Blog di Dante Paolo Ferraris

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Bergamo (XV parte)

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BergamoRaggiungo così chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie che si trova sul viale Papa Giovanni XXIII. Questo edificio è in stile neoclassico è si presenta assai maestosa già ad un primo impatto visivo. La facciata si presenta a forma convessa, suddivisa da colonne e lesene con capitelli compositi, alternate da altorilievi. L'ingresso è anticipato da un alto protiro con colonne e lesene. Il protiro presenta un frontone triangolare con incise nel timpano l'intitolazione della chiesa. Anche nella trabeazione del frontone vi è una frase dedicatoria. In testa alla facciata corre una balaustra, solo interrotta nella parte centrale, sopra il frontone ove è collocata un complesso statuario di angeli che sorreggono una croce. Sopra la porta ingresso vi è una lunetta affrescata con l'immagine della Vergine. La chiesa si presenta a croce greca, con un grande tamburo, suddiviso a peristilio di sedici colonne, ed è sovrastato da una grande cupola culminate con una statua dorata della Madonna. L'attuale chiesa venne edificata tra il 1857 e il 1875 su progetto dell'architetto Antonio Preda, che realizzo un edificio con una particolare e attrattivo disegno architettonico.
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Il mio Piemonte: Sparone

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SparoneStamattina il paesaggio che vedo, mentre la mia auto corre sull'autostrada è ovattate da una nebbiolina persistente, è il regalo dell'autunno con le sue particolari ed affascinanti tinte
Il sole è sorto prima ma le giornate mi sembrano più corte. In alcune case di campagna dai comignoli esce già il fumo dei camini e delle stufe dove scoppiettano i ciocchi di legno per scaldare le case. Sono certo che comunque la sole spunterà e mi regalerà un altra splendida giornata. Raggiungo così il canavese e la valle Orco e l'abitato di Sparone. La mia prima meta sono i ruderi dell'antica Roccaforte di Arduino d'Ivrea.
Ai piedi della collina su cui si ergono i resti della rocca vi è la chiesa della Confraternita dei Disciplinati della SS.ma Croce e San Giovanni Battista. Su questo stesso luogo vi era una prima chiesa che venne fondata nel 1619 dai Disciplinati della SS.ma Croce, sodalizio attivo fino all'inizio del '900, caratterizzato dall'abito proprio di colore bianco che indossavano durante le funzioni religiose. Ma già l'8 luglio 1654, a causa di una inondazione del vicino torrente Ribordone la chiesa venne distrutta. Questa terribile alluvione oltre a portare devastazione e rovina provocò la morte di 22 persone. La chiesa fu ricostruita tra il 1660 e il 1670 e successivamente, tra il 1750 e il 1760 fu ampliata ed abbellita. Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso la chiesa venne abbandonata. Solo dopo vent'anni e grazie ad alcuni volontari furono avviati diversi interventi di restauro.
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Il mio Piemonte: Cuorgnè

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CuorgnèIl cielo è più pigro di me e fa fare alle nuvole quello che vogliono. Il sole, stamattina fa il vergognoso e si nasconde dietro alle grandi nubi bianche che sembrano batuffoli di cotone. La giornata mi concede una temperatura freschina nonostante l'estate galoppi. Ma mi aspetto prossimamente un cielo azzurro e luminoso, è sempre e solo questione di tempo.
Il mio ritorno a Cuorgnè avviene dopo circa una decina di anni; in quell'occasione anche se mi fermai un paio di giorni, poco ebbi modo di vedere e conoscere, se non la storica manifattura che domina lo skyline della cittadina.
Arrivato a Cuorgnè e superata la rotonda di Piazza della Resistenza con il suo bel Monumento realizzato con una colonna spezzata, mi avvio verso il centro. Il Monumento, appena sorpassato, mi riporta al 29 giugno 1944. In quel giorno, dopo un attacco alla caserma Pinelli a Cuorgnè, da parte dei partigiani appartenenti formazioni Garibaldi, Matteotti e G.L., la 1a Brigata Matteotti togliendo il posto di blocco al Pedaggio, ossia in questi pressi, venne attaccata da una colonna nazista e fascista che era arrivata in rinforzo ai nazifascisti presenti nella caserma cittadina. Vennero uccisi il comandante Italo Rossi, di Casale Monferrato, Ruffatti Sebastiano di 22 di Salto, vice comandante di brigata oltre ai partigiani Beltramo Quarto di 30 anni di Salto, Malano Giovanni Battista di 22 di Borgiallo, Perono Borella Francesco di 33 anni di Salto, Perono Garoffo Ludovico di 23 di Salto; Reggino Alessio di 29 anni di Salto e Viano Domenico, 22 anni di Rivarolo.
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Il mio Piemonte: Castelmagno

