Blog di Dante Paolo Ferraris

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Pillole di Storia: Una foto, una storia, un mito

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CheGuevaraOgnuno porta con se i suoi miti e tra questi vi è un personaggio della storia contemporanea che mi ha sempre affascinato. Si tratta di un personaggio che è passato alla storia come ma che per il sottoscritto, fin dalla gioventù rappresentava l'ideale, l'utopista, il combattente, un simbolo di libertà, insomma un mito. Da sempre la sua fotografia mi ha accompagnato, anche in ufficio ho sempre tenuto una cartolina con la sua fotografia. Foto che da sempre ho trovato rappresentata su magliette, bandiere, quadri, persino tazzoni per il caffè-latte ed è presente su oggettistica e capi d'abbigliamento in tutto il mondo.
Solo recentemente mi sono chiesto chi avesse scattato questa famosa fotografia in bianco e nero e in che contesto. Iniziamo a conoscere il personaggio fotografato che è Ernesto Guevara de la Serna, più noto come il Che, Che Guevara o semplicemente Che, è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore, politico e medico. Costui nacque a Rosario in Argentina 14 giugno 1928, morì a la Higuera in Bolivia, 9 ottobre 1967, il certificato di nascita riporta questa data ma la madre confesso ad un amica del 14 giugno 1928.
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Il mio Piemonte: Massazza

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MasazzaStamattina il mio breve viaggio in auto è accompagnato dal tepore del sole che filtra attraverso il parabrezza, immagino il profumo fresco dei fiori che mi pare persino di percepirlo. Una scampagnata fuori porta primaverile, un'esperienza che risveglia i sensi e nutre l'anima. Arrivo con estrema facilita a Massazza, piccolo borgo del biellese, immerso in una natura che esplode in un tripudio di colori. Massazza è sede di un castello chiamato attualmente Rocca dei Cavallari, che sorge su uno sperone terminale della Baraggia biellese ai cui piedi si stende il piccolo borgo.
La Baraggia è famosa per la sua particolare vegetazione, che include molte specie di piante e fiori selvatici. Tra cui le orchidee selvatiche, che fioriscono proprio in primavera colorando i prati con una varietà di sfumature e forme. Infatti la Baraggia è un luogo suggestivo, un oasi che offre l'esperienza della campagna sia coltivata che incolta, una vegetazione variegata e un importante rifugio per la fauna selvatica soprattutto per l'avifauna.
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Recanati tra luoghi leopardiani e gigliani

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RecanatiHo ammirato lungo il percorso paesaggi rurali caratterizzati da campi coltivati, vigneti e piccoli borghi, ma anche borghi marinareschi di questa bella Italia. Mi sono addentrato sulle dolci colline delle Marche, famose per i suoi pittoreschi borghi medievali e per i paesaggi mozzafiato, con vigneti a perdita d'occhio e uliveti che si estendono fino al mare. Arrivando a Recanati, ho da subito respirato un'atmosfera magica, ricca di storia e cultura.
Questa città è nota per essere il luogo di nascita di Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti Italiani, ma anche per aver dato i natali al grande tenore Beniamino Gigli. É mia intenzione passeggiare per le strade del centro storico, percorse da Leopardi e da Gigli fanciulli, ammirando i palazzi antichi e le piazze caratteristiche, immergendomi nella cultura e nella storia di questa affascinante e ricca cittadina.
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Il mio Piemonte: Zimone

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ZimoneLa mattinata di primavera porta con sé il profumo dei fiori, il canto degli uccelli e la freschezza dell'aria. La natura si risveglia dopo il letargo invernale ed io l'assecondo con il mio girovagare. Partendo dal mio "paesello", in auto, tra paesaggi mozzafiato di colline, campi fioriti e costeggiato il lago di Viverone, dopo essermi arrampicato lungo la Serra morenica tra le belle vigne di Erbaluce raggiungo Zimone. Appena arrivato, ho percepito da subito l'atmosfera tranquilla di un borgo di campagna.
Zimone è un gioiellino incastonato tra le colline circondato da colline e vigne, precisamente fu costruito su un altopiano creatosi con lo scioglimento di un ghiacciaio formando una depressione tra due cordoni morenici. Il borgo non possiede delle frazioni o località decentrate tanto da permettermi un accurata passeggiata tra le sue strette strade. La storia del borgo è assai antica ed in epoca medioevale fece parte del comitato di Vercelli "Capitolo di Sant'Eusebio di Vercelli"; nel sec. XII venne infeudato dai Vescovi di Vercelli ai signori di Magnano che, che poi divennero gli Avogadro di Cerrione.
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Il mio Piemonte Carrega Ligure

