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Il biglietto da visita del mio idraulico

Martedì 20 Settembre 2011 21:20
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idraulicoCome tutte le mattine, o quasi, faccio il mio bravo giro di lettura sui maggiori quotidiani italiani. Già la semplice lettura dei titoli di prima pagina mi aiuta a comprendere che sono vivo e mi preparo così ad affrontare l'amara realtà di una giornata vissuta in un paese chiamato Italia, che amo tanto quanto mi risulta difficile comprendere.
Cancellati i fantastici sogni di una notte di meritato riposo mi soffermo su alcuni articoli di giornale che raccontano come in Italia alcune professioni sono destinate a sparire nel giro di pochi anni, e non si parla solo di muratori, carpentieri, idraulici, piastrellisti, elettricisti, antennisti, autoriparatori ma anche di infermieri, estetisti, autisti di autobus, farmacisti, metalmeccanici ecc.; una lunga lista che sta mettendo in crisi il sistema paese per mancanza di lavoratori qualificati.
Su un altro giornale leggo come ormai nel nostro bel paese si sia raggiunto un livello di disoccupazione giovanile che ha superato il 7,4% e mi sovviene alla mente un'intervista sentita durante una trasmissione televisiva qualche giorno fa in cui un giovane raccontava che non trovava un lavoro "degno di questo nome". L'intervistatore gli faceva presente che alcune società di lavoro interinale cercavano muratori ed altre categorie ma la risposta del giovane spavaldo ragazzo con polo di gran moda fu semplice e categorica: "mio padre faceva il muratore, è rimasto senza lavoro e il suo posto lo ha preso un rumeno".
Un altro, questa volta trentenne, anch'esso intervistato a passeggio per il centro di Roma affermava che era laureato e vedeva il suo futuro solo dietro una scrivania in veste di Manager.
Una ragazza giovincella, ferma in via Monte Napoleone a Milano, ben vestita ed abbronzata all'intervistatrice rispondeva che essendosi laureata e frequentato master importanti post laurea avrebbe accettato solo lavori che offrivano tali requisiti.
Certamente il problema dell'immigrazione è un problema serio, ma anche i nostri vecchi furono degli immigrati alla ricerca di un posto di lavoro, almeno fino a tutti gli anni 60 del secolo scorso.
Quest'estate in una ridente cittadina balneare della Liguria mi sono soffermato a mangiare del pesce in un piccolo ma carino ristorante/pizzeria. Ho mangiato bene, locale pulito, servizio eccellente, cortesia e educazione da parte di tutto il personale ed anche il prezzo l'ho ritenuto onesto e congruo, considerando la nota località balneare. Durante la cena però ho scoperto con una certa meraviglia che il cameriere, un giovane virgulto di una ventina d'anni, abbigliamento impeccabile, cortesia che unita alla sua giovane età rendeva piacevole la breve conversazione che abbiamo intrattenuto, era di nazionalità albanese ma non vi era alcuna inflessione della sua lingua nel nostro italiano. Si rivolgeva nella sua lingua madre a quelli che credo fossero i suoi genitori posti dietro la cassa e dietro il bancone del bar ma in un italiano fluente all'anziano signore che dietro ad una vetrata lavava i piatti. Il pizzaiolo era indiano o cingalese e sfornava gustose pizze con grande facilità. Sono uscito da questo locale della nuova Italia multietnica, colorato, giovanile, menu dai piatti della tradizionale cucina marinara italiana, con la consapevolezza che con grande rapidità sono nuovamente cambiati gli equilibri di una nazione che non ha mai avuto una propria identità etnica.
Il vero problema è che il "sistema" di lavoro Italia pensa sempre più alla flessibilità del lavoro, non leggendola alla maniera degli anglosassoni, inventori delle agenzie di lavoro interinali ormai diffuse anche da noi, come la possibilità data al lavoratore di offrire la propria professionalità al miglior offerente ma anzi interpretandola solo come precarietà di un posto di lavoro. Cosa dire poi di quei lavoratori sottopagati, ed è il caso di impieghi per lo più di extracomunitari o provenienti dai paesi dell'est che si accontentano del minimo vitale pur di sopravvivere arricchendo i Padroni italiani, che se non sono in regola con il minimo sindacale in parecchi casi devono soggiacere alle inique regole del caporalato. Qui la colpa non è ne dei giovani ne tanto meno degli immigrati ma è in uno Stato che non fa rispettare le leggi con gli opportuni controlli e relative sanzioni.
Certo giustamente ognuno deve cercare il lavoro che più gli aggrada ma non tutti possono essere Manager aziendali, ambasciatori, Dirigenti pubblici, Professori ecc., qualcuno dovrà fare il manovale e dove non ci sono italiani disponibili il posto viene coperto da lavoratori non italiani.
Qualche giorno fa ho incontrato un conoscente, giovanissimo e appena laureato, ovviamente in attesa di occupazione che mentre sorseggiava un aperitivo con amici in un locale di moda, mi consegna il suo bigliettino da visita ove con orgoglio sfoggiava il suo Dott.
Mi ha assalito un momento di tristezza e di compassione e ho pensato a quanti conoscenti ho che erogano a mo di forma pubblicitaria il loro biglietto da visita, con grandi Dott., Manager ecc.
Chissà perché i biglietti da visita che tengo in casa e che ritengo importanti sono quelli del dentista, dell'idraulico, dell'antennista. Per fortuna sono ancora nomi italiani ma tra poco dovrò sostituirli con un Ibrahim l'elettricista, Boris l'antennista e Dhiren il meccanico.
Dopo la lettura dei giornali quotidiani ed essermi soffermato a fare i miei commenti sugli articoli più interessanti, vado fino al bar, dal mio "amico" Florjon un albanese che fa un ottimo caffè.