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Il mio Piemonte: Sparone

Martedì 24 Maggio 2022 08:26
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SparoneStamattina il paesaggio che vedo, mentre la mia auto corre sull'autostrada è ovattate da una nebbiolina persistente, è il regalo dell'autunno con le sue particolari ed affascinanti tinte
Il sole è sorto prima ma le giornate mi sembrano più corte. In alcune case di campagna dai comignoli esce già il fumo dei camini e delle stufe dove scoppiettano i ciocchi di legno per scaldare le case. Sono certo che comunque la sole spunterà e mi regalerà un altra splendida giornata. Raggiungo così il canavese e la valle Orco e l'abitato di Sparone. La mia prima meta sono i ruderi dell'antica Roccaforte di Arduino d'Ivrea.
Ai piedi della collina su cui si ergono i resti della rocca vi è la chiesa della Confraternita dei Disciplinati della SS.ma Croce e San Giovanni Battista. Su questo stesso luogo vi era una prima chiesa che venne fondata nel 1619 dai Disciplinati della SS.ma Croce, sodalizio attivo fino all'inizio del '900, caratterizzato dall'abito proprio di colore bianco che indossavano durante le funzioni religiose. Ma già l'8 luglio 1654, a causa di una inondazione del vicino torrente Ribordone la chiesa venne distrutta. Questa terribile alluvione oltre a portare devastazione e rovina provocò la morte di 22 persone. La chiesa fu ricostruita tra il 1660 e il 1670 e successivamente, tra il 1750 e il 1760 fu ampliata ed abbellita. Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso la chiesa venne abbandonata. Solo dopo vent'anni e grazie ad alcuni volontari furono avviati diversi interventi di restauro.
Mi soffermo ad ammirarla con il suo ampio ed alto portico che fronteggia la facciata. Sopra al portone d'ingresso c'è un affresco di inizio Novecento raffigurante la Pietà.
Scorgo da una finestra il suo interno che presenta un unica navata con la volta affrescata con dipinti, che scoprirò poi successivamente, risalenti al 1897 ed attribuiti al pittore Serra d'Ivrea. Conserva inoltre un interessante crocifisso settecentesco. Inoltre mi hanno poi raccontato che poco distante dalla chiesa, nei pressi dell'attuale ponte sul torrente Ribordone, vi era una cappella con le pareti dipinte da figure di vari santi e dedicata alla Madonna delle Grazie che venne distrutta completamente dall'alluvione del 1654 e non più ricostruita.
Lascio l'auto ai piedi della Collina ed inizio a salire lentamente, seguendo un bel sentiero costeggiato da alberi ad alto fusto, come roveri, faggi e betulle. Il sottobosco è tappezzato di fiori multicolori e il sentiero e protetto a tratti da antichi muretti in pietra squadrata. Il silenzio che mi circonda è interrotto solo dal frusciare delle foglie degli alberi e dal canto isolato di alcuni uccelli e dal tambureggiamento di un picchio su qualche betulla. Salendo inizio a ripercorrere le vicissitudini della rocca che mi appresto a visitare. La Rocca di Sparone esisteva, già prima dall'anno 1000 ma è immancabilmente legata all'epica figura di Arduino, marchese d'Ivrea (955-1015). Arduino fu incoronato Re d'Italia il 15 febbraio del 1002 nella chiesa di San Michele a Pavia e si mise a capo di un'opposizione antimperiale ed ebbe assidui conflitti con gli imperatori di Germania. Il Marchese d'Ivrea con il suo esercito si rifugiò nella rocca di Sparone nel 1004, dove resistette all'assedio dell'esercito imperiale di Enrico II di Germania che fu costretto al ritiro.
Nel 1014 Arduino si ritirò presso l'abbazia di Fruttuaria in San Benigno, vestendo il saio benedettino e dove vi morì nel dicembre del 1015. Dopo la morte di Arduino, la Rocca di Sparone cadde nell'oblio storico dando sporadiche notizie nel 1185 e nel 1193 come proprietà dei San Martino e dei Valperga e poi per un breve occupazione del marchese del Monferrato e dal 1389 dei Savoia, infine diventando un rudere diroccato in quanto in questi avvicendamenti il castello aveva subito pesanti rovine. Soprattutto durante le lotte fra Spagnoli e Francesi. Raggiungo così l'altura, dopo aver sostato per qualche minuto ad osservare incuriosito una piccola cappelletta, che ormai versa in pessime condizioni, posta a metà strada sulla strada per la rocca. Questa è la Cappella di Santa Apollonia, già SS.ma Trinità e l'attuale edificio risale al 1673, riedificato dagli sparonesi su un più antico edificio. Ha una facciata con tetto a capanna e presenta una semplice porta affiancata da due alte finestre. Sopra la porta vi è in affresco assai degradato, che ritrae Sant'Appollonia. Sotto il culmine del tetto vi è una ampia finestra a lunetta. L'interno è a navata unica, ma poco posso scorgere nulla dalle finestre.
