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Il mio Piemonte: Bene Vagienna

Domenica 24 Dicembre 2023 09:44
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Bene VagiennaRaggiungo così Bene Vagienna il cui toponimo è derivato dall'antico, fa riferimento alla tribù ligure dei Bagienni, che a loro volta traevano il loro nome dal "fagus", il faggio sacro. Nel 1862 al precedente toponimo Bene venne aggiunto il determinante Vagienna (forma latinizzante del precedente Bagiennorum.
Infatti l'origine di Bene la si vuole risalente al periodo Augusteo ed era posta a circa due chilometri dall'attuale capoluogo, in località Roncaglia. Era denominata Augusta Bagiennorum, che insieme ad Augusta Taurinorum (attuale Torino) e Augusta Praetoria (Aosta) era una delle più importanti città romane della Gallia Cisalpina.
Vado subito a visitare i resti e gli scavi di questo importante centro romano che era provvisto di uffici e sontuosi palazzi. Città che venne distrutta, dopo la caduta dell'Impero romano dalle invasioni barbariche ed i sopravvissuti si spostarono in una zona più alta e facilmente difendibile.
A circa due chilometri dall'attuale città sulla sinistra del torrente Mondalavia, in località Roncaglia si trovano le vestigia dell'antica romana Augusta Bagiennorum. Questa era già la capitale dei Liguri Vagienni. La città fu fondata dai veterani dell'imperatore Ottaviano Augusto nell'ultimo quarto del I secolo a.C. Ciò rendeva Augusta Bagiennorum di importanza strategica per il controllo del transito tra la pianura padana, il mare e i valichi alpini. I resti della città furono riportati alla luce a fine del XX secolo dai benesi, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta. Dagli scavi emersero i resti di una città di poco più di 21 ettari, circondati a da un fossato e un terrapieno con palificata lignea e torri angolari in muratura. Parcheggiata l'auto inizio il percorso di visita, facilitato da pannelli illustrativi.
Belli ed interessanti sono i resti del teatro Romano, che presenta ancora i resti del retrostante quadriportico, si stima che potesse contenere circa di 3000 spettatori e racchiudeva una orchestra di forma semicircolare. Da quanto apprendo, doveva essere veramente magnifico con i marmi pregiati e colorati di Luni, e quelli "giallo antico", provenienti dall'Asia Minore o dalla Grecia. Inizio il mio girovagare tra gli antichi scavi di un tempio, forse dedicato a Bacco, poi trasformato in basilica cristiana nell'alto medioevo.
Proseguo verso il foro fino ai resti dell'antico complesso sacro, il cosiddetto capitolium o tempio maggiore e percorrendo una strada sterrata, ai cui lati vi sono resti di un monumento funerario romano, raggiungo la chiesetta di San Pietro, edificata utilizzando parte dei muri dell'antico acquedotto romano. Questa semplice chiesetta o cappella campestre fu eretta nel XV secolo ed ampliata nel secolo successivo. La chiesetta dalle semplici fattezze con tetto a capanna, esternamente è ben conservata e presenta un portico anteriore a tutto tetto con piccolo campanile e cuspide a cipolla. Sopra alla piccola porta e alle due finestrelle vi sono preziosi affreschi, forse del XV secolo che andrebbero restaurati. Proseguendo su stradine campagna cerco di raggiungere il parcheggio dell'auto.
Nel mio percorso trovo anche i resti del grande Anfiteatro per gli spettacoli gladiatori. Questo posto all'esterno del perimetro urbano ed aveva una cavea ellittica. Buona parte di questa anfiteatro è ancora da scoprire ed esplorare. I reperti ritrovati durante l'indagine archeologica, prevalentemente monete in bronzo sono conservate nel museo cittadino. Raggiunta l'auto dopo una bella camminata lascio Augusta Bagiennorum, ma prima di raggiungere il centro abitato voglio andare a vedere la chiesa di Santa Maria della Roncaglia, sicuramente edificata antecedente al XVII secolo o degli inizi dello stesso. La chiesa posta lungo la strada comunale è ha navata lungo con tetto a capanna, ampio portico anteriore a tutto tetto e un snello campanile. Sotto il portico, sulla porta d'accesso è presente un vecchio affresco, bisognoso di cure. Dopo questa breve sosta, in auto mi dirigo verso Bene Vagienna dove mi aspetto costruzioni Medioevali e di epoca gotica e barocca. Infatti abbandonata la vecchia città romana in seguito a guerre e chissà per quali altri motivi non noti, sorse il nuovo borgo edificato alla confluenza dei torrenti Mondalavia e Cucetta, in una località più facilmente difendibile.
