
Basaluzzo si anima lentamente e le auto si dirigono sia verso Novi Ligure o Alessandria per il lavoro, mentre i bambini con gli zaini sulle spalle corrono verso la scuola, salutando le mamme con un sorriso assonnato. I campi attorno al paese si sono già svegliati da tempo, con gli agricoltori sui trattori, intenti a lavorare i campi di grano, che si estendono fino all'orizzonte. Parcheggiato l'auto nei pressi della chiesa di Sant'Antonio, inizio il mio girovagare per il borgo.
Ripercorro brevemente la storia del paese che vede i primi insediamenti ad epoca pre-romana, quando alcune popolazioni liguri si insediarono nella piana del torrente Orba; tuttavia, non si hanno notizie certe dell'esistenza di un centro abitato ben determinato. È nel 981 che abbiamo un primo dato certo dell'esistenza del borgo, con l'atto dell'Imperatore Ottone II che concede il borgo e il territorio agli abati di San Salvatore di Pavia, diventando così loro feudo. Basaluzzo la troviamo poi ancora citata in documenti del 1000 e 1002 firmati da Ottone III e Arduino d'Ivrea.
Nel 1246 Basaluzzo entra nei possedimenti del Comune di Alessandria. Nel 1316, dopo il rovinoso saccheggio compiuto dalle famiglie guelfe, Basaluzzo passa sotto il ducato di Milano e nel 1495 viene ceduto dagli Sforza a Pietro Francesco Visconti. Agli inizi del XVII secolo inizia in Italia la dominazione degli spagnoli, ai quali Basaluzzo sarà sottomessa fino al 1700. L'8 marzo 1706 Vittorio Amedeo II acquisisce Basaluzzo. Sotto il dominio dei Savoia Basaluzzo affronta la guerra di successione austriaca, durante la quale diventa un insediamento dell'esercito spagnolo.
Nel 1799 Basaluzzo diventa lo scenario di una battaglia che vede contrapposti i francesi del Generale Moreau e gli austro-russi comandati da Suvarov. Dopo le vicende napoleoniche, culminate con la vittoriosa battaglia di Marengo, e le guerre di indipendenza, Basaluzzo segue le vicende dell'Italia. Il toponimo di Basaluzzo è alquanto incerto; alcuno lo fanno derivare dal latino Bis Lucus ad indicare la posizione geografica di questo insediamento tra due boschi, quelli che ricoprivano le rive dei torrenti Lemme ed Orba. Nel corso dei secoli il nome del luogo è riportato in modi diversi: Badelucum, Baseragutia, Baseregucio, Baseruccio e, con l'attuale termine dialettale, Basarus.
Inizio con l'ammirare l'Oratorio di Sant'Antonio Abate, le cui prime informazioni risalgono al 1593, ma, essendo sede della Confraternita dei Disciplinati, è tuttavia possibile che risalga al secolo precedente. Infatti il movimento delle confraternite religiose nasce e si sviluppa almeno due secoli prima. Il campanile dell'oratorio è invece del 1890. La facciata è interamente intonacata e tinteggiata con colori pastello. Presenta un tetto a capanna, sporgente ed è suddivisa in tre parti da lesene, presenta un finto frontone dipinto. Sopra la porta d'accesso, posta centralmente vi è un ampia finestra ad arco tutto sesto.
Due panche sono poste ai lati della porta. Il suo interno, a navata unica, conserva nonostante gli scempi dei furti soprattutto dei periodi bellici, alcuni dipinti settecenteschi e la statua equestre di San Bovo del 1749. Dietro all'Oratorio di Sant'Antonio Abate vi è una piccola cappelletta, proprio all'angolo di via Santa Maria. Poco distante prendo per via San Rocco e percorro questa parte vecchia del paese ma ben conservato e vi trovo, proprio dove la strada piega a gomito la cappella di San Rocco. Segno che questo era uno dei vecchi confini dell'abitato. Si tratta di un edificio con una grande facciata pentapartita da sottili lesene che sorreggono un frontone triangolare. Quest'edificio, sicuramente costruito per invocare San Rocco contro le pestilenze, presenta una grande porta lignea con ampia finestra a lunetta sull'architrave. Ai lati due quadrate finestre protette da robuste sbarre di ferro.