I ruderi sono conservati benissimo e prima di aggirarmi tra I resti di questa leggendaria fortificazione, mi godo lo splendido panorama e così meglio comprendo la posizione strategica della roccaforte e il controllo delle strada che sale lungo la Valle dell'Orco, rendendola altresì inespugnabile. La rocca di re Arduino ha ben meritato il titolo di simbolo romantico della lotta contro la dominazione straniera, ed ancora questo luogo racconta la sua storia con l'alto muro, costruito con la tecnica della spina di pesce. Una lapide in pietra con dei bassorilievi e un tondo scolpito ricordano Arduino re d'Italia.
Al centro dell'ampio spazio, dove la mia mente corre per immaginare le sue costruzioni difensive, alloggiamenti, stalle ecc si erge imperitura nel tempo la chiesa di Santa Croce. Della Roccaforte rimase in piedi solo questa la chiesa che continuò per molto tempo a svolgere funzione di parrocchiale. Nella chiesa romanica di Santa Croce, grazie ai recenti lavori di restauro sono stati riportati alla luce importanti affreschi gotici datati verso la fine del Trecento: un'Annunciazione, il Cristo Pantocratore, i quattro evangelisti e i dodici apostoli. I lavori di restauro hanno riportato alla luce anche affreschi più antichi. L'aspetto della chiesa è alquanto sobrio, con la sua facciata a capanna e il suo pronao addossato alla facciata sicuramente un'aggiunta successiva. Sono interessanti sia l'abside con i suoi archetti pensili binati.
Ho modo di leggere che fino alla fine del XVII secolo,vicino alla chiesa di Santa Croce, vi era un'altra chiesetta più piccola dedicata a San Silvestro papa. Lascio così le maestose rovine del castello di Arduino, discendo verso l'auto e superato il pone sul torrente Ribordone, raggiungo la piazza Municipio, ove parcheggio. Sulla piazza vi è un bel monumento ai caduti delle guerre. Il municipio è un edificio nuovo, tinteggiato di bianco, a tre piani ma ben integrato nell'ambiente circostante mantenendone le caratteristiche architettoniche.
Percorro via Locana fino a raggiungere la chiesa di San Giacomo, posta al centro dell'abitato di Sparone. Le strade sono belle, ben curate anche le case che vi si affacciano. Superata piazza del Centro, entro sempre in una strada che si fa assai più stretta. Subito fa bella mostra di se l'architettura medioevale canavesana. Le strade sono più corte e strette e pavimentate in pietra, le case che si affacciano sono spesso porticate e con le caratteristiche piccole finestre, L'atmosfera è proprio dì altri tempi, solo i vasi in plastica con gerani fioriti e la pubblica illuminazione mi riportano ai tempi attuali.
Arrivo nella bella piazza San Giacomo, ove si affaccia l'omonima chiesa parrocchiale, il vecchio palazzo municipale, la casa parrocchiale e la ex scuola elementare. La piazza da un lato presenta I caratteristici portici bassi delle case canavesane. Sulla parete prospiciente la Piazza della Chiesa vi è un seicentesco affresco effigiante l'ostensione della Sacra Sindone, non riesco a leggere la scritta sotto di esso, è pressoché illeggibile a causa dell'avanzato stato di degrado. Sono effigiati nell'affresco la Madonna e quattro santi: Sant'Antonio da Padova, San Giovanni Battista e altri due che probabilmente sono San Giuseppe e San Domenico. Sotto I portici vi è la rivendita dei tabacchi n. 1 di Sparone, sono incuriosito da alcune pietre che compongono il porticato, una presenta dei fori, tipici delle coppelle preistoriche ossia piccole conche circolari incisi nella roccia di cui non si conosce ancora oggi lo scopo. L'altra trova inciso una specie di ragnatela quadrata, direi il campo da gioco di qualche sollazzo di società, mi ricorda tanto il gioco dell'Orso, giocato in valle Cervo.