Parcheggiata l'auto nei pressi della chiesa di San Sebastiano, ripasso velocemente la storia del borgo per meglio comprendere ciò che vedrò. L'agglomerato prese la denominazione di Bene, derivazione dell'antica Bagienna, conobbe presto un grande sviluppo, tanto che nel 901 fu dotato di Corte Imperiale e Pieve. Nel 901, l'imperatore Ludovico III assegnò Bene al possesso temporale del vescovo di Asti. Il dominio vescovile durò 500 anni con brevi interruzioni tra le quali ricordo il periodo in cui fu libero Comune nella prima metà del secolo XIII. Nel 1387 Amedeo di Savoia, principe di Acaja, s'impadronì di Bene e del suo castello. Nel Quattrocento Bene fu infeudata ai Costa di Chieri, la cui signoria terminò intorno alla metà del Cinquecento quando il borgo divenne dominio di Emanuele Filiberto. Alla famiglia dei Costa fece parte la Beata contessa Paola Cambara da Brescia, moglie di Lodovico Antonio Costa, morta nel 1515 di cui si conserva tuttora, nella Chiesa di San Francesco, la venerata salma. Bene subì pesantemente la guerra franco -spagnola. Quando Emanuele Filiberto, dopo la pace di Cateau-Cambresis (1559), rientrò nei suoi possedimenti, anche Bene venne reintegrata nel ducato di Savoia. Da quel momento Bene rimase sotto il potere diretto di Casa Savoia. Carlo Emanuele I, nel XVII secolo, le accordò il nome ed il grado di Città Ducale per la fedeltà dei suoi abitanti. Ancora nel 1641 il conte di Harcourt pose assedio con le sue truppe francesi a Bene, ma grazia all'accanita resistenza della guarnigione e della popolazione, la città ebbe la meglio. Nell'epoca barocca, in Bene si procedette alla costruzione di fastosi palazzi e chiese. Nel 1763, Carlo Emanuele III innalzò Bene a Principato e lo assegnò al figlio Benedetto Maurizio, duca del Chiablese. Nel 1796 i francesi di Napoleone Bonaparte occuparono la città, subendo gravi danni al patrimonio artistico. Con il ritorno dei Savoia la storia della città si conforma a quella del Piemonte prima e dell'Italia poi.
La Chiesa San Sebastiano risale al 1665, riadattamento di una preesistente chiesa medioevale che si trovava fuori dalle mura della città dedicata alla Madonna della Neve.
La chiesa con tetto a capanna si presenta con una facciata Barocca, abbellita da stucchi con mascheroni a rilievo nelle cornici di finestre tamponati. Una preziosa raffigurazioni della Madonna della Neve è posta sopra la porta, con un elegante cornice a stucchi. Ai lati, quasi scomparsi vi sono ciò che rimane degli affreschi raffiguranti San Sebastiano e San Rocco. Nei riquadri superiori vi sono degli stemmi, forse della città di Bene. Superato piazza Martiri mi trovo nei giardini a ridosso delle antiche mure urbiche.
Nel piccolo giardino vi è il bel monumento ai caduti delle guerre mondiali. Proseguo per il camminamento del baluardo di levante che un antica indicazione stradale segnalata come Boulevard de la Promenade, oggi intitolato come corso Garibaldi. Raggiungo così il castello dei Conti Costa. Questo maniero è circondato da alte mura ed il primo documento scritto in cui viene questo menzionato, risale al 901 quando l'Imperatore Ludovico III cedette il territorio di Bene al vescovo di Asti, Eilulfo. Nel XV secolo fu ricostruito il castello nella forma che oggi posso ammirare. Scendo per un breve tratto di Via Vittorio Emanuele II per vedere l'antica Ghiacciaia collocata ai piedi delle antiche mura che circondavano la città di Bene. Questa costruzione è in mattoni a vista sormontata da una cupoletta. Dalla porta di ingresso si accede a un locale sotterraneo a forma cilindrica in cui veniva stoccato il ghiaccio. Un pannello turistico spiega assai bene come funzionava lo stoccaggio e la movimentazione delle lastre di ghiaccio.
