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Il mio Piemonte: Pietraporzio

Giovedì 24 Novembre 2022 08:51
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PietraporzioLa giornata si apre con un sole che già dal mattino presto ci dona caldi raggi; l'estate è una di quelle stagioni che deve essere goduta pienamente
La strada per la valle Stura è assai trafficata, sono per lo più auto di turistiche che si muovono dalle diverse località di villeggiatura, di cui la vallata è dotata.
La tradizione vuole che il nome di Pietraporzio derivi da un pretore romano della famiglia Porzia, fondatore del primitivo nucleo ed infatti sullo stemma comunale vi è la scritta "Petra Portici Romani". Tra l'altro una leggenda vuole che il proconsole trovò riparo in una fredda notte, sotto un grande masso posto all'accesso del paese, mentre vi transitava con l'esercito romano. C'è chi invece fa derivare il nome dall'occitano "Peiropùorc" pietra del cinghiale in riferimento alla forma di un grosso promontorio roccioso assomigliante alla sagoma della schiena di questo animale o più semplicemente alla presenza di questi animali in zona.
Certamente in questo luogo, già in epoca romana esisteva una strada, che conduceva alle Clusae, un luogo fortificato che diventerà famoso nella storia militare del Piemonte, oggi conosciuto come le Barricate.
Il borgo fu possesso dei marchesi di Saluzzo fino al 1267, quando Carlo I d'Angiò, conte di Provenza, occupò la Valle Stura. Gli Angiò domineranno la vallata fino alla fine del XV secolo, quando arriveranno i Savoia. Del periodo angioino si ricorda in particolare ciò che riguarda la regina Giovanna.
Agevolmente arrivo a Pietraporzio seguendo la strada statale 21 della Maddalena. Prima di accedere al borgo, dopo una curva m appare una cappelletta dedicata all'Assunta, anticipata da alcuni gradini, edificata su uno sperone di roccia che si affaccia sul lago artificiale. Subito dopo la cappelletta, un irta strada sulla mia destra mi permette di raggiungere il cimitero. Dal parcheggio del cimitero il panorama su Pietraporzio è fantastico, mi permette di vedere a distanza quelle che saranno i prossimi obiettivi da raggiungere e programmando il percorso che farò. Da questo particolare punto panoramico posso vedere il bacino artificiale di compenso creato dallo sbarramento dello Stura. Per realizzarlo si è dovuto intaccare il masso a forma di cinghiale "simbolo" del paese che richiama la divinità pastorale greca Moccus. Questo lago alimenta una centrale idroelettrica. In epoca medioevale il borgo era collocato su questo pianoro denominato Vilar, ove ancoraggi si trova il cimitero con l'antico campanile dei "Catre Lupes". Accedo al piccolo cimitero e mi soffermo ad ammirare il bellissimo campanile che presenta dei protomi animaleschi a forma di lupo, collocati agli angoli della cuspide e che vi danno il caratteristico nome. Il campanile è realizzato interamente in pietra, si eleva massiccio verso l'alto quale guardiano e custode del borgo; ha quattro piani di cui i primi due con piccole finestre, mentre le altre due, ivi compreso la cella campanaria presenta quattro ampie apertura a tutto sesto, mentre la cuspide a punta presenta ad ogni lato una colonnina con ai piedi i prodomi animaleschi. Questi ultimi non sono da confondersi ai doccioni gotici tipici delle costruzioni francesi ma sono solo figure apotropaiche a guardia del borgo e della sua antica parrocchiale che era dedicata a Santo Stefano. Successivamente raggiungo il centro urbano di Pietraporzio, Pèirapuerc in Occitano. Parcheggiato nei pressi del Municipio, questo edificio, costruito negli anni 30 del secolo scorso è circondato da bei prati ed anticipato da un piccolo giardino posto sulla riva sinistra dello Stura di Demonte. Ospita oltre agli uffici comunali anche altri uffici pubblici come l'ambulatorio comunale. Di forma parallelepipeda, ha un ampio arco d'ingresso sopra il quale è dipinta la scritta "Casa del Comune" affiancata dallo stemma comunale e dalla Croce occitana. Sopra il quale si apre un balcone con dei vasi fioriti appoggiati sulla ringhiera insieme alle bandiere italiana, europea e del Piemonte. Una bella fascia dipinta con personaggi medioevali, abbelliscono la facciata sul piano nobile. Una targa affissa sulla facciata ricorda Maria Isoardo. Costei nacque a Centallo nel 1914, fu maestra a Tenda, Limonetto, Oncino, Molini di Elva e