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Il mio Piemonte: Nonio

Venerdì 09 Settembre 2022 08:57
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NonioIl caldo comincia ad abbandonarci e le finestre iniziano a rimanere chiuse per tenere il freddo fuori casa. Al mattino quell'alito di fresco che trovo in questa fine stagione mi piace e poi stamattina c'è anche quel cielo azzurro pieno di luce ed energia che mi annuncia una splendida giornata. È mia intenzione andare a fare il girovago in un piccolo comune che si affaccia sul lago d'Orta in compagnia di una vecchia conoscenza che non vedo da tantissimi anni. Conobbi Cristian, tanti anni or sono, militavamo in un sodalizio della nostra città. Aveva già allora un piglio e un carattere intraprendente, fortemente empatico e con l'aspirazione di diventare un grande parrucchiere, il termine coiffeur non mi è mai piaciuto. Ricordo che arrivava a fare il turno notturno quando finiva gli studi e il lavoro a Milano e vi ritornava subito finito il turno notturno.
Dopo anni di lavoro nella grande mela italiana, Cristian aprì una sua attività artigianale nella grande mela americana. È rientrato da poco da New York per tornare a lavorare a Milano, ma insieme abbiamo deciso che qualche borgo piemontese andremo a visitarlo insieme. Ormai in auto viaggiamo verso il lago d'Orta e durante il viaggio mi racconta della vita e delle abitudini newyorchesi. Il lago si presenta davanti a noi, con il suo vestito più bello. Il sole inizia a scaldare la giornata, i riflessi dei suoi raggi sembrano creare tanti luminosi specchietti. La corona di colli intorno rendono quest'angolo del Piemonte da favola. Ma anche il borgo che visiteremo può essere un'ottimo scenario per molti racconti di fantasia. Nonio si trova tra le pendici del monte Cregno e quelle del Pizzo. Il borgo con le sue case addossate l'una all'altra e le strette viuzze è molto suggestivo.
Il nome di questo piccolo paese, anticamente era "Nonium", poi nei secoli si trasformò in "Gnugno", "Gnogno", "Gnognio". Il ritrovamento archeologico di fibule, monete e altri reperti tratti da sepolcreti celti e romani rinvenuti nei pressi dell'abitato fanno ipotizzare che le origini di questo insediamento e il suo nome derivi da qualche famiglia della antica Roma che portava il cognome "Nonius", ossia appartenente alla "Gens Nonia". Parcheggiamo l'auto nei pressi della chiesa Parrocchiale dedicata a san Biagio Vescovo e Martire. Al centro della piazza vi è una colonna votiva in pietra posta su un alto basamento. Della chiesa non conosco la sua data di costruzione, ma sicuramente è antecedente al XIV/XV secolo visto che vi sono tracce di affreschi databili intorno al 1400. L'edificio ha comunque avuto pesanti rimaneggiamenti nel XVII secolo, come lo dimostrano le due date "1623" incise sull'intonaco esterno dell'abside.
La chiesa presenta una facciata con tetto a capanna e un lungo porticato con nove colonne in pietra che corre su tutto il fronte e parzialmente sui lati. Infatti su può accedere alla chiesa soltanto attraverso dei gradini posti ai lati del portico, essendo la chiesa in posizione rilevata dal piano della piazza antistante. Mi soffermo ad ammirare lo splendido portale della chiesa; si tratta di antico portale realizzato con pietra di Oira. Il portale è inquadrato da colonnine di serpentino d'Oira scolpite a tortiglioni e poggianti su due leoni stilofori. Le colonnine a tortiglione proseguono con la loro decorazione proseguendo e formando un arco a tutto sesto spezzato da un inserto della volta a padiglione del porticato. La lunetta così formata conserva un affresco raffigurante il miracolo di San Biagio. Vi sono le tre sculture in pietra, inserite in piccole nicchie nella parete esterna del portico ed in posizione centrale.
La base del campanile sembra più antico della parte superiore. Presenta una cuspide settecentesca, assai aguzza. Presenta nella cella campanaria, come al piano inferiore aperture a trifore con colonnine e i capitelli di fattura molto più antica. Nei pressi della chiesa vi sono due importanti monumenti, uno ricorda I combattenti noniesi morti durante la prima mondiale e I dispersi nella guerra 1940 - 1945, un altro ricorda i tanti partigiani combattenti di Nonio. Prima di accedere nel centro storico, andiamo verso l'edificio comunale posto all'inizio della stradina pedonale che conduce all'oratorio della Beata Vergine Addolorata. Vicino al municipio è assai interessante una costruzione in pietra a vista, di due piani con due ampie aperture ad arco sorretto nella parte centrale da belle colonne in pietra. Questo edificio che ospita l'ufficio tecnico comunale ha al primo piano un davanzale in legno che lo rende ancor più attraente.
