Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Pietra Marazzi

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Pietra MarazziIl cielo questa mattina è una distesa di nuvole, una matassa di sfumature dai colori improbabili. Non mi devo recare molto lontano e quindi la prendo con molta calma e in auto inizio ad arrampicarmi sulle ultime colline che corrono lungo il corso del fiume Tanaro. Raggiungo così Pietra Marazzi, un tempo il paese era detto Rocca (di cui Pietra è sinonimo) dei Marazzi. Il ritrovamento di alcune iscrizioni di epoca romana ne fanno risalire le origini del borgo. La presenza romana sul territorio di Pietra è testimoniata altresì dalla presenza di due strade (o tratti d'esse) che lo attraversavano.
In alcuni documenti storici la località viene indicata come Petra Pavonis (712), probabilmente per la vicinanza al borgo detto Paonem. Il nome di Pietra Marazzi lo ritroviamo come "locus Petra" in un documento del 967 nel Codice diplomatico longobardo. Dal cartario alessandrino sappiamo che in un documento datato 999 il borgo di "castrum Petra" venne aggregato al territorio della contea di Pavia. Nel 1349 passò a Galeazzo Visconti, duca di Milano, pur continuando a far parte della contea di Pavia.
Nel 1427 la denominazione risulta essere Petra Maraciorum. In quest'ultima forma il determinante deriva da Marracius, un cognome locale di antica attestazione. Altri lo attribuiscono alla presenza dell'antico popolo dei Marici (una tribù stanziale dell'agro alessandrino, ovvero il nome generico di una parte della popolazione dei Liguri. Nel 1450 passò sotto il dominio della famiglia Sforza. Il 23 aprile 1525 il duca Francesco II Sforza investiva Pietro Martire Stampa, già comandante militare della Città di Alessandria dal 1485, anche dei feudi di Pietra Marazzi e di Pavone.
Nel 1696 le truppe franco-piemontesi comandate dal maresciallo Catinat e dal duca di Savoia Amedeo II, ponendo sotto assedio la città di Valenza per sottrarla agli spagnoli effettuarono scorrerie a Pietra Marazzi. I pietramarazzesi, rubarono dei cavalli all'esercito francese ed uccisero ad archibugiate alcuni soldati, il Catinat inviò per rappresaglia 3000 uomini tra fanti e cavalieri che uccisero più di 100 persone tra uomini e donne e diedero alle fiamme il paese.
Dal 1707 Pietra Marazzi venne annesso al ducato di Savoia, da cui ne segui le vicissitudini. Prima di raggiungere Pietra Marazzi vado a visitare il borgo di Pavone. La frazione di Pavone è situata su un'altura a picco sulla riva sinistra del Tanaro, a 137 metri sul livello del mare, con nucleo edilizio storico disposto a semi corona attorno al sito dell'antico castello. Pavone, Paonum, dall'antico Pago, è un borgo già menzionato in alcuni diplomi di donazione da parte del re Liutprando nel 707, 708 e 713 di alcuni beni al monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia. Concessioni confermate da Ottone I allo stesso monastero, con diverse terre nel 850, 912 e di Ottone II il 9 aprile 962. Pavone fu un Comune autonomo fino al 1928, anno in cui venne soppresso e la località aggregata al Comune di Pietra Marazzi, cui appartiene tuttora.
Il feudo del paese fu dapprima della famiglia dei Cani-Bisnati, poi dei Conti Ghilini e infine dei Marchesi Guaschi-Gallarati. Lasciata l'auto nel grande parcheggio ai piedi della rocca ove si erge Pavone. Mi soffermo ad ammirare il panorama su Alessandria e sulla piana di Marengo che è semplicemente eccezionale. Subito rimango ammirato dal castello che si erge sul punto più alto del paese.
Subito incontro un antico pozzo con copertura in laterizio ed ampie finestrature ed accesso ad arco tutto sesto. Il pozzo, sicuramente, molto antico è stato utilizzato dalla popolazione fino a pochi decenni fa e ancora oggi sono visibili i sistemi di pompaggio. Inizio ad arrampicarmi verso il castello, le case sono antiche e ben conservate, vecchie insegne di esercizi commerciali ricordano la vitalità del borgo. I veri protagonisti della mia passeggiata sono i gatti che con indifferenza mi guardano transitare, altri mi scortano verso piazza San Sebastiano. All'angolo di questa piazza si erge ancora il vecchio municipio realizzato in muratura intonacata. Purtroppo versa in pessime condizioni ed andrebbe restaurato ed utilizzato.
