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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (IX parte)

Sabato 10 Settembre 2011 20:20
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paradisoLa strada che unisce Atrani a Castiglione di Ravello è veramente breve; già da sotto la scalinata della Consolata si vede la piccola spiaggetta dei miei bagni giovanili.
Sono centinaia i gradini stretti e tortuosi che dalla strada percorri per raggiungere questo piccolo spazio di sabbia racchiuso in un anfiteatro di roccia scura. Qua e là le bougainville, i fichi d'india, il finocchio selvatico e l'agave sono riusciti a strappare alla roccia quel tanto di sabbia e terra che gli ha permesso di decorare la ripida scogliera.
La spiaggia in cui ero di casa negli anni '80, quando frequentavo i campi estivi che si organizzavano in costiera, evoca in me ancora molti ricordi di gioventù felice.
L'acqua era sempre calda e le onde che s'infrangevano sulla piccola spiaggia creavano piccole dune; la sabbia di un colore scuro ricopriva il corpo dei bagnanti ogni qualvolta un soffio di vento arrivava dal mare. La sabbia si infilava tra le dita e le infradito rendendo un poco fastidiosa la risalita della lunga scalinata e le mamme all'ora del pasto imbandivano la spiaggia come se fosse il tavolo di casa: tovagliette a quadri bianchi e rossi, bicchieri e bottiglie, un pezzo di pizza o un panozzo mozzarella e pomodoro. Le urla dei bambini, i richiami dei genitori, le coppiette che si appartano a ridosso degli scogli o spariscono tra le onde di un mare che compiacente nasconde le loro effusioni. il profumo dei limoni delle vicine limonaie completa con un ultimo tocco di sensazione il dipinto della piccola spiaggia.
Il clacson dei pullman di linea che annunciano il loro arrivo ad ogni curva della strada interrompe la radiolina a transistor dei giovani ragazzi che in splendide compagnie si divertono con giochi d'acqua.
Al largo qualche motoscafo e i battelli di linea cancellano ogni tanto la linea dell'orizzonte dove la tonalità azzurra del mare si confonde con l'azzurro del cielo sereno. Sono due strette curve quelle che portano da Atrani a Castiglione di Ravello ai lati delle quali si trovavano antichi negozi ormai da tempo chiusi per mancanza di marciapiedi e di spazi per i pedoni.
La strada principale ad un tratto si allarga quando abbraccia una strada che conduce all'abitato di Ravello, e proprio lì insiste ancora oggi, accanto alla fermata dei pullman di linea, un piccolo negozio di alimentari e tabacchi. A poche decine di metri, percorrendo la strada lungo una ripida salita per Ravello e passata una curva molto chiusa, ci si trova nell'ex casa dei bimbi irpini realizzata per curare i bambini colpiti dalla tubercolosi ed ora sede dell'ASL e dell'ospedale "Costa d'Amalfi" che ora pare si voglia declassare in poliambulatorio. In poche stanze di una dependance di questa struttura era stata ricavata la sede di una nota associazione, ove prestavo servizio volontario. Passavo ore alla finestra della cucinetta ad ammirare il mare e il luccichio delle imbarcazioni baciate dal sole. Ma anche nel buio della sera ti permetteva di avere un ampia visuale della costa raggiungendo ad occhio nudo sino le prime case di Salerno. Le luci delle case sulla costa parevano assomigliare alle luci di un natale ferragostano. Invece le timide luci delle lampare dei pescatori erano come tante lucciole dei prati stabili della mia terra mandrogna.
Raffaele era un ragazzone bello tosto, poco più che ventenne, non si faceva mancare nulla, forte della sua giovane età e della prestanza fisica. Alto, fisico asciutto, capello riccio e occhi con uno sguardo profondo aveva una parlata con una forte inflessione partenopea. Non potrei definirlo uno scugnizzo ma sicuramente uno "scavezzacollo", il classico ragazzone simpatico che piace alle ragazze e con cui stai bene in compagnia. Abitava a Pontecagnano, vicino a Battipaglia e con lui ed Andrea ho trascorso incredibili giornate e serate come quella quando, dopo una serata un po' allegra e una cena alla Paranza di Atrani terminata con qualche bicchiere di grappa al melone di troppo, pensava di potersi alzarsi in volo come un uccello. Dovemmo fare mattina, l'alba era già passata, per convincerlo che la tovaglia sul tavolo della cucina davanti alla finestra aperta non era un tappeto magico e che non doveva arrabbiarsi se all'ordine "vola" questo non si librava in aria fuori dalla finestra con lui sopra come Aladino e la sua lampada.
Minori è una piccola cittadina, già abitata ai tempi dei romani come lo testimoniano i resti di una villa romana. L'abitato di Minori deve il suo nome al torrente Reginna minor o Reginuolo.
Il paese è piccolo ma grazioso con un bel lungomare e una piacevole passeggiata, una bella spiaggia, campi di calcio in prossimità del mare e infine un dedalo di pittoreschi vicoli che la caratterizzano con la loro animosità. Più volte ha rivaleggiato con Amalfi, un leggero astio che si sente ancora tra gli abitanti dei due ameni luoghi. La sua Basilica, dedicata a Santa Trofimena, decadde da chiesa cattedrale nel 1818. Contiene nella cripta della basilica inferiore le spoglie della Santa, il cui corpo approdò miracolosamente sulla spiaggia. Certamente è uno dei luoghi da andare a visitare insieme ai resti della villa romana.
La Santa è molto venerata e non solo dai minoresi, ma da tutti gli abitanti della costiera. L'importanza che il luogo aveva in passato è testimoniato anche dal fatto che Minori è stata sede di diocesi per volere di Papa Giovanni XV intorno all'anno mille. Molte sono le chiese sparse nell'abitato e nei suoi dintorni che meritano una visita, come S. Gennaro, San Salvatore e Santa Maria del Rosario.
Impossibile non soffermarsi a Minori senza degustare le delizie al limone, in particolar modo quelle preparate da Salvatore de Riso, incredibile chicca per i golosi, o anche mangiare una buona pizza al Giardiniello, come quando con Enzo ed Andrea amavo fare.
Ma anche la storia di Minori è ricca di vicende funeste come la tempesta abbattutasi l'11 aprile 1597 che "fu sì terribile, che tutte le muraglie della città con le porte portonne via. Giunse fin alla porta della maggiore chiesa; ne tirò tutta la pubblica piazza e buona parte degli orti". Ma anche la morte nera ripetutamente sfregiò la cittadina con le sue pestilenze degli anni 1492, 1528 e 1656. Rimasta nella memoria locale soprattutto quella del 1656, durante la quale perirono 355 persone, quasi un terzo della popolazione.
Ma anche il suo corso d'acqua, pur di breve corso ma a carattere torrentizio, devastò più volte parte dell'abitato con improvvise quanto distruttive inondazioni.
Un costone roccioso divide i due antichi insediamenti romani della Costiera Amalfitana: Reghinna Minoris, da cui deriva l'attuale Minori, con Reghinna Maioris, da cui deriva l'attuale Maiori. I due insediamenti vengono in qualche modo considerati gemelli, anche se Minori conserva intatto il fascino e la struttura dei paesi della antica Repubblica marinara, caratteri persi invece da Maiori con la costruzione di enormi alberghi negli anni 60/70 del ventesimo secolo.



Fine IX parte.