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Il mio Piemonte: Baldissero Canavese

Mercoledì 24 Gennaio 2024 10:50
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Baldissero CanaveseMi sveglio con un mattino che mi pare di essere in montagna, con il cielo imbronciato e il fresco che accende il verde del viale di gelsi sotto casa, ma il clima e il tempo ormai corrono verso l'estate anche se davanti ho ancora un muro di nuvole. Sono convinto che il sole tra poco accompagnerà i mio girovagare per il canavese.
Baldissero è situato all'inizio della Valchiusella e ai piedi del caratteristico gruppo di colline magnesiache dette, per il loro aspetto brullo e desolato, Monti pelati o bruciati. In questo territorio sono stati trovati numerosi reperti Romani, anche se l'origine del toponimo non è chiara. Secondo alcuni deriverebbe da Baloardus per indicare il baluardo, un'antica fortificazione che dominava l'abitato, altri, in riferimento all'antico nome del luogo, Baldisè, del 1094 lo accosta al nome germanico di persona Baldesid. Nel suo territorio furono trovati anche tre epigrafi sepolcrali databili intorno alla metà del I secolo d.C. Due sono state rinvenute in località Bettolino, la terza nei pressi della cappella della Vespiolla, il cui nome rivelerebbe una origine romana. Assodato che la sua fondazione possa datarsi prima dell'anno mille, nel 1127 sappiamo che il Vescovado d'Ivrea considerava Baldissero suo feudo minore.
Nel 1190 Baldissero è sotto la giurisdizione dei Conti del Canavese,Pietro Giordano di Baldissero e Oberto di Castel Romano e nel 1227 passò ai Conti San Martino di Rivarolo e di Castelnuovo, mentre nel 1265 passò ai figli di Alberto San Martino. Infatti Guglielmo ne divenne il capostipite dei conti San Martino di Baldissero, che si estinsero nel 1780. Anche la vita di Baldissero fu caratterizzato da scontri tra fazioni di guelfi e ghibellini, subì le mire espansionistiche dei Savoia e la rivolta popolare del tuchinaggio che si concluse con il passaggio del Canavese sotto il controllo dei Savoia, che investirono nuovamente del feudo i San Martino. Nel XIX secolo Baldissero divenne un cantiere di studio, dopo i ritrovamenti geologici sui Monti Pelati di notevoli depositi di magnesite, detta poi "Giobertite" dal nome di uno degli studiosi intervenuti, Giovanni Antonio Gioberti. Al fine di tutelare questo peculiare ambiente fu istituita nel 1993 la Riserva regionale naturale speciale dei Monti Pelati e Torre Cives.
Dapprima voglio andare a visitare la Cappella della Vespiolla situata a circa due chilometri dal paese lungo la strada che porta a Campo e Muriaglio, frazioni di Castellamonte. Questa chiesetta è monumento nazionale, ed è una delle chiese più antiche del Piemonte. Nel 1122 era già Parrocchia ed nel 1360 aveva ancora giurisdizione, come matrice, sulle chiese di Castellamonte e della valle del Piova. Parcheggio a lato della strada per meglio osservare la chiesetta che trovo chiusa e protetta da un muro di cinta con cancelletto. La facciata è interamente intonacata con tetto a capanna e piccola cella campanaria a vela posta sul culmine del tetto in facciata.
Precede l'edificio un portichetto rettangolare e presenta una semplice porta d'accesso affiancata da due finestre rettangolari, al centro della facciata, sopra il portichetto vi è un oculo. Della struttura romanica originaria rimane soltanto l'abside che cerco di vedere esternamente, girando intorno la chiesa sul prato che la circonda. La parte più antica, ossia l'abside è facilmente riconoscibile in quanto interamente in pietra mentre e altre parti sono miste, ossia pietre e mattoni. L'abside è rettangolare e se l'edificio fosse aperto, troverei al suo interno, nel suo catino, affreschi del XIV- XV secolo. Secondo l'iconologia romanica, al centro del catino dell'abside si trova la figura di Cristo, posto nell'usuale mandorla di luce e circondato dal Tetramorfo, la rappresentazione simbolica dei quattro vangeli. Ma vi sono anche affrescati, sempre nell'abside, la teoria dei dodici Apostoli.
