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Bergamo (XVII ed ultima parte)

Lunedì 01 Agosto 2022 11:58
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BergamoCome inizio a percorre via San Tomaso trovo l'oratorio di San Lupo, edificio di culto ora sconsacrato che viene gestito dalla Fondazione Adriano Bernareggi per mostre espositive d'arte moderna. Non mi è possibile conoscere la data esatta di costruzione dell'oratorio. La struttura dell'edificio con i matronei settecenteschi rendono l'edificio unico di indubbio valore artistico e architettonico. Di certo nel 1734 l'edificio fu modificato e riedificato, continuando ad avere funzioni cimiteriali legato alla adiacente parrocchia di sant'Alessandro.
Dalla metà del XVIII secolo la chiesa fu sede della congregazione dei giovani Figlioli. Congregazione di laici che recitava le litanie alla Madonna durante le funzioni ecclesiastiche. Il prospetto principale dell'edificio che si affaccia su via San Tommaso è particolarmente imponente con le sue quattro alte colonne in mattoni stuccati di grandi dimensioni in stile neoclassico. Le colonne reggono la trabeazione dove vi è la scritta a caratteri cubitali: Divo Lupo Bergomatum Duci, antica dedicazione al santo che viene indicato come duca.
La facciata è completata da otto finestre quadrate disposte su tre ordini complete di inferriate e cornice in pietra. La porta d'ingresso è di piccole dimensioni. Ovviamente trovo l'edificio chiuso, ma mi è poi stato raccontato che il soffitto è decorato ad affreschi settecenteschi raffigurante santa Grata che raccoglie il capo mozzato di sant'Alessandro di Bergamo. Poco distante, lungo questa strada che conserva le antiche fattezze con i suoi edifici sette-ottocenteschi trovo il piccolo oratorio di San Pietro o chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
La chiesa ha una storia molto antica essendo già presente già nel X secolo. In prossimità dell'oratorio vi era una fontana da cui la chiesa ne aveva preso il nome Domuns de la Fontana. L'acqua della fontana era importante, per il gruppo di laici che facevano parte di una comunità dedita alla preghiera e al lavoro, che si era installata nelle adiacenti case della chiesa. Infatti era necessaria per la lavorazione dei panni-lana da cui la comunità religiosa ricavava sostentamento. Mentre l'attuale chiesa che posso ammirare fu edificata nel XV secolo dopo che gli antichi edifici furono occupati dall'ordine degli Umiliati. Alla loro soppressione l'edificio divenne chiesa commenda del cardinale Giovanni Gerolamo Albani.
Il cardinale con l'aiuto di altre famiglie nobili, tra cui i Tasso istituì nei suoi locali una scuola. La chiesa passo poi in commenda alla famiglia Tasso. L'edificio fu poi ristrutturato nell'Ottocento e nel Novecento. La facciata della chiesetta si presenta suddiviso in due ordini da una cornice marcapiano. Quello inferiore in marmo è tripartito da lesene scanalate con un alta zoccolatura e capitelli ionici che reggono il marcapiano sporgente decorato con fregi. L'unico ingresso e il portale ha paraste modanate e sull'architrave è posta centralmente lo stemma vescovile. Mentre l'ordine superiore è intonacato ed ha una grande finestra a lunetta incorniciata in marmo. Il frontone è triangolare, dove nel timpano vi è la dedicazione della chiesa ai santi Pietro e Paolo.
Percorsa tutta via San Tomaso, sulla quale si affacciano diverse gallerie d'arte, arrivo in una grande piazza intitolata a Giacomo Carrara. Su questa piazza si affaccia la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea che ospita diverse esposizioni durante l'arco di tutto l'anno. Sul lato opposto vi è l'Accademia Carrara, istituita nel 1794 per iniziativa del Conte Giacomo Carrara che voleva un luogo dove ospitare la sua collezione. Il complesso dell'Accademia, risale alla seconda metà del XVIII secolo e fu ampliato ad inizio Ottocento.
Lasciata alle spalle la piazza inizio a percorrere la scaletta di via della Noca. Un breve tragitto che mi porta al cospetto di Porta Sant'Agostino. Mi ritrovo così all'entrata principale a Città Alta, oltrepassata la quale si arrivo al prato della "Fara".
Ormai si sta facendo scuro, rientro verso il mio alloggio, voglio fare un ultima buona cena a base di piatti della cultura gastronomica orobica. Domattina presto lascerò questa splendida città per tornare verso casa. Certamente Bergamo è una città che mi ha meravigliosamente stupito sia per la sua storia che per la sua architettura, ma anche per i servizi che sa offrire ai turisti oltreché per la capacità essere ancora un luogo vivibile con un rapporto città, ambiente e territorio pari a quello di un borgo nonostante le sue dimensioni e popolazione.



Fine XVII ed ultima parte.