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San Valentino: una ricorrenza per tutti

Sabato 24 Febbraio 2024 08:16
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cuoreLa ricorrenza di San Valentino è passata da pochi giorni e da sempre questa festa mi ha incuriosito. Un motivo è la storia che lega questo Santo con gli innamorati, la seconda sono state da sempre le cartoline che un tempo gli innamorati si scambiavano, ma anche le tante storie che tanti narratori e poeti hanno da sempre immortalato, soprattutto in poesie. Infatti i poeti di tutti i tempi hanno sempre regalato versi d'amore, alcuni diventati celeberrimi, riportati su cartoline, bigliettini inviati insieme a fasci di rose rosse alle innamorate, ma ahimè anche scritte su incarti dei cioccolatini.
"Trois allumettes une à une allumées dans la nuit / La première pour voir ton visage tout entier/ La seconde pour voir tes yeux / La dernière pour voir ta bouche / Et l'obscurité tout entière pour me rappeler tout cela / En te serrant dans mes bras." ossia "Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte / Il primo per vederti tutto il viso/ Il secondo per vederti gli occhi / L'ultimo per vedere la tua bocca / E tutto il buio per ricordarmi queste cose / Mentre ti stringo fra le braccia", scriveva Jacques Prevert. Si tratta di una breve poesia d'amore, scritta in un linguaggio semplice ed immediato ma che cela in sé un simbolismo evocativo. Un parlare quotidiano che arriva a chiunque come un dialogo ambientato in una buia notte Parigina; città che non viene evocata né nominata ma la sua presenza aleggia come solo può svolazzare nella musicalità della romantica capitale francese.
Pablo Neruda invece scrive "Solo chi ama senza speranza conosce il vero amore / Amare è così breve, dimenticare è così lungo / L'amore, mentre la vita ci incalza, è solo un onda più alta fra le onde / Non assomigli più a nessuna, da quando ti amo", dove spiega che l'amore è un sentimento semplice quanto forte, infatti nella prima frase il poeta si rivolge a chi ha amato senza essere mai corrisposto; nella seconda a chi ha avuto un solo grande amore; nella terza a chi ha fatto dell'amore la ragione principale della sua vita sublimandola e nell'ultima a chi ha trovato la persona giusta, ignorando tutte le altre.
La memoria mi riporta altresì ai libri scolastici con altri grandi scrittori come Boccaccio dove l'amore è una forza invincibile, a cui non si può resistere e a cui non si può rinunciare. Infatti è uno dei temi fondamentali del Decameron dove già nel proemio dell'opera, l'autore afferma di voler dedicare il libro a tutti coloro che sono afflitti da pene d'amore, in particolar modo alle donne, le quali soffrono le pene d'amore e "tengono l'amorose fiamme nascose". Il tema dell'amore nel Decameron è rappresentato sotto diversi aspetti e forme: dalle passioni più carnali a quelle più raffinate.
Nel sesto sonetto del Canzoniere, Petrarca scrive: "Sì traviato è ‘l folle mi' desio / a seguitar costei che ‘n fuga è volta, / et de' lacci d'Amor leggiera et sciolta vola dinanzi al lento correr mio", dove la sua Laura, si nega all'amato, generando in lui angoscia e frustrazione. Il mio Poeta preferito Antonio Pessoa scrive "Amo come l'amore ama./ Non conosco altra ragione di amarti che amarti./ Cosa vuoi che ti dica oltre a dirti che ti amo, se ciò che voglio dirti è che ti amo?…" Anche Dante Alighieri ha dedicato parole intese per la sua Beatrice nella Via Nova scrive "Ne li occhi porta la mia donna Amore" ed ancora Nella Divina Commedia nel V canto il poeta si commuove dinanzi agli amanti Paolo e Francesca, quando Lei spiega "Amor, ch'a nullo amato perdona, mi prese del costui piacer si forte, che, come vedi ancor non m'abbandona".