La chiesa parrocchiale presenta una facciata, in stile romanico-barocco, rifatta ad inizio XX secolo. Il suo interno è a tre navate ed ha la volta centrale affrescata con pregevoli pitture. L'anno di fondazione è incerta, però già nel 1329 le funzioni sacre erano già state trasferite da Santa Croce in un'altra chiesa dedicata ai Santi Salvatore e Giacomo, forse corrispondente all'attuale parrocchiale. Sopra l'altare maggiore vi è una bella pala raffigurante l'Assunta, San Giacomo e San Giovanni evangelista. Belle le ottocentesche statue di San Giacomo e della Madonna del Rosario. Ma mi soffermo soprattutto davanti alla bellissima statua lignea del Cristo morto forse quattrocentesca. Dopo aver ammirato la chiesa, la bella piazza, rientro verso l'auto e percorro via Locana fino all'incrocio con via Nigra, dove in località Torna, trovo lungo il percorso, bei affreschi votivi e antiche case in pietra.
Su un incrocio vi è una piccola cappelletta, intonacata di bianco con una piccola cella campanaria a vela. Questa piccola cappella, dedicata inizialmente a San Rocco e poi anche a Sant'Antonio abate, fu costruita verso il 1640 da un nobile del luogo, ed era detta "San Rocco in Valeris", ora è dedicata alla Madonna degli Angeli. Mi soffermo in un bar e dopo una rigenerante consumazione intraprendo una chiacchierata con la barista. Si tratta di una giovane ragazza che gentilmente mi indica le frazioni che meritano una visita e mi racconta un tratto di vita del paese e della dura vita dei suoi nonni che lavoravano la terra. Seguendo le indicazioni di questa ragazza, riprendo l'auto e mi dirigo in via Ribordone, dove subito dopo l'abitato di Sparone trovo la piccola borgata di Sommavilla. Sono molte le belle casette che costeggiano la stretta strada, da un lato, mentre dall'altro scorrono le acque del torrente Ribordone. Si prospetta sulla strada anche l'abside della Cappella dedicata Cappella di Sant'Antonio da Padova, Santa Lucia e San Rocco riconoscibile per un affresco sacro che fronteggia la strada.
Sosto con l'auto per poter recarmi a osservare il fronte della chiesa e un piccolo cagnolino meticcio mi viene incontro abbaiando, sembra voglia spaventarmi ma la sua coda scondizolante tradisce le sue intenzioni. Questa cappella con tetto a capanna e piccolo campanile presenta un ampio portico che corre su tutta la facciata. Sia il porticato che il resto dell'edificio hanno il tetto ricoperto da Lose di pietra squadrata. Tutto l'edificio è di bianco intonacato e tinteggiato, ivi compreso il basso muretto che cinge il porticato. La cappella risale alle metà del XVII, fu più volte restaurata e ampliata con l'aggiunta della navata laterale. Sulla porta d'accesso, affiancata da finestre protette da grate vi è un affresco raffigurante santa Lucia, san Rocco e sant'Antonio.
Purtroppo non posso ammirare la sua volta affrescata e il suo settecentesco altare ligneo che la mia barista mi aveva indicato. Tanto meno la seicentesca pala d'altare raffigurante la Madonna col Bambino, san Rocco, sant'Antonio e san Sebastiano. Mi raccontò che vi è conservata un antica statua lignea di sant'Antonio, portata un tempo in processione. In questa località, un tempo vi erano attive diversi mulini e fucine per la lavorazione del rame. In auto mi devo arrampicare un pochino, sulle strette strade di questa vallata, fino a raggiungere la borgata di Franchiamo. Mi accoglie una bella borgata con tante case ristrutturate e ottimamente conservate in pietra. Ma la borgata è dominata dalla imponente Cappella della Madonna della Neve e santa Lucia.
