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Il mio Piemonte: Ronco Canavese

Giovedì 09 Giugno 2022 08:48
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Ronco CanaveseOggi il sole pare essere svogliato ma sono fiducioso che nel corso della giornata tornerà ad essere vivace indossando il suo vestito più bello. Con questa aspettativa sono partito assai presto da casa per raggiungere Ronco Canavese. Il suo toponimo deriva dal latino runcus, terreno incolto, una denominazione molto diffusa in Piemonte e nell'Italia Settentrionale, da cui l'aggiunta del determinante per distinguerlo da luoghi omonimi. Ronco è il centro di maggiore importanza della valle Soana, valle che non a casa è denominata "fantastica" non solo per le sue bellezze naturali, ma anche per le sue tipicità come la lingua franco-provenzale e l'uso di un dialetto arcaico, parlato anche dai più giovani, ma anche le ataviche tradizioni, oltre ai prodotti tipici. Mentre in auto percorro dapprima in tratto della valle Orco e poi Soana, faccio un piccolo ripasso sulla storia del luogo, prima di andarne alla sua scoperta. I primi abitanti del territorio forse vi arrivarono tra X e XI secolo, ossia da quando si iniziò a dissodare la terra ed ad avere le prime coltivazioni e ad allevare il bestiame nei pascoli della zona. La prima citazione di Ronco risale però al 1457. Di certo nell'Alto Medioevo il borgo era parte della Signoria di Pont, dominio indiviso sia dei guelfi San Martino che dei Valperga che erano ghibellini, che ricevettero l'investitura delle loro terre dagli imperatori Enrico nel 1110 e Federico nel 1163.
Durante la rivolta dei Tuchini, dal motto "Tuic un", ossia tutti per uno, lotta che durò per oltre 50 anni contro i Signori i Pont anche Ronco subì diverse devastazioni. Come tutto il canavese subì per secoli guerre, carestie, inondazioni sempre obbedienti a Casa Savoia. Con la Rivoluzione Francese e l'arrivo di Napoleone tutto il Canavese passò alla Francia con la denominazione "Département de la Doire". Ritornati in Piemonte i Re di Sardegna, Ronco fece dapprima parte della Provincia di Ivrea, periodo in cui anche a Ronco subì l'emigrazione stagionale di calderai, vetrai, spazzacamini. Ronco nel periodo fascista entro a parte della Provincia di Aosta per poi, al termine della Seconda Guerra Mondiale, entrare a far parte della Provincia di Torino. L'isolamento di Ronco, raggiungibile solo per sentieri e mulattiere, ebbe fine nel 1893 quando vi giunse la strada carrozzabile. La storia di Ronco da ormai quasi un secolo è di emigrazioni e spopolamento, con l'abbandono di interi villaggi. Per fortuna molti emigrati o i loro figli tornano per le vacanze, facendo diventare Ronco un centro di villeggiatura estiva.
Il territorio comunale di Ronco comprende oltre la valle di Soana anche la valle di Forzo e il vallone di Guariache, di Servino e di Canaussa e comprende una trentina di frazioni poste sia in fondovalle che sui pendii. Gran parte del territorio comunale è compresa nel parco nazionale Gran Paradiso. Salito da Pont, su una bella strada panoramica dove le conifere sostituiscono progressivamente i castagneti, raggiungo dapprima Villanova, una frazione che appartiene per metà ad Ingria e per metà a Ronco, Successivamente, sulla sinistra del torrente Soana, raggiungibile solo a piedi attraverso un sentiero, immerso nel verde delle abetaie, vi è la piccola chiesa di San Rocco. Questa chiesa risale al XVII secolo e venne realizzata su iniziativa degli abitanti locali, in quanto il culto di san Rocco è ancora oggi particolarmente sentito delle frazioni di Villanuova, Lilla, Fucina, Costabina, Montelavecchia e Boggera. L'edificio è in ottime condizioni e presenta un bel portico a tutto tetto sulla facciata, poco distante un sentiero conduce alle case abbandonate della borgata di Costabina. Inoltre, subito dopo il ponte sul torrente Soana, sempre per una tortuosa e ripida strada sale per Crotto e Peagni fino a Tiglietto, si può incontrare due interessanti chiesette o cappelle come quella dedicata a Santa Lucia e quella dedicata a san Pietro in Vincoli. La strada passa per le borgate di Crotto e Peagni, fino a raggiungere Tiglieto, già citata in un documento dei frati cappuccini del 1636 come Tiliettum, il toponimo forse deriva da "bosco dei tigli". Al centro della borgata, con molte case ristrutturate si erge la chiesetta dedicata ai Santi Giovanni e Paolo.