Proseguo per via San Rocco, seguito a pochi passi da un piccolo cane meticcio, di colore bianco pezzato di marrone e nero. Arrivato all'incrocio con via Marconi il mio piccolo amico, si volta e torna indietro. Raggiungo così il castello Clarefuentes, posto in posizione rilevata dal piano di campagna. Il castello fu costruito intorno al X secolo e sorge di fronte alla chiesa parrocchiale. Si tratta di un edificio imponente, di proprietà privata e pertanto chiuso al pubblico. Era dotato di tre torri, tra cui una dotata di ponte levatoio, di cui ancora oggi si scorgono le tracce, una di guardia rotonda, abbattuta all'inizio del XX secolo e l'altra è oggi il campanile della chiesa parrocchiale, ceduta nel 1500 alla chiesa per utilizzarla come campanile.
Nella parte posteriore si estende il parco, circondato in parte da quelle che erano le antiche mura. Oggi l'edificio si presenta rimaneggiato ad uso residenziale ma conserva l'aspetto dell'antico maniero. Invece la chiesa parrocchiale, sotto il titolo di Sant'Andrea Apostolo si presenta attualmente con una grande facciata e tetto a salienti, suddivisa in due ordini e tripartita da lesene. Le più esterne, angolari sono terminanti poco sopra il marcapiano, con due vasi.
Il primo ordine presenta tre porte d'accesso con archivolto lunettato e con quella centrale assai più grande e un mosaico nella lunetta. Nel secondo ordine, centralmente ci è una finestra ad arco tutto sesto, con un timpano triangolare spezzato alla base, collocato sopra. Le due lesene laterali sembrano sorreggere un frontone triangolare. Le parti laterali presentano delle volute. Tutta la facciata è intonacata e tinteggiata. Un ampio sagrato anticipa l'accesso della chiesa.
All'interno, degno di nota è l'affresco della Madonna delle Grazie, datato al 1468. La precedente chiesa risaliva con molta probabilità al X secolo ed era in stile romanico. Sul fianco della chiesa, ove forse un tempo vi sorgeva il vecchio cimitero, oggi vi è un piccolo giardino con al centro il monumento ai Caduti della Prima e Seconda Guerra mondiale. Il monumento è costituito da alto basamento in travertino su cui si eleva un fante in bronzo nell'atto di compiere il saluto militare.
Sul fronte principale del basamento è presente l'elenco dei caduti della prima guerra mondiale. Sul lato destro quello dei caduti della seconda guerra mondiale. Il fronte principale del basamento, in alto, è ornato dallo stemma cittadino su una fascia in bronzo. Nella parte frontale, alla base del monumento si trova un piccolo braciere in bronzo. Il monumento è circondato da catena in ferro e da pilastrini angolari.
Passeggio tra le belle case di via Pelucchi, fino a svoltare su via Fresonara per riportarmi verso il centro del borgo. All'incrocio con via Marconi, trovo la piccola Cappella dedicata a San Sebastiano, altro santo protettore dalle pestilenze. Di fronte trovo il bell'edificio della S.M.S. La fratellanza basaluzzese. La S.M.S. di Basaluzzo fu istituita nell'ottobre del 1878 ed i lavori di costruzione della loro sede iniziarono nel 1984. L'edificio contiene una vasta sala-teatro.
Mi ritrovo, dopo aver percorso un breve tratto di via Marconi, un tempo via Umberto I, in piazza Garibaldi, dove ho lasciato l'auto. Nell'adiacente via Nuova vi è il moderno edificio comunale e dell'importante sodalizio della Croce Verde di Basaluzzo, sede distaccata della Croce Verde Ovadese. L'economia del borgo, un tempo era esclusivamente agricola ed oggi rimane ancora un attività caratterizzante il paese, nonostante le tante industrie costruite sul suo territorio, come le tante attività del commercio e del terziario.