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Carrega LigureLa mattinata è un esplosione di colori, la primavera da sfoggio di se ed è un piacere avventurarsi su strade costeggiate da prati e alberi fioriti. Il viaggio è tranquillo e il paesaggio appenninico, dove le maestose catene montuose si estendono all'orizzonte sembra una scena dipinta, solo che l'autore è la natura. La serenità di questi verdi paesaggi che mi circondano mi ispira e ciò è dato anche dalla varietà di particolari che catturano i sensi.
Tra le montagne si snodano talvolta dolci vallate altre volte più severe e strette, sono perlopiù punteggiate da boschi di faggi, querce e castagni. Lungo i versanti delle montagne, piccoli ruscelli discendono con le loro fresche acque, anche le cascate che conferiscono un senso di serenità al paesaggio. Le creste dei colli e il fondo valle sono punteggiate da piccoli caratteristici borghi, con le loro case di pietra che sembrano presepi incollati lungo le pendici, dei monti, gli antichi campanili emergono dai grappoli di case e dalla vegetazione.
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Il mio Piemonte: Netro

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NetroLa mattinata si è annunciata con un sole, il viaggio è tranquillo e il traffico e poco. Lasciata l'autostrada, dopo aver passato distese di risaie, inizio a salire in montagna nelle Prealpi occidentali biellesi.
Il borgo è situato nella parte alta della Valle dell'Elvo, la più aperta e fruibile fra le vallate biellesi. Netro è immerso in un paesaggio collinare e premontano, caratterizzato da verdi prati, intervallati da boschi. Il capoluogo è circondato dalle frazioni di Colla, Castellazzo, Cerea, Trivero e Renecco. Il ridente paese ha molte seconde case inserite nel verde del territorio tra i 1.859 mt. del Bric Paglie e la diga sul torrente Ingagna a 400 mt. s.l.m. Il mio primo obiettivo è il cimitero di Netro, dove si trova Chiesa dell'Assunta.
Dopo aver fatto un bel giro per il capoluogo, mi dedicherò alle frazioni che riuscirò a visitare. Il toponimo di Netro dovrebbe derivare dal nome celtico Neostro, ultimo luogo di difesa qui infatti si rifugiarono i Celti durante l'ultima lotta coi romani e i Salassi. I primi documenti attestanti l'esistenza di Netro risalgono solo al XII secolo, quando il vescovo di Vercelli Uguccione infeudò il paese alla famiglia Recagno, per poi passare nel XIII secolo ai nobili De Netro, che lo cederanno nel 1339 al vescovo Lombardo della Torre. Con Biella entrata sotto il controllo dei Savoia nel 1379 lo segue anche Netro infeudato alla potente famiglia degli Avogadro di Cerrione.
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Ascoli Piceno : città di travertino (V ed ultima parte)

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Ascoli PicenoFortunatamente le giornate si allungano, il meeting è terminato e dedico la giornata interamente a visitare ciò che della città non ho ancora avuto modo di vedere. Prima di andare a fare colazione al bar da Meletti e gustarmi un cornetto con la crema all'anisetta, faccio un breve tour per vedere in via Antonio Ceci all'angolo Corso Trento e Trieste il monumento con busto bronzeo dedicato al venerabile Francesco Antonio Marcucci, fondatore delle suore Pie operaie dell'immacolata concezione.
In fondo via Ceci, angolo via Trivio c'è Palazzo Pacifici con la sua facciata intonacata con uno stile improntato ad uno scarno classicismo con alcuni elementi baroccheggianti. Seguo brevemente via Trivio fino a trovare via Benedetto Cairoli su cui si affaccia Palazzo Cornacchia. Edificio questo realizzato in blocchi di travertino squadrato con su un angolo smussato in bella edicola votiva. In fondo a questa strada che si prospetta sull'abside della chiesa San Pietro Martire, dove si erge Palazzo Parisani Squarti Perla con la sua torre medioevale e risalente al XIV e al XVIII secolo.
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Acquasanta: una gita fuori-porta

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AcquasantaLa mattinata con un sole leggermente velato è l'ideale per un viaggio "fuori-porta". Mi avventuro verso gli Appennini liguri, ciò mi offre sempre un'esperienza unica; paesaggi mozzafiato, borghi incantevoli ricchi di storia culturale e bellissimi castelli. Partendo dalla pianura padana, procedo attraverso strade tortuose che s'inerpicano tra colline ricoperte da boschi di faggete, roveri e castagni. Infatti, non percorrerò l'autostrada ma la strada statale 456 "del Turchino".
Mentre percorro la tortuosa strada con valli profonde, solcate da torrenti cristallini come lo Stura, e panorami mozzafiato di affascinanti borghi come Rossiglione, Campo Ligure e medievali, come Masone, con le loro strette stradine e antiche chiese. Lungo la strada, le molte trattorie che incontro mi suggeriscono l'idea che non manca nemmeno l'opportunità per assaggiare i prelibati piatti della cucina ligure. Punti di sosta per assaporare la cucina locale, ricca di sapori genuini e tradizioni secolari.
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Ascoli Piceno : città di travertino (IV parte)