Superato la borgata Lilla si incontra la strada che conduce alla frazione Boggera, sempre in sponda sinistra del Torrente Soana e superata la borgata Fucina trovo la strada che conduce alle borgate Guaria, Pineri, Masonaie, Grangia, Li Beu e Bosco che sono immerse nel verde in sponda destra del torrente Soana. Tutte le borgate hanno abitazioni in pietra risalenti ai secoli XVII e XVIII, ed è splendido vagare per le stradine interne, dove posso ammirare interessanti pitture murali votive. Belli gli antichi "Rascard", antichi fienili con la parte superiore in legno e quella inferiore, in pietra, come le ben conservate chiesette dotati di portici, ed affreschi con raffigurazione sacre sulle loro facciate, come quella dedicata a Santa Maria Maddalena del 1758 a Grangia e Sant'Antonio a Chiale con i loro caratteristici tetti a spiovente. Borgate che conservano ancora antichissimi abbeveratoi in pietra. Incontro quasi nessuno in queste borgate, ma dalla condizione delle strade, delle case direi che sono abitate o frequentate. Rientrato sulla strada provinciale 47, supero l'incrocio che conduce alle borgate Convento, Arcando e Tressi posto nei pressi del ponte sul torrente Forzo che da il nome alla vallata che visiterò sulla strada del rientro. Poco dopo il ponte, percorro una stradina indicata dai cartelli stradali dell'Ente Parco e raggiungo l'antica fucina di Ronco, in cui si è lavorato il rame fino alla metà del secolo scorso. Questa costruzione è risalente al 1675 come attesta una scritta su pietra all'interno del fabbricato principale "IHS Glaudo Calvi 1675", ed è ora un ecomuseo. Il complesso è costituito da una fucina maggiore, adibita alla lavorazione del rame e da una fucina più piccola che era utilizzata per la lavorazione del ferro e per la produzione del carbone di legna. L'antica azienda funzionava grazie alla forza idraulica che un canale, derivato dal Soana, portava l'acqua sulle ruote in ferro che davano il moto ai magli ed agli altri attrezzi idraulici per la ventilazione delle forge. L'edificio ora di proprietà del comune di Ronco è gestito dal il Parco Nazionale Gran Paradiso realizzando, tra l'altro, un moderno laboratorio didattico ed una mostra di manufatti in rame realizzati dai calderai della Valle. Come rientro sulla strada principale noto affacciato sulla stessa il santuario del Crest con la sua cella campanaria a vela. Questo Santuario è dedicato alla Madonna della Neve e dell'Emigrante, ed infatti posto sulla strada provinciale che fa accesso al capoluogo. Prime notizie certe risalenti a questo edificio risalgono al 1616. La ciapelà del Creht, ossia la Chiesa del Creht presenta una semplice facciata a capanna con tetto sporgente in legno e un frontone interamente affrescato. La semplice porta d'accesso è affiancata da due finestre rettangolari. Sopra il portale è affrescata la Madonna con il bambino Gesù e sopra quest'ultimo vi è una finestra ovale. All'esterno della chiesa, a destra, c'è un monumento con un vetraio e uno stagnino che pregano la Madonna e a sinistra si vede un crocifisso con una donna vestita negli abiti tradizionali che piange per un uomo o un giovane morti sul lavoro. Un'altra installazione presente in pietra è stata sistemata per ricordare Mons. Don Lorenzo Babando, che fu prevosto di Ronco, Ingria e Valprato per cinquantasei anni. Infatti i valligiani portano particolare devozione a questo Santuario perché al suo interno sono collocate sessantotto targhette di bronzo con il nome delle persone morte sul lavoro; sono i vetrai che sono scivolati dai tetti o le donne che sono cadute in montagna mentre facevano la legna ecc… Infatti, scoprirò poco dopo in paese che nella prima domenica di agosto ha luogo una Messa con la processione che richiama sempre tanta gente. L'edificio sacro lo trovo chiuso, ma vengo poi a sapere che al suo interno vi sono interessanti tele ottocentesche.