Le coltivazioni che circondano ancora il paese sono prevalentemente a mais, frumento e foraggio. La predisposizione agricola è raccontata anche dalla tradizionale processione di San Bovo patrono degli animali domestici, in particolare dei bovini, contro le malattie. Animali questi fondamentali per lavorare la terra. San Bovo era un nobile cavaliere provenzale vissuto intorno al 940 che dopo aver combattuto al fianco di Guglielmo I, si dedicò alla penitenza e al pellegrinaggio. La sua statua di legno viene portata in processione e rappresenta il Santo in sella ad cavallo, con armatura, spada e lancia.
La Processione parte proprio da Sant'Antonio Abate, patrono degli animali domestici. Invece il Santo Patrono di Basaluzzo è San Gioacchino e anche per questo Santo viene fatta una processione con una imponente statua ottocentesca che rappresenta il momento dell'apparizione dell'Angelo a Gioacchino per annunciare l'imminente paternità. A metà mattina, il borgo è ancora tranquillo. Le panchine sono occupate da chi legge il giornale o si gode il sole.
Il silenzio è rotto solo dai rintocchi della campana della chiesa, che segna il passare delle ore in un ritmo che, qui, sembra più lento e sereno. È il momento di prendere l'auto e percorrere via Santa Maria, tra belle villette, fino a raggiungere l'omonima chiesa. Si tratta di un antico edificio che era parte dell'abbazia benedettina chiamata di San Bartolomeo del Fossato, dal nome della zona in cui è ubicata.
La Chiesetta di Santa Maria fu costruita intorno al V secolo e ha subito l'inesorabile logorio del tempo, poi alla fine degli anni '80 del secolo scorso fu restaurata. La chiesetta si presenta in laterizio e con tetto a capanna. Presenta in facciata un unica porta d'accesso incorniciata da un portale in laterizio intonacato. Sopra di essa un ampia finestra a lunettone. All'interno si può ammirare un antico quadro raffigurante la Madonna. Raggiungo così piazza intitolata al Generale Barthelemy Catherine Joubert, nella frazione di Sant'Antonio.
Sulla piazza si erge un bel monumento a questo Generale francese morto in combattimento tra Basaluzzo e Novi Ligure nel 1799. Infatti Basaluzzo divenuta parte della Repubblica Francese, fu teatro della celebre "battaglia di Novi", che vide scontrarsi truppe francesi contro le forze austro-russe. Con la caduta del dominio francese, il territorio fu annesso al Regno di Sardegna. Nei suoi pressi si erge la moderna chiesetta intitolata a San Antonio con il suo caratteristico campaniletto a vela.
Dietro alla chiesa, nell'area ricreativa, dove vi è un campo da bocce vi è anche una bellissima scultura in pietra scolpita raffigurante un anziano intento a giocare a bocce. Poco distante da questa borgata, lungo via del Corriere vi è una edicola votiva dedicata a Sant'Antonio.
Ormai è il momento di rientrare verso casa, ma solo dopo una sosta al bar Fulvio, posto lungo la strada provinciale n. 155. Si tratta di bere un semplice caffè per ripercorrere un tratto della mia vita di adolescente, quando il bar era tappa obbligatoria di mio padre, quando ci portava ad Ovada dai parenti. Con la Fiat 850 special e poi con la Simca 1000 facevamo tappa in questo locale per una breve sosta. Ma il locale ha una sua storia, infatti era la stazione ferroviaria di Basaluzzo.
E proprio ove adesso corre la strada provinciale Novi Ligure - Ovada, un tempo vi era la stazione di tappa della tranvia Novi Ligure - Ovada, soppressa nel 1953 e stazione di fine corsa della ferrovia Frugarolo - Basaluzzo, linea quest'ultima soppressa nel 1948. La prima era una linea tranviaria inaugurata nel 1881 che collegava Novi Ligure con Ovada, completata nel 1887 con una diramazione ferroviaria tra Frugarolo e Basaluzzo. La tranvia venne soppressa nel 1953. Mentre la seconda era una linea ferroviaria, non elettrificata a scartamento normale.