L'ingresso è anticipato da un porticato e sulla facciata al primo piano vi è ancora la scritta dipinta Comune e Scuole. Tra le due scritte vi è una lapide marmorea con decorazioni in bronzo, sul marmo sono incise i nomi dei caduti del borgo durante la guerra 1915 – 1918. Il 5 aprile 1863 al paese venne cambiata la denominazione in Pavone d'Alessandria. I portoni carrai in legno delle case sono molto antichi e la loro vetustà si vede tutta. In piazza San Sebastiano si erge l'omonimo oratorio. L'edificio è tripartito da lesene che pare reggere il frontone triangolare.
La chiesetta è divisa in due ordini da un sottile marcapiano. La chiesa è in laterizio intonacato e la porta è in rilevato, raggiungibile attraverso una scalinata in pietra con 12 gradini. La porta presenta una cornice in laterizio e gesso. Nel secondo ordine vi è centralmente una finestra e ai lati due nicchie vuote. Nel timpano vi è uno sfondato quadrangolare vuoto. L'Oratorio dei Santi Sebastiano e Rocco, titolo ufficiale della chiesetta è stata costruita intorno al 1970, sopra una cappella preesistente. L'interno è ad aula unica con volta a botte con l'altare è in pietra.
Inizio a salire sulla stradina che costeggia le mura di cinta esterne del castello e poco dopo raggiungo la porta d'accesso al castello con il grande fornice carraio di passaggio e la pusterla, la porta conserva gli scassi per i bolzoni. La salita è costeggiata dal lato esterno da alberi, fino alla cancellata d'ingresso al castello. Appoggiato ad esso vi è la chiesa parrocchiale di Pavone, raggiungibile percorrendo un breve selciato in pietra. Questa chiesa è intitolata a San Germano, Vescovo d'Auxerre, venne costruita nel 1735, come è anche inciso nel timpano del frontone che incornicia la porta d'accesso poggiante su due piedritti.
La chiesa di San Germano, interamente intonacata, ha una facciata a salienti interrotti ed è priva di decorazioni. Presenta una sola finestra in facciata e l'interno è ad aula unica rettangolare. Il pavimento interno è in linoleum con disegno in finto cotto. L'interno è decorato ad affresco e presenta un bell'altare in marmi policromi con una balaustra sempre in marmo. Quello che mi colpisce è la bella e antica fonte battesimale, invece l'acquasantiera è di più recente fabbricazione.
Uscito dalla chiesa mi soffermo davanti al castello di Pavone, ricostruito nel XIX secolo come dimora dei Marchesi Faà di Bruno, sulle rovine di un antico castello longobardo posto su uno sperone di roccia che si affaccia sulla piana in corrispondenza della confluenza dei fiumi Tanaro e Bormida. Il Castello ha una complessa articolazione dei vari corpi di fabbrica strutturati su piani e livelli diversi, oggi utilizzati per affascinanti abitazioni private che possono godere di una vista su un paesaggio di rara bellezza. Mentre scendo verso piazza San Sebastiano scorgo all'altezza della porta d'accesso alle mura castellane una scala che discende sotto i bastioni del terrapieno del castello, dove, se non erro c'era il forno comunitario.
Tornato all'auto, in un paese deserto a parte i gatti che mi hanno scortato tutto il tempo, scendo verso il fiume ove ci sono gli impianti sportivi e la piccola chiesetta di Sant'Anna detta anche della Beata Vergine di Boschetto. Questo è un piccolo edificio, moderno in laterizio. Lungo la bella passeggiata che porta a Pietra Marazzi, tra le ubertose terre alluvionali si erge un monumentale pioppo, a pochi passi vi è una delle due panchine che trovo sul percorso; la prima è la panchine della gentilezza che riporta dipinta la scritta "Per quanto piccolo, nessun atto di gentilezza e sprecato" da una frase di Esopo, l'altra invece di colore rosso riporta la frase "se con un tacco ti vedi più alta, con l'amore per te stessa ti vedrai immensa", frase di Frida Kahlo.
Volgendo lo sguardo verso il fiume Tanaro mi domando dove si trovasse l'antico porto, già menzionato nel XIV secolo, in cui vi erano anche di diversi mulini natanti per la macina dei cereali. Mi dirigo verso il capoluogo, Pietra Marazzi, per parcheggiare nei pressi del Municipio ed iniziare il mio vagolare. Il nucleo storico dell'abitato si estende su di un poggio leggermente rialzato a ridosso della riva sinistra del fiume Tanaro, cinto per tre lati da colli (bricco di San Giovanni, Monte Mariano e bricco Sant'Ilario) dove è evidente l'urbanizzazione residenziale che è andata espandendosi negli ultimi decenni del XX secolo.