Risalgo per via Vittorio Emanuele II, dove trovo graziose case con balconate in legno e affreschi a temi sacri; mi soffermo ad osservare un affresco ottocentesco raffigurante la madonna nera lauretana tra santi. Raggiungo così una graziosa piazzetta su cui si affaccia la chiesetta di san Rocco e palazzo Ravera. Questo palazzo è particolarmente interessante; infatti attualmente l'immobile è di proprietà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è un polo culturale importante per la città. Presenta una facciata quattrocentesca, sopraelevata nel Seicento dai nobili Borra. La corte interna presenta un interessante loggiato e nell'interno del fabbricato vi è un bel percorso museale con molte opere ed arredi sacri recuperate dalle diverse chiese della città e del suo contado, oltre a mobilio assai antico. La famiglia dei nobili Borra cedette a metà ‘800 l'immobile alla famiglia dei notai Ravera da cui oggi prende il nome. In questa bellissima corte ebbi modo di presentare i miei primi libri di Girovagando per il Piemonte, nel contesto dell'evento culturale Libri in Itinere. Invece la chiesa san Rocco fu edificata nel 1630 per volere della famiglia Borra, quale voto per preservare la popolazione dal contagio della peste che stava decimando il Piemonte. La chiesetta ha tetto a capanna con alto e snello campanile, questo in mattoni a vista, mentre l'edificio è intonacato e tinteggiato. Sulla facciata esterna, tra il bel portale barocco e una rettangolare finestra vi è un ottocentesco affresco, raffigurante la Beata Vergine con Santa Elisabetta e San Rocco. Sotto il presidio francese di inizio XIX secolo, la chiesa fu adibita a teatro. A ricordare il periodo di dominazione francese sono ancora le intitolazioni delle strade in francese, via Vittorio Emanuele era Rue du Thèatre.
Sempre su via Vittorio Emanuele, su un edificio vi è una lapide che ricorda che in questo luogo fu ucciso dai fascisti, il 27 marzo 1945 il partigiano Santoro Gaspare detto Nick, appartenente alla III Divisione Langhe "Giustizia e Libertà".
Gaspare Santoro nacque ad Alcamo il 19 luglio 1920, Dopo aver superato brillantemente gli studi liceali, svolse il servizio militare nei Carabinieri, laureandosi nel frattempo in Giurisprudenza. Fu nominato tenente e inviato nel marzo 1943 ad Atene, durante i combattimenti che precedono l'armistizio venne catturato dai combattenti per la libertà greca. Fortunosamente fu salvato mentre era costretto a scavarsi la fossa, da un altro reparto di Carabinieri. Santoro, dopo l'armistizio,intraprende atti di guerriglia contro gli ex alleati tedeschi. Catturato fu deportato prima in Polonia e poi in Germania. Riuscito a rientrare in Italia nella primavera del 1944 continuò a servire il Re, considerandosi legato dal suo giuramento di Carabiniere. Nell'ottobre del 1944 si unì ai partigiani della 1ª divisione alpina G.L., e poi della 3ª divisione G.L. Langhe, con il nome di battaglia "Nik", divenendone comandante di battaglione. Il 27 marzo 1945, in seguito a delazione, venne catturato e fucilato dai fascisti. Il Comandante "Nick" per i suoi meriti fu insignito della medaglia di bronzo al valor militare.
Prendo via Ammiraglio Racchia, all'epoca francese Rue du Spectacle, strada posta a latere di casa Ravera, raggiungo così piazza Botero, già piazza della Reunion, il "cuore" di Bene. Sulla piazza si affacciano diversi importanti monumenti, preferisco sedermi al tavolino di un bar sotto i portici a riposarmi e a gustare qualche stuzzichino con affettati e formaggi cuneesi. Subito dopo aver letto le pagine della cronaca locale sui quotidiani mi avvio verso via Roma, lasciando gli artistici monumenti della piazza a dopo. Incontro subito due bei palazzi, per alcuni tratti porticati; sono Palazzo dei nobili e Palazzo Lucerna. Il primo costruito in età barocca, è il rifacimento di un edificio medioevale, voluto da una famiglia patrizia benese: gli Oreglia d'Isola conti di Castino. Nel XIX secolo fu ceduto all'Ammiraglio Carlo Albero Recchia e alla sua morte, la moglie Paolucci delle Roncole lo cedette a nuovi proprietari ed ancora oggi è proprietà privata. Carlo Alberto Racchia nato a Torino nel 1833 era figlio del generale Paolo, caduto nel corso della Prima Guerra d'Indipendenza del 1848. Carlo Alberto prese parte a tutte le successive guerre per l'unificazione, dal 1849 al 1861 scegliendo la regia marina sabauda. Nel 1892 fu eletto senatore e chiamato a ricoprire la carica di Ministro della Marina nel primo Governo di Giolitti. Mentre Palazzo Lucerna di Rorà fu edificato su una struttura preesistente di epoca medioevale fra il XVII e XVIII secolo dai marchesi Oreglia di Novello conti di Castino e Farigliano e baroni di Isola. Il palazzo ospitò il Generale Napoleone Bonaparte durante la campagna d'Italia. Il Palazzo fu un seguito utilizzato come Comando militare, Ufficio del Registro, Pretura e Scuola. Oggi è sede del Museo Civico – Archeologico che vado a visitare. Vi trovo un ricco repertorio di reperti romani dell'Augusta Bagennorum ed una bella e ricca pinacoteca.