Le restanti parti della chiesa sono state rifatte verso la metà del XVIII secolo, quando, si decise di recuperare l'edificio ormai in pesante stato di degrado architettonico e salvare così i preziosi affreschi. Raggiungo cosi il borgo, parcheggio l'auto vicino al moderno edificio del Municipio che al suo interno ha anche il dispensario farmaceutico. Inizio così a aggirarmi per il borgo, che non è molto grande ma ha belle e antiche case. Il borgo è assai ben conservato, le strade sono pulite, gli edifici sono ben curati e con la poca gente che incontro scambiamo brevi saluti. Vi sono anche case disabitate ma ben tenute, alcune con lunghi ballatoi in legno altre con ringhiere in ferro battuto ma prive di ornamenti. Vi è anche sulla piazza principale un antico pozzo, ormai in disuso, protetto da una porticina in legno. Dalla piazza, posso vedere sul colle che sovrasta i borgo, il castello.
Il castello che io posso oggi ammirare è un riadattamento a villa in quanto la sua funzione di fortificazione l'ha persa da tempo. Il maniero è ricordato già in documenti pubblici del 1190. Subì gravi danni quando la popolazione si sollevò verso la fine del 1300, nei moti del cosiddetto tuchinaggio; a rivolta domata, l'edificio venne ricostruito e ampliato. Ebbe diversi proprietari fino al termine del secolo XVII. Furono soprattutto le casate dei Ripa di Meana e degli Oddone di Feletto a trasformare in edificio residenziale il castello. Ospitò personaggi illustri: fra i quali nel 1825, re Carlo Felice e, nel 1866, dalla duchessa Elisabetta, principessa di Sassonia, marchesa di Rapallo, moglie del Duca di Genova Ferdinando di Savoia, secondogenito del re Carlo Alberto.
Tra i suoi proprietari ricordo che nel 1888 fu acquistato e ampliato dall'ingegnere navale e ammiraglio Giacinto Pullino che vi visse fino alla morte nel 1898. Costui fu un costruttore navale che nel 1891, ideò il primo sommergibile della Marina Italiana, il "Delfino". Col suo nome "Pullino" era chiamato il sommergibile che nel 1916 si incagliò tra gli scogli del Quarnaro: dell'equipaggio, catturato dagli austriaci, faceva parte Nazario Sauro.
In piazza San Martino si erge isolata dalla chiesa parrocchiale la Torre campanaria; questa si erge maestosa, separata dagli edifici circostanti e posta ai piedi della grandiosa scalinata che conduce alla chiesa parrocchiale. La torre, di forma quadrata si eleva nella prima parte in pietra con piccole aperture rettangolari e sopra agli orologi presenti in ogni lato vi è un piccolo timpano. Anche la cella campanaria è realizzata in mattoni, mentre il tetto del campanile ha semplici forme e copertura a tegole. Il campanile è ciò che rimane dell'antica chiesa di San Martino Vescovo, ora distrutta, era accanto all'attuale campanile ed occupava in parte il giardino parrocchiale.
Salgo la lunga scalinata fino a raggiungere il sagrato della Chiesa Parrocchiale dell'Assunta e di San Martino. Questa chiesa fu costruita nel 1815 in stile barocco. Presenta una facciata interamente in laterizio con solo una porta d'accesso, priva di finestre fatto salvo un lunettone nel timpano. La facciata è tripartita da lesene sempre in mattoni e sopra la porta vi è un timpano ad arco. Ai lati della porta due grandi marmi ricordano la costruzione dell'edificio.
La chiesa è chiusa e pertanto mi devo accontentare di quanto appreso su alcuni testi che mi raccontano che il suo interno è a croce greca allungata e ha tre altari. Presenta al suo interno l'altare maggiore dedicato la Vergine e San Martino, altri altari sono intitolatati alla Vergine del SS Rosario e un altro a San Giuseppe, a Sant'Antonio Abate e a Sant'Antonio da Padova. Decido di fare una breve escursione sui Monti Pelati, questi modesti rilievi brulli.
Prima di iniziare la mia breve scarpinata trovo un vecchio lavatoio posto nei pressi di quello che doveva essere un ingresso del castello. Nel mio breve vagare sui monti pelati trovo un habitat particolare per le diverse specie animali che vi vivono. Un tempo la popolazione di Baldissero, dopo la scoperta della magnesite inizio a scavare per estrarla. La magnesite è una componente importante per la produzione delle ceramica e porcellane. Attività che si protrasse fino agli inizi del XX secolo. Ormai si è fatto tardi e non posso che rientrare verso casa.