Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Molino dei Torti

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La mattina primaverile si apre con una luce soffusa che filtra attraverso una lieve foschia, residuo della notte appena trascorsa. L'aria è fresca e profumata di fiori selvatici, mentre la rugiada che si è posata delicata sulle foglie degli arbusti si sta asciugando con il primo sole.
I primi raggi del sole illuminando le distese di prati verdi e le rogge che costeggio per raggiungere Molino dei Torti, si riflettono scaldando anche i vetri della mia auto. Il cielo presenta qualche nuvola leggera in uno sfondo azzurro chiaro. Attraverso paesi ancora assonnati, qualche linea fumo si alza dai camini delle case, segno che qualcuno ha già acceso il fuoco per il caffè del mattino. È un risveglio lento e armonioso, in cui la natura e la vita quotidiana si fondono in un equilibrio perfetto.
Molino dei Torti è un Comune di origine medievale e la sua economia è prevalentemente basata sull'attività agricola, affiancata da una modesta attività industriale. Questa località è rinomata soprattutto per la produzione e la qualità del suo aglio, considerato tra i migliori in commercio. Il territorio è pianeggiante e presenta variazioni altimetriche irrilevanti, infatti l'abitato è tra i 74 e i 76 metri sul livello del mare. Le sue origini risalgono all'epoca medievale.
La sua storia, come quella di molti altri comuni della zona, è legata al vicino fiume Po, considerando che originariamente l'abitato era posto molto più vicino a questo corso d'acqua. Infatti la piena verificatasi alla fine del XV secolo ed ancora nel XIX secolo, causò tali e tanti ingenti danni sia alle case che al castello, che l'abitato dovette essere spostato dove si trova adesso. Il castello secondo alcune fonti, venne edificato da Federico II nel 1220 e restaurato più tardi da Matteo Visconti.
Dell'antico castello, forse indicato come quello di Montemerso o Montemerlo non vi è più traccia. Il toponimo, attestato anch'esso dall'età medievale ricorda un antico Molino che era lungo il corso del grande fiume e con il determinante probabilmente rappresentato da un cognome particolarmente diffuso nella zona. Nel 1443 Borso d'Este con un atto di donazione il borgo veniva assegnato al Comune di Castelnuovo Scrivia, sotto la cui giurisdizione rimase fino al 1664, e poi ancora dal 1668 al 1788. Invece al 1928 al 1947 costituì un'unica entità con il vicino comune di Alzano Scrivia, a cui venne dato il nome di Molino Alzano, per poi riacquistare la propria autonomia.
Del passato conserva poche vestigia, tra queste figura la parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, costruita nel 1810 su un preesistente oratorio. Parcheggiato l'auto in piazza Caduti per la Patria, inizio il mio girovagare per il piccolo borgo. Nel giardino, a ridosso del retro del palazzo municipale vi è il bel Monumento ai caduti, realizzato in granito e bronzo. Su lastre di marmo sono invece incisi i nomi di tutti i molinesi caduti in armi nelle guerre mondiali.
Raggiungo cosi via Roma dove si affaccia il palazzo municipale, la cappelletta e la chiesa parrocchiale, anticipata dalla piazza Don Milanese. Il municipio è un bell'edificio su due piani e proprio di fronte si erge la graziosa Cappelletta della Madonna del buon viaggio. Il piccolo edificio è ottimamente conservato, segno della forte devozione mariana molinese. Sulla bella piazza in porfido, protetta da colonnine e catene in ferro si erge la chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria delle Grazie.
La chiesa attuale è stata edificata all'inizio del secolo XIX sul luogo su cui sorgeva l'oratorio di San Francesco. Dietro la chiesa svetta il campanile eretto nel 1938. La chiesa presenta una facciata a capanna, rivestita in mattone da paramano. Ai lati vi sono due lesene angolari in marmo, con pseudo capitelli corinzi, che sembra sorreggere una trabeazione di sostegno del frontone che completa l'edificio chiude. Agli angoli del frontone vi sono due statue di angeli. Nel campo centrale della facciata della chiesa vi è il portale caratterizzato da stipiti e timpano superiore in pietra, al di sopra del quale si trova un riquadro decorato a mosaico raffigurante la Vergine con il bambino Gesù tra gli angeli. Sovrastante al mosaico vi è una grande apertura semicircolare di pari ampiezza con vetrate colorate con raffigurazione sacre. Interessante il portone, di fattura medioevale che proviene dalla chiesa di Rotta dei Torti andata distrutta nel corso di un'alluvione alla fine del XIX secolo, antica parrocchia di Molino dei Torti.
All'interno, la pianta della chiesa è a navata unica con volte a vela. Nelle murature perimetrali si aprono delle cappelle. La Patron di Molino dei Torti è la Madonna del Rosario la cui festività è il 7 ottobre. Il paese con forte vocazione agricola, ci tiene molto alle proprie ricorrenze, tra le quali ricordo la festa di Santa Croce, che cade la prima domenica di Maggio, ricorrenza legata alla secolare tradizione della Via Sacra. Infatti anche nel centro storico del borgo vi sono ancora, quattordici croci in ferro battuto montate su un cippo di pietra, una delle quali è posta vicino alla cappelletta della Madonna del Buon viaggio. I fedeli vi sostavano durante la processione soffermandosi davanti a ciascuna di esse in preghiera.
Mi si è narrato che la distanza tra le croci non è causale, ma corrisponde ad un preciso e calcolo, misurato sui passi che il Signore Gesù fece sulla via dolorosa di Gerusalemme. Sostanzialmente vengono riprodotte le stesse distanze che a Gerusalemme separano i luoghi, in cui la tradizione ha fissato il ricordo delle stazioni della Via Crucis.
Mentre in auto raggiungo il Parco Gorrini ricordo un illustre personaggio di Molino dei Torti, Emilio Galli, nato nel 1883, conosciuto come Padre Arcangelo, docente di filosofia e psicologia sperimentale nelle università di Lovanio in Belgio, Francoforte e Milano. Raggiunto il parco mi soffermo a guardare il monumento a Giacomo Gorrini. Costui nacque a Molino dei Torti, il 12 novembre 1859 e morì a Roma il 31 ottobre 1950, fu uno storico e diplomatico ed è considerato il fondatore dell'Archivio Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri. Ma è soprattutto ricordato come il console italiano a Trebisonda che denunciò al mondo il genocidio armeno mentre era in corso. Nel 2010 è stato onorato come Giusto al Giardino dei Giusti di Milano.
È arrivato il momento di rientrare verso casa, dove potrò godermi ancora il resto della bella giornata primaverile.