auto mi dirigo verso Salto la frazione più grossa e popolosa del comune. Parcheggiato l'auto mi reco dapprima a visitare la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Giacomo con la sua grande facciata, tetto a salienti e campanile staccato dalla chiesa. Nei suoi pressi c'è anche la Chiesa di Santa Maria della Piazza che fu edificata nel 1645, per conglobare al suo interno un affresco a motivi sacri, risalente al 1405, cui la fede popolare attribuiva eventi miracolosi. Su un rilievo che sovrasta Salto sono ancora visibili i ruderi del Castello. Questo edificio fu degli Silvesco, Conti di Salto e consignori di Cuorgnè, successivamente passò in mano ai vassalli minori Grassi e Aira. Sul territorio di Salto sono visitabili le Grotte di Boira Fusca e la Casaforte detta di Torre Pietra, sita nella borgata della Pietra. La grotta di Boira Fusca è nota per la scoperta di resti preistorici, dal paleolitico inferiore all'età del bronzo. Il territorio di Salto è costellato di piccole borgate e case sparse; le sue più antiche borgate sono Nava e Navetta a monte dello stesso. Prima di andare a Priacco, faccio un salto verso Pont Canavese, dove si combatté una feroce battaglia tra preponderanti truppe nazifasciste e i partigiani. Una sosta è comunque d'obbligo nella piccola borgata di Roncasso per andare a vedere la chiesetta di San Grato; un piccolo edificio molto antico.
Ormai sono ai confini con Pont Canavese e sulla roccia che costeggia la strada vi è una lapide che ricorda il partigiano Configliacco Bausano Oreste di Pont che nemmeno ancora ventenne s'immolo in una impari battaglia. Poco dopo vi è il monumento che cercavo. Ricorda la battaglia di Voira, avvenuta il 10 luglio del 1944, per evitare la conquista di Pont, città all'epoca libera, da parte delle truppe nazi fasciste: durante la battaglia persero la vita Albano Lorenzo di 27 anni di Chivasso, Barettini Giacomo di 20 anni di Cuorgnè, Peno Aldo di 22 di Cuorgnè, De Maria Aldo di 18 di Cuorgnè, Valenzano Pierino di Volpiano di 20 anni ed appunto Configliacco Bausano Oreste. Proseguo per Pont Canvese, supero il torrente Orco per raggiungere Sant'Anna in Campore. Questa frazione di Cuorgnè, luogo di villeggiatura ha circa un centinaio di abitanti. Il Borgo prende il nome dalla antica chiesetta di Sant'Anna.
L'auto corre ormai, arrampicandosi sulle strette e tortuose strade che mi conducono a Ronchi San Bernardo. Da questa borgata, anch'essa articolata in diverse località, si gode un ottima vista panoramica sull'alto Canavese. Ai Ronchi San Bernardo si trova una Chiesa dedicata al Santo che dà il nome al paese. L'edificio è posto al centro dell'abitato. Presenta una lunga aula unica, suddivisa in tre campate. La facciata è molto particolare con un atrio coperto nella parte inferiore. Sopra la porta è dipinto un affresco raffigurante i Santi Bernardo di Mentone e Bernardo Abate, con al centro il Crocifisso. Il campanile è a base quadrata ed è posto nella parte posteriore dell'edificio religioso. La borgata successiva, è Ronchi Maddalena con l'omonima cappella. Ormai sono sulla via del ritorno e se non fosse che sta già per imbrunire andrei ancora a vedere la borgata di Santa Lucia con la sua omonima chiesetta, posta immersa nel verde dei boschi in direzione di Belmonte.
Il rientro verso casa è accompagnato dalle canzoni dei mie cantanti preferiti, mentre i miei pensieri corrono a ciò che oggi ho potuto vedere di questo straordinario Piemonte.