All'inizio del XIX° secolo, molte sale vennero ristrutturate e decorate con motivi che richiamano quelli del Castello di Racconigi. Arrivo così un Rue de la Tannerie, un altra via con moltissimi richiami architettonici di epoca medioevali e con bei archi gotici. Su questa strada si erge maestosa e un po' decadente Palazzo Giriodi con il suo Parco. Questo palazzo nobiliare appartenuto a questa antica famiglia fu restaurato nel XVIII e XIX. Si narra che fu arricchito con preziosi arredi e della notevole biblioteca del Cardinale Luigi Oreglia di Santo Stefano. Il parco è posto sul lato opposto della strada ed è collegato alla Chiesa dei Cappuccini. Nel 1802 venne venduto all'asta divenendo proprietà della famiglia degli Oreglia marchesi di Novello e successivamente passò successivamente agli Oreglia di Santo Stefano. Purtroppo anche il parco è chiuso ed è cinto da un alto muro, mi accontento di sapere che vi è collocato al suo centro una colonna romana e che vi è una cappella in stile neo-gotico. Edificio quest'ultimo che fu trasformata dagli Oreglia di Santo Stefano in "Casino di Bacco". Subito vicino vi è la chiesa delle figlie di Maria o Madonna degli Angeli. L'edificio ha una facciata semplice, tetto a capanna ed è interamente intonacata. Presenta una sola porta d'accesso, con sopra un interessante affresco della Vergine e sotto il culmine del tetto un ampia finestra ovale. In facciata si erge anche un longilineo campanile in cotto. Questa chiesa delle figlie di Maria risale alla metà del secolo XVII. Il governo francese nel 1802 la vendette all'asta e la proprietà venne acquisita dai Marchesi Oreglia di Novello che modificarono il convento e realizzarono nel giardino un orto botanico. A fine XIX secolo, la chiesa venne riaperta al culto e fu concessa alla congregazione delle "Figlie di Maria" e successivamente nel 2001 venne affidata alla città di per essere utilizzata a fini culturali.
Inizio a percorrere la lunga Via XX settembre. Questa strada pavimentata in porfido presenta belle e antiche case e palazzi. Mi soffermo di fronte alla chiesa della Confraternita dei Disciplinari neri o di san Giovanni Decollato. L'attuale edificio fu realizzato nel XVIII secolo su progetto dell'architetto monregalese Francesco Gallo. La nuova chiesa fu costruita su un precedente edificio religioso. La chiesa si presenta con un fronte molto atto e tetto a capanna con imponente frontone, ricco di stucchi nel suo timpano. La facciata è divisa in due ordini, con un ampio e sporgente marcapiano che li divide. Nei due ordini il prospetto è tripartito da due copie alte lesene. Il portone settecentesco è in legno di noce intagliato, mentre nel secondo ordine vi è una grande finestra. La facciata, secondo il progetto dell'architetto doveva essere in mattoni a vista, dopo la sua morte fu invece intonacata e completata da stucchi. Il suo interno è a croce greca con ampie volte. Si narra che per il suo lavoro il Gallo fu pagato con brente di vino. Di fronte alla chiesa vi è Palazzo dei Magistrati. Anche questo palazzo fu edificato a cavallo tra il 1600 e il 1700 è ricostruito su una struttura di epoca medioevale dai Conti Garezzo di Castel Bosco. L'interno possiede raffinati stucchi nelle diverse sale. A metà XIX secolo estintasi la famiglia dei Garezzo di Castel Bosco, l'immobile passò di proprietà ai cugini, i Conti Magistrati. Vi alloggiarono il 5 settembre 1855 i Principi Umberto e Amedeo di Savoia in visita alla città. Proseguo ancora per via XX settembre fino a vedere la Cappella dei Magi. Questo particolare edificio settecentesco dal fronte tondeggiante fu voluto, con proprio testamento del 1709, dall'abate Melchiorre Magistrati che fu elemosiniere del Duca di Savoia. La cappella, mi si narra è interamente decorata con raffinati stucchi e con medaglioni che ripropongono gli episodi dell'Epifania.