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CastelmagnoParto da casa che ancora la rugiada decora come diamanti l'erba dei prati, ma tra poco il calore dei raggi solari la farà scomparire. Il tragitto oggi non è breve, ma la voglia di scoprire un altro borgo piemontese rende il viaggio assai tranquillo.
La Valle Grana sulle Alpi Cozie, è una vallata meravigliosa e man mano che la strada, sempre più stretta sale, inerpicandosi fino ai 1761 m s.l.m. che è la mia meta iniziale, mi permette di ammirare paesaggi incredibili e una vegetazione rigogliosa.
Raggiungo così il Santuario di San Magno, dopo aver avuto un piccolo contrattempo con l'auto, per aver sbagliato la percorso, sono rimasto bloccato su una strada sterrata fintanto che con l'aiuto di due giovani ragazzi locali sono riuscito a raggiungere il mio primo obiettivo.
Il Santuario di San Magno, si trova a monte delle borgate ancora abitate del paese, isolato su un colle, circondato da splendidi prati fioriti. L'edificio costruito nella forma attuale tra il 1704 e il 1716, conserva al proprio interno documenti artistici precedenti di notevole interesse. Il Santuario dedicato al culto di San Magno martire, protettore del bestiame e dei pascoli, da sempre principale fonte di sostentamento della popolazioni locali. San Magno, secondo la tradizione, era uno dei compagni di San Dalmazzo appartenente alla Legione Tebea, morto nel 772, secondo altri era un monaco benedettino di San Gallo in Svizzera, il cui culto, attraverso il Tirolo, si diffuse nel nord Italia ed in Piemonte dall'XI secolo, favorito dalle strutture monastiche benedettine. Ma la tradizione locale lo vuole martire della Legione Teba insieme a San Maurizio, San Costanzo, San Ponzio, San Chiaffredo, San Dalmazzo, San Pancrazio.
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Il mio Piemonte: Alpette

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AlpetteIl sole si specchia sulle finestre delle case e crea strani giochi di luci colorate, quasi un arcobaleno che osservo in silenzio in questo fresco mattino. L'alba ha da tempo svegliato la natura e i fiori hanno già volto il capolino verso il sole. Mentre in strada mi godo gli ultimi momenti di silenzio prima che il fervore di coloro che dovranno recarsi al lavoro renda tutto più frenetico e chiassoso, sono già pronto per la mia nuova scoperta di viaggio.
Il viaggio benché lungo è accompagnato dalla piacevole note musicali dei miei musicisti preferiti.
Il Comune di Alpette Alpette è nel canavese ed è un grazioso Borgo posto all'inizio della Valle Orco ad un altitudine di circa 1000 metri s.l.m.
Dopo essermi lasciato alle spalle l'abitato di Cuorgnè mi inoltro su strade che si snodano su per la montagna, il mio ultimo tratto di percorso è accompagnato da macchie di betulle, verdeggianti prati, piccole borgate e fitti castagneti.
Raggiungo così Alpette e parcheggio in piazza Goglio proprio di fronte alla Chiesa Parrocchiale.
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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (VI ed ultima parte)