I primi auguri di San Valentino su biglietto, conosciuti anche come "valentine", fanno la loro comparsa in Europa intorno al XVI secolo, diventando popolarissimi. Molto diversi dalle cartoline a noi più vicine, erano sostanzialmente un biglietto realizzato a mano, che conteneva dei versi da leggere in una determinata sequenza, chiamati Puzzle, oppure una didascalia ornamentale in stile manoscritti miniati medioevali chiamati Fraktur. Ma quella più curiosa era il Rebus: veri e propri enigmi da risolvere per scoprire il nome dell'amato. Nel 1847 negli Stati Uniti divenne famosa l'artista e stampatrice Esther Howland perché produceva "valentine" decorative con merletti, nastri e foglie. Sempre a fine XIX vennero introdotti i primi biglietti "meccanici" in cui tirando una linguetta, una figura o un motivo romantico su carta si potevano muovere.
Altri ancora erano realizzati con pop-up elaboratissimi o caratteristiche tridimensionali. Interessante anche la simbologia romantica: Gli angeli simboleggiano l'invocazione dell'amore divino, le rose rosse sono simbolo di passione, i fiori azzurri del Non ti Scordar di Me, nome volgare del Myosotis, attirano l'attenzione dell'innamorato non corrisposto, la bambina con le colombe invece rappresenta la promessa di un amore puro. Cupido con faretre e frecce simboleggia da sempre il legame amoroso e l'amore eterno scoperto con un colpo di fulmine. Oggi i biglietti di San Valentino sono pressoché scomparsi diventando un "accessorio" a doni più ricercati (dalle scatole di cioccolatini, ai profumi e ai gioielli), o peggio vengono semplicemente inviati per via elettronica.
Comunque tutto lo si deve a San Valentino da Terni che fu vescovo, martire e santo e che secondo la leggenda nacque a Interamna Nahars, primo nome di Terni, nel 176 e morì a Roma il 14 febbraio 273. Valentino si convertì al Cristianesimo, venne ordinato Vescovo di Terni e si recò a Roma per predicare il Vangelo ai pagani e nonostante il tentativo dell'imperatore Claudio II di convincerlo ad abiurare la propria fede, Valentino non solo rifiutò ma tentò di convertire l'imperatore, che decise però di non condannarlo a morte. Fu poi arrestato sotto l'imperatore Aureliano mentre la sua popolarità aumentava. Catturato, subì il martirio e la decapitazione. Il suo corpo venne seppellito a Terni, nel luogo dove fu poi costruita la basilica a lui dedicata e dove attualmente sono custodite le sue reliquie.
La leggenda narra che un giorno San Valentino sentì passare, vicino al suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Allora gli andò incontro con in mano una rosa che regalò loro, pregandoli di riconciliarsi stringendo insieme il gambo del fiore. Un altra vuole che San Valentino avrebbe fatto tornare l'amore tra i due giovani facendo volare intorno a loro diverse coppie di piccioni. Da qui si sarebbe diffusa anche l'espressione "piccioncini" per riferirsi alle coppie di innamorati che si scambiano effusioni amorose. Ma è noto anche per aver celebrato il matrimonio tra Serapia, giovane cristiana molto malata, ed il centurione romano Sabino. Al capezzale della ragazza il centurione si fece battezzare e poi furono celebrate le nozze. San Valentino è per questo considerato anche il protettore dei matrimoni.
La diocesi di Terni cosi ricorda i suoi miracoli e la sua Passione del suo santo Vescovo: "A Roma, un importante intellettuale di origine e cultura greca, Cratone, ha un figlio afflitto da una malattia neurologica, rara e terribile, che lo paralizza completamente. Il ricorso ai medici è inutile (essi non sanno dare nemmeno un nome al tipo di infermità). Da un amico Cratone apprende che, a Terni, il fratello del tribuno Fonteio, afflitto dalla stessa patologia, è stato guarito dal vescovo cittadino, Valentino. Manda allora a chiamare il presule ternano e lo prega di intervenire anche a favore di suo figlio, Cerimone.
