
Raggiungo così, percorso un breve tratto di sentiero la chiesetta di San Defendente. Questa chiesetta campestre, sorge all'estremità del paese ed un tempo era officiata dai frati Disciplinati. L'attuale edificio è certo una ricostruzione e si presenta con tetto a capanna ed è interamente in mattoni a vista. La facciata è tripartita da leggere lesene e presenta un semplice ingresso anticipato da alcuni gradini. Sopra la porta vi è un leggero timpano curvilineo. Centralmente sotto il frontone triangolare vi è un ampia finestra circolare. Un piccolo ma alto e snello campanile si slancia verso il cielo.
Nei suoi pressi vi è un abitazione che riporta su una targa, che fu abitazione del chimico farmacista Giusto Delù. Costui esercitò ad Alfiano Natta, ma è più celebre il fratello Nestore, natovi nel 1858 anch'esso chimico farmacista ma che trasferitosi a Torino, inventò la formula della Magnesia San Pellegrino. Questo preparato chimico ha ancora oggi ampia diffusione per il trattamento della stipsi e come antiacido. Ripresa l'auto, osservo un trattore che lento si muove su una stradina di terra battuta, sollevando un po' di polvere mentre attraversa un vigneto e si arrampica su un dolce pendio. I colli di Alfiano Natta sembrano sospesi tra sogno e realtà, come se il tempo scorresse più lento. La natura è ovunque viva, in fermento, ma senza fretta.
Raggiungo così il centro del paese e parcheggiato l'auto in piazza Vittorio Emanuele III. Inizio il mio vagolare a piedi e fin da subito trovo la Fontana del Gatto, il monumento ai caduti e la chiesa parrocchiale. La fontana del gatto dava un tempo anche la denominazione alla piazza, ma anche piazza del lavatoio. Sembra infatti che l'acqua che vi sgorgava arrivasse dal monte Montubaldo dove vi è una sorgente d'acqua magnesiaca e calcarea, che prima di giungere alla fontana passava in un cunicolo detto anche gattaiola per la sua particolare caratteristica costruzione e da qui il curioso nome di fontana del gatto.
Nei suoi pressi vi è un bel edificio che oggi porta sulla facciata la scritta "Osteria Vinera Munfrà", un tempo fu anche adibito ad abitazione privata, poi bottega e poi officina meccanica. Invece il monumento ai caduti, eretto sul piazzale della chiesa è un obelisco che ricorda i caduti e 3 dispersi delle due Guerre Mondiali. La chiesa parrocchiale è invece intitolata a san Marziano. Questo edificio, sorge sul sedime della più antica pieve di San Marziano, ricordata nel 886 come "la pieve di San Marciano in Alfiano" come appartenente al Vescovo di Asti.
Riedificata a metà del XVII secolo, presenta una facciata settecentesca in mattoni a vista, suddivisa in due ordini. Il primo ordine ha due corpi laterali avanzati e due coppie di lesene ai lati della porta d'accesso in noce. Il portale presenta un timpano triangolare. Il secondo ordine è suddiviso da un marcapiano sporgente e protetto da coppi, presenta anch'esso due coppie di lesene tra una finta finestra a serliana. Invece al centro del frontone triangolare vi è una nicchia con la statua di San Marziano. L'interno a navata unica, è riccamente affrescato e in stile barocco e presenta pregevoli tele ed opere di Guglielmo Caccia e delle figlie, anch'esse pittrici.
Proseguo il mio vagolare, fino a salire fino a raggiungere la cima del colle sovrastante, dove un tempo si ergeva il castello dei Natta risalente al XII secolo e poi scomparso. Prima di raggiungere il belvedere, mi soffermo ad ammirare la cappella di San Grato che fu qui riedificata nel 1886. Fu costruita sul punto più alto, affinché San Grato proteggesse l'abitato dai fulmini e dalla grandine. Mi piacerebbe proseguire per il sentiero che raggiunge un area boscosa dove all'interno vi sono ancora i ruderi della chiesa che era intitolata allo Spirito Santo detta anche di San Spiridione.
Raggiungo così il belvedere per ammirare lo splendido panorama su una delle zone più belle del Monferrato casalese. Alfiano Natta si trova al confine con la provincia di Asti e si affaccia sulla Valle Versa, mentre a nord è occupato dal bacino del torrente Stura. Alfiano deriva dal prediale gentilizio Alfius, mentre la seconda parte del nome attuale, dal 1531 è riferito alla famiglia Natta che ebbe in feudo la località. Alfiano è uno dei più antichi paesi del Basso Monferrato ed alcuni studiosi ritengono che il toponimo sia derivato dal nome di un feudo di proprietari romani, o romanizzati, della famiglia Alfius.
Nell'886, la Pieve di Marziano di Alfiano era già annoverata tra le proprietà della Chiesa di Asti. Nel Medioevo il luogo era riportato con grafia dalle diversi radici: Alfesianum, Alpezianum, Arpezianum. Verso la fine del X e l'inizio dell'XI secolo, il luogo era tra quelli infeudati a favore del marchese Guglielmo IV del Monferrato da parte di Federico Barbarossa. In un diploma datato 27 ottobre 1164 Guglielmo IV cedette il borgo in vassallaggio a Guala di Alfiano, suo fedele seguace.