Subito mi soffermo ad ammirarla almeno esteriormente. Il sole pare volerla illuminare. Si erge altissima con le sue grandi paraste angolari che pare vogliano sorreggere il grande frontone, che sembra staccato dal resto della chiesa da un ampio marcapiano. Al centro del frontone è dipinta la data 1781. La chiesa con tetto a capanna ha un bel e alto campanile in pietra e presenta in facciata un solo ingresso, sopra al quale vi è l'affresco raffigurante la Madonna con l bambino. Una grande finestra reineforme illumina il suo interno. Su una rozza pietra murata sulla facciata della chiesa è ricordato il mecenate che contribuì alla sua edificazione. Ormai in parte illeggibile mi dice: "Il promotore e fondatore della prima pietra fu il [...] Combetta Conte di Castellamonte. Lì, 7 ago 1779". Infatti la bella chiesa fu costruita tra il 1778 e il 1781, su progetto di un importante architetto torinese, sulle ormai precarie condizioni di una più antica vecchia cappella.
Il mecenate, Conte di Castellamonte, e non se ne conosce il motivo, prese a cuore l'edificazione del nuovo edificio sacro e contribui economicamente alla sua realizzazione. L'interno non riesco a vederlo ma un abitante del luogo, impegnato a ristrutturare un abitazione mi racconta che presenta una bella volta affrescata ed un altare con pala effigiante il miracolo della nevicata sul monte romano dell'Esquilino. Vi è un bell'altare ligneo settecentesco nella cappella posta nel transetto, dedicato a santa Lucia. Sempre sulla facciata vi è una lapide che ricorda un fatto accaduto il 7 gennaio 1945, quando 11 persone scamparono alla fucilazione nazifascista per intercessione di Maria Santissima e sant'Antonio. Ricordiamo che dall'autunno del 1944 la X MAS aveva trovato sede a Sparone e spadroneggiava su tutta la valle, saccheggiando e facendo rappresaglie anche sulla popolazione civile.
Mi viene anche indicata la "Casa del Cappellano", posta poco distante dalla chiesa che sede della scuola elementare fino agli anni '80, frequentata da questa mia improvvisata guida. Mi aggiro per le strette stradine del borgo, con belle case in pietra che si affacciano e dai bei giardini curati, riesco anche a distinguere un tratto del percorso dell'antica mulattiera che collegava Franchiano a Sparone. Rientro verso il fondo valle e proseguo sulla SP 49 di Ribordone e seguo la cartellonistica Talosio e Vasario. Dopo qualche tornate su una strada trovo una strada asfaltata assai stretta che dopo alcune case diventa sterrata e continua a salire fino a Bose dove vi è la Cappella di san Pancrazio e della Consolata. Questo edificio sacro fu edificato nella seconda metà del XVIII secolo e dedicato a san Pancrazio martire e successivamente anche alla Consolata.
La Cappella ha la facciata a capanna ed è anticipata da un ampio alto porticato. La chiesa presenta una facciata affrescata con un bel un campanile ottocentesco. L'interno della Cappella conserva molti "ex-voto" ed una pala d'altare di fattura settecentesca. Anche in questa borgata vi è l'edificio della ottocentesca scuola elementare, utilizzata fino al 1960. Lungo la strada, trovo immersa nel verde, la bella Cappella della Consolata in località Posarolo. Questo edificio con tetto con ampio spiovente ed a capanna è esternamente interamente restaurato, intonacato e presenta diversi affreschi votivi. Ha una sola porta d'accesso in ferro, affiancata da due finestre rettangolari e un'ampia finestra posta sopra l'accesso a forma di reineforme.
La chiesetta fu edificata verso il 1860, non potendo accederci, mi si racconta che conservava una pala d'altare di metà XIX secolo raffigurante la Consolata, ora posta in chiesa parrocchiale dopo che la chiesetta subì diversi furti. Il panorama che mi godo in questa vallata è veramente splendido con i suoi boschi con alberi ad alto fusto, un sottobosco di felci e una moltitudine di arbusti fioriti. I muretti in pietra a secco, sono opera di antiche mani maestre che hanno saputo disegnare le antiche mulattiere. Subito dopo la chiesetta m'inerpico lungo una stretta strada per raggiungere Vasario, dove trovo lungo la strada la chiesetta di Prealba, ossia la Cappella della Visitazione e santa Lucia. L'edificio, necessitante un restauro è posto a lato della strada carrozzabile. Edificata agli inizi del XVIII secolo fu oggetto di fervida devozione e conservava moltissimi ex voto.