Dopo poche decine di metri raggiungiamo l'Oratorio della B.V. Addolorata. Questo edificio ha uno stile elegante, snello ed è particolarmente armonico nelle sue forme. Il luogo in cui è stato edificato è detto Pianella,posto all'inizio del paese, sopra una roccia che sovrasta la strada provinciale 46 sottostante. L'Oratorio fu edificato per la devozione della famiglia Borgatta nella prima metà del XVIII secolo. Infatti, sotto l'abside della chiesa vi è la tomba dell'avvocato e poeta Gallo Daniele Borgatta, le cui ceneri vi furono collocate nel 1883. Il sagrato dell'oratorio è un bel tappeto erboso, verdeggiante come tutta la splendida vegetazione circostante, fatta da alberi ad alto fusto e bei arbusti fioriti. La facciata dell'oratorio è assai semplice con il suo tetto a capanna, suddiviso in due ordini con ampio marcapiano modanato e sporgente.
Il frontone non presenta particolari decorazioni. Due lesene angolari, spezzate dal frontone pare vogliano reggere il frontone. Nel primo ordine vi è la porta d'accesso con bel portale in pietra, affiancato da due piccole finestre rettangolari. Sopra il portale, in una nicchia vi è una statuina della Madonna. Nel secondo ordine una finestra rettangolare arcuata. Il piccolo campanile che snello si eleva, sembra un indice rivolto al cielo che sporge di non molto dal tetto in lose che ricopre l'edificio. Lentamente rientriamo sui nostri passi, chiacchierando su vecchi ricordi e raccontandoci le esperienze di vita che ognuno ha recentemente trascorso. Prendiamo così via Fontana; una stretta stradina pavimentata in pietra, su cui si affacciano vecchie e nuove case. Ogni tanto vi è un portone aperto e possiamo così vedere i giardini ben curati di queste antiche case.
Ci ritroviamo in piazza san Rocco, ove si erge l'omonimo oratorio. L'Oratorio di San Rocco si trova nel centro di Nonio e la sua costruzione risale al 1639. Interessante sapere che l'adiacente sacrestia fu realizzata nel 1691 per volontà degli uomini emigrati ad Alessandria. Trovare un pezzo della mia città su questa sponda del lago d'Orta è assai curioso. La facciata di questo oratorio meriterebbe un restauro, ma è comunque assai bello. Presenta un tetto a capanna con lesene angolari ed è diviso in due ordini da linee dipinte. L'edificio ha un bel portale in pietra con timpano spezzato sopra la porta, due finestre rettangolari con sotto due sedute in pietra ai lati. Sempre sulla facciata nel primo ordine vi sino tre affreschi, san rocco in posizione centrale, san Sebastiano alla sinistra ed un altro santo a destra, tutti necessitanti di un restauro.
Il campanile settecentesco si erge maestoso sul fianco destro della chiesa e presenta una cella campanaria con due colonne su ogni apertura. L'interno dell'oratorio è a navata unica e mi hanno poi raccontato che conserva un altare seicentesco in legno scolpito, laccato e dorato Anche la piazza è in pietra e vi si affaccia un bell'edificio che chiamano palazzo dell'ufficio postale. Questa costruzione in cui non trovo nessuna insegna del servizio postale se non quella del tabaccaio è interessante per la storia locale. Questo era il Palazzo della Comunità e c'è lo ricorda la data, 1815, che campeggia sotto lo stemma comunale in ferro battuto che possiamo vedere sul balcone di questo edificio che fu la prima sede comunale. Mi si racconterà che più anticamente, forse nel XVII secolo, vi era il forno della Comunità. È bello aggirarsi per le strette stradine di Nonio, su cui si affacciano antiche case, con i loro affreschi votivi scolorati e ogni tanto incontrare imponenti e antiche costruzioni con i loro loggiati in pietra. Interessante anche l'edificio che ospitò l'ospedale, ora adibito ad ambulatorio medico, biblioteca civica ecc. Originariamente questa era l'abitazione del noniese Giulio Maria Moglini, natovi nel 1749, ordinato sacerdote che alla sua morte nel 1801, lasciò per testamento l'edificio perché divenisse "Ospedale per i poveri infermi di Nonio ed Ojra".