Nel 1432 i Natta furono investiti del feudo di Alfiano con l'attuare frazione Cardona. Famiglia questa già presente nel XIV secolo sul territorio. Nel 1531 Ettore Natta ottenne da Secondo Visconti la cessione di Sanico e Casarello, attuali frazioni di Alfiano e fu elevato a Conte, e in seguito a Marchese. Da quel momento in poi il borgo seguirà le vicende, dapprima del proprio feudatario e, in seguito, quelle del Monferrato, dei Savoia e poi dell'Italia repubblicana.
Prima di tornare nel centro del borgo e continuare il mio girovagare, cerco di individuare dove fossero le cave di gesso, ghiaia e pietra che per decenni offrirono lavoro a tante famiglie, queste ora sono immerse in una folta vegetazione. Sarei curioso di individuare anche dove fossero anche le antiche fonti sulfo-magnesiaca, che resero famoso Alfiano Natta. Tornato nel centro del borgo, raggiungo il moderno palazzo municipale. Questo moderno edificio fu inaugurato nel 1974, ma sono più interessato ad osservare l'edificio delle scuole elementari edificato nel 1929.
Mentre vado a recuperare l'auto per recarmi a visitare il borgo di Cardona ricordo anche alcuni personaggi del Risorgimento italiano, come Dionigi Rubino natovi nel 1828 e che partecipò alla prima Guerra d'Indipendenza 1848 -1849, costui fece parte della spedizione in Crimea sotto il comando del Generale Alfonso La Marmora e all'Assedio di Sebastopoli. Inoltre partecipò anche alla campagna d'Italia del 1859 e all'Assedio di Gaeta 1860 - 1861. Invece Giovanni Curtolo, che nacque a Feltre (BL) nel 1839 è legato ad Alfiano Natta e dove vi morì, perché partecipando alla spedizione dei Mille di Garibaldi e a tutte le campagne militari, d'Italia, fu assunto dal Comune di Alfiano Natta come segretario.
Raggiunto Cardona, m'avvio a conoscerla meglio e incomincio dalla Chiesa di Sant'Eusebio. Questa fu costruita a partire dal XVI secolo e poi ampliata nei secoli successivi. Conserva all'interno tele del Seicento e Settecento. Una stele funeraria romana di marmo coi busti di due coniugi (I sec. d.C.) è murata sulla facciata della casa parrocchiale adiacente alla chiesa. L'attuale chiesa parrocchiale di Cardona presenta una nuova facciata del 1930 circa con un pronao neoclassico. Il campanile invece è in stile romanico del XII secolo. L'edificio ha origini antichissime se si pensa che era già citato in un documento dell'agosto 886. L'interno ha un impianto a croce latina.
Vicino alla chiesa parrocchiale, su un edificio è collocata una lapide che ci ricorda Brusasca Angela vedova Quarello che vi fondò l'asilo infantile. Via Umberto I è la strada principale su cui si affacciano belle, antiche e rurali abitazioni ma anche moderne villette. Un altro edificio religioso importante è la ex chiesa di Sant'Agata, di origine settecentesca e ricostruita a partire dal 1828. Da vicino alla chiesa parte una strada che conduce alle vecchie cave di pietra. Le scuole di Cardona erano invece ospitate nella "casa Littoria", oggi sede del circolo A.N.S.P.I.
In auto proseguo lungo la S.P. 14 per la borgata di Casa Paletti, posta ai confini con il comune astigiano di Tonco. All'ingresso del piccolo borgo trovo la bella cappella pubblica intitolata a San Vincenzo Ferreri. La chiesetta, realizzata in mattoni a vista, ha un disegno settecentesco dalla forma aggraziata. Benché abbia una forma tondeggiante, presenta una facciata con coppie di lesene sempre in laterizio, timpano modanato semicircolare con oculo. La borgata è piccola ma assai curata con bei giardini privati. Proseguo il mio girovagare fino a raggiungere la borgata di Casarello.
Per raggiungerla percorro una bella strada incorniciata da vigneti, dove noto un contadino, con il cappello calato sugli occhi, che controlla le viti con gesti lenti ma esperti, assaporando il silenzio e la pace del mattino. Ogni tanto si ferma, si volta verso la valle e resta lì, in silenzio, come se volesse imprimere nella memoria quel paesaggio che conosce a memoria ma non smette mai di sorprendere. Casarello è prevalentemente costruito lungo l'unica strada che lo attraversa.
Lungo strada San Carlo, vi è l'omonima chiesa che si affaccia sulla strada e sulla bella piazza della borgata. La settecentesca chiesa è intitolata a San Rocco e San Carlo ed è stata recentemente restaurata. L'edificio presente una facciata intonacata con tetto a capanna. La facciata assai semplice, è tripartita da lesene, con una sola porta d'accesso e una finestra ovale posta centralmente. Nel timpano triangolare vi è una nicchia con all'interno una statua, protetta da un vetro.