Ritorno per un tratto indietro e quasi a metà strada imbocco via Costanzo Gazzera. Questa strada, selciata in porfido è affiancata per un breve tratto con dei portici con archi fino a raggiungere Casa Levi. Questo bellissimo edificio, interamente rifatto nel XIX secolo, fu dimora della famiglia Levi, banchieri benesi, conosciuta anche come i "Levi dei tulipani" in quanto già nel XVII secolo disponeva dei bulbi di questo fiore dai costi elevatissimi. Recentemente restaurato dagli attuali proprietari, che hanno avuto cura dell'antico giardino. Ormai sono in piazza Giovanni Botero, al cui centro si erge la sua statua. Giovanni Botero nacque a Bene nel 1544 circa, fu scrittore e filosofo. Fece parte della Compagnia di Gesù per poi lasciarla nel 1580 ed entrare al servizio di Carlo Borromeo quindi di Federico Borromeo e di Carlo Emanuele di Savoia. Quest'ultimo lo nominò primo segretario e consigliere ducale. La sua opera più nota è Della ragion di stato del 1589. Sulla piazza si erge oltre la chiesa parrocchiale, anche Palazzo Marchesi del Villar. Fu detto anche palazzo dei potenti. Il prospetto sulla piazza è a due piani con finestre gotiche con splendide bifore e monofore decorate con fregi in cotto, mentre il pianterreno è porticato. Il palazzo fu dimora di famiglia dei Carrassi marchesi del Villar ed attualmente è la sede della Banca Credito Cooperativo di Benevagienna. È arrivato il momento di visitare la secentesca chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta. La facciata interamente intonaca è divisa in due ordini con tetto a salienti. Ogni ordine è tripartito da lesene e suddiviso da un ampio marcapiano. Nel primo ordine vi sono tre porte con eleganti portali, quella centrale è assai più grande. Nel secondo ordine la finestra centrale è a serliana. L'interno è a tre navate e ha un settecentesco altare maggiore in maggiore in marmi policromi. Interessanti anche gli ottocenteschi altari della Madonna del Rosario e di San Giuseppe. Accanto alla chiesa spicca l'imponente e massiccio campanile gotico, testimonianza di architettura romano-gotica, come lo era l'antica chiesa sostituita dall'attuale. Il campanile presenta una cuspide ottagonale con pinnacoli alla base, mente le finestre sono bifore, monofore e finestre ad ogiva. La torre campanaria oltre al grande orologio presenta una grande meridiana con inserito un lunario settecentesco. La città ha diverse meridiane dipinte sulle pareti delle antiche case. All'inizio di via Roma c'è il bel palazzo Comunale. Sulla facciata sono ancora presenti, affrescati diversi stemmi nobiliari e sono evidenziate le antiche aperture medioevali, prima di essere modificata nel XVIII secolo.
Proseguo per via Roma che è incorniciata per un lungo tratto da bei e antichi portici. Mi ritrovo così in piazza san Francesco ove si erge l'omonima chiesa. Un indicazione ricorda che questa piazza era un tempo denominata Place du College.
La chiesa di San Francesco fu ultimata nel 1659, la facciata intonacata è anch'essa suddivisa in due ordini tripartite da lesene. Presenta tre bei portali, in particolare quello centrale sopra l'architrave conserva una nicchia con la statua del santo titolare. Nel secondo ordine una grande finestra rettangolare centrale è posta sotto il frontone.