La facciata con tetto a capanna presenta sopra la porta d'ingresso un affresco raffigurante la Visitazione. L'edificio ha un insolito campanile a pianta triangolare. Raggiungo così, dopo aver percorso una lunga e bella strada costeggiata da splendidi alberi l'abitato di Vasario. Posto in una conca assolata, in questa stagione è particolarmente gradevole. Il sole riflette I suoi luminosi raggi sui lucidi tetti in pietra. Fanno bella mostra di se I colori dei diversi fiori dei giardini ben curati. In questa borgata, un tempo abitata dai minatori che lavoravano nelle diverse miniere di rame vi è ancora, benché in disuso, l'antica scuola. Dalla borgata parte il sentiero che conduce ai ruderi della casaforte delle Coste. Tipiche costruzioni difensive, realizzate in pietra poste a spina di pesce. Non presentavano ne balconi ne finestre se non feritoie.
Un'altra antica casa, sempre realizzata in pietra posta a spina di pesce è nel rione Ciause di Vasario. Questa borgata ha una bella chiesetta dedicata a san Rocco. Questo edificio, interamente restaurato è posto vicino alla casa del cappellano che fu sede anche della locale scuola. L'attuale chiesetta risale agli inizi del XIX secolo e sostituì una più antica chiesetta seicentesca. La chiesa, dapprima era dedicata alla Madonna e successivamente fu dedicata a san Rocco ed ai primi del '700 anche alla Madonna del Suffragio. Al suo interno vi è una bella volta affrescata e una pala d'altare settecentesca. Scendo verso Sparone e supero il ponte sul torrente Orco e agevolmente raggiungo il piccolo centro abitato di Bisdonio.
Anche questo è un piccolo borgo posto alle pendici di un altura su cui si inerpica una stretta strada che conduce ad Alpette. Le case sono in pietra con i tetti in Losa ed ancora abitate, forse grazie alla sua vicinanza al capoluogo e alla sua felice posizione tra boschi e prati che fronteggiano il torrente Orco. Su una casa trovo affrescato una Madonna Nera. Per raggiungere la Cappella di santa Liberata, san Pietro apostolo e Maria Ausiliatrice, devo attraversare un grande campo prativo. La chiesa si erge a ridosso di un verde bosco di latifoglie, si presenta con un tetto a capanna ed alla facciata è addossato un ampio porticato ad archi. Sulla destra della chiesa vi un bellissimo slanciato ottocentesco campanile in pietra.
La chiesa risale alla metà del XIX secolo ed inizialmente dedicata alla Madonna delle Grazie e san Pietro Apostolo. Trovo la porta d'accesso chiusa ma un abitante di Bisdonio oltre a narrarmi una leggenda, mi racconta che all'interno si conserva un altare in laterizio con pala sempre ottocentesco. Supero alte sterpaglie e sotto le chiome di un bel boschetto e dietro alla chiesa trovo una "vecchia cappella", totalmente affrescata, risalente al XVI secolo; una l'epigrafe sulla parete recita: "Per il 1533. Socieduto una malattia osta morbu inginirale che nella borgata della piator viesttato ancora tre figlie una fatto fare la chiesa di sant'Anna l'altra l'addolorata sotto pasqualone l'altra la madonna delle grazie nella borgata busdognio. F. lt 28 agosto 1900".
Questa riporta la leggenda che mi venne raccontata, ossia che la chiesa di Sant'Anna, il pilone votivo dell'Addolorata in borgata Pasqualone e la cappella di Bisdonio furono fatte edificare da tre sorelle che, salvatesi miracolosamente alla "peste", dopo il 1533 testimoniarono la loro fede in segno di ringraziamento a Dio erigendo questi edifici sacri. Nella realtà non vi è evidenza e documentazione storica che a Sparone, negli anni immediatamente successivi al 1533 risultassero altre chiese se non la parrocchiale, quella di Santa Croce e quella della Santissima Trinità poi intitolata Sant'Apollonia. Ripreso l'auto, salgo verso Alpette per raggiungere Onzino e subito dopo poche centinaia di metri trovo uno delle molti piloni votivi sparsi sulle antiche mulattiere e i cartelli indicatori dei sentieri che portano ad Aie di Pietra e alla Cappella di san Bernardo.