Entro così in Ronco Canavese da via Roma. Questa strada è costeggiata da belle case con diversi esercizi commerciali. Subito dopo il parco della Rimembranza con i monumenti a caduti vi è dapprima un cartello stradale che indica la direzione per raggiungere la borgata Alpetta, subito dopo, di fronte all'ufficio postale vi è un ampia piazza in cui parcheggio.
Ronco è posto lungo la sponda sinistra del torrente Soana ed è circondato da fitte abetaie e faggete. Da subito comprendo che il suo centro storico è nato intorno alla chiesa parrocchiale. Mi avvio alla scoperta di questo borgo e delle sue interessanti bellezze architettoniche. Infatti trovo antiche insegne di attività commerciali dipinte sulle facciate delle case, come quella che indica la vecchia farmacia. Mi inoltro tra le sue stradine, su antiche case, ottimamente conservate che vi si affacciano con i loro balconi fioriti e le tendine ricamate alle finestre. Trovo pochissime persone a passeggio per il borgo, complice l'orario che vuole i suoi abitanti intorno al desco. Alcuni pannelli con fotografie di antichi mestieri e personaggi in costume tradizionale attirano la mia attenzione. Ciò evidenzia sia come il turismo sia tra le principali risorse economiche, sia l'attaccamento dei suoi abitanti alla storia e tradizioni locali. Infatti anche le manifestazioni folcloristiche richiamano i turisti a Ronco Canavese e in valle Soana, come le diverse sfilate in antichi costumi tradizionali che si svolgono durante la feste patronale. Anche a febbraio, durante le manifestazioni di carnevale non è difficile trovarsi difronte alla Ahapineri e il Ruga, ossia la Pantofolaia ed il Calderaio nel loro caratteristico costume. Raggiungo così la Chiesa parrocchiale di Ronco dedicata a San Giusto. Questo edificio si presenta in gran parte realizzata in pietra e col tetto a "lose". L'ingresso è preceduto da un pronao appoggiato su colonne in pietra. La facciata ha tre porte con interessanti sculture. Le prime notizie certe di questa chiesa risalgono al 1281 quando diventa parrocchiale staccandosi da quella di Campiglia. Altre notizie documentate risalgono alla visita pastorale del 1329, quando la chiesa venne definita "Ecclesia Sancti lusti da Valsoana" era sotto il patronato dei Conti di Valperga. L'edificio attuale è il risultato di numerose ristrutturazioni svoltesi tra il XIX ed il XX secolo.
Accedo al suo interno che è ad un'unica navata con un pavimento è in lastre di pietra. Sosto lungamente davanti all'altare maggiore che è in legno dorato, con due statue lignee ai lati. Infatti riconosco quella di San Giovanni Battista e quella del patrono San Giusto. Anche sugli altari laterali trovo pregevoli pale. Sicuramente la più importante rappresenta "La Sacra Famiglia in fuga verso l'Egitto". La chiesa di Ronco ricorda Don Tommaso Barra e Don Lorenzo Babando che realizzarono una bella casa di riposo per anziani "Istituto San Giuseppe" in grado di ospitare 70 anziani. Mi aggiro anche qualche tempo per il centro storico di Ronco Canavese prima di soffermarmi in un moderno locale per pranzare. Seduto al tavolo, mentre gusto un buon panino, ascolto diversi giovani che tra loro chiacchierano e lo fanno in lingua franco-provenzale. Ciò è molto bello, proprio a dimostrare l'attaccamento e la difesa della propria cultura e tradizione. Non sono comunque riuscito a scoprire dove sia la casa natale di Giuseppe Fedele De Stefanis che fu notaio e sindaco del paese a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento. Costui aderì alla Carboneria e partecipò ai moti del 1821; fu ricercato dalla polizia sabauda costringendolo a vivere nascosto fino alla morte. Un altro importante personaggio di Ronco Canavese fu il Medico chirurgo, Modesto Destefanis (1826-1897) che si prodigò durante l'epidemia di colera del 1867. Lascio così questo importante centro abitato per andare a visitare alcune frazioni che sono disseminate sia sul fondovalle che sui pendii, alcune raggiungibili su strette strade asfaltare, altre su strade sterrate ed altre ancora solo attraverso mulattiere. Non potrò vederle