L'interno è a tre navate e conserva preziosi stucchi e molti altari. L'altare maggiore in stucco era sotto il patronato dei nobili Magistrati. Sempre nel presbiterio, ai lati dell'altare, sopra a delle piccole porte vi sono i ritratti san Luigi IX Re di Francia e di santa Margherita da Cortona. Dietro l'altare Maggiore vi è il cinquecentesco coro ligneo proveniente dall'abbattuto Convento della Rocchetta. In una Cappella, laterale all'altare maggiore è oggetto di venerazione il corpo della contessa Beata Paola Gambara Costa, conservato in un'urna di cristallo. L'altare settecentesco in marmi policromi della Cappella Gentilizia dei conti Costa, è di sicura scuola Juvarriana, mentre l'ancona raffigura la Beata Paola, in abiti da Terziaria francescana, in adorazione della Madonna con Bambino. Paola Gambara Costa nata nel bresciano a Verolanuova, all'epoca Verola Alghise, nel 1473 era la primogenita di una nobile famiglia che dodicenne andò in sposa al signore di Bene, Lodovico Antonio Costa. Madre giovanissima, subì le angherie del marito che la costrinse a vivere con la sua amante. Di animo buono e caritatevole s'avvio a diventare Terziaria Francescana sotto la guida del beato Angelo di Chivasso. Santa sociale, le si attribuiscono, ancora vivente, fatti miracolosi. Morì nel 1515 a Bene e fu beatificata nel 1845. Si narra che mentre dava il pane ai poveri d nascosto dal marito, questo la scoprì, ma il cibo si trasformò in fiori: miracolo delle Rose. Un altro altare interessante è l'altare della liberazione dalla peste dalla città ad opera della Beata Paola. L'altare ospita un grande ex voto che rappresenta l'intervento della Beata Paola Gambara Costa a favore della città per liberarla dalla pestilenza. Anche altri altari sono degni di un accurata sosta per essere ammirati.
Riprendendo la passeggiata su via Roma trovo, subito dopo una lapide affissa su una casa che ricorda che vi nacque nel 1879 Pietro Gazzera. Costui partecipò alla guerra italo-turca del 1912 ed alla Prima guerra mondiale. Fu Ministro della guerra dal 1929 al 1933 e Senatore (1934) fu Governatore dell'Africa Orientale ove combatté contro gli Inglesi cui si arrese nel 1941 con l'onore delle armi. Eccomi davanti alla Chiesa San Bernardino
detta dei Battuti Bianchi per l'abito indossato dai Confratelli; questa è la confraternita più antica di Bene. Questo edificio fu riedificato in epoca barocca, infatti esisteva già a metà del XV secolo. Fu dedicata a San Bernardino da Siena, santo Senese che venne a predicare a Bene. La facciata è assai bella e con ricche decorazioni. L'edificio religioso è stato ripetutamente trasformato fino a raggiungere la pianta a croce greca. Posso accedere al suo interno perché viene attualmente utilizzato come sala per mostre ed è sede del museo d'arte sacra. La chiesa è adorna di statue e pregevoli pitture e tele ma anche ricca di stucchi. Interessante la cinquecentesca ancona, raffigurante la Madonna del Carmelo, San Bernardino, San Stock e Santa Caterina. La mia attenzione è altresì rivolta al monumentale portale d'ingresso detto del Paradiso o dei desideri. Questo nome è dovuto per la leggendaria intenzione di Napoleone Bonaparte di portarselo in Francia. Questa esposizione di Museo di Arte Sacra conserva altresì due tempietti d'ebanista della metà XVIII secolo.
La visita alla città è conclusa, decido di andare a visitare alcune frazioni di Bene Vagienna. Mentre vado a prendere l'auto ricordo alcuni personaggi illustri di questa città, tra i quali ricordo i già citati Giuseppe Assandria che vi nacque nel 1840. Costui laureatosi in Chimica all'Università di Torino realizzò studi di valore in archeologia, storia, numismatica, genealogia. Fu sindaco di Bene Vagienna e consigliere provinciale. Insieme al Giovanni Vacchetta compì gli scavi archeologici dell'Augusta Bagiennorum e creò il locale Museo Civico. Invece Giovanni Vacchetta nacque a Cuneo nel 1863 ma da antica famiglia benese, compì gli studi all'Accademia Albertina di Torino. Fu un artista ed esperto d'arte, a lui si deve la stesura della planimetria del sito archeologico di Augusta Bagiennorum. Il mio girovagare per il territorio di Bene Vagienna mi porta a Podio, ridente frazione poco distante da Roncaglia, ove vi sono gli scavi archeologici. Podio ha poche decine di abitanti ma è una borgata assai vivace con la sua festa patronale dedicata a Maria Vergine Assunta e la sua storica rievocazione della "Corsa nella bealera". La tradizione vuole che questa particolare competizione nascesse ad inizio XX secolo quando al termine della giornata, gli operai della fornace, stanchi e accaldati, si gettavano nel Sarmassa, un canale irriguo che attraversa la frazione, e lo percorressero correndo, fino all'osteria; chi arrivava ultimo pagava da bere.