Anche Pietra Marazzi aveva il suo castello, delle antiche fortificazioni restano alcuni tratti murari soprattutto all'interno di alcuni edifici lungo via Roma e sul retro della Parrocchiale. Ciò che rimane di due torri circolari sono in parte inglobate in altre costruzioni. Sulla piazza in cui ho parcheggiato l'auto vi era l'antica torre pentangonale, rimasta in piedi fino alla fine del XVIII secolo, già adibita nel XVI secolo a carcere. Questa fu abbattuta nel 1801, per allargare la piazza antistante la Chiesa.
Il vicino Palazzo comunale fu edificato nel corso del XVI secolo e fu la dimora dei conti Sacchi. Nella sala consigliare vi è uno stemma in stucco raffigurante un'aquila bicipite incorniciata dal collare del Toson d'oro, che si vuol far risalire all'imperatore Carlo V. Il palazzo è dominato dall'alta torre dell'orologio, e da alcune finestre gotiche poste sul retro dell'edificio, invece anteriormente vi sono affisse in facciata le lapidi che ricordano i caduti della prima guerra mondiale e i caduti durante la guerra di liberazione. Sempre sulla piazza si affaccia un piccolo edificio che ospita la sede della polizia municipale.
Accedo alla chiesa parrocchiale, che è anticipata da un'ampia scalinata in pietra. La chiesa è intitolata a San Martino ed è stata edificata a cavallo tra il XIX e XX secolo su un precedente edificio risalente al X secolo. La nuova chiesa è in stile neoromanico-lombardo con facciata a salienti con cornice ad archetti che corre per tutto il tetto. Presenta tre finestre rotonde ed un ampia porta d'accesso con portale in pietra con colonne e arco a tutto sesto dove internamente è collocato un affresco. La facciata è interamente in mattoni paramano ad esclusione delle paraste in marmo che a tutto tetto la tripartiscono. Sul tetto sono inseriti diversi pinnacoli con croci; il tetto è caratterizzata da una cupola ottagonale con lanternino terminale.
L'interno è a croce greca a tre navate, in tipico stile ottocentesco eclettico, con riproduzione dei capitelli in stile longobardo. L'interno è decorato ad affreschi e presenta diverse antiche statue tra cui quella di San Guniforto martire, patrono del borgo. La devozione a questo santo ricorda l'antica dipendenza di Pietra Marazzi alla contea di Pavia ed in particolare alla basilica di San Pietro in Ciel d'Oro. Un tempo vi era anche una chiesa campestre dedicata a San Guniforto Martire. La torre campanaria si trova in posizione arretrata rispetto all'edificio ed è datata 1617.
Proseguo la mia passeggiata e sul fianco della chiesa vi trovo il parco della rimembranza ben conservato e con il nome dei diversi caduti affissi sull'albero. Nei suoi pressi vi è l'oratorio di San Bernardo anch'esso della originaria costruzione dell'XI secolo rimane poco. La facciata dell'oratorio è lungo l'omonima via ed è interamente intonacata, mentre tutto il resto dell'edificio è in mattoni a vista. Questo oratorio presenta un tetto a capanna con una semplice porta a due battenti e una finestra tamponata. Il campanile di questo edificio religioso è settecentesco. Nella chiesetta vi ufficiava la Confraternita dei Disciplinanti che indossava il saio nero.
Ho poi successivamente appreso che conserva un affresco con la vita del santo titolare risalente al precedente edificio. Le case del borgo sono perlopiù ben conservate, Su quelle più antiche non è difficile trovarci ancora delle scritte di epoca fascista. Prima di lasciare Pietra Marazzi, mi dirigo verso il castello di Montecastello dove quasi ai confini comunali si erge la piccola cappella dedicata a San Defendente, la cui statua l'ho trovata all'interno della chiesa parrocchiale.
Citata per la prima volta in un documento del 1536 sorge su un colle presso Monte Mariano ed è insieme alla chiesetta di Sant'Anna in Pavone, sono le uniche cappelle ancora presenti sul territorio di Pietra. Questa risulta già esistente nel 1576 benché fosse stata descritta in stato indecoroso. Un tempo erano molte le cappelle sparse tra Pietra Marazzi e Pavone, compreso un convento, detto Convento e Oratorio di San Cristoforo dei frati Crociferi e il Convento e chiesa di Santa Maria dei Carmelitani Scalzi.
Torno verso casa, soddisfatto delle scoperte odierne fatte proprio nelle vicinanze da casa.