poi fu assegnata a Pietraporzio, dove il 20 aprile 1944, dove durante una perquisizione nazista, venne aggredita, oggetto di violenza e uccisa a scuola. Fu decorata con la medaglia d'oro della pubblica Istruzione e fu definita "martire della dignità della donna". Vicino al palazzo municipale c'è un bell'edificio color rosa, anticipato da un bel giardino fiorito con tanta Lavanda. Si tratta di una "savonnerie" che produce saponi di montagna con la metodologia originale marsigliese, arricchita con oli essenziali ed erbe e fiori di montagna, oltreché prodotti a base di latte di asina. Raggiungo così l'attuale parrocchiale dedicata a Santo Stefano. Questo edificio religioso è stato edificato verso la fine del XVIII secolo per sostituire quella più antica che sorgeva nel cimitero a lato dell'antico campanile. L'antica chiesa fu abbandonata, sia perché assai malridotta, ma anche per la scomodità nel raggiungerla, visto che l'abitato si era spostato in basso vicino al fiume. La facciata è barocca presenta un tetto a capanna, con alto frontone e una grande cimasa sul culmine. Possiede un unico porta d'accesso, su una facciata tripartita da lesene e divisa in due ordini. Nel primo ordine, sopra il portale in pietra vi è una meridiana, mentre ai lati due cornici ovali. Nel secondo ordine, al centro vi è un grande oculo, mentre ai lati due nicchie vuote, tutte con belle cornici a stucco. Nel timpano del frontone vi è il simbolo della Trinità.
Un piccolo sagrato in pietra ne anticipa l'accesso. Il suo interno a navata unica è affrescata da Giorgis nel 1899. Interessanti i sui altari laterali che conservano begli altari marmorei e tele come quello di santa Maria Maddalena e quello dedicato a san Sebastiano. Molto bello anche l'altare maggiore in marmo grigio con intarsi con intarsi e quadri di marmo rosso. Anche il coro presenta bei quadri come il tondo dedicati a santo Stefano. Uscito dalla chiesa mi soffermo sulla pizzetta che si affaccia sullo Stura ad ammirare le belle case di montagna con i balconi in legno e i molti vasi di fiori che le addobbano. Superato il fiume raggiungo oltre il ponte la chiesetta dedicata alla Madonna del Carmine e san Giacomo, sede dell'omonima Confraternita. La chiesetta, fu probabilmente utilizzata da una Confraternita che si dedicava ai pellegrini che vi gestivano l'ospizio di santa Maria Maddalena come attestato nel 1584. Nel XVII secolo fu utilizzata come chiesa parrocchiale provvisoria perché più centrale all'abitato. Subì ripetute alluvioni, tra cui quella del 1957 che fu particolarmente rovinosa. Sulla facciata con tetto a capanna e un unica porta d'accesso anticipata da quattro gradini, vi è tra il portale e un ampia fenestratura rettangolare, un antico affresco assai rovinato. Conserva un piccolo campanile coperto a scandole di legno. Faccio due passi tra le case del borgo di Saretto, così come è indicato questo gruppo di case che è posta in zona sopraelevata rispetto al corso d'acqua. Sono prevalentemente case di villeggiatura che nelle stagioni turistiche si riempiono di villeggianti. Le montagne che circondano Pietraporzio sono magnifiche, ed infatti hanno visto crescere molti campioni di sci, tra i quali ricordo Giulietto Gerardi. Costui vi nacque nel novembre 1912 e negli anni Trenta del XX secolo diventò un celebre campione dello sci di fondo e fu decorato bel 1934 con la medaglia di bronzo al valore atletico. Fu medaglia di bronzo nella gara di sci di fondo dei 18 km ai mondiali di Chamonix del 1937 e ancora vincitore a Garmisch nella Settimana di Gran Fondo. Si qualificò per le Olimpiadi di Helsinki del 1940 ma con lo scoppio della seconda guerra mondiale non ebbero luogo. Dal 1940 al 1943, fu chiamato alle armi e inserito nelle "pattuglie di sci veloce" a Cervinia. Con l'armistizio e il conseguente sbandamento dell'esercito italiano, rientrò a piedi a casa a Bagni di Vinadio. Non aderendo alla Repubblica di Salò fu costretto a darsi alla macchia, raggiungendo i maquis francesi. Partecipò attivamente alla lotta di Liberazione e prese parte alla battaglia delle Pianche di Vinadio del 17-20 agosto contro la 90° Divisione corazzata tedesca. Fu altresì preziosa staffetta e messaggero, grazie alle sue capacità sciistiche tra i diversi comandi partigiani italiani e francesi. Tra l'altro accompagnò molti ricercati politici oltralpe, come ad esempio Pietro Nenni. Dopo la guerra emigrò in Francia