A Podio c'e anche in centro di documentazione e di didattica archeologica Archea. La chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta, recentemente restaurata è interamente intonacata, presenta un bel prospetto suddiviso in due ordini. Nel primo, due finestre affiancano la porta d'acceso, nel secondo vi sono tre affreschi scoloriti, in quello centrale tondo è raffigurata l'Assunzione della Vergine. Il tetto è a capanna con un ampio frontone triangolare. Il campanile, alto e snello sembra dominare sull'intero abitato. Da Podio mi sposto alla frazione San Bernardo. Anche questa borgata a pochissimi abitanti ma ha un grande edificio religioso, posto sulla piazza principale. Anch'esso è ben conservato ed intonacato, ad esclusione del bel campanile con cupolino a cipolla che è in mattoni a vista. L'edificio con tetto a capanna ed ampi spioventi ha in facciata nicchie con statue dei santi e affreschi. Una lapide collocata in facciata della chiesa ricorda i caduti in diverse guerre, da quelle di Libia, alla I e II guerra mondiale ai caduti per la Liberazione.
Raggiungo così la frazione Buretto, ma lungo una breve deviazione trovo la chiesa di San Giacomo dei Passeri che risale alla fine del XIV secolo, edificata in aperta campagna, ora Contrada Pianbosco della Frazione Buretto di Bene Vagienna, quale cappella della comunità di frati Ambrosiani dedicata al culto di San Giacomo. Lungo una stretta strada comunale trovo una piccola chiesetta, tutta bianca che accoglie i viandanti con l'invito, scritto in facciata "Passegger che vai per via ricordati di salutar Maria". Questa chiesetta è dedicata al Sacro Cuore ed è stata voluta dalla famiglia Boetti. Buretto è un gruppo di case sparse, abitate prevalentemente da famiglie contadine. Sono grandi cascinali con ampie corti e aie. Lungo la stretta strada, animali domestici e da cortile razzolano tranquillamente, quasi accompagnandomi fin sotto la bianca chiesa della borgata. Questo edificio religioso, dedicato alla Beata Vergine della mercede, è anticipato da una scalinata e da un portico a protezione della porta d'accesso, incorniciata da un bianco portale in stucco. Dopo un ampio giro, arrivo alla frazione Isola che mi si racconta che il suo toponimo dovrebbe essere dovuto al fatto che la frazione era collegata a Bene Vagienna solo per mezzo di una passerella che superava il torrente Mondalavia e spesso gli abitanti rimanevano isolati per via delle sue alluvioni.
Forse per questo, Isola che prima si chiamava borgata di Sant'Antonio, ha una cosi grande chiesa parrocchiale. L'attuale chiesa fu edificata a fine XVII secolo, quando venne costituita parrocchia sui resti di una più piccola e precedente chiesa. La facciata della chiesa dedicata a sant'Antonio Abate è neo- romanica, quindi assai più recente. Interamente intonacata è suddivisa in due ordini con tetto a salienti. Sempre la facciata è tripartita nei due ordini da lesene; presenta una sola porta d'accesso e nel secondo ordine una finestra quadrilobata. Sempre girovagando tra le strette strade comunale e superando piccoli agglomerati di case raggiungo Gorra. Anche questa borgata a poche decina di abitanti e la loro attività principale è l'agricoltura. Qui vi sorge il Santuario della Beata Vergine della Gorra con un Affresco "miracoloso" dipinto da Pietro Andrea Costamagna su un pilone nel XVIII secolo. L'affresco sarebbe stato riprodotto da un immagine su carta della Madonna di Vico. La narrazione vuole che fosse stata proprio la Madonna che apparsa a un malato, Giovanni Francesco Sarzotto, l'avrebbe consegnata per la sua venerazione. Oltre al miracolo del 1727 per la guarigione di Giovanni Francesco Sarzotto e al conseguente pellegrinaggio alla Madonna di Vico e l'erezione del pilone votivo, si narra che nel 1740, la Madonna intercedette per pioggia per le campagne in un anno particolarmente siccitoso.