Proseguendo raggiungo il castello di Razzano. Poco prima, vicino al cimitero ed a un boschetto, vi è la Chiesa di Santa Maria. Questo antico edificio è stato costruito nei pressi del castello di Razzano ed è già ricordato nella seconda metà del XIII secolo. Le attuali fattezze sono settecentesche nella parte anteriore e sicuramente precedenti quelle absidali. Il Castello di Razzano, sorge su un sito di probabile origine romana, indicato come "Ragianum" in un antico documento di vendita di un appezzamento di terra.
Il castello fu ricostruito come dimora nobiliare nel 1697 dal conte Giovanni Battista Gaetano Natta, comandante del reggimento di fanteria "Royal Monferrat" al servizio di Luigi XIV detto il Re Sole. Passò anche in proprietà alla famiglia Caligaris, che ha dato insigni esponenti alla politica italiana, funzionari e militari come l'avvocato Valentino Caligaris, primo avvocato generale di Stato della nascente Repubblica dopo la seconda Guerra Mondiale. Il castello nel 1968 passa alla famiglia Olearo ed ha oggi recuperato l'antico splendore, attualmente ospita luna tenuta agricola e un relais con eleganti suites.
Torno verso Alfiano Natta e mi dirigo a visitare l'ultima sua borgata. Durante tutto il ventesimo secolo, Alfiano Natta era specialmente conosciuto oltreché per le attività di estrattiva delle cave, anche per la produzione tessile, in particolare di cotone e canapa. Attualmente le principali risorse sono l'agricoltura e in particolare la viticoltura. Le vigne coprono buona parte delle colline e la produzione di vino è una voce molto importante per la locale economia, ma anche foraggi, ortaggi, frutta e cereali. I campi, mentre raggiungo Sanico, sono ormai sotto il cielo terso, ed è uno spettacolo di vederli punteggiati di margherite e papaveri; ciò rende meraviglioso l'ambiente che mi circonda.
A Sanico trovo la chiesa di Sant'Antonio Abate, eretta sicuramente nel XVI secolo, poi ristrutturata nel secolo successivo. Questa presenta una facciata intonacata e un portone settecentesco di noce. La facciata è suddivisa in due ordini, tripartiti entrambi da lesene. Nel timpano è posta una statua del santo titolare. Di fronte all'edificio delle scuole materna, costruito nel 1952 per volontà del Commendatore Oreste Beccuti che ne fu il benefattore, sorge il monumento ai caduti di Sanico delle due Guerre Mondiali e delle guerre in Africa Orientale. Il Commendatore Oreste Beccuti, nativo di Sanico nel 1879, trasferitosi a Torino neanche ancora maggiorenne, divenne dopo pochi anni un importante imprenditore del caffè, infatti fondò la celebre torrefazione "Costadoro".
Invece il monumento ai Caduti ha la forma di obelisco, ornato da un aquila in bronzo ad ali spiegate. Sul suo basamento vi sono un bassorilievo con l'immagine di un soldato morente, lo stemma sabaudo e le date di inizio e fine della guerra, racchiusi dentro ad una corona d'alloro con apposita scritta. Al monumento è stata aggiunto una targa che ricorda il Maresciallo dei Reali Carabinieri, Giovanni Meda caduto in Sicilia nel 1870, durante la cattura di un pericoloso delinquente. Costui era nato a Sanico nel 1829, dapprima arruolato nel Reggimento "Nizza Cavalleria", dove ottenne la medaglia commemorativa francese per la campagna d'Italia del 1859 e quelle italiane delle guerre d'indipendenza, quando fu trasferito in Sicilia venne insignito della medaglia d'argento per i benemerito della salute pubblica.
Un altro storico personaggio di Sanico fu il bersagliere Vincenzo Beccuti, che vi nacque nel 1836 e come bersagliere partecipò alla campagna d'Italia del 1859 -1860 (II Guerra d'Indipendenza) e 1866 (III Guerra d'Indipendenza), nonché, agli ordini del generale Enrico Cialdini nel 1861 partecipò alla sconfitta delle truppe pontificie a Castelfidardo e alla espugnazione di Gaeta. Vincenzo Beccuti morì a Sanico nel 1931 all'età di 95 anni. Ultimo edificio che voglio vedere è la chiesa di San Pietro che trovo adiacente al cimitero di Sanico. Questa settecentesca chiesa, ormai spoglia, era una chiesa campestre a cui fu successivamente affiancato il cimitero. Presenta una facciata molto semplice a capanna, interamente intonacata con una sola porta centrale, due lesene angolari e un oculo centrale.
Lascio Alfiano Natta, un borgo che ho scoperto con piacere e che mi ha permesso di imparare una nuova pagina di storia. La giornata si chiude così felicemente, dove ho passato alcune ore immerso nella natura e nella storia locale.