Valentino chiede a Cratone di convertirsi al cristianesimo. Ma Cratone tituba, soprattutto perché non capisce come sia possibile che uno si salvi per mezzo delle preghiere di un altro e come sia possibile che della semplice acqua possa mondare i peccati degli uomini. Ma Valentino gli spiega da un lato l'efficacia dell'intercessio altrui, dall'altra il mistero del battesimo in quanto è lo Spirito Santo che agisce nell'acqua. Cratone accetta la conversione e Valentino di occuparsi del ragazzo. Si chiude allora con lui in una stanzetta, per tutta la notte, recitando delle orazioni secondo un rituale ben stabilito.
All'alba, Cerimone esce dalla stanza completamente guarito e veramente rinato: Cratone e tutta la sua familia si convertono ipso facto al cristianesimo e con loro gli allievi di Cratone, tra cui i giovani Procolo, Efebo e Apollonio; insieme a loro si converte Abbondio, che è nientemeno che il figlio del prefetto di Roma, Furio Placido. Dietro Abbondio, si converte una moltitudine di "scholastici", cioè discepoli di intellettuali. Il senato di Roma a questo punto interviene: il prefetto fa arrestare di notte e di nascosto Valentino, e lo fa giustiziare. Procolo, Efebo ed Apollonio ne recuperano il corpo e lo seppelliscono a Terni, poco fuori la città.
Il magistrato romano di Terni, Lucenzio, fa arrestare e uccidere i tre giovani in totale segreto, fuggendo poi dalla città. Abbondio ne raccoglie i corpi e li seppellisce accanto a quello di Valentino. L'origine della festa di San Valentino fu fatta coincidere con il tentativo da parte della Chiesa Cattolica di "Cristianizzare" i riti pagani per la fertilità ed in particolare quella dei "Lupercali" che gli antichi romani celebravano a metà febbraio, quali dei riti propiziatori della fertilità in nome del dio Lupercus.
Fu Papa Gelasio I che nel 496 volle istituire questa festa e viene da allora, celebrata in tutto il mondo il giorno della morte del santo. Ma la vita postuma di questo povero santo protettore è assai travagliata e confusa, infatti se le sue reliquie sono conservate nella basilica di Terni, molte altre chiese affermano di conservare parte delle sue spoglie mortali, come la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin in Roma, Sassocorvaro (Pesaro-Urbino), Ozieri (Sassari), Belvedere marittimo (Cosenza) Savona, Senigallia (Ancona), Monreale (Palermo), Cavour (Torino), Venezia, Vicenza, Torino e tante altre. Ma le sue spoglie mortali sono rivendicate anche all'estero come nella Chiesa di San Antón a Madrid o nella Carmelite Church di Dublino. L'elenco è lunghissimo e questo pover'uomo doveva essere un gigante e con più teste.
Fortunatamente ci viene incontro il l'Acta Sanctorum della Chiesa cattolica dove ci indica che i santi di nome Valentino sono ben diciotto ma di patrono degli innamorati ve ne uno solo. Attualmente la festa è considerata come un momento di scambio di messaggi d'amore e regali tra gli innamorati. E se i "valentini" sono ormai parte della storia, quella di Amore e Psiche è uno dei miti più romantici di sempre, è rimasta perennemente scolpita nella storia; racconta di un amore ostacolato dall'invidia di una dea ma i due riescono a ricongiungersi nonostante mille peripezie. Un mito perfetto per la ricorrenza di San Valentino narrata da Apuleio all'interno delle sue Metamorfosi.
Secondo la leggenda, Psiche è una bellissima fanciulla, talmente bella da essere chiamata Venere, tanto da irretire la vera dea, che decide di affidare a suo figlio Cupido/Amore il compito di far innamorare Psiche dell'uomo più brutto e avaro del mondo. Ma qualcosa non va come previsto: nello scagliare la freccia, Cupido/Amore sbaglia il colpo e finisce invece per colpire se stesso e si innamora perdutamente della ragazza e decide di unirsi a lei. I genitori di Psiche, su consiglio di un oracolo erano alla ricerca di un marito per psiche ma l'oracolo predisse un futuro diverso e terribile "Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila, o re, su un'alta cima brulla. Non aspettarti un genero da umana stirpe nato, ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l'aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta.
Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d'Averno e i regni bui. (IV, 33)", così l'abbandonarono su una rupe, nella quale sarebbe dovuto arrivare a portarla via, un essere mostruoso simile a un drago. Ma alla rupe arriverò Amore/Cupido che, con l'aiuto di Zefiro, la porterà fino al suo palazzo. Qui nell'oscurità e senza mai mostrarsi il volto e di nascosto da sua madre, si unì a lei in una notte di passione. Il loro amore proseguì senza che l'identità di Cupido/Amore venisse mai rivelata: il dio si fece infatti promettere da Psiche di non cercare mai di vedere il suo volto, pena la fine della loro relazione. Psiche mossa da curiosità e spinta dalle sue sorelle decise però di scoprire chi fosse il suo innamorato, disobbedendogli.
Così, di nascosto avvicinatasi a lui con una lampada lo vide, rimanendone folgorata dalla sua bellezza. Caduta una goccia d'olio dalla lampada, Amore/Cupido si risvegliò e veduta tradita la sua fiducia, fuggì lasciandola sola. Psiche straziata dal dolore tentò più volte il suicidio, ma gli dei glielo impedirono. La ragazza iniziò così a vagare alla ricerca del suo sposo e cercando di procurarsi la benevolenza degli dei, dedicandosi alle sue cure a qualunque tempio incontrasse sul suo cammino. Arrivata al tempio di Venere, si consegnò alla dea, sperando di placarne l'ira per aver macchiato e disubbidito al figlio. Venere sottopose Psiche a diverse prove: nella prima, dovette smistare un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata ricevette l'aiuto inaspettato da un gruppo di formiche. La seconda prova consistette nel raccogliere la lana d'oro di un gruppo di pecore.
Psiche nell'avvicinarsi alle pecore, una verde canna la mise in guardia: le pecore diventavano infatti molto aggressive con il sole e lei doveva aspettare la sera per raccogliere la lana rimasta tra i cespugli. La terza prova consistette nel raccogliere acqua da una sorgente che si trovava nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo, gli venne in aiuto l'aquila di Giove. L'ultima prova fu nello scendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina un po' della sua bellezza. Psiche sconfortata meditò nuovamente il suicidio tentando di gettarsi dalla cima di una torre; improvvisamente però la torre si animò e le indicò come assolvere la sua missione.
Durante il ritorno, vinta dalla curiosità, aprì l'ampolla contenente il dono di Proserpina, che in realtà altro non era che il sonno più profondo. A correre in suo soccorso fu lo stesso Amore/Cupido, che pungendola lievemente con una freccia, la risvegliò dal sonno infernale. Il dio ricorse a suo padre Giove, pregandolo di convincere Venere ad acconsentire al matrimonio. Giove, commosso, persuase Venere ad accettare le nozze, che furono celebrate alla presenza di tutti gli dèi. Psiche divenne così la dea protettrice delle fanciulle e dell'anima. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei. Dal loro matrimonio nascerà una figlia, che venne chiamata Voluttà, ovvero Piacere.
Purtroppo la celebrazione di questo santo venne soppressa dal calendario liturgico nel 1969, dal Concilio Vaticano II, anche se la tradizione era da tempo già entrata nella società di consumo e fortunatamente rimane ancora oggi una festa sentita e popolarmente diffusa. Infatti San Valentino ritorna puntualmente ogni 14 febbraio, giorno in cui gli innamorati si ricordano che non basta voler bene, ma bisogna anche dirlo. E buon San Valentino, nonostante l'aspetto consumistico, credo che è sempre bene che si parli di amore.