Il Santuario della Beata Vergine della Gorra è stato edificato tra il 1727 e il 1740. Molteplici sono le lapidi affisse sulle pareti della chiesa e delle abitazioni che sono poste intorno al sagrato del santuario e tutti ricordano la devozione locale a questo santuario. L'edificio religioso è ottimamente conservato, benché degli affreschi in facciata sia rimasto ben poco. L'interno è sontuoso e raccolto, dove al centro sull'altare votivo è conservata l'immagine miracolosa sul pilone votivo. In piazza è altresì collocato il monumento ai caduti della guerra di Libia 1911.1912, alla prima e seconda guerra mondiale e ai caduti della guerra di liberazione.
Raggiungo la frazione di San Luigi, attraverso strette stradine dove le auto dei locali abitanti sfrecciano a velocità tutt'altro che moderata. Le case sono riunite in piccoli agglomerati. Trovo anche la fonte di San Luigi, dove sgorga acqua limpidissima e freschissima. Poco distante vi è la chiesa della frazione. Si tratta di un antico e bell'edificio. La facciata è anticipato da un ampio e alto portico. La chiesa a navata unica ha uno stretto e slanciato campanile con cuspide ottagonale. Proseguo il mio vagare per le frazioni e raggiungo l'abitato di Santo Stefano. Vado subito sul belvedere per godere dello spettacolo dell'abitato di Bene Vagienna. Nella sottostante macchia boscosa, ormai nascosta dagli alberi ci sono i ruderi del Convento Madonna delle Grazie. Nella sua lunga storia, il convento accolse i malati di peste e di colera fungendo da lazzaretto. Vicino alla chiesa della borgata di Santo Stefano si erge il monumento ai caduti delle guerre mondiali della frazione. Anche questa chiesetta è assai interessante, posta in posizione sopraelevata rispetto al piano stradale. Presenta un bel portico che anticipa l'accesso ed in facciata vi sono diversi affreschi votivi.
Il panorama che si gode lunga la strada che percorro per raggiungere la frazione di Prà è ricca di appezzamenti di terreni coltivati e diversi piccoli boschetti. La sua chiesetta dedicata alla Santa Croce è posta lungo la strada provinciale 159. Presenta una facciata con tetto a capanna, interamente affrescata. Ha una semplice porta d'accesso con due ampie finestre ai lati. Su un lato dell'edificio vi è posta una lapide che ricorda i giovani della frazione caduti nelle due guerre mondiali.
Riattraverso il centro abitato di Bene Vagienna e raggiungo la sua zona commerciale, dove tra le diverse aziende recentemente impiantatesi e che offrono lavoro a tutta la comunità benese, sorge la chiesa di San Gottardo. Edificio recentemente restaurato che si presenta con tetto a capanna, facciata tripartita da lesene, nella cui centrale ci è la porta d'accesso con un bel portale e con due semplici finestre con grate ai fianchi della stessa. Sopra al portale due grandi affreschi. Un affresco in tondo è nel timpano triangolare. Sopra al frontone triangolare vi è edificata una cimasa con diverse volute concave. La chiesa è un grande edificio che però essendo chiuso non posso visitare. Mentre tutto l'esterno è intonacato, il campanile è in mattoni a vista in stile barocco.
Devo percorrere diverse strette stradine per raggiungere in aperta campagna la chiesa del santo Sudario. Le strade sono costeggiate da grandi e piccole cascine, tutte in attività, segno dell'importante lavoro agricolo di una parte della comunità. La chiesetta del santo Sudario è un piccolo edificio posto a poca distanza della strada provinciale per Trinità. Questa ha una piccola porta d'accesso, sopra al quale vi è un affresco rappresentante il sacro sudario. La volontà popolare vuole che vi sostasse la Sindone al seguito dei Savoia. La parola "sindone" deriva dal greco "sindôn" e indica un drappo di lino, che gli ebrei usavano per avvolgere i cadaveri prima di seppellirli. Anche nel centro storico ebbi modo di vedere un affresco della sindone in via Roma in Casa De Giovannini e nella chiesa di San Francesco con una tela a tema sindonico. Un altro affresco a tema sindonica è posto sopra il portale principale della chiesa parrocchiale in piazza Botero.
Ormai il tiepido sole sta tramontando ed è ora che io rientri. La scoperta di questo borgo del cuneese ha reso la giornata vivace e interessante. Quanti borghi nascondo ancora tanti segreti e meravigliose scoperte.