Blog di Dante Paolo Ferraris

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Arezzo - V ed ultima parte

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ArezzoLa mattina dopo, ultimo giorno alla scoperta di Arezzo, riparto da Porta Pozzuolo e mi avvio alla visita della basilica di San Domenico. Questo maestoso edificio gotico è caratterizzato dalla sua facciata asimmetrica e si affaccia sull'omonima piazza. La Basilica di San Domenico è uno degli scrigni di arte più preziosi di Arezzo, infatti conserva molte preziose opere. La costruzione iniziò nel 1275 e fu completata nel XIV secolo.
La facciata è caratterizzata da uni piccolo loggiato addossato alla porta d'accesso. Questo elemento architettonico è relativamente recente e fu realizzato negli anni Trenta del XX secolo per proteggere un affresco d'inizio Cinquecento, dipinto nella lunetta sopra il portone. Sopra alla porta d'accesso vi è anche una tonda finestra. Sul fronte presenta un piccolo campanile a vela in cui sono collocate due antiche campane; una del 1349, l'altra del 1556. Il suo interno a navata unica, con copertura a capriate, si presenta solenne ed apparentemente spoglio.
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Pillole di Storia: Tien-Tsin (oggi Tianjin)

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TientsinNel corso della preparazione di un trasloco di abitazione, rapidamente sistemo anche la catalogazione della mia vecchia raccolta filatelica. Ritrovo così dei francobolli che avevo dimenticato. Erano stati emessi per la colonia italiana di Tien-Tsin, in Cina. Questo ritrovamento, di pochi francobolli risalenti ai primi decenni del Novecento, mi riapre la mente ad alcune pagine di storia entrate nell'oblio.
I francobolli presentano la sovrastampa "Tien-Tsin" e testimoniano la presenza italiana nella concessione cinese. Questi piccoli pezzi di carta rappresentano un'importante traccia della politica coloniale italiana in Estremo Oriente. È abbastanza noto a tutti che l'Italia nella sua storia, sia stato una nazione con diverse Colonie, come parte della Somalia, poi l'Etiopia dopo la guerra del 36 e quindi la Libia dopo la guerra del 1911.
In realtà, queste non furono le uniche colonne italiane, infatti benché di piccolissima dimensione. Il regno d'Italia ebbe anche una Colonia o meglio una concessione in Cina. La concessione italiana era una situazione particolare perché era in realtà parte di un sistema di concessioni cinesi, quindi di vero o proprio territorio extra territoriale. Il contesto storico mondiale è abbastanza particolare ed in continua evoluzione.
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Alessandrini dimenticati

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Faa Di BrunoPassando stamattina per i giardini pubblici mentre andavo in stazione, sentivo sussurrare alle mie spalle, mi volto e assai stupefatto, alcuni personaggi che hanno fatto la storia di Alessandria mi rivolgono la parola. Tra i tanti, fa da portavoce Andrea Vochieri, con un italiano d'altri tempi, sommessamente, quasi a chiedere pietà, rispetto se non riconoscenza, con un po' ritemenza mi prega di farmi portavoce con le "onorevoli autorità cittadine" che i loro busti e monumenti, ove non già strappati per farne ferro per i cannoni in era fascista, siano un po' ripuliti.
Non chiedono, mi dicono, di poter avere un parrucchiere, un estetista o uno stilista di moda, ma semplicemente ripuliti dallo smog che al loro tempo non c'era, esentati dalle muffe e dalle cacche di piccione. Da dietro alla fila di illustri personaggi, una voce a me sconosciuta ma dal tono cavernoso ed irato mi dice anche: "i nostri nomi e le nostre gesta che furono con cura incisi nella pietra da cittadini più grati, siano ricostruiti" e soggiunge "se non fosse che da decenni siamo qui alla mercé di teppaglia e bruti, non sapremmo nemmeno più chi siamo per chiamarci".
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Il mio Piemonte: Monteu da Po

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Monteau Da PoIn una mattinata estiva, con il sole già alto nel cielo azzurro, parte il mio viaggio da Alessandria alla scoperta di Monteu da Po. L'auto scivola lungo la strada provinciale, attraversando la pianura che si stende calma e dorata, punteggiata da campi di girasoli e granoturco. L'aria profuma di fieno appena tagliato e le colline all'orizzonte si colorano di verde intenso.
Attraverso piccoli borghi e cascine, ognuna con la sua storia silenziosa, mentre il Po scorre poco distante nascosto tra gli alberi. Le risaie lasciano il posto a tratti di bosco, dove l'ombra sembra proteggere ancora la freschezza della notte. Arrivato a Monteu da Po, ci si trova immersi in un paesaggio che parla di antichi insediamenti romani e di natura rigogliosa. Le prime case compaiono tra il verde, accogliendomi con quiete e semplicità.
Il toponimo deriva da Mons Cactus ad Paduli e che significa "Monte Acuto sul Po", vista la posizione collinare che ha una conformazione piuttosto acuta. Ha una storia molto antica e l'attuale borgo sorge nei pressi dell'antico villaggio indigeno di Incombusta che significava "mercato sul Po", infatti Codinismo era il nome che i liguri davano al Po. Nel II secca., i romani, ritenendo il luogo una posizione strategica, in quanto vi era la confluenza della Dora Altea con il Po, vi fondarono Industria.
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Il mio Piemonte: Olivola