Il pilone è in buone condizioni ed è posto su un grande masso erratico che ne rende ancor più imponente la presenza. È datato 1881, realizzato per grazia ricevuta e raffigura la Crocifissione con la Vergine Addolarata, san Giovanni Evangelista, san Giovanni Battista, san Defendente, san Martino di Tours ed altri. Non potrò raggiungere le Aie di Pietra con la Cappella di sant'Anna, tanto meno la Cappella di san Bernardo, ma un tratto di sentiero lo voglio percorrere. Supero il ponte di legno sul rio Mares e lungo la mulattiera per sant'Anna trovo il pilone detto del Calcio. Anche questo è un pilone votivo voluto di Calcio Gaudino Giovanni e Bernardo, figli di Giacomo nel 1875. Sul pilone sono affrescati la Consolata con ai lati oltre a due teste d'angelo, vi sono raffigurati san Bernardo da Mentone, san Giovanni Battista, sant'Anna, san Giacomo Apostolo, santa Rosa da Lima e santa Caterina d'Alessandria. Ad Aia di Pietra, la Cappella di Sant'Anna, Santa Lucia e Addolorata mi si racconta si erga maestosa sulla intera valle e fu edificata nel 1660. La chiesa realizzata in pietra, ha il tetto a cappa e la facciata intonacata con appoggiata un alto portico.
Il campanile di fine XVII secolo si erge isolato su un masso roccioso a poca distanza dalla chiesa. L'interno è decorato con affreschi ottocenteschi e conserva alcune tele del XVIII e XIX secolo. Davanti alla Cappella di sant'Anna vi è una seicentesca casa romanica in pietra, Mentre la Cappella di San Bernardo di Mentone e Santa Maria Maddalena è posta sotto la "Cima Mares" a 1600 m. slm a circa 2 ore e mezza di cammino su sentieri dal ponte sul rio Mares. Questa Cappella fu realizzata nel 1745 e presenta un pregevole affresco sulla facciata. Dell'edificio con tetto a capanna fanno anche alcuni locali utilizzati per il ricovero di persone e attrezzature. Riprendo l'auto e proseguo per Onzino. Questa borgata che ha pochissimi residenti è interamente in pietra. È una località antichissima, sono stati ritrovate incisioni rupestri di culto pagano dei Celto-Salassi.
Le prime costruzioni risalgono all'epoca tardo-medioevale e sicuramente degna di nota e di una sosta è la Casaforte. Questa costruzione è a tre piani di significative dimensioni ed era utilizzata per proteggere conservare i prodotti agricoli e li stessi abitanti da furti e saccheggi. Mentre la Cappella di Onzino, come tutta la borgata è quasi totalmente immersa nel bosco è dedicata a san Giovanni Battista e a san Firmino vescovo di Amiens. La Cappella ha il tetto a capanna ed è intonacata, sulla facciata presenta diversi affreschi. L'edificio è seicentesco e comprende un campanile e una ottocentesca sacristia. In auto rientro verso Bisdonio e mi avvio verso la borgata di Feilongo. Per raggiungerla transiterò attraverso altre frazioni che cercherò, anche se sommariamente di visitare.
La prima è Pra Prete con molte case ristrutturate e dove sono diverse le aziende agricole; attività assai florida in questa zona pianeggiante e ricca di acque, lo testimonia un antico pozzo che trovo sulla mia strada. Anche la piccola borgata Montigliolo è assai caratteristica con le sue antiche case, quasi addossate l'un l'altra. La borgata piani, che si raggiunge proseguendo questa comoda strada comunale è composta da diversi nuclei abitati, ossia Piani di Sotto, Piani di Sopra, Bartot, La Gera, la Fiuria e Broin. In questa borgata fino agli anni Ottanta del secolo scorso vi era la scuola che raccoglieva gli alunni di una ampia zona. La chiesa o Cappella che trovo lungo la mia strada è dedicata Visitazione. La facciata ha un tetto a capanna ed è tripartita da leggere lesene. Presenta una sola porta da accesso con due finestre ai lati. Presenti nella facciata intonacata tre affreschi ancora visibili, con quello della Visitazione in posizione centrale e poi san Lorenzo e mi pare santa Lucia.
Un grande oculo ne permette l'illuminazione interna. La seicentesca chiesa conserva un bel campanile in discreto stato di conservazione. Apprendo che l'interno della Cappella è a navata unica e che è dotata di due tele settecentesche raffiguranti san Lorenzo e santa Lucia. Raggiungo così Feilongo. Dove termina la strada comunale carrozzabile e partono diversi sentieri che s'inerpicano rapidamente e conducono agli alpeggi in quota. Questa è una borgata piccola e con pochi residenti ma possiede una sua Cappella dedicata a san Rocco. Anche questa seicentesca cappella è dotata di uno slanciato campanile e ha la facciata intonacata ed affrescata. Inizialmente la Cappella era dedicata a san Bartolomeo apostolo ma poi già a fine secolo era menzionata come "cappella di san Rocco". L'edificio fu modificato nei diversi secoli ma la ricostruzione più importante fu eseguita nella seconda metà del 1800.