tutte, ma quelle che visiterò vantano abitazioni risalenti ai secoli XVII e XVIII. Girovagando tra le stradine di questi piccoli borghi posso ammirare sia interessanti pitture murali sacre come ad esempio a Cernisio e a Tressi, che belle chiesette ed oratori che meritano una visita come quella di Sant'Anna in frazione Scandosio. Ma anche meridiane come a Cernisio e a Tressi. Ma la caratteristica di queste borgate sono gli antichi fienili i "Rascard". A Servino, posto a 1460 m di quota e raggiungibile solo per sentiero è presente un'interessante Casaforte di epoca medioevale denominata "Gran Betun". Altre belle borgate con le loro caratteristiche costruzioni sono Masonassa e Fontana con le loro cappelle dedicate a santa Margherita e all'Immacolata. Al ritorno dalle borgate poste più a nord del capoluogo mi soffermo lungo la provinciale che conduce a Valprato, ad ammirare l'ultimo "capitel dii mort" ancora esistente. Questa cappella intensamente affrescata e bisognosa di molte cure, aveva la funzione di accogliere le bare dei defunti che giungevano dalle frazioni, in attesa che il parroco venisse a dar loro la benedizione e li accompagnasse in chiesa. Eccomi cosi ad imboccare la strada che conduce nel vallone di Forzo. Questa pittoresca vallata, in cui scorrono le tumultuose e fresche acque del torrente Forzo, i suoi versanti sono ricoperto da fitte abetaie, belle faggete, larici secolari, pini, abeti rossi e bianchi. Nel Vallone di Forzo sono presenti diversi centri abitati come Pezzetto, una delle borgate più popolate del comune. Questa borgata è famosa perché gli abitanti insieme ai villeggianti realizzano ogni anno nelle sue stradine un'esposizione a cielo aperto di presepi, propri della tradizione montanara. Senza dimenticare i bei borghi di Forzo, Molino di Forzo, Lasinetto, Puntagliera e Arcando. Questo Vallone è il "paradiso" per gli amanti degli itinerari alpinistici, escursionistici e di trekking. I più arditi possono anche affrontare impegnative ascensioni come la Torre di Lavina a m. 3308,oppure il Ghiacciaio di Ciardoney. Mi fu narrato che in località Bettassa, che nella dizione francoprovenzale è il dispregiativo di "baitaccia", località posta in un piccolo prato circondato da boschi, nel 1653 un violento nubifragio con fenomeni alluvionali devastò, l'abitato di Ronco, in particolare la frazione Fattinaire che doveva trovarsi nei presi dell'alpe Bettassa resasi famosa per il comportamento chiassoso, prepotente dei suoi abitanti, tanto da essere considerati una minaccia per l'intera comunità. Lungo il vallone del torrente Forzo incontro diversi piccole borgate, tutte molto caratteristiche e prevalentemente ben conservate, Borgate dotate di chiesette, tutte ben tenute dalla popolazione locale, anche se in gran parte residente per brevi periodi all'anno, come Santa Elisabetta a Quandin e San Vito e Rocco a Puntagliera, che insieme formano la borgata di Arcando insieme a Sauderi e Faiei. Belle anche Pezzetto o Pessetto a 1105 metri slm con la cappella dell'Immacolata, oppure a Tressi con la cappella di Santa Barbara o a Forzo con la chiesetta dei S.S. Antonio e Carlo. La chiesetta di Pessetto, è stretta tra le case ed è considerata la più vecchia del vallone. Questa presenta un bell'affresco sul portale d'ingresso che è anticipato da un grande porticato con tetto a legno. Sulla via del ritorno mi soffermo ancora nella borgata Convento che prende il nome dall'antico edificio religioso. Infatti la Chiesa della Madonna degli Angeli con l'annesso convento dei Cappuccini fu edificato nel 1636 e svolgeva anche funzione di ospizio per i viandanti. I padri cappuccini continuarono l'attività religiosa fino al 1802, quando con il governo napoleonico gli ordini furono soppressi. La facciata della grande chiesa è anticipata da un sagrato in pietra ed ha un tetto a capanna. Interamente intonacata presenta in facciata due affreschi. Lascio così Ronco Canavese, soddisfatto della mia visita che mi ha permesso di scoprire un altro angolo di Piemonte ripercorrerne la storia, a goderne le bellezze ed apprezzarne la cultura.