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AquileiaRaggiungo così il sepolcreto che si trova in via XXIV Maggio, posso così farmi un'idea delle usanze funerarie dei romani. Il sepolcreto si trova fuori dalle mura come prescrivevano le leggi romane che vietavano la sepoltura all'interno dei centri abitati. Quindi, ovviamente vi sono sicuramente altre necropoli lungo le altre arterie che uscivano dalla città, anche se sono state rinvenute solo lapidi ecc.. che ho avuto modo in parte di vedere al Museo Archeologico. Gli scavi qui eseguiti hanno portato alla luce cinque recinti funerari, appartenenti a diverse famiglie che si disponevano su una strada secondaria in uscita dalla città. Questi appartenevano a famiglie aquileiesi quali: Stazia, Giulia, Trebia, Cestia ed un altra non identificata. Ogni sepolcreto è delimitato da muretti in laterizio sormontati da una copertura a protezione dalle intemperie. Presentano eleganti pilastrini scolpiti a bassorilievo, anche le sulle are sono raffigurati calici per bere, con brocca, utensili usati durante i riti di commemorazione dei defunti in cui si banchettava con libagioni poste sulla tomba per augurare vita felice nell'aldilà al defunto. Le are conservano non solo le ceneri dei defunti capofamiglia. Ma anche di appartenenti ad altri membri della famiglia o comunque legati da vincoli affettivi o di amicizia. In un sepolcro trovo scolpiti dei delfini intrecciati al tridente di Nettuno, simbologia evidente del viaggio del defunto verso l'aldilà oltre le colonne d'Ercole.
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18 novembre 1991 - 18 novembre 2021 a trent'anni dalla tragedia di Vukovar

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VukovarHo passato tre bei giorni con Stefano Falco in Croazia a trovare comuni amici. In quegli stessi giorni si svolgevano le manifestazioni commemorative del 30° anniversario dell'eccidio di Vukovar. Mi sono tornate alla mente tante cose, per me sembra ieri e 30 anni mi sono sembrati tanti per rivedere, riprovare certe emozioni e stati d'animo. Non fui subito presente, dopo l'eccidio e la successiva liberazione della città ma qualche tempo dopo. La città era distrutta quando arrivai, le case segnate e crivellate dai colpi di kalashnikov, mortai, ecc.
Erano solo sgombrate le strade dalle macerie delle case distrutte. Mi ricordo che mi aggirai tra i poveri banchi di un mercato di frutta e verdura, dove anziane contadine cercavano di vendere i loro pochi prodotti della terra per racimolare qualche soldo. Pensai al rischio che avevano corso nell'avventurarsi nei campi che erano stati oggetto di scontri armati e quasi sicuramente minati. Pochi erano gli uomini che si aggiravano tra le strade della cittadina, martirizzata da assedi rappresaglie, bombardamenti e violenza. Le piccole finestre degli scantinati erano ancora protette da sacchi di sabbia e da scudi di legno e ferro.
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Bergamo (XIV parte)

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BergamoInizio il mio girovagare per piazza Matteotti, che ha da cornice diversi bei palazzi ottocenteschi e conserva tra le fiorite aiuole anche interessanti monumenti che mi accingo ad andare a vedere, almeno qualcuno. Il primo che trovo è il monumento ai fratelli Calvi, collocato quasi a ridosso dell'ingresso della sede municipale. Questo monumento, posto nel cuore di Bergamo Bassa fu inaugurato nel 1933, ed è dedicato alla memoria dei quattro fratelli Calvi, alpini bergamaschi, che nel corso della Prima guerra mondiale si distinsero per aver compiuto alcuni atti di eroismo. Il monumento, ricorda gli steli monumentali dell'età imperiale romana ed è alto più di cinque metri, presenta su quattro lati le effigi bronzee dei fratelli e sul quinto l'immagine della vittoria realizzate dallo scultore bergamasco Giacomo Manzù. Costoro, ossia Natale, noto anche con lo pseudonimo di Nino, Attilio, Sante detto anche Santino e Giovanni Battista noto anche con lo pseudonimo di Giannino, furono tutti chiamati alle armi durante la prima guerra mondiale; solo Natale aveva già scelto la carriera militare, diventando ufficiale degli alpini e aveva già combattuto in Libia.
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Il mio Piemonte: Ceresole Reale