per lavoro e raggiunta l'età pensionabile torno a Bagni di Vinadio e iniziò una campagna di promozione turistica della vallata ed in particolare del luogo di residenza. Si spense nella sua casa a 89 anni. Riprendo l'auto per arrampicarmi su un altura ove sorge la borgata castello. La strada è stretta e con diverse curve a gomito ma il panorama che si ammira è veramente fantastico, grazie anche allo splendido sole che rende tutto molto luminoso. Mentre raggiungo la borgata ricordo un altra importante personaggio di Pietraporzio, con la famiglia originaria di questa frazione. Letizia Belmondo nacque a Torino nel 1981 ed iniziò a studiare l'arpa nella sua città a 8 anni presso il Suzuki Talent Center. All'età di 19 anni, Letizia si aggiudicò il Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale di Israele dove le fu anche stato assegnato il Premio "Ester Herlitz" per la migliore interpretazione di un pezzo contemporaneo. Letizia è una delle soliste d'arpa più straordinarie e la sua capacità musicale e la sua tecnica hanno sedotto il pubblico in tutto il mondo tanto da vincere un numero straordinario di concorsi e premi. Letizia mantiene costanti rapporti con Pietraporzio e spesso regala alla comunità locale dei concerti nella parrocchia. Raggiungo così la borgata Castello e subito mi reco a "la Fouont dal Fourest" una bella fontana un tempo utilizzata per l'abbeveraggio degli animali. Il toponimo di Castello deriverebbe da un antico castrum citato in un antico documento del 1388 come fortificazione collettiva. La piccola borgata ha belle case ristrutturate, luogo di villeggiatura. Altre fontane e lavatoio ben conservati sono presenti all'interno de borgo, come ben preservato anche la bella cappella dedicata a san Fabiano e san Sebastiano. La chiesetta ha una semplice facciata a capanna con leggere lesene che la tripartiscono. Possiede una semplice porta d'accesso affiancata da due da due piccole finestre. In due nicchie vi sono le statue dei santi titolari della chiesetta. Un altra finestra è posta in posizione centrale sopra un marcapiano. Un bel campanile in pietra si eleva sopra i tetti delle case a protezione delle stesse. Colgo l'occasione per fermarmi a scambiare due chiacchiere con due turisti svizzeri che alloggiano in una casa vacanza. Sono persone anziane che ormai da anni vengono in villeggiatura in valle Stura e soprattutto a Pietraporzio.
In auto scendo nuovamente a valle e proseguendo verso il colle della Maddalena raggiungo Pontebernardo. Un importante borgata di Pietraporzio. Lascio l'auto e mi dirigo verso il centro del borgo. All'ingresso del paese, un carrello da miniera e un cartello mi dicono che un tempo nelle vicinanze di questa borgata c'era una miniera di Barite. Questa miniera era sfruttata tra gli anni 1950 e 1960. Questo minerale si trova di solito in cristalli, è incolore se pura e variamente colorata di bianco, azzurro, giallo o marrone in presenza di impurità. L'uso principale della barite è quello nei fanghi impiegati durante le trivellazioni petrolifere utilizzata per mantenere elevata la pressione sui sedimenti perforati, prevenendo pericolose fuoriuscite di gas. Inoltre questo minerale è usato nell'industria cartiera, chimica e meccanica e grazie alla sua capacità di schermare i raggi X, è utilizzata anche in radiologia. La borgata è molto caratteristica con le sue case in pietra, tetti in pietra, balconi in legno, angoli fioriti e belle piazzette. Pontebernardo è soprattutto famoso per Stefania Belmondo. Costei nacque a Vinadio nel 1969, è un'ex fondista italiana, una delle atlete più titolate della storia della disciplina dello sci di fondo con dieci medaglie olimpiche vinte con l'uniforme del Corpo Forestale dello Stato di cui ne fa parte. Pontebernardo è sede dell'Ecomuseo della pastorizia. Questo Ecomuseo nasce per il recupero e rilancio della pecora sambucana. Questa razza ovina è allevata in Valle Stura e in Valle del Gesso e stava per scomparire per la riduzione del patrimonio ovino nella zona. Questa pecora viene ancora oggi allevata secondo sistemi tradizionali, con alpeggio estivo e stabulazione invernale (pascoli alpini, poveri ed impervi). È razza molto rustica con duplice attitudine, carne e lana, anche se quest'ultima attitudine è ormai del tutto secondaria. Il suo latte viene trasformato da alcuni allevatori in formaggio tipico, "tuma", di sapore particolarmente gradevole.