Ritorno verso Sparone e inizio a percorre la strada provinciale 460 in direzione Locana. Dopo poche centinaia mi soffermo ad Apparè. Le sue case sono disposte sia lungo la strada principale che lungo la complanare, tra cui fa bella mostra di se la Cappella dei santi Angeli Custodi. La chiesa in questa località è sicuramente antica, ma quello che oggi posso ammirare è un edificio di culto ricostruito a metà del XIX secolo. Si presenta con una facciata a tetto a capanna, anticipata da un alto portico ed affresco sopra la porta d'accesso. Anche qui il campanile si presenta slanciato. Nel suo interno è conservata una tela ottocentesca raffigurante la contitolare Santa Apollonia, invocata contro il mal di denti. Raggiungo così Calsazio un altro caratteristico borgo edificato a ridosso di grandi massi.
Posta in bella mostra è la sua Cappella della Madonna del Rosario, San Bartolomeo. La sua facciata con tetto a capanna è interamente intonacata, presenta tre affreschi riproducenti la Madonna del Rosario, san Bartolomeo Apostolo e san Michele Arcangelo. Sul fianco sinistro, nella dura pietra grigia delle Alpi Graie s'innalza,massiccia il campanile. La cappella fu più volte rimaneggiata negli ultimi secoli, rendendo difficile la datazione della sua edificazione. Poco distante dalla chiesa vi è la "Casa del Cappellano", sede della scuola elementare della borgata attiva fino agli anni ‘40 del secolo scorso, ciò dimostra quanti bambini vi abitavano in questa borgata e in quelle limitrofe. L'ultima borgata che vado a visitare è Nosè, posta anch'essa lungo la strada provinciale.
Anche questa borgata è assai antica, interamente in pietra è con le case assai vicine. Il suo toponimo pare derivare dalla presenza di noceti. La sua Cappella, dedicata Madonna del Carmine e Santa Lucia, si presenta con un tetto a capanna e quattro affreschi. La primaria cappella, edificata nella seconda meta del XVII secolo fu dedicata a San Rocco, venne poi demolita e ricostruita nelle immediate vicinanze. Fu dedicata alla Madonna del Carmine e santa Lucia solo nella seconda metà del XIX secolo. Il campanile è in pietra e fu edificato intorno al 1870.
Ormai è ora di rientrare e sono assai dispiaciuto di non aver potuto visitare alcune borgate con le loro caratteristiche abitazioni e cappellette, nonché le casaforti e castelli di Pertica e Pertia. Purtroppo il tempo è tiranno e molte borgate e luoghi sono raggiungibili solo a piedi. Avrei voluto visitare la borgata di Barchero con la sua Cappella alpestre dedicata a San Domenico di Guzman e Sant'Antonio da Padova. Ma anche la borgata Costa con la Cappella di San Grato d'Aosta che è posta a circa mezz'ora di cammino dalla borgata Budrer. Invece quest'ultima borgata dalle caratteristica case in pietra ha una piccola e bella Cappella settecentesca, recentemente restaurata, con campanile a vela, dedicata a san Pietro in Vincoli.
Interessanti passeggiate sarebbero state alla Casa forte di Pertia posta in località Rua. Questa è raggiungibile con un bel e lungo sentiero che parte dall'abitato di Sparone e attraversa le borgate di Prantunera, Costa e Pracion, Courgnana, Scialva per poi raggiungere Pertia. Borgata dominata dall'imponente “castello” che la tradizione popolare vuole fosse collegato con la Rocca di Sparone. Un altra bella passeggiata sarebbe stata quella di visitare i ruderi del castello di Pertica che la leggenda vuole appartenuto a re Arduino e che grande parte ebbe sia nella guerra che contrappose Re Arduino e gli Imperatori di Germania, come nella guerra del canavese che contrappose i Valperga e i san Martino.
La strada per il rientro è lunga, ma sono molto soddisfatto della mia visita a questo comune del Canavese, un altro angolo di storia piemontese da scoprire.