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Ceresole RealeRaggiungo Ceresole Reale, dopo un lungo viaggio tra splendidi panorami e interessate borgate. Questo borgo occupa l'alta Valle Orco incuneata tra il massiccio del Gran Paradiso e le Levanne ed è posto a oltre 1500 metri s.l.m. La strada 460 di Ceresole è l'unica strada asfaltata che mi permette di raggiungere il bel Comune montano, il cui centro urbano principale costeggia l'omonimo lago. Sempre con questa strada voglio poi raggiungere il Colle del Nivolet, passando per i laghi artificiali Serrù e Agnel.
Mentre cerco di raggiungere il Grand Hotel in borgata Prese, mi sovvengono alcune frasi del poeta Giosuè Carducci che vi fu ospite nel 1890 e vi scrisse l'Ode "Piemonte":
"Su le dentate scintillanti vette/ salta il camoscio, tuona la valanga/ da' ghiacci immani rotolando per le/ selve croscianti:/ma da i silenzi de l'effuso azzurro/esce nel sole l'aquila, e distende
in tarde ruote digradanti il nero/ volo solenne./Salve, Piemonte! A te con melodia
mesta da lungi risonante, come /gli epici canti del tuo popol bravo,
scendono i fiumi. /Scendono pieni, rapidi, gagliardi, /come i tuoi cento/ battaglioni, e a valle/ cercan le deste a ragionar di gloria/ ville e cittadi."

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Bergamo (XIII parte)

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BergamoRaggiungo Piazza Pontida, il più antico luogo del commercio di Bergamo che portava un tempo il nome di piazza della Legna, perché ogni mattina arrivavano i contadini a vendere i propri prodotti: legna, verdure e frutta. Le abitazioni che la coronano hanno portici risalenti al XV secolo che sono posti su tre lati. Fu in questa piazza che durante l'occupazione napoleonica, venne posto al suo centro il Palo della Libertà.
E sempre su questa piazza, da balcone di Casa Engel che si affacciò Giuseppe Mazzini per convincere la popolazione cittadina a insorgere contro la dominazione austriaca ed andare in aiuto ai milanesi. Come riporta l'epigrafe posta su una targa a lui dedicata: «Su questa piazza il 3 agosto 1848 Giuseppe Mazzini, milite e alfiere della legione Garibaldi per la salvezza della Patria, il popolo a nuovi eroismi incitava». Lapide posta molto in alto, dove un turista poco attento ha difficoltà a vederla. Sotto i portici trovo un monumento con il mezzobusto Pietro Ruggeri. Costui aggiunse al suo nome la dicitura "da Stabello" in onore del piccolo paese della valle Brembana in cui nacque nel 1797, fu uno dei più grandi poeti dialettali che la bergamasca abbia conosciuto. Proseguo per via Broseta, ormai non più lastricata in porfido ma asfaltata per raggiungere la Chiesa san Rocco. Nei suoi pressi c'è l'antica trattoria i tre gobbi, che sarà oggetto di una mia gustosa sosta dopo la visita alla adiacente chiesa.
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Il mio Piemonte: Gabiano

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GabianoLa mia visita al comune di Gabiano inizia dal Monumento di Chioalengo, piccola frazione sulla cresta delle verdeggianti colline del basso Monferrato. Appena passo il cartello che mi indica che sono entrato nel comune di Gabiano, trovo dopo poche centinaia di metri, sulla mia destra il Cippo che ricorda il cantavennese Costantino Sbarato, ucciso dai nazi-fascisti il 1 novembre 1944, durante i drammatici fatti che ebbero come epilogo l'incendio di Cantavenna. Raggiungo così il Monumento che ricorda i fatti del novembre 1944, quando i partigiani monferrini della Divisione "Patria", nel primo giorno del mese, respinsero una colonna di automezzi tedeschi. Pochi giorni dopo i tedeschi tornarono per rastrellare la zona, accanendosi contro questa piccola borgata di Chioalengo e Cantavenna. Cinque furono gli abitanti uccisi durante l'incursione e altri quattro furono deportati in Germania nei campi di concentramento e non fecero più ritorno.
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