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OlivolaOrmai è metà aprile, è una mattinata di quelle in cui l'aria sa ancora di fresco ma il sole comincia a scaldare sul serio. Le colline del Monferrato, avvolte in una nebbia leggera all'alba, sembravano risvegliarsi lentamente, scrollandosi di dosso l'ultimo torpore invernale. La strada verso Olivola si srotola tra dolci colline e verdi campi e vigneti ordinati, punteggiati qua e là da cascine antiche e filari che sembrano appena pettinati.
I ciliegi sono in fiore, e ogni tanto qualche petalo si staccava e vola come una piccola farfalla bianca sopra l'asfalto. Ho il finestrino socchiuso, lasciando così entrare il profumo dei fiori e il canto degli uccelli che già sembrano voler raccontare qualcosa. Arrivare a Olivola è come entrare in una cartolina. Un pugno di case in pietra, la chiesa con il campanile che si staglia contro il cielo azzurro, e quel silenzio che si sente solo nei borghi di collina, rotto appena dal ronzio di un'ape o dal rintocco della campana.
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Tristitudine in un bel borgo termale

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Salice TermeQuando un paese/città trova il suo sviluppo economico e sociale intorno ad un unica attività è inevitabile che con il venir meno di questa vi sia il crollo dell'economia del borgo. Questa è l'impressione che mi ha dato Salice Terme. Un tempo luogo di cure termali, divertimento e svago ma anche di riposo e lunghe passeggiate estive nel suo parco, alla fuga dal caldo afoso delle estati della pianura padana. Un luogo che non era mai stato "economico" ma di grande attrazione.
Terme chiuse, il suo Grand Hotel vicino al crollo, molti locali di svago e di ristorazione sbarrati. Ricche solo le vetrine delle agenzie immobiliari che vendono lussuose ville ed appartamenti. Eroici quei commercianti ed imprenditori che continuano a tenere aperte le loro attività e a cercare di salvare Salice dal dimenticatoio. Sicuramente edificante la volontà e il tentativo di tenere il bel parco aperto, sfalciando l'erba tra alberi secolari, comunque necessitanti di cure e che fortunatamente rimangono rifugio di tante specie di avifauna.
Certamente non posso dire altrettanto di chi non ha saputo gestire, curare e sviluppare un centro termale che ricordo fiore all'occhiello del territorio. Oggi la cura della persona è tra le necessità primarie di tante fasce d'età e perdere questa occasione è fun peccato. Cosa rimane? Attività notturne, centri sportivi e d'avventura che cercano di salvare il salvabile. Unica cosa non variata sono i prezzi delle case e dei locali di ristorazione che non hanno risentito della perdita vocazionale del luogo.
Spero in una ripresa e di chi abbia voglia di investire.
 

Il mio Piemonte: Pollenzo

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PollenzoUna fresca mattina di primavera, parto da Alessandria con l'idea di esplorare un luogo ricco di storia e fascino: Pollenzo, antica Pollentia, oggi frazione di Bra. L'auto scivola tra le colline e i filari di viti del Monferrato, poi del Roero, mentre il paesaggio si fa sempre più morbido e profumato. Attraverso lentamente paesini, mentre l'auto segue strade immerse tra vigneti e silenziosi, campi di grano appena germogliati e boschetti di robinia, fino al borgo che emerge dolcemente tra le colline. Giunto a Pollenzo, il tempo sembra rallentare.
Il borgo è curato, elegante, ma nasconde un passato antico che affiora tra le pietre. Camminando lungo le sue stradine, tra le belle case sorte sulle rovine dell'antica città di Roma, resti di mura, tratti di strade antiche, silenziosi testimoni delle glorie passate è come fare un viaggio nel tempo. Oggi l'aria profuma di tiglio e di storia. Pollentia, fu fondata dai Romani nel I secolo a.C. nel territorio dei liguri Bagienni e fu città strategica per i suoi collegamenti con le altre città romane. Fu altresì teatro della famosa battaglia del 402 d.C., da cui prende il nome e combattuta tra Stilicone e Alarico. Infatti era il giorno di Pasqua del 402 d.C. quando l'esercito romano di Stilicone vinse i Visigoti di Alarico che si erano accampati vicino a Pollentia e li costrinse a riparare nell'Illirico.
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Arezzo - parte IV