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Ascoli PicenoIl meeting è quasi terminato ed io posso ancora vagabondare per Ascoli Piceno. Oggi comincio proprio da via Mazzini, l'antico decumano romano, strada romana che attraversava la città da est a ovest. Su corso Mazzini si affacciano le eleganti facciate degli antichi palazzi nobiliari, infatti è un susseguirsi di bei palazzi. Il lungo tour che ho intenzione di fare parte proprio dall'incrocio di via Mazzini con corso Trento e Trieste. Palazzo Ferri è un edificio cinquecentesco di semplice classicismo, realizzato in travertino ha una forma leggermente concava.
Benché il portale principale è molto sobrio, ad arco tutto sesto, incorniciato da grosse bugne di travertino, la particolarità è quello di presentare una facciata riccamente decorata e realizzata con la tecnica a graffito, eseguita nel 1880 da Domenico Ferri e Nazareno Orlandi. Palazzo Cataldi invece fu fatto costruire dall'omonima famiglia patrizia nella prima metà del XVIII secolo. Trova incorporato un'antica torre medievale del XIII/XIV secolo con un piccolo portale rettangolare, inoltre sopra l'architrave vi si trova un arco falcato con la lunetta forata.
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Il mio Piemonte: Villanova d'Asti

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Villanova d'AstiMi piace camminare, mi piace moltissimo, anche se ultimamente ho difficoltà a farlo. Oggi, mi metterò alla prova girovagando per un borgo astigiano. Voglio scoprire sempre nuovi dettagli e particolari ed in questo caso di Villanova d'Asti. Arrivo facilmente a Villanova d'Asti in Autostrada e prima di cominciare il mio vagolare faccio un breve ripasso di storia locale.
Fin dall'epoca romana il territorio era abitato, ad oggi è attestata la presenza di agglomerati di case in frazione Brassicarda, le quali probabilmente dovevano trattarsi di veterani ai quali venivano assegnati appezzamenti di terreno da coltivare. Infatti da questa zona passava la via Fulvia, che collegava Tortona a Torino. Ma la fondazione certa è dell'anno 1248, come risulta da documenti dell'archivio astigiano. Le prime testimonianze storiche che riconducono alle origini di Villanova d'Asti risalgono ai tempi di Ottone III della Casa di Sassonia, il quale donò nel 1001 al monastero di San Felice di Pavia un villaggio dal nome di Curtis vetula poi Corveglia, si trattavano di ruderi longobardi detti "corte vecchia" da qui il toponimo.
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Ascoli Piceno : città di travertino (III parte)

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Ascoli PicenoTornato in piazza mi dirigo verso la chiesa di San Francesco, non prima di aver sostato davanti alla cosiddetta edicola di Lazzaro Morelli e alla loggia dei Mercanti. L'edicola è in stile classicistico ed è aderente all'esterno di un'abside della chiesa di San Francesco. Fu eretta nel 1639 e dedicata alla Madonna di Reggio per volere del governatore, mons. Gerolamo dei conti Codebò di Modena, che ne fu il committente. L'edicola, ha un alto basamento, con cinque scalini semicircolari posti fra i piedistalli su cui si elevano due colonnine scanalate terminanti con capitelli corinzi. Le colonne sorreggono la trabeazione ed il tetto appoggiato alla chiesa.
Tra le due colonne c'è una nicchia ad arco che ospitava l'immagine dipinta della Madonna di Reggio. Oggi al suo interno vi è un pannello ottocentesco a rilievo in terracotta, protetto da un cancelletto in ferro battuto. La trabeazione finemente ornata, sorregge un frontone semicircolare nel cui timpano vi è un festone con al centro un paffuto volto di cherubino, fiori e frutti. L'edicola è erroneamente indicata come opera di Lazzaro Morelli ma fu lo zio, il maestro scalpellino Silvio Giosafatti a realizzarla. L'edicola fu un luogo particolarmente legato ai condannati a morte, ai quali, prima di essere condotti fuori porta a Campo Parignano per l'esecuzione, era concesso di sostare davanti all'immagine della Madonna per le ultime preghiere.
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