Un apposito consorzio di tutela, L'Escaroun, fu fondato nel 1988 che ha impiantato un centro di selezione degli arieti a Pietraporzio, e ha poi ottenuto di annoverare la carne di pecora sambucana tra i prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Piemonte, mediante il marchio di qualità "agnello sambucano garantito". Durante il mio percorso in questo borgo noto che vicino all'ecomuseo fa bella mostra di se una fontana e un lavatoio coperto in pietra.
Raggiungo così la chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta. Il suo campanile fu costruito a metà del XVIII secolo dopo che nel 1744 i gallo ispani abbatterono quello a vela di cui era dotata la chiesa. La chiesa è un bell'edificio dedicato alla Beata vergine Maria Assunta e sorge nella parte più elevata della borgata. Questa fu ricostruita nel XVII secolo sulla più antica chiesa medioevale ed ampliata nel XIX secolo. La facciata è semplice, con tetto a capanna ed tripartita da lesene con una sola porta d'accesso. Sopra al portare un grande vi è affresco della Madonna Assunta in cielo. Nel timpano invece vi è il monogramma di Maria Vergine. La facciata è interamente intonacata e tinteggiata e le lesene con finti capitelli ionici che pare vogliano reggere un alto marcapiano. Invece il campanile è in pietra grezza ed è solo intonacato la cella campanaria e la lanterna. L'interno della chiesa è a navata unica con pavimento ligneo e conserva non solo pregevoli tele ma anche innumerevoli reliquari ed ex voto. Tra e ultimi vi sono reliquari a busto di san Giuliano Martire, san Donato Martire, reliquario ed ostensorio di Sant'Andrea, di San Francesco da Paola, santa Margherita e di molti altri. Dopo essermi soffermato in questa bella chiesa, proseguo ad aggirarmi indisturbato tra le stradine del paese. Scopro così che vi è un orto botanico, ove si cura la coltivazione in particolare della regina delle Alpi, una specie floreale che era in via di estinzione. Ripresa l'auto proseguo verso il colle della Maddalena, appena uscito da Pontebernardo sosto ad ammirare, anche se da lontano il giardino della regina Giovanna. Di questo luogo si narra la leggenda che vuole protagonista Giovanna I d'Angiò, regina di Napoli e Signora della Provenza, donna di rara bellezza e di molte altre virtù. Costei fu sospettata nel 1345 di aver tramato con gli assassini del marito Andrea d'Ungheria. Fu assolta dal papa Clemente VI dall'accusa di uxoricidio e si risposò tre volte. Morì in maniera tragica, strangolata imprigionata di Muro Lucano da sicari di Carlo III di Durazzo nel 1382. In un suggestiva strettoia, denominata le Barricate, a metà parete si trova un lembo di terra dove vi è nato un Pino. La leggenda vuole che qui vi avesse trovato rifugio la regina Giovanna e che dopo il suo passaggio si fosse trasformato in un giardino che produceva mele e pere. Le Barricate, che sovrastano Pontebernardo è in imponete costone roccioso che forma una gola, già noto in epoca romana come Clusae. Ritenute una strozzatura a difesa della valle fu resa transitabile solo nel 1515 quando Francesco I ne taglio la roccia per aprirvi un varco. Sono ancora visibili diverse scavi nella dura roccia effettuati negli anni 1924-1925, per realizzare fortificazioni in caverna per il Vallo alpino del Littorio che dovevano ospitare mitragliatrici e artiglieria. Un altra frazione di Pietraporzio è Murenz che sorge su un ampio e soleggiato pianoro che in estate si ripopola con una moltitudine di turisti.
Lascio questo borgo felice di aver trovato un ambiente colmo di meraviglie da osservare, con diverse storie da ascoltare, laddove uomo e natura sono in perfetto equilibrio.