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ArezzoPrendo per via San Nicolò, passato Palazzo Luzzi-Serragli, mi ritrovo sulla terrazza di San Nicolò della Minerva. Qui è collocato un monumento a ricordo di Isolina Boldi e Annalisa Innocenti. Madre e figlia uccise, alla vigilia della liberazione di Arezzo. Costoro si erano rifugiate dai bombardamenti su Arezzo a "Toppo Fighine di Policiano", quando il 3 luglio del '44 fecero irruzione in casa, due soldati tedeschi.
In quel momento in casa c'erano le figlie Adriana e Anna Lisa e la madre Isolina. Costoro cercarono di opporsi alle intenzioni dei due uomini che volevano condurre le due figlie nella camera da letto, furono colpite da una mitragliata. Anna Lisa e la madre Isolina rimasero uccise, mentre Adriana rimase ferita alle gambe ed uno dei due tedeschi volendole dare il colpo di grazia le sparò con la pistola all'addome.
I due militari credendole tutte e tre morte se ne andarono via. Adriana fortunatamente rimase solo ferita, la pallottola gli aveva perforato il rene e uscì dalla schiena. Nella tarda mattinata del giorno successivo fu trovata dagli abitanti della zona e fu portata all'ospedale di Cortona. Nelle vicinanze c'è la chiesa San Bartolomeo ed è piccolo edificio sorto sui resti di quello che doveva essere un tempio pagano.
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Pillole di storia: il 25 aprile 1945

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25 AprileIl 25 aprile ha sempre avuto per il sottoscritto un sapore speciale. Non è solo una giornata di festa, una ricorrenza, il giorno di ringraziamento italiano. Ha avuto ed ha un colore speciale che mi ricorda tanto la nostra bandiera; infatti vi associo il bianco della neve delle montagne, il verde dei prati e dei nostri boschi con il rosso del sangue versato dai partigiani.
Da bimbo ero solito andare, con mia sorella e i miei genitori, alle manifestazioni che si organizzavano in paese. Ascoltavo dalla viva voce dei partigiani i loro racconti e anche se mi sembravano storie antiche; avevano il fascino di essere narrate con quel patos che solo chi aveva vissuto, quelle tragedie sapeva trasmettere.
Raccontavano di luoghi che conoscevo e di persone che avevo avuto modo di incontrare, se questi erano stati fortunati a non morire, o dei loro fratelli o sorelle che avevano perso la vita nei combattimenti o nei lager. Erano le "gite" alla Benedicta, alla casa dei fratelli Cervi, a Villadeati, in cittadella in Alessandria e in tanti altri luoghi, a raccontare la Resistenza e i partigiani. Ero troppo piccolo per capire cosa volessero dire quei tragici anni di regime fascista e poi di occupazione nazi-fascista.
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Arezzo - parte III

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ArezzoOggi, Arezzo conserva un ricco e bel patrimonio storico e artistico che testimonia il suo glorioso passato, rendendola una delle città più affascinanti della Toscana. Prendo via della Seteria per raggiungere Corso Italia. Mi ritrovo davanti alla magnifica chiesa di Santa Maria della Pieve. Questa era l'antica chiesa battesimale urbana che sorse tra il V e il VI secolo, forse su resti di un edificio pagano, ingrandita intorno al IX secolo.
A metà del XII secolo la pieve alto-medievale venne demolita e ne fu eretta uno nuova in forme romaniche. Si tratta di uno degli edifici di culto più importanti di Arezzo che spicca nel panorama architettonico non solo cittadino per bellezza e per complessità. La facciata che posso ammirare risale al XIII secolo e rende ancora più monumentale l'edificio. L'ordine inferiore presenta cinque arcate sorrette da colonne, di cui 4 cieche e nelle due ai lati estreme sono ricavate delle porticine. Si sovrappone un loggiato a tre ordini con esili colonnine.
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Un giro per Lomello

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LomelloIn una limpida mattina di primavera mi metto in viaggio, con il cielo azzurro e l'aria fresca che mi sono compagni di viaggio. La strada si snoda tra verdi campi, punteggiati di fiori selvatici e filari di pioppi. Le risaie sono specchi d'acqua lucenti che riflettono le nuvole leggere che scorrono lente. Attraverso piccoli paesi addormentati, dove il tempo sembra scorrere lentamente. Lungo la strada, supero qualche ciclista. L'aria profuma di terra umida e di primavera appena sbocciata. Man mano che ci si avvicina a Lomello, la campagna si fa ancora più ampia e silenziosa.
All'orizzonte spuntano i profili dei suoi campanili. Il viaggio è breve ma ricco di bellezza. Arrivo a Lomello, piccolo e caratteristico borgo della Lomellina. Il borgo ha antiche origini, infatti l'antica Laumellum fu un importante centro romano, forse preceduto da un insediamento preromano. Si racconta che Laumellum derivi da Laevum mellum, ossia dai Levi, antica tribù Ligure e dai Marici, un popolo celtoligure stanziato nell'alessandrino.
In epoca romana Laumellum fu noto soprattutto perché vi transitava la strada che da Piacenza, per Pavia, portava a Torino e ai valichi alpini alle Alpi Cozie. In epoca longobarda il luogo diviene importante perché vi avvenne, nel novembre del 590, il matrimonio tra la Regina Teodolinda e il Duca di Torino Agilulfo. In epoca franca, nell'847, Lomello divenne sede di Comitato (contea) e i suoi conti, nel 1001, divennero conti palatini e poi anche conti di Pavia.
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