Un campaniletto in ferro battuto si erge sopra il tetto dell'edificio. Una scritta dipinta nel suo cortile ricorda l'antico uso; l'ospedale funzionò fino agli anni Trenta del Novecento. Molto belli sono anche gli edifici adibiti di abitazione che vi sono vicino all'ex ospedale, realizzati in pietra a vista con tre ordini di archi e colonne sovrapposti di particolare effetto scenico. Edifici questi che dovrebbero risalire al XVI - XVII sec. Un altro personaggio noniese da ricordare è Giulio Maria Moglini, francescano e missionario in Terra santa il quale successivamente ritiratosi nella chiesa Madonna del Popolo a Omegna scrisse diversi saggi in difesa dei diritti della religione. Vi morì nel 1878. Mentre rientriamo verso il centro passiamo davanti all'edificio che ospita l'asilo Santino Ardizzi. Costui, nato a Nonio nel 1922 e scomparso nel 1969 fu sindaco del suo paese natale dal 1953 per diversi mandati. Fu decorato con medaglia d'oro al Valor Civile alla memoria, in quanto perì a seguito di gravi ustioni conseguenti ad azioni di soccorso e di un vasto incendio sopra l'abitato. Raggiungiamo così nuovamente il centro del borgo per una breve sosta ristoratrice in una locale trattoria.
Ormai sazi, riprendiamo l'auto per recarci a Oira, una piccola ma bella frazione di Nonio che si affaccia sul lago. La stretta strada scende tra piccoli tornanti, a poche centinaia di metri dal borgo incontriamo un piccolo edificio religioso, posto all'interno di una curva stradale ed immerso nel verde. Sostiamo un attimo per meglio osservarlo e scattare quale foto. Si tratta dell'oratorio della Beata Vergine della Neve posta in regione Valbaj. La chiesetta è assai bella nella semplicità della costruzione che si presenta squadrata con in suo piccolo campanile; fu realizzata nella seconda metà del XVII secolo su una una primitiva cappella preesistente. Un bel portichetto fu posto davanti all'ingresso agli inizi del XX secolo. Mi racconteranno poi, che all'interno è custodito un importante affresco raffigurante la Pietà di autore ignoto. Tra noi commentiamo come tutte queste chiesette e cappelle votive lasciate dagli antenati noniesi non solo raccontano una profonda fede religiosa delle popolazioni locali ma sono anche importanti testimonianze di carattere storico/artistico.
Proseguiamo in auto e transitiamo davanti all'impianto di estrazione e lavorazione della famosa pietra serpentina di Oira. Queste pietra è di colore grigio-verde che assume tonalità simile al bronzo. Con questa pietra furono edificate tante opere come l'ambone della basilica di Orta San Giulio nel XII secolo e fu anche impiegato nella fabbrica del Duomo di Milano. Parcheggio l'auto poco prima dell'accesso alla borgata dove una bianchissima cascata formata dal fiume Qualba, "l'Acqualba" precipita frastornante dal monte con un bel salto. Raggiungiamo a piedi Oira, piccolo suggestivo e pittoresco nucleo di case. Ad accoglierci un simpaticissimo cagnolino che scodinzolante ci viene incontro. Subito all'ingresso della borgata si prospetta l'Oratorio di san Silvestro che fu realizzato su una primitiva cappella. L'edificio è di semplice fattura con tetto a capanna e con massiccio campanile interamente intonacato. La facciata è assai semplice con bel portale in pietra e un timpano spezzato con nicchia sopra l'architrave della porta. Al fianco della porta due finestre rettangolari.
Una lunetta è posta al centro della facciata. Sotto il campanile che ha una cuspide ottagonale, vi è un bel monumento alla medaglia d'oro al valor militare, Curotti Silvestro. Costui, nacque a Domodossola nel 1920, fu un militare e partigiano che morì a Oira il 3 giugno 1944. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alle operazioni belliche in Jugoslavia con il 1° Reggimento d'artiglieria alpina; rientrato in Italia, dopo l'armistizio entrò nelle formazioni partigiani, quale responsabile di una squadra di arditi-sabotatori. Curotti, nome di battaglia "Dom", partecipò a diverse battaglie, da Gravellona, a Cegli e di Strona. Nel giugno del 1944 fu impegnato con i suoi uomini a recuperare armi ed esplosivi lanciati da aerei degli Alleati nei pressi di Oira. La sua squadra cadde in imboscata di di un'ottantina di SS tedesche; per salvare il materiale e disimpegnare i suoi uomini rimase isolato e si barricò in un casolare disabitato.
Tenne testa da solo, per diverse ore ai tedeschi. Terminate le munizioni, per non cadere prigioniero si sparò l'ultimo colpo di pistola. Scendiamo, dopo aver girovagato per le stradine del piccolo borgo, ammirato le diverse case in pietra ottimamente conservate con i loro affreschi votivi dipinti sulle pareti, al lago. Sulla riva del lago d'Orta vi sono belle abitazioni, una spiaggetta pubblica e ad un approdo per i battelli in navigazione. Risaliamo verso l'auto per raggiungere un altra bella borgata, Brolo, che dista qualche chilometro da Nonio lungo la strada provinciale 46. Questo è un borgo che entrambi, amanti dei gatti, volevamo visitare, infatti Brolo è il paese dei gatti, come annuncia un cartello all'ingresso del paese, dove fa bella mostra di sé il profilo di un gatto. Tutto, ebbe inizio il 10 ottobre 1756, quando durante la seduta del Consiglio della Comunità di Brolo fu chiesta la separazione, a livello ecclesiastico, dalla Parrocchia di San Biagio di Nonio e il permesso di diventare Parrocchia autonoma. Tale richiesta fu accolta con scherno, e liquidata con un motteggio: "Quand al vien parrocchia Brol / al ratt metarà su al friol", ossia "Quando Brolo diventerà parrocchia, il topo si metterà il mantello".
Solo il 27 aprile 1767 Brolo ottenne di vedere la sua chiesa eretta in Parrocchia. Memori del motteggio, il giorno dopo, sulla porta di casa delle autorità di Nonio, venne trovato inchiodato un topo abbigliato con un piccolo mantello. Ma si racconta anche che gli abitanti di Brolo ingaggiarono un nutrito gruppo di gatti per scacciare topi che stavano infestavano il borgo. Parcheggiamo l'auto proprio vicino al monumento al Gatto che fu voluto nel 2006 dagli abitanti bi Brolo. Questo monumento, realizzato in metallo è possibile ammirarlo in un'aiuola a lato della strada provinciale che si affaccia sul belvedere del lago. Iniziamo così la visita a questo splendido borgo. Iniziamo a girovagare per le stradine del borgo, dove sulle case vi sono piastrelle decorate a tema felino; animali che incontriamo anche lungo il nostro percorso, dove da sornioni seguono il nostro vagare dalla finestre delle case o distesi sui balconi.
Nel centro del paesino,situato nella zona denominata Pruà, troviamo un antico lavatoio, posto nei pressi di un vecchio mulino. Il lavatoio è stato recentemente restaurato e conserva nelle sue pareti dei quadretti con interessanti informazioni sulla vita del borgo. Nei pressi del lavatoio vi sono tante piastrelle dipinte con i gatti presenti nelle fiabe. Attraversiamo stradine e antiche scale in pietra raggiungo villa Tarsis, un edificio di bellezza e raffinatezza particolare. Questo villa fu costruita in due riprese nei Sei e nel Settecento e presenta la facciata principale decorata con affreschi e balconetti di ferro battuto. Quest'edificio fu voluto dalla famiglia Tarsis che nel Settecento vide uno dei loro membri diventare colonnello dell'esercito spagnolo, un altro fu cappellano della basilica di san Gaudenzio di Novara ed a lui si deve l'erezione della chiesa di Brolo in parrocchia.
Posso ammirare la villa quasi girandoci attorno e così lungo il sentiero che porta alla della chiesetta dell'Addolorata, riesco anche ad ammirare il chiuso bel giardino all'italiana e il cortile. È proprio un bell'edificio, peccato che non sia possibile visitarlo. Raggiungo la chiesetta dell'Addolorata che presenta un bel sagrato in ciottoli. La sua facciata è assai semplice con portale in pietra lavorata, affiancata da due finestre rettangolari, Sopra il portale vi è una grande finestra rettangolare, purtroppo ora chiusa con dei teli di plastica. Sul tetto realizzata in pietra vi è un piccolo campaniletto che svetta verso il terso cielo azzurro di oggi. Rientriamo verso il lavatoio, ma prima ci soffermiamo davanti ad un antico torchio. Questo attrezzo di lavoro ci racconta della fatica che un tempo facevano le popolazioni alpigiane per l'economia famigliare, come la spremitura delle uve per produrre il vino, delle noci per produrre l'olio e delle mele per produrre il sidro.
Sotto il torchio vi è collocato una riproduzione di un gatto realizzato in materiale ferroso di recupero. Prendiamo via Principale e poi ci inoltriamo in una stretta stradina, fatta a scalini in pietra ed è anche parzialmente voltata dalle case che vi si affacciano. Si tratta della "strèscia dal gat", un vero museo all'aperto di piastrelle dipinte con raffigurazione di gatti. Sono tanti i gatti raffigurati, dai bei manti colorati e con occhioni splendidi. Cerchiamo i gatti più rassomiglianti i nostri; infatti anche Cristian ha dei felini come compagni ed addirittura uno è arrivato con lui da New York. A Brolo vi sono tante belle case e anche imponenti case gentilizie, purtroppo non tutte queste versano in buone condizioni, ed è un vero peccato.
Su molte case oltre ai gatti ci sono tanti affreschi votivi e questi ci portano fino alla chiesa Parrocchiale di Brolo dedicata a sant'Antonio abate. Questa chiesa fu ingrandita nel 1780 nelle dimensioni attuali; l'edificio fu costruito alla fine del XVI ed aveva solo due altari: uno dedicato a sant'Antonio abate, l'altro dedicato allo Spirito Santo. L'ampliamento comprese anche innalzamento delle sette colonne che compongono il portico anteriore laterale. I lavori di restauro e di ampliamento terminarono sostanzialmente nel 1783. Sul fianco della bella chiesa vi è una piazzetta con al centro una fontana in pietra, denominata della creazione. Sulla fiancata della chiesa che s'affaccia sulla piazzetta sono collocate due lapidi che ricordato due noniesi morti, chi in Grecia nel 1941, chi per malattia contratta al fronte nel 1922. Ma a ricordare i fatti accaduti durante la prima guerra mondiale è il tronco di un pino centenario, abbattuto per motivi di sicurezza e portato dal fronte da un soldato al rientro a Nonio, dentro ad uno scarpone.
Vicino tronco, sempre nei giardini della piazzetta vi è la cappella di Lourdes, ex ossario. Poco distante vi è un bel palazzo, attualmente sede degli alpini e di appartamenti. Questa era l'abitazione della famiglia Gozzani, arrivati a Brolo nel Cinquecento. L'edificio fu completato solo ad inizio del XVIII secolo, passò poi in proprietà dell'Ospedale di Vercelli che la utilizzò come colonia estiva. Nel suo cortiletto vi è la statua del gatto "furioso", creato dall'artista omegnese Giorgio Rava. Sulla piazzetta vi sono dei bambini che giocano; mentre li osservo mi sovviene di aver letto che un tempo, per evitare che i bambini si allontanassero troppo da casa o si recassero in luoghi pericolosi, veniva loro raccontate storie fantastiche di animali mostruosi come lo sparsör, una specie di vipera velenosissima con le ali e di vari colori. Si diceva che era in grado di paralizzare le sue vittime guardandoli negli occhi per poi divorarle.
Anche Nonio nei secoli passati subì una forte migrazione, chi poteva si trasferì in pianura, soprattutto nell'alessandrino e nel canavese a fare i fabbri, calzolai o commercianti di pelli o di armi. Infatti a Casale Monferrato esistono due Palazzi Gozzani. Continuiamo ad aggirarci per le stradine di Brolo, dove anche i "panettoni" stradali in cemento riportano raffigurazioni feline. Ultime tappe sono le raffigurazioni dove troviamo rappresentate degli Aristogatti e in una piazzetta vi sono invece dipinti i gatti nell'arte come l'Urlo di Munch con un gatto urlante, la Gioconda con le fattezze feline ecc. Prima di rientrare verso casa, voglio ricordare anche Padre Tommaso Obicini, nato a Nonio nel 1585 e che fu studioso della lingua araba, siriana e copta. Fu anche Custode della Terra Santa e padre Guardiano del convento di Aleppo.
Nel 1620 partecipò al sinodo dei Caldei di Babilonia come rappresentante del papa Paolo V. Ottenne dall'Emiro Fakhr-ad Din II la restituzione del santuario dell'Annunciazione a Betlemme per restaurarlo e il permesso di edificare un ospizio e una chiesa ad Acri, nonché il possesso del Monte Tabor e di un convento a Sidone. Ritiratosi a Roma nel convento di san Pietro in Montorio, morirà nel 1632.
Lasciamo questo bellissimo borgo incastonato nel verde dei monti che si affacciano sulle rive occidentali del lago d'Orta e